Redazione

COVID: COLDIRETTI PUGLIA, STOP A 540 ENOTECHE IN PUGLIA AFFOSSA VINO MADE IN ITALY; INGIUSTIFICATA DISPARITA’ RISPETTO A NEGOZI E SUPERMERCATI. Enoteche che rischiano di essere affossate in Puglia a causa della chiusura anticipata alle 18,00 rispetto a negozi alimentari e supermercati ai quali resta correttamente consentita la vendita dei vini. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che stigmatizza la minaccia a carico di un segmento che sviluppa oltre 500 milioni di vendite di vino e alcolici all’anno.

“La chiusura anticipata alle 18,00 discrimina ingiustamente le oltre 540 enoteche presenti in Puglia, con il divieto di vendita con asporto ai bar senza cucina ed a coloro che esercitano prevalentemente il commercio al dettaglio di bevande che  rischia di tradursi di fatto in una ingiustificata disparità di trattamento per la vendita di bevande alcoliche a discapito delle enoteche.  Infatti, fino al prossimo 5 marzo, l’acquisto dei predetti prodotti potrà essere effettuato anche dopo le 18:00 presso la grande distribuzione e altri esercizi di vicinato che non abbiano come codici Ateco prevalenti quelli ricadenti espressamente nel suddetto divieto”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Le enoteche - sottolinea la Coldiretti regionale - hanno avuto negli ultimi anni una forte espansione offrendo opportunità di lavoro a molti giovani, sotto la spinta di nuovi modelli di consumo che valorizzano la ricerca della qualità e del legame con il territorio. Una tendenza che – precisa la Coldiretti –va sostenuta ed incoraggiata nel rispetto delle norme di sicurezza.

“Si stima che il vino offra durante l’anno straordinarie opportunità di lavoro – insiste Muraglia - tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi”.

Il settore del vino – aggiunge Coldiretti Puglia - è già tra i più colpiti dagli effetti delle misure restrittive anti Covid con la chiusura della ristorazione dove viene commercializzato più della metà in valore delle bottiglie stappate in Italia.

“Grazie alla azione di Coldiretti sono state adottate varie misure finalizzate a dare liquidità ai produttori, ma servono anche sgravi contributivi, incentivi all’acquisto di vino e prodotti italiani e vanno finanziate e promosse altre misure incentivanti per sostenere il settore”, afferma Gianni Cantele, responsabile della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Puglia

Gli effetti dell’emergenza Covid si ripercuotono sul mondo del vino che per la prima volta in 30 anni in Puglia registra una frenata anche dell’export con un calo dello 0,2% in valore nei primi sei mesi del 2020 con una storica inversione di tendenza, considerato che fino a marzo le esportazioni dei vini pugliesi segnavano +20% rispetto allo stesso periodo del 2019.

“Con quasi 4 cantine su 10 (39%) che fanno registrare difficoltà a seguito dell’emergenza occorre intervenire rapidamente per sostenere le esportazioni, alleggerire le scorte, ridurre i costi e tagliare la burocrazia – aggiunge Cantele – con il preciso dovere di pensare a strumenti per il settore che semplifichino, siano agili e flessibili ed immediatamente fruibili”.

Il successo dei vini di Puglia è il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del terroir e delle varietà autoctone – aggiunge Coldiretti Puglia - passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi che hanno portato al boom dei rosati pugliesi, che con un balzo del 17% risultano i più venduti, al secondo posto della classifica di gradimento, seguono solo i rosè della Provenza. La Puglia si sta imponendo anche con gli spumanti, dove grande è la capacità di innovazione dei produttori pugliesi che hanno puntato, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili. La popolarità a internazionale di eccellenze varietali uniche quali Primitivo, Negroamaro, Susumaniello e Nero di Troia, con il successo di vini DOP quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese – insiste Coldiretti Puglia  - il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione.

Il Covid ha inferto un colpo pesante al settore che si aggiunge – precisa Coldiretti Puglia – a quello derivante da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli.

A livello nazionale la Coldiretti è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti ma serve anche sostenere le imprese con massicci investimenti pubblici e privati anche per la ripresa delle esportazioni con il vino che rappresenta un elemento di traino dell’intero Made in Italy sui mercati mondiali, attraverso un piano strategico per l’internazionalizzazione necessario per sostenere la ripresa.

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Emergenza epidemiologica: oggi a Mesagne si registrano 9 nuovi  contagi e si contano 3 guariti. Sono 63 le persone attualmente positive, 3 di loro sono ricoverate in ospedale, una è in condizioni critiche.

Questa sera un uomo di 63 anni è stato trovato morto nella sua abitazione in via Borgo antico. Ad allarmare la polizia è stato il fratello dell'uomo preoccupato di non sentirlo. Sul posto è giunta un'ambulanza del 118 i cui sanitari hanno constatato il decesso. 

Positivi e tamponi nella provincia di Brindisi, il report aggiornato al 31 gennaio 

Aggiornamento settimanale dei dati sull’emergenza Covid-19 nell’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl. Alla data del 31 gennaio 2021 in provincia di Brindisi risultano positivi 898 soggetti, di cui 470 donne (52,3%), e 428 uomini (47,7%) con età mediana di 42 anni (la settimana scorsa era di 45 anni).
I fattori di rischio per cui è stato predisposto il tampone sono: “sospetto di caso” 389 (43,3%), “contatto con caso accertato” 362 (40,3%), “screening” 33 casi (3,7%), “rientro da area a rischio” 7 (0,8%) e “soggetto in Rssa” 1 (0,1%). In 106 casi (11,8%) il fattore di rischio non è definito. L’ultimo aggiornamento sullo stato di salute dei positivi attuali descrive 509 (56,7%) soggetti asintomatici, 261 (29,1%) paucisintomatici, 61 (6,8%) con sintomatologia lieve, 15 (1,7%) con quadro severo, 7 (0,8%) critici e 17 (1,9%) in fase di guarigione. Per 28 soggetti (3%) il dato non è noto. 
Per quanto riguarda la distribuzione per Comune i positivi sono 287 a Brindisi, 108 a Ceglie Messapica, 88 a Torre Santa Susanna, 65 a Mesagne, 47 a San Pietro Vernotico, 47 a San Vito dei Normanni, 45 a Fasano, 35 a Ostuni, 28 a Cisternino, 28 a Francavilla Fontana, 25 a Oria, 20 a Carovigno, 14 a Cellino San Marco, 13 a San Donaci, 13 a Villa Castelli, 10 a Erchie, 8 a Latiano, 8 a Torchiarolo, 5 a San Michele Salentino, 4 a San Pancrazio Salentino. I Comuni della provincia di Brindisi con i maggiori valori di incidenza cumulativa sono, nell’ordine, Torre Santa Susanna, Brindisi, Villa Castelli, Oria e Francavilla Fontana. 
Nel periodo compreso tra il 24 febbraio 2020 e il 31 gennaio 2021 sono stati sottoposti a tampone molecolare per la ricerca di Sars-CoV-2 in totale 73.034 residenti nella provincia di Brindisi, 187,1 soggetti ogni 1.000 residenti. Per 63.095 soggetti sottoposti a test (86,4%) è definito il fattore di rischio per cui è stato predisposto il tampone; si osserva come il test effettuato per “caso sospetto” rappresenti la motivazione di esecuzione del tampone in circa la metà dei casi. 
Complessivamente, nel periodo di riferimento, sono stati eseguiti 137.730 tamponi molecolari (in media 1,89 tamponi per soggetto sottoposto a test), pari al 10,4% dei tamponi eseguiti in Puglia. Dei 73.034 residenti sottoposti a tampone, 8.803 (12,1%) sono risultati positivi al test, con una incidenza cumulativa stimata pari a 225,5 casi x 10.000 residenti. I positivi comprendono 4.528 donne (51,4%) e 4.275 uomini (48,6%) con età mediana pari a 45 anni. Per 8.300 (94,3%) dei casi accertati è noto il provvedimento adottato, con 7.816 (94,2%) posti in “sorveglianza e isolamento fiduciario” mentre per 484 (5,8%) si è provveduto al “ricovero in isolamento”. 
Il tasso di letalità è pari al 2,1%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale tasso, mentre nella fascia 0-29 anni non si registrano decessi. Sono 185 i decessi totali: 146 casi tra persone che hanno tra 70 e 90 anni e più; 22 tra i 60 e 69 anni, 14 casi tra i 50 e i 59, 1 caso tra i 40 e i 49, e 2 nella fascia 30-39.
Nell’ultima settimana, nella provincia di Brindisi la curva accenna a un nuovo incremento dei casi, da rivalutare nei prossimi giorni.

 Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi, martedì 2 febbraio  2021 in Puglia, sono stati registrati 8.701 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 879 casi positivi: 374 in provincia di Bari, 52 in provincia di Brindisi, 86 nella provincia BAT, 156 in provincia di Foggia, 66 in provincia di Lecce, 143 in provincia di Taranto, 4 casi di residenza non nota. 2 casi di residenti fuori regione sono stati riclassificati e attribuiti.

Sono stati registrati 26 decessi: 11 in provincia di Bari, 6 in provincia BAT, 3 in provincia di Foggia, 3 in provincia di Lecce, 3 in provincia di Taranto.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.325.499  test.

69.209 sono i pazienti guariti.

51.702 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 124.165, così suddivisi:

47.266 nella Provincia di Bari;

13.745 nella Provincia di Bat;

8.934 nella Provincia di Brindisi;

26.203 nella Provincia di Foggia;

10.492 nella Provincia di Lecce;

16.826 nella Provincia di Taranto;

585  attribuiti a residenti fuori regione;

114  provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

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L’Unione Europea vuole cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi e vino prevedendo addirittura etichette allarmistiche sulle bottiglie come per i pacchetti di sigarette. Lo denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in una lettera inviata al Commissario Europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni in riferimento al nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei” all’ordine del giorno della riunione dei Commissari, con la scusa di tutelare la salute che va invece salvaguardata promuovendo una dieta equilibrata e varia senza criminalizzare singoli alimenti.

Le misure della Commissione UE nell’ambito dell’attività di prevenzione del Piano riguardano tra l’altro – riferisce la Coldiretti - la proposta di introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche prima del 2023 ma anche la volontà di eliminare dai programmi di promozione i prodotti agroalimentari, come specificatamente le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associati ai rischi di tumore.

Una scelta che – denuncia la Coldiretti - colpisce prodotti simbolo del Made in Italy con l’Italia che il principale produttore europeo di vino ma anche il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti - va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

Ad essere danneggiati sono prodotti dalla tradizioni secolari con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. La norcineria italiana – continua la Coldiretti – è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi ma che è stato fortemente ridimensionato nel 2020 per effetto della chiusura della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante soprattutto per gli affettati di grande qualità. Senza dimenticare il volano economico generato dal vino italiano che vale oltre 11 miliardi di fatturato lo scorso anno e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. Con una produzione di oltre 46 milioni di ettolitri nella vendemmia 2020 che conferma il ruolo di leader mondiale davanti alla Francia la produzione tricolore è destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 % per i vini da tavola.

Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza Covid che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che – continua la Coldiretti - rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità..

Una provocazione nei confronti dell’Italia a dieci anni dal riconoscimento Unesco della dieta mediterranea fondata proprio su una alimentazione diversificata che con pasta, frutta, verdura, carne, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito fino ad ora agli italiani – conclude la Coldiretti – di conquistare il primato europeo di longevità.

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Il Green new deal, la transizione energetica ed ecologica ed i programmi europei di uscita da tutti i combustibili fossili richiedono una completa rivoluzione culturale delle nostre comunità e soprattutto un nuovo modello di sviluppo.

In Italia e ancor più a Brindisi, le grandi imprese stanno cercando di mettere le mani sugli ingenti finanziamenti del Recovery Plan e del Just Transition Fund, alimentando trasformismo e gattopardismo fino al punto che si ripropongono grandi opere ammantandole di “green” con qualche intervento di maquillage.

In Italia manca una vera strategia e a Brindisi si propongono interventi ad alto impatto ambientale e climalteranti quali gli ingenti dragaggi e l’enorme colmata nel porto, il “balletto” sul sito del deposito costiero di GNL e la nuova centrale termoelettrica a turbogas che, ipocritamente, si prova a giustificare attraverso una parziale alimentazione a metano insieme all’idrogeno prodotto da un impianto fotovoltaico che dovrebbe, al contrario, essere una delle alternativa rispetto alla improponibile centrale.

C’è, perfino, qualche politico che si autodefinisce ambientalista (precisamente “ambientalista tecnologico”) e, nel difendere la riproposizione delle grandi opere, chiama fondamentalisti  coloro che, da sempre, coniugano ambientalismo realmente praticato ed ambientalismo scientifico e propugnano un’altra Brindisi, sin da quando si è riusciti ad impedire l’impianto di rigassificazione.

Un nuovo modello di sviluppo deve partire dal realizzare un vero piano di caratterizzazione e bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Brindisi che, attraverso le bonifiche può creare ingente occupazione qualificata e la possibilità di presenza sul territorio di notevoli investimenti: è allucinante leggere nell’ultimo report del Ministero dell’ambiente che il piano di caratterizzazione e bonifica ha ancora i livelli bassissimi secondo quanto riportato nel sito ufficiale (quanto riportato in allegato).

Al piano di bonifica, richiesto sin dal 2000 in un documento congiunto di associazioni ambientaliste e sindacati, va associato un programma di riqualificazione e di vera rigenerazione, in primo luogo garantendo l’efficientamento energetico, dell’area industriale (da trasformare in Area Produttiva Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzata, come sancito dalla Regione Puglia durante la presidenza Vendola), del porto (in cui è necessario riqualificare i servizi, la logistica e lo sviluppo integrato della mobilità invece delle grandi opere previste) e della città, rispetto alla quale l’Amministrazione Comunale ha il dovere di intervenire, anche sulla spinta del super ecobonus per i privati, per accelerare un piano di rigenerazione ed efficientamento energetico dell’edilizia pubblica e privata esistente, con un’evidente spinta fornita alle imprese ed alla occupazione nel settore dell’edilizia.

Il Green New Deal ed il Just Transition Fund prevedevano l’insediamento, a tutti i livelli, di tavoli per la giusta transizione con la partecipazione delle istituzioni, delle forze sociali e dell’associazionismo, ma questi tavoli non sono ancora stati convocati e si rischia che l’occasione offerta, innanzitutto dal Recovery Plan non apra il confronto democratico, di idee ed anche di analisi critica sul modello di sviluppo che la realtà richiede.

Con la presente rivolgiamo un appello e ci facciamo portatori dell’apertura di questo confronto al quale diamo nuovamente il titolo “un’altra Brindisi è possibile”.

Un’altra Brindisi è possibile non consegnando alle grandi imprese l’agenda politico–istituzionale ed economica della città e mettendo invece al centro di essa, come in parte si sta facendo a Taranto, le risorse e le vocazioni del territorio, a cominciare da un Contratto Istituzionale di Sviluppo che preveda il piano di rigenerazione dell’area che si estende fino a Cerano indicata dalle associazioni e quello di rigenerazione della città–porto che le risorse finanziarie europee oggi consentono.

Brindisi 2 febbraio 2021

FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO

SALUTE PUBBLICA

LEGAMBIENTE

FONDAZIONE DI GIULIO

ITALIA NOSTRA

WWF Brindisi

NO AL CARBONE

NOTAP

MEDICI PER L'AMBIENTE

 CENTRO TURISTICO GIOVANILE

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 Brindisi. Sorpreso nuovamente senza patente, denunciato. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Brindisi, al termine degli accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà un 37enne del luogo, per reiterazione nella guida senza patente poiché revocata. L’uomo, nella serata del 31 gennaio, è stato sorpreso alla guida di un’autovettura sprovvisto della patente di guida poiché revocata. I successivi accertamenti hanno consentito di acclarare che il 37enne era già stato contravvenzionato per la medesima infrazione in data 18 settembre 2020.

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Oria. Truffa on line, denunciato 39enne. I Carabinieri della Stazione di Oria, a conclusione degli accertamenti scaturiti dalla querela presentata da un 36enne del luogo, hanno denunciato in stato di libertà un 39enne di Vittoria (RG), per truffa. In particolare, il querelato si è appropriato di due portabici, acquistati su un sito commerciale on line, senza corrispondere la somma pattuita di 45,00 euro.

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Erchie. Controllato alla guida dell’auto, rifiuta di sottoporsi agli accertamenti per l’eventuale assunzione di stupefacenti, denunciato. Trovato anche in possesso di cocaina per uso personale, segnalato all’Autorità Amministrativa. I Carabinieri della Stazione di Erchie, a conclusione degli accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà un 37enne di Latiano, per rifiuto di sottoporsi all’accertamento per la guida in stato di alterazione psicofisica per l’uso di stupefacenti. In particolare, l’uomo, controllato nel corso della notte in una via del centro abitato, alla guida della sua autovettura, si è rifiutato sottoporsi agli accertamenti per la guida in stato di alterazione psicofisica per l’uso di stupefacenti. Nel medesimo contesto è stato trovato in possesso di 1,2 grammi di cocaina, tentando di disfarsene lanciandoli dal finestrino. La patente di guida è stata ritirata e il veicolo sottoposto a sequestro.

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