Si tratta di sedici pagine che con testi e immagini (soprattutto) intendono recuperare la memoria di persone, fatti e luoghi che hanno caratterizzato Mesagne dal 1800 ad oggi con qualche scorribanda soltanto – se le pagine lo consentiranno – nei secoli precedenti. La caratteristica resta dunque quella della brevità del testo, rispetto agli articoli per lo più con connotazione scientifica pubblicati in “Radici”, e la volontà di documentarlo con adeguate immagini, invito esplicito quindi ad una apertura ai lettori perché il recupero di una memoria diventi esperienza di gruppo, collettiva.
Con cadenza mensile, dunque, si provvede a tracciare percorsi di recupero. In questo numero, accanto all’editoriale che illustra gli scopi, un focus sull’attuale temperie che sta occupando la biblioteca comunale, tra progetti che dovrebbero portarla “a non essere più tale”. Quindi la rilettura di una pagina di Giovanni Antonucci che guardava, ben oltre un secolo addietro, ai problemi della cittadina. Si ripercorre quindi l’itinerario compiuto dalla Chiesa matrice di Mesagne che proprio trent’anni fa veniva chiusa per resta. Passando alle persone, se Ermes De Mauro delinea in Vincenzo Volpe il ricordo di un maestro, Annalia Cavaliere propone risonanze su “don Bibbi” Cavaliere, il prozio mai conosciuto del quale ancora è vivo il ricordo tra i mesagnesi. Chiudono questo numero due articoli legati alla Pasqua: il primo è uno scritto del compianto mons. Catarozzolo che dell’Istituto culturale “Storia e Territorio” è stato presidente onorario fino alla sua scomparsa; l’altro è un articolo su una disputa teologica sull’uovo di Pasqua contenuta in una rivista ottocentesca conservata a Mesagne.