ha innescato le prime reazioni. Non dell’opposizione istituzionale bensì da movimenti politici non rappresentati in Consiglio. Come Progettiamo Mesagne che è voluta entrare nel dibattito politico in atto. “La maggioranza, o sarebbe meglio dire alcuni esponenti di “peso”, ha messo sotto accusa il sindaco”, ha fatto notare Antonio Calabrese coordinatore di Progettiamo secondo cui si è “di fronte ai primi tentativi di smarcamento ufficiale da questa problematica esperienza amministrativa, solo per usare un eufemismo”. Secondo Calabrese, probabilmente “per qualcuno, vi è l’impellente necessità di rifarsi il “look” in vista delle prossime amministrative e di tentare di apparire davanti al paese come “responsabili”. Si spera vivamente che i mesagnesi non ci caschino nuovamente, si pensi, ad esempio, all’ultimo anno della giunta Scoditti dove un gruppo si defilò, ed un altro rimase in giunta, con mezzo piede fuori per preparare, da vittime, la campagna elettorale 2015”. Per Calabrese “tutti sono corresponsabili, nessuno escluso, se le finanze pubbliche sono realmente dissestate. Da diversi anni si ricorre allo strumento dell’anticipazione di cassa, compresi gli ultimi tre, e nessuno finora, fra i consiglieri di maggioranza, aveva messo in discussione l’operato del sindaco Molfetta su tale argomento, anzi, basta andare a leggere i resoconti dei Consigli comunali, dove addirittura sono stati rivolti, probabilmente dagli stessi che oggi lo criticano, apprezzamenti sugli sforzi profusi dal primo cittadino per risanare il bilancio comunale. Pura ipocrisia”. Sulla questione degli sprechi e della mancanza di un oculato controllo di gestione i movimenti di opposizione sono, in più occasioni, intervenuti in maniera critica. “Occorre, senza infingimenti, uscire allo scoperto e dire la verità ai cittadini. Anche perché sul tappeto ci sono temi importanti a cui ancora non si è data soluzione, solo per fare alcuni esempi i rimborsi Tari e la questione del Peba, il Piano eliminazione barriere architettoniche”. La crisi politica in atto a Palazzo dei Celestini è scoppiata lunedì sera quando in un incontro di maggioranza di governo i segretari politici dei movimenti che sorreggono Molfetta hanno messo in discussione la politica bilancio che il sindaco ha assunto dal momento del suo insediamento. Forti, anche, di una nota della Corte dei conti che ha chiesto al Comune lumi circa la gestione messa in atto per la diminuzione delle spese, il taglio degli sprechi, il continuo ricorso alle anticipazioni di cassa e alla mancata riscossione dei tributi. Secondo loro c’è il rischio reale di un default. Il sindaco da parte sua avrebbe scaricato le responsabilità, del mancato controllo della spesa, sull’ufficio Ragioneria. Per la verità la maggioranza di governo già in campagna elettorale aveva annunciato una rivoluzione nella pianta organica del Comune per mettere gli uomini giusti al posto giusto. Rimodulazione che non c’è mai stata, o meglio, c’è stato un timido tentativo di cambiare gli ordini delle cose subito rientrato. Probabilmente a causa di veti politici posti dagli stessi uomini di maggioranza su dipendenti “amici”.
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