riceverà la lettera di dimissioni dell’assessore alle Politiche sociali e giovanili, Manuel Marchionna. Subito dopo dovrebbe consegnare le deleghe ai neo assessori: Marco Calò. Cultura, e Antonella Catanzaro, Servizi sociali e giovanili. Intanto sulla scelta del sindaco di sfiduciare il suo assessore è sceso in campo il Partito democratico che ha criticato il primo cittadino. “C’è molta ipocrisia dietro al rimpasto di giunta che procede a singhiozzi”, ha scritto in una nota il segretario politico Francesco Rogoli secondo cui “nel giro di una settimana due assessori della “nuovissima” squadra di governo, che solo un anno fa Molfetta aveva messo in piedi, hanno lasciato, o sono stati invitati a farlo, il loro incarico di assessore alla Cultura e assessore ai Servizi Sociali e Politiche Giovanili”. Ha, quindi, aggiunto: “Se dopo le dimissioni, per ragioni di lavoro di un assessore, si apre immediatamente una discussione su un possibile rimpasto di giunta con annessa verifica politico-amministrativa, si consente che un altro assessore sia messo in discussione ogni giorno senza mai prenderne le difese, allora è lecito pensare che dietro le scelte personali e individuali ci fosse dell’altro”. Rogoli è convinto che dietro “la richiesta di dimissioni avanzata all’assessore Marchionna dal sindaco per aver egli querelato nei giorni scorsi un corrispondente locale che lo accusava di aver favorito la partecipazione a un bando regionale di una struttura piuttosto che un'altra, ci sia dell’altro”. Il segretario del Pd ha fatto notare che “il sindaco non si è mai espresso circa quella scelta difendendo o mettendo in discussione l’operato del suo assessore e ci riesce difficile immaginare che non fosse informato di una decisione così importante che riguardava due strutture comunali”. Il segretario ha, quindi, spiegato quello che egli ritiene il motivo per cui Marchionna è stato sfiduciato. “Pensiamo – ha detto - che di tutti gli errori possibili egli abbia commesso l’unico che forse non avrebbe dovuto compiere per continuare a fare l’assessore in un settore delicato come i Servizi Sociali era quello di non opporre qualche “diniego di troppo”, in ordine a richieste inopportune e non proprio consentite, a chi nella maggioranza decide tutto anche chi deve o non deve fare più l’assessore”.
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