mi permetto di analizzare le scelte degli elettori mesagnesi dello scorso 31 maggio. Primo partito della città, senza tante sorprese, è stato quello del non voto. Movimento di protesta silenziosa, di natura trasversale che anno dopo anno costantemente aumenta gli aderenti. E’ un popolo che ha deciso di esprimersi in tempi migliori, se mai ci saranno, stiamo parlando del 35% degli elettori. Più di un elettore su tre, nonostante 277 candidati determinati a fare da traino per la partecipazione. Forse anche le illustri assenze quali Damiano Franco, Cosimo Faggiano, Giancarlo Canuto, Franco Prettico, Francesco Rini e Augusto Guarini, hanno contribuito ad aumentare il numero dei non partecipanti. Coloro che hanno deciso di esprimersi invece hanno decretato la vittoria dell’offerta politica progettata dall’on. Matarelli il quale in una serie di circostanze storiche irripetibili ha approfittato della debolezza della dirigenza locale del PD per aprire un confronto diretto che sa tanto di regolamento di conti politici, che lo dovrebbe definitivamente collocare nel PD. La capacità aggregativa dell’abile tessitore Matarrelli ha permesso l’elezione del giovane Mauro Vizzino a consigliere regionale, in un incastro perfetto di interessi politici cittadini con papà Gino. Pompeo Molfetta ha registrato un divario di circa 18 punti percentuali con Mingolla. Tale strategia è stata anche favorita per la contestuale debolezza di quel che è rimasto nel centro destra locale, in uno scenario di divisione regionale oltre che di un ritardo dovuto a tanti fattori nella costruzione della coalizione alternativa alle due sinistre locali che Emilio Guarini ha dovuto subire, in cui solo in 5 candidati hanno superato le 100 preferenze, di cui 4 delle sue liste. Bene gli esordienti Vincenzo Gatto, Luigi Facecchia e Mauro Resta. Carmine Dimastrodonato nonostante il calo è stato il più votato dei suoi e dovrebbe aver mantenuto il seggio in consiglio comunale. Una coalizione che oltre a presentarsi divisa ha perso pezzi come Mesagne Futura e candidati come Roberto Carluccio a favore della coalizione di Pompeo Molfetta e di Francesco Mingolla. Forza Italia, per la prima volta, non avrà alcun consigliere a causa del dimezzamento del consenso tra quello regionale e quello comunale. Situazione che conferma la scelta politica di scissione degli ex forzisti guidati dall’avv. Giuseppe Semeraro che, in caso di vittoria del suo candidato sindaco, dovrebbe essere eletto. Nessuno dei candidati forzisti ha sfiorato le 100 preferenze personali. Il partito guidato allora da Franco Prettico, capace di costruire la vittoria di Incalza è ormai un ricordo pari allo scudetto del Verona del 1985. Un caso unico, bello e irripetibile al momento. Le preferenze dei singoli canditati non sono altro che la conseguenza naturale dell’impalcatura generale di ogni coalizione. Bene i locali grillini e bella la prestazione di Daniela Renna con 162 preferenze. Spiccano le quasi 500 preferenze di Matarelli e di Vizzino su tutti e le 300 dell’assessora uscente Rosanna Saracino e le 200 della neofita Antonella Catanzaro. Ritorna dopo una lunga assenza Maurizio Piro, conferme per Antonello Mingenti e Fernando Orsini. Sorprendente il risultato del giovane imprenditore Alessandro Campana. Eletto anche il medico Vito Lenoci come da me a lui pronosticato. Tra 7 giorni l’atto finale di questa tornata elettorale.
Breaking News :