Redazione
XYLELLA: COLDIRETTI PUGLIA, AL PALO I 40MLN EURO PER ESPIANTI E REIMPIANTI; BUROCRAZIA E RICORSI FRENANO FUTURO FABBRICA GREEN SUD ITALIA.
Risultano tuttora non spesi i 40 milioni di euro del Piano di rigenerazione olivicola per gli espianti e i reimpianti in area infetta da Xylella, con la burocrazia e i ricorsi che frenano il futuro green della più grande fabbrica green del sud Italia. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, all’indomani della delibera di Giunta regionale per la variazione di bilancio che ha previsto l’avanzo di amministrazione vincolato per consentire l’utilizzo dei 14milioni di euro per il corrente esercizio 2021 che ha una dotazione finanziaria di quasi 28 milioni di euro. Ciò fa il paio il paio con i 4 milioni di euro ancora disponibili per la salvaguardia degli ulivi secolari e monumentali.
“Già è stato ammesso al finanziamento solo il 6% delle istanze di espianto e reimpianto, solo 521 domande e 23 progetti collettivi a fronte di una richiesta complessiva per 216 milioni di euro, ma il fatto che concretamente non sia stato ancora liquidato alcun aiuto pubblico di quelli destinati è gravissimo”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Tra l’altro, a distanza di 19 mesi dalla pubblicazione del Decreto Interministeriale del 06/03/2020, il meglio noto Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, risultano ancora da spendere 134 milioni di euro sul totale delle risorse stanziate, destinate finora soprattutto alle calamità, mentre sono rimasti inattuati gli interventi che avrebbero consentito agli agricoltori di ricominciare a lavorare e a produrre dopo la grave crisi causata dalla Xylella.
Ancora ferme al palo le risorse per il contrasto al vettore da destinare agli enti pubblici - per la rimozione degli ulivi secchi, la ricerca, la diversificazione produttiva, con il fallimento delle misura per gli innesti degli ulivi monumentali che ha registrato l’adesione di sole 91 aziende agricole per la farrigonosità dell’intervento.
“E’ indispensabile liberalizzare i reimpianti – ha incalzato il presidente Muraglia - con l'adeguata diversificazione colturale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, per non condannare nuovamente il Salento alla monocultura olivicola”.
Nel Salento gli agricoltori sono senza reddito da 7 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile – dice Coldiretti Puglia - se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento.
“Continuare a pensare che la Xylella sia un problema solo dell’agricoltura – ha ribadito il presidente Muraglia - è la dimostrazione della miopia di quanti ancora non prendono coscienza del danno arrecato dalla malattia a tutta l’economia, dall’agricoltura al turismo, fino agli investimenti per l’indotto commerciale e artigianale legato all’agroalimentare e alla ricettività, per cui serve un impegno corale di tutti che vada oltre la Puglia, perché la Xylella è un problema nazionale ed europeo.
Da quando è stata confermata la presenza della Xylella fastidiosa in Salento – aggiunge Coldiretti Puglia, in base alla elaborazione di dati Sian - la produzione di olio ha subito un trend negativo che rischia di diventare irreversibile, con il minimo storico di 3.979 tonnellate prodotte nell’ultima campagna 2019/2020 a Lecce, con una diminuzione dell’80%, mentre a Brindisi la produzione di olio è diminuita del 16% e del 4% in provincia di Taranto, oltre agli incalcolabili danni al paesaggio e al turismo in Puglia.
Il contagio della Xyella ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi, lasciando un panorama spettrale – insiste Coldiretti Puglia - con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia pari al 40% del territorio regionale.
La Xylella ha provocato effetti più disastrosi di un terremoto – conclude Coldiretti Puglia - con ripercussioni drammatiche di natura produttiva, ambientale, economica, lavorativa, con esigenze di contenimento, di ricostruzione, di sostegno che vanno affrontate in maniera strategica, univoca e di sistema, rendendo i procedimenti fluidi e fruibili.
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Installazione colonnine per la raccolta degli oli
L’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana ha dato il via libera all’installazione delle colonnine per la raccolta degli oli alimentari esausti (olio di oliva, di girasole, di arachidi e di semi vari) sul territorio comunale.
“Con questo intervento – spiega il Sindaco Antonello Denuzzo – rispondiamo ad una criticità molto sentita dalla cittadinanza. Grazie a questi contenitori tutti potranno smaltire correttamente gli oli alimentari esausti senza dover ricorrere all’isola ecologica di via San Vito.”
Al termine delle operazioni di installazione saranno 15 i contenitori disposti sul territorio urbano. Qui la cittadinanza potrà conferire gli oli inserendoli in bottiglie di plastica ben sigillate.
Le colonnine saranno attivate in: Piazza Don Sturzo, Via Fratelli Bandiera angolo Via Aldo Moro, Parco Brayda, Via Suor Antonietta Zullino, Via Fabio Filzi, Via San Pietro Canali, Via Pietro Nenni angolo Viale Giuseppe Abbadessa, Via De Reggio, Via Oria, Via San Francesco D’Assisi, Piazzale Matteotti, Via Licinio Refice angolo Via Boito, S.P. 48 per San Vito dei Normanni (all’interno del parcheggio del Comando di Polizia Municipale), Via Falcone e Borsellino angolo Via Aldo Moro, Via Madonna Delle Grazie.
Il corretto smaltimento degli oli alimentari è di vitale importanza per la tutela dell’ambiente.
Questo rifiuto se disperso nel terreno ostacola l’assunzione delle sostanze nutritive delle piante ed impedisce l’ossigenazione delle acque, mentre se riversato nelle reti fognarie pregiudica il corretto funzionamento dei depuratori rappresentando una minaccia per l’ambiente ed il mare.
In un’ottica di economia circolare, dopo un processo di rigenerazione, questo rifiuto può diventare un materiale prezioso, utile anche per produrre energia.
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Sui primi 149 progetti approvati dal Mipaaf, nell’ambito del PNRR e relativamente agli “Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche”, uno soltanto arriva dalla Puglia: è quello del Consorzio di Bonifica del Gargano e ammonta a poco più di 2 milioni di euro. A mancare all’appello sono soprattutto i Consorzi pugliesi commissariati della Puglia centro-meridionale: zero progetti approvati, proprio in quei territori – provincia di Barletta Andria Trani, area metropolitana di Bari, province di Lecce, Brindisi e Taranto – che hanno più bisogno di uscire dalla perenne emergenza idrica degli ultimi decenni, fortemente aggravatasi negli ultimi anni.
“Sono stati finanziati 149 progetti presentati dai Consorzi di Bonifica di tutta Italia”, spiega CIA Agricoltori Italiani della Puglia in una nota, “per un ammontare complessivo di investimenti pari a 1,6 miliardi di euro. La nostra regione, una di quelle maggiormente esposte al rischio desertificazione e tra le più sofferenti in assoluto per la scarsità di acque a uso irriguo a disposizione degli agricoltori, in questa prima lista di progetti approvati è praticamente assente, avendo ottenuto circa 2 milioni di euro per opere di manutenzione agli impianti. La nostra regione ha bisogno di infrastrutture che garantiscano acqua a uso irriguo. Mancare l’opportunità offerta dal PNRR significa perdere la possibilità di recuperare un gap infrastrutturale enorme, con conseguenze potenzialmente devastanti nell’arco dei prossimi 10-15 anni, soprattutto davanti a cambiamenti climatici che ci presentano il conto di stagioni siccitose sempre più lunghe e frequenti. Di fronte a questo rischio gravissimo, occorre che le istituzioni intervengano prontamente per ovviare anche alle eventuali inadeguatezze e inefficienze delle strutture commissariali dei Consorzi pugliesi e dei loro uffici tecnici, nel caso fosse questa la causa della mancanza di progetti approvati.
Occorre che quei consorzi tornino a essere amministrati da agricoltori, nel solco del modello virtuoso fornito dai Consorzi della Capitanata. Siamo di fronte a una situazione che rischia di andare nella direzione opposta allo spirito che dovrebbe animare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Chiediamo che il Ministero, le Regioni e gli enti coinvolti sappiano garantire agli agricoltori e ai cittadini pugliesi un adeguato livello di investimenti nelle infrastrutture irrigue. Alla politica regionale chiediamo di agire subito, prima che sia troppo tardi. Per l’utilizzo di tutte le risorse e per intercettare i finanziamenti attualmente a disposizione o che a breve si renderanno disponibili occorre istituire una cabina di regia composta da professionisti esperti, anche al di fuori degli stessi consorzi commissariati, che monitori la situazione, prenda atto dello stato della rete di distribuzione irrigua e proceda di conseguenza. L’agricoltura altamente specializzata della Puglia non può attendere i tempi della burocrazia, ne può fare a meno della risorsa idrica, che al momento è garantita – per quanto riguarda la Puglia centrale e meridionale - solo ed unicamente da acque provenienti dalla Basilicata”. Per CIA Puglia, inoltre, si pone molto seriamente una ‘questione Consorzi commissariati” a tutto tondo: a cominciare da un meccanismo che leghi le retribuzioni dei dirigenti alla reale produttività, garantendo un minino sindacale e agganciando il resto ai risultati ottenuti. Il problema rappresentato dalla scarsa efficienza delle decennali gestioni commissariali potrebbe penalizzare pesantemente, anche nel caso degli investimenti in ambito PNRR, l’agricoltura pugliese.
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Ieri mattina si sono aperte le porte del cantiere edile dove il 29 settembre scorso è deceduto Benito Branca, il 41enne operaio che stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione dell’immobile ed è rimasto schiacciato dal crollo del ballatoio. Il magistrato, Alfredo Manca, ha affidato a due consulenti tecnici della Procura della Repubblica di Brindisi, l’ingegnere Rodolfo Burattini ed il geometra Francesco Pierpaolo Clary, di eseguire un accertamento tecnico, non ripetibile, sul cantiere del civico 40 di via Maiella, in cui si è verificata la morte dell’operaio, e sui mezzi coinvolti.
Il procedimento adottato dal magistrato è volto ad accertare la dinamica dell’incidente e il suo collegamento causale con la violazione della normativa antinfortunistica a carico degli indagati e di eventuali terzi responsabili. Alla verifica erano presenti gli avvocati degli imputati e delle persone offese, i consulenti tecnici di parte e quelli nominati dal magistrato. Presenti anche i vigili del fuoco, la polizia municipale, gli agenti del commissariato, lo spesal e gli ispettori dell’Inail.
Obiettivo della verifica del cantiere, posto sotto sequestro, è stato di valutare la possibilità di liberare la strada dai soli automezzi della ditta sottoposti a sequestro. Il prossimo 27 ottobre si darà inizio alle operazioni peritali alla presenza di tutti i consulenti di parte e i vari periti. Attualmente, per la morte del Branca, sono indagati il titolare dell’impresa edile appaltatrice dei lavori di ristrutturazione dell’immobile, i due proprietari dell’abitazione, l’architetto progettista della ristrutturazione e l’ingegnere che ha redatto i calcoli statici della stessa. Il reato, al momento ipotizzato dal magistrato, è l’omicidio colposo con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Il collegio di difesa è composto dagli avvocati Carmelo e Silvio Molfetta del foro di Brindisi, Francesco Accoto del foro di Lecce, Marcello Falcone, Massimo Murra, Davide De Giuseppe, tutti del foro di Brindisi.
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Il CSI chiede al Governo la riapertura delle palestre
C.S.I, I COMITATI DI PUGLIA, CAMPANIA E BASILICATA CHIEDONO AL GOVERNO LA RIAPERTURA DELLE PALESTRE.
Asl Br. Campagna prevenzione disturbi dell'udito
Campagna per la prevenzione dei disturbi dell'udito Nonno ascoltami. Ieri in piazza della Vittoria anche un cittadino di cento anni.
ASL BR. Spesal, Nicola Dipalma è il nuovo direttore
Covid - 19. Oggi sono complessivamente 76 i casi positivi di cui 3 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 11 ottobre 2021
Dati complessivi
PUGLIA, EXPORT IN AFFANNO, - 5,3% PER L'EVO MADE IN PUGLIA
OLIO: COLDIRETTI PUGLIA, EXPORT IN AFFANNO - 5,3% PER L'EVO MADE IN PUGLIA; RECUPERARE QUOTE MERCATO DOPO EMERGENZA COVID.
In affanno l’export di olio extravergine pugliese all’estero che segna nel primo semestre 2021 un calo del 5,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per cui è necessario recuperare il terreno perso sui mercati internazionali che ha registrato una battuta d’arresto a causa della lunga emergenza Covid. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Coeweb Istat che tracciano un percorso che abbisogna di campagne di promozione e valorizzazione sui mercati internazionali.
“La Puglia può ripartire dai punti di forza con il segmento dell’olio extravergine di oliva che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia agroalimentare” afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nel sottolineare che “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”. Una mancanza che ogni anno – insiste Coldiretti Puglia – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci.
“A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva. Serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali, un intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato”, aggiunge Muraglia.
Determinante mettere uno stop alle speculazioni che deprimono i prezzi dell’olio extravergine pugliese proprio quando sotto la spinta salutista determinata dall’emergenza Covid sono cresciuti del 9,5% i consumi di olio extravergine. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, per cui è necessario vigilare sugli acquisti per evitare che venga spacciato come nazionale il prodotto importato di minore qualità con i magazzini in Puglia pieni di olio straniero con un aumento del 45% rispetto all’anno scorso, secondo i dati del report Frantoio Italia redatto dall’organismo di controllo ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole.
“Il rischio è che ci siano pesanti ripercussioni sugli operatori seri della filiera, frantoi e produttori, che rischiano di vedere non remunerato il valore del nostro pregiato EVO di qualità, anche in vista della prossima campagna olearia. Coldiretti Puglia vigilerà affinché vengano stanate e perseguite eventuali speculazioni, sostenendo tutte le necessarie azioni di contrasto messe in campo dagli organismi di controllo e dalle forze dell’ordine”, afferma il presidente Murazglia.
In queste condizioni è importante verificare attentamente l’etichetta anche se – denuncia la Coldiretti regionale - sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti regionale - è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.
La Puglia detiene un patrimonio di 60 milioni di ulivi – conclude Coldiretti Puglia – su una superficie di 383.650 ettari, con una PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario pari al 20% della totale PLV del settore agricolo.
In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolinea Coldiretti – con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative. L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale – conclude la Coldiretti - sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione, soprattutto in tempi di pandemia Covid.
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Al Campionato Mondiale Panettone 2021, organizzato dalla Federazione internazionale pasticceria gelateria cioccolateria (Fipgc), il maître pasticciere del “Gran Bar” di Ostuni, originario di Ceglie Messapica, Damiano Suma, si conferma anche in questa edizione tra i migliori pasticceri in ambito internazionale, conquistando ben due medaglie di bronzo, nella categoria panettone “Classico” e “Innovativo”, uno sbalorditivo lievitato fatto con caffè, caramello, cioccolato fondente e il suo lievito madre naturale.
Una prestigiosa riconferma sul podio internazionale per il 37enne che lo scorso anno era stato premiato con la Medaglia d’Argento, conquistando la giuria con prodotti del territorio che coniugano tradizione e innovazione: “E’ una soddisfazione immensa per me confermare il riconoscimento tra i migliori al mondo – spiega Suma – dopo un momento particolare legato alle difficoltà della pandemia ma questo premio ripaga di tutti i sacrifici compiuti, la passione e la dedizione che ogni giorno metto insieme alla mia ‘famiglia’ del ‘Gran Bar’ per realizzare prodotti artigianali.”
La finale della competizione, giunta alla terza edizione, si è svolta ieri, domenica 10 ottobre, a Roma presso il Centro Congressi Palazzo Rospigliosi. Alla gara hanno partecipato concorrenti che si sono esibiti, anche, nelle categorie Decorato e Gluten Free. La giuria era composta da 10 Campioni del Mondo di Pasticceria: Roberto Lestani, presidente di giuria insieme a Matteo Cutolo, Paolo Molinari, Enrico Casarano, Claudia Mosca, Gianluca Cecere, Francesco Luni, Luca Borgioli, Pasquale Pesce e Ruggiero Carli.
Damiano Suma, delegato per la provincia di Brindisi della Federazione Nazionale Pasticceri e Cioccolatieri Italiani, è Pastry Chef con esperienza ultraventennale nelle migliori pasticcerie d’Italia e della Puglia. Tecnico PreGel, vanta numerose collaborazioni con le aziende top quality nel mondo della pasticceria: Effecci Distribuzione, Caffarel, Red Accademy. La sua Colomba “Divina” è tra le 30 colombe tradizionali migliori d’Italia.
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