ha perso e, come D'Alema 16 anni fa che cercava la legittimazione del suo governo nato da accordi di palazzo, una costante a sinistra, ha rassegnato le dimissioni da primo ministro, per il momento congelate dal Presidente Mattarella.
Attenzione però, il fiorentino non lascia la segreteria nazionale del PD. Tradotto in un linguaggio semplice, lascia la guida del paese ma i conti nel partito, soprattutto per le future candidature, li dovranno fare ancora con lui. C’è da dire che il “corpaccione” del PD tenderà a fagocitarlo con lusinghe e salamecchi vari, quindi non sarà facile neanche per l’ex “rottamatore” districarsi da abbracci più o meno mortali.
Ma, abbandoniamo gli scenari nazionali per dedicarci alla nostra Mesagne. I cittadini non hanno partecipato con la stessa percentuale di affluenza nazionale ma coloro che lo hanno fatto hanno espresso un NO più netto rispetto alla percentuale globale. Questo dato, impone una analisi da cui proveremo trarre delle possibili conseguenze sulla politica locale in vista delle prossime elezioni che potrebbero svolgersi anticipatamente rispetto alla scadenza naturale della legislatura.
Delusione tra i giovani democratici che hanno sostenuto il progetto di riforma costituzionale. Le iniziative pubbliche, che hanno visto la presenza dei vari big nazionali del partito, non sono mancate, così come le azioni di propaganda tradizionale della politica all'epoca dei social. Per l'avvocato Silvio Molfetta, "il popolo è sovrano e ha deciso. Adesso si vada al voto prima possibile. E' la democrazia, è il principio dell'alternanza. L'unica speranza è che la prossima volta se e quando ci sarà l'occasione, il Parlamento possa revisionare la Costituzione con i 2/3 del parlamento". Più articolata e riflessiva l'analisi del segretario cittadino del PD, Francesco Rogoli che, raggiunto telefonicamente, ha ammesso la sconfitta, è soddisfatto dell’ alta partecipazione e rinvia alla direzione nazionale l'analisi del voto e che questo passaggio a vuoto segna, purtroppo, una battuta d'arresto nell'atavico processo delle riforme italiane. Rogoli, al tempo stesso, esclude che l'esito del referendum possa incidere sul voto locale. Per i renziani mesagnesi sulla pagina di Facebook del loro comitato dichiarano che "Nessuno faccia l'errore di lasciare la politica in mano ai brontosauri, ai razzisti, ai populisti e ai signor no...lo dobbiamo a noi e, soprattutto, lo dobbiamo alle future generazioni".
Naturalmente, soddisfazione piena di entusiasmo dal fronte del No. Ancora sui social, il pensiero personale di Daniela Renna, esponente di spicco dei grillini, che esprime la propria soddisfazione per la vittoria della democrazia, dei cittadini, della sovranità popolare. Il più interessato e vittorioso del fronte del NO è però l'onorevole Tony Matarelli, il quale con una breve nota, esprime dal suo profilo personale la soddisfazione politica per la difesa dei valori costituzionali nati dalla resistenza.
In serata le dichiarazioni di Alfano e di molti renziani hanno aperto scenari di nuove elezioni già nel prossimo febbraio. Qui si inserisce il discorso locale più immediato. Infatti la prospettiva di elezioni immediate impongono al parlamentare mesagnese una accelerazione importante nel processo del suo nuovo collocamento partitico forte dell'appoggio del governatore pugliese, Michele Emiliano, che si è preso una bella rivincita dopo la recente sconfitta nel referendum delle trivelle della scorsa primavera. Nel nuovo contesto politico Emiliano potrebbe soddisfare le sue ambizioni romane e trainare con sè Matarrelli, con l’unico velo della sezione locale del PD, in rotta con lui e divisa sul parlamentare locale. Gli incerti scenari post voto sono difficilmente pronosticabili e nell'attesa dello sviluppo degli eventi bisognerà aspettare le decisioni del Presidente Mattarella che assurge, per la prima volta dall’elezione, all’importante ruolo di arbitro.