Redazione

SICCITÀ: COLDIRETTI PUGLIA, SENZA PIOGGE -36% ACQUA NEGLI INVASI; PUGLIA IN FIAMME CON OLTRE 5MILA INCENDI IN SOLE 4 SETTIMANE.

Senza pioggia gli invasi artificiali pugliesi hanno già perso il 36% di acqua in 2 mesi, con oltre 20mila aziende agricole pugliesi costrette a produrre in perdita e il rischio incendi che sta facendo bruciare la Puglia con 5.134 incendi in sole 4 settimane. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia su dati dell’Osservatorio ANBI, con i roghi favoriti dalle alte temperature oltre i 40 gradi, dalla siccità in un anno con precipitazioni praticamente dimezzate e dalla mano criminale dell’uomo.

A causa della siccità i campi sono allo stremo in Puglia e hanno già perso in media il 30% delle produzioni dalla frutta al grano, dal foraggio per alimentare gli animali al latte, fino alle olive e alle cozze, con gli effetti anche sull’annata prossima, mentre gli invasi registrano un calo progressivo dell’acqua. Ma ci sono anche aree dove l’acqua non arriva e gli agricoltori sono costretti ad abbandonare le colture, dopo i costi stellari sostenuti. Cali del 45% per i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 35-40% per il grano duro per la pasta, di oltre il 15% della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, del 20% delle cozze e del 35% della produzione di miele.

Gli agricoltori hanno dovuto dire addio quest’anno in Puglia a 1 bottiglia di passata di pomodoro su 5 con l’esplosione dei costi di produzione che hanno tagliato le semine, la siccità e le temperature roventi che hanno ridotto del 20% - aggiunge Coldiretti Puglia - il raccolto del pomodoro da salsa destinato a polpe, passate, sughi e concentrato, con l’aggravante che la chiusura della galleria di Solofra in Campania inibisce l’accesso dei mezzi pesanti in Puglia per il ritiro del prodotto con l’aggravio di tempi e costi per i trasporti.

Le alte temperature e l'assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – evidenzia Coldiretti regionale - favorendo l'innesco degli incendi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati a causa della chiusura delle aziende agricole che non possano più svolgere una funzione di controllo e monitoraggio per intervenire tempestivamente. Per difendere il bosco italiano – continua la Coldiretti – occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali. Ci vorranno almeno 15 anni – spiega la Coldiretti Puglia – per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme con danni oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo con il 2022 che si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica, a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è la disattenzione e l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente.

Per questo Coldiretti Puglia ha chiesto al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di dichiarare lo stato d’emergenza in Puglia, stretta nella morsa della siccità grave ed emergenziale, con temperature altissime già da maggio e improvvisi nubifragi, grandinate e trombe d’aria, con interventi immediati ma anche di programmazione in modo da conservare l’acqua quando ci sono eventi temporaleschi e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

Siamo di fronte in Puglia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti regionale – oltre 3 miliardi di euro in un decennio.

Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima – denuncia Coldiretti Puglia – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a siccità perdurante.

La siccità e gli eventi estremi si aggiungono al caro gasolio e la rialzo esponenziale dei costi di produzione, con il risultato  che – sottolinea la Coldiretti Puglia – più di 1 impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo le elaborazioni del Crea. Sui campi – continua la Coldiretti regionale – pesano rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari: si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, a cui si aggiungono rincari di oltre il 30% per il vetro, del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

Una situazione sulla quale pesa in maniera determinante la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. Ogni anno, secondo Coldiretti, l’Italia perde 500mila metri cubi di acqua al minuto che potrebbero invece garantire una riserva idrica a cui attingere nei momenti di siccità, con oltre il 57% della Puglia che è a rischio desertificazione.

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Nei giorni scorsi, nel comune di Brindisi, il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di San Vito dei Normanni, unitamente alle Stazioni di Mesagne e Carovigno, ha eseguito l’ordinanza applicativa delle misure coercitive personali dell’obbligo di dimora e degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, PM titolare Dott. Alfredo Manca, nei confronti di un 37enne (obbligo di dimora), di un 34enne e di un 48enne (arresti domiciliari), tutti residenti in Brindisi, ritenuti responsabili, a vario titolo, di furto pluriaggravato in concorso (artt. 110, 624 e 625 c.p.).

Il provvedimento cautelare trae origine da un’indagine condotta e coordinata dal Nucleo Operativo e Radiomobile della citata Compagnia unitamente alle suddette Stazioni Carabinieri a seguito della commissione di una serie di furti di autoveicoli commessi in Carovigno (nei mesi di novembre e dicembre 2021) e Mesagne (nel mese di gennaio 2022).

Il controllo capillare del territorio e la prevenzione dei crimini rientrano tra i principali obiettivi dell’Arma e quest’indagine si inserisce nell’azione quotidiana dei Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi diretta anche al contrasto dei reati predatori e, in particolare, ai furti di veicoli.

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“Esprimo grande soddisfazione per la decisione del Consiglio dei Ministri di sbloccare 11 progetti di impianti eolici per produrre oltre 450 MW di energia. Si tratta della prima applicazione delle semplificazioni previste dal Decreto Aiuti per gli impianti per energie rinnovabili.  Il provvedimento supera i vincoli burocratici che ne impedivano il passaggio alla fase operativa. “ Lo si legge in una nota stampa diffusa dal deputato pugliese d’Insieme per il Futuro Giovanni Luca Aresta.
“Lo sblocco dei progetti è in linea con la strategia di diversificazione delle fonti energetiche – prosegue Aresta- anche al fine di conseguire quell’autonomia energetica dell’Italia sempre più indispensabile alla luce dei mutamenti geopolitici derivanti dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.”
 
Aresta sottolinea in particolare come “ben otto di questi impianti riguardano la nostra regione rafforzando il ruolo di leader nazionale della Puglia nella produzione di energia da fonti rinnovabili.”
Nel dettaglio, gli impianti pugliesi riguardano:
Mondonuovo (Comune di Mesagne - BR),  con una potenza:di 54 MW;
Valleverde (Comune di Bovino – FG - località “Monte Livagni”) e opere di connessione (da ubicare anche nei comuni di Castelluccio dei Sauri e Deliceto - FG), per una potenza:di 31,35 MW; rifacimento parziale e potenziamento (“repowering”) del parco eolico (Comuni di Motta Montecorvino e Volturara Appula -FG), per una potenza complessiva 42 MW;
San Pancrazio Torrevecchia (Comune di San Pancrazio Salentino - BR) e relative opere di connessione alla Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) (comuni di Avetrana - TA – ed Erchie - BR), per una potenza complessiva di 34,5 MW;
San Severo La Penna (Comune di SanSevero - FG) e relative opere di connessione, potenza complessiva: 47,6 MW;
San Potito (Comune di Ascoli Satriano – FG - località “Torretta”) e relative opere di connessione (Comune di #Deliceto - FG), per una potenza di 34,5 MW; progetto da realizzare nel comune di San Paolo Civitate (FG), nelle località Pozzilli, Chiagnemamma, Cerro Comunale, Marana della Difensola – Quarantotto, Masseria Difensola e infrastrutture connesse, site nel territorio del comune di Torremaggiore (FG), nelle località Fari e Rascitore, per una potenza di 42 MW;
“Parco Eolico San Severo” (Comune di SanSevero-(FG), potenza: 54 MW.
 

Vibrante protesta a Mesagne dove migliaia di famiglie sono rimaste con la spazzatura in casa poiché l'azienda nella giornata di ieri non ha effettuato il ritiro completo.

Sono a dir poco incavolati diverse migliaia di cittadini mesagnesi a causa della gestione dei rifiuti. Anche ieri l’azienda che ha la conduzione del servizio non ha ritirato il vetro e la carta. O almeno non l’ha fatto fino al tardo pomeriggio, momento in cui scriviamo. Una situazione incandescente che ha visto l’Amministrazione comunale scrivere l’ennesima nota di protesta alla Teknoservice per l’altalenante servizio di raccolta dei rifiuti dalla città.

I disagi provengono principalmente dalla carenza di personale. Infatti, giornalmente sono mediamente 17 i dipendenti, sui 55 complessivi, che non si presentano a lavoro per problemi di salute. Poi ci sono i dipendenti che vanno in ferie. Inoltre, c’è chi è in malattia da mesi e coloro che usufruiscono dei giorni di permesso relativi alla legge 104. I netturbini in servizio quando terminano le ore di lavoro timbrano il cartellino e vanno a casa esausti del lavoro svolto, anche per i colleghi assenti. La situazione è talmente critica che il Comune sta per mettere in mora l’azienda mentre questa avrebbe già inviato ai medici di base dei dipendenti una nota informativa sulle assenze giornaliere dovute a problemi di salute.  Insomma, un guazzabuglio piuttosto pericoloso giacché sfiora l’illegalità. Infatti, la gestione dei rifiuti è un servizio di pubblica utilità. Non svolgerlo regolarmente, come da capitolato di appalto, è una inadempienza degli accordi contrattuali. Tenendo presente che oltre al Comune sono i cittadini che ricevono un danno immediato derivante da tale negligenza poiché sono costretti a tenere i rifiuti in casa sperando che nel prossimo giorno del ritiro possano essere portati via. C’è chi per non tenerli in casa li getta incivilmente nelle campagne. Ormai sono diversi giorni che il servizio di raccolta dei rifiuti nella città di Mesagne è piuttosto lacunoso. Orari sfalsati e ritiri svolti in maniera altalenante.

Nelle zone residenziali, ad esempio, mentre il ritiro dei rifiuti fino a qualche settimana fa avveniva dopo le ore 7 del mattino, in maniera tale da dare il tempo ai residenti di collocarli fuori dalle abitazioni, adesso gli orari sono dalle ore 5,30 alle ore 6. I cittadini escono la spazzatura la sera precedente, ma la mattina è sparsa in strada poiché di notte i cani randagi, i topi, i gatti e gli altri animali banchettano con i residui. Naturalmente, cioè che è sparso per terra i netturbini non lo raccolgono. In conclusione restano le strade sporche e l’ambiente, in giornate torride, depauperato. Questa situazione, se non sarà affrontata con determinazione dalla Teknoservice, potrebbe portare, prima o poi, a un pericoloso blocco della gestione.  

Tra i cori di protesta anche quelli di Gianfranco Alibrando, coordinatore locale di Fratelli d'Italia. 

"Nella giornata appena trascorsa abbiamo ricevuto decine di segnalazioni per il mancato ritiro della differnziata (vetro e metallo). Abbiamo cercato risposte nelle testate dei quotidiani di informazione on line, dove però non abbiamo trovato quasi nulla, tranne in un articolo dove si dava notizia di alcuni ritardi. La situazione è ben diversa da un semplice ritardo, praticamente intere zone di Mesagne non sono state coperte dagli addetti (e tenendo presente il costo del servizio un avvenimento abbastanza grave). Quindi chiediamo al nosto sindaco sempre molto attento ai problemi dei cittadini di intervenire e spiegare le ragioni di tale disservizio. Mancanza di personale o altro? Purtroppo nelle periferie vi è anche il problema legato al randagismo, molti cani randagi ( o liberi come piace a molti) nel tentativo di trovare cibo ribaltano i bidoni della differenziata spargendo per le strade il loro contenuto, che purtropo se non su iniziativa dei privati cittadini resta abbandonato sulle publiche vie, quindi maggiore è il tempo di raccolta e maggiori sono le probabilità che ciò accada".

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Raccogliamo l'appello di Fabio Marini, coordinatore regionale antiracket, il quale ha invitato

tutti a non abbassare la guardia dinanzi al fenomeno dell'estorsioni in questo particolare
momento di crisi. Nei prossimi giorni una delegazione di Fratelli D'Italia Mesagne incontrerà
appunto Fabio Marini per approfondire l'argomento.
Ormai da un anno a questa parte abbiamo assistito ad un racconto, sempre lo stesso.
Sembra, stando alla narrazione che a Mesagne per merito di una classe politica illuminata
non esista più la criminalità organizzata, a quanto pare smontare un vecchio cartello
stradale crivellato di colpi da sparo ha rappresentato una sorta di atto finale nella lotta alla
criminalità. Sappiamo bene che la realtà è ben diversa. Basta guardare i tantissimi episodi di
cronaca che si sono susseguiti nella nostra città. Solo per citare alcuni esempi, il 30 Agosto
2021 veniva trovato dalla Polizia in un casolare a Mesagne dell' esplosivo al plastico, (che la
criminalità utilizza appunto per attentati ), il 12 Aprile 2022 le forze dell'ordine effettuavano
una maxi retata contro la droga e stando algli arresti effettuati i componenti erano quasi
tutti Mesagnesi, oppure l'esposione di una bomba carta in zona seta. Chiaramente non
vogliamo elencare tutto. Ovviamente serviva un grande tema per proporre Mesagne a
Capitale della cultura e si è puntato tutto su questa narrazione, dimenticando forse il tema
centrale, la cultura appunto. Ovviamente la nostra città è notevolmente migliorata come
qualità della vita, e gli atti legati alla criminalità organizzata rispetto al passato sono
diminuiti di gran numero. Ma noi pensiamo che il merito principale e il ringraziamento
dovrebbero essere dati a tutti i grandi uomini che la nostra città ha avuto, uno su tutti il
sindaco più amato da sempre Elio Bardaro, senza dimenticare il grande lavoro fatto dal
sindaco Faggiano da Franco Damiano, da Mario Sconosiuto da Enzo Incalza e anche da
Pompeo Molfetta (poi rinetuno praticamente nocivo, talmente tanto da essere mandato a
casa dalla sua stessa maggioranza)Ma un grazie va soprattutto ai tanti uomini e donne che
hanno combattuto la criminalità a mani nude durante quegli anni.
Ricodro con emozione gli episodi di vita vissuta che mi raccontava il cavaliere del lavoro
Candido Plenilulio (all'epoca noto commerciante Mesagnese), che aveva ricevuto diverse
richieste di pizzo, ma aveva sempre trovato il coraggio di denunciare e di contrastare la
criminalità, anche quando gli rubarono l'auto e chiesero il famoso cavallo di ritorno, lui
rispose che mai e poi mai avrebbe dato loro una sola lira. Per me resta un fulgido esempio
di legalità.
Pochi giorni fa è stato ricordato il giudice Paolo Borsellino a 30 anni dalla strage di Via
D'Amelio, il quale ricordava a tutti che bisognava sempre parlare della mafia perchè
parlarne vuol dire creare dibattito, e le sue idee e parole continuano a vivere dentro i nostri
pensieri.

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Questa mattina presso il Santuario Mater Domini, il Parroco don Pietro De Punzio con la collaborazione del Dirigente del Commissariato di P.S. di Mesagne, a conclusione del campo estivo “Batti cuore”, incentrato sul tema delle EMOZIONI, ha organizzato un incontro con la Squadra Cinofili della Polizia di Frontiera di Brindisi per avvicinare i ragazzi della parrocchia al tema dell’inclusione e della legalità.polizia_mater_domini_campi_estivi_2022.jpg

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Tutti gli appuntamenti di domani, venerdì 29 luglio, a Mesagne

-​ ​ ​ ​ ​ - Alle ore 18 in Villa Comunale si terrà la giornata conclusiva del 1° trofeo quadrangolare di pallavolo open maschile “Città di Mesagne”, organizzato dal Csi provinciale, con premiazione della squadra vincitrice.

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ -​ Alle ore 19 l’attore Dario Vergassola in Piazza Commestibili ​ sarà ospite della rassegna ‘Words – personaggi che si raccontano’, dialogano con l’artista Carmelo Grassi e Cosimo Saracino.

-​ ​ ​ ​ ​ ​ - Alle ore 19 presso Lab Creation presentazione del libro “Le cronache di San Cidano” di Nicola De Silla. Dialoga con l’autore Gianmarco Di Napoli, letture di Mario Cutrì, intermezzi di chitarra classica di Marco Pecoraro;

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​- alle ore 19 presso il Parco Archeologico di Muro Tenente si terrà l’Incontro pubblico sul tema “La Via Appia e Muro Tenente alla luce della candidatura UNESCO";

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ - alle ore 19,30, presso la sede dell’Associazione “Di Vittorio” (via Castello), sarà inaugurata la mostra “Il valore dell’uomo. Fotografie e illustrazioni sul caporalato” di Matteo Falcone. L’iniziativa è a cura dell’APS “Amici della Di Vittorio”, patrocinata dalla Città di Mesagne e dall’Università di Bolzano, sostenuta dalla coop. “Rinascita” – progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione);

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​- alle ore 21 in Piazza orsini del Balzo la Pro Loco presenta “La Palma d’Oro mesagnese”, premiazione dei cittadini che hanno dato lustro alla città;

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​-​ alle ore 21 in piazzetta Ubaldo Layl’Auser Mesagne organizza la serata gastronomica “Acqua e sale”, pietanza tipica della locale tradizione contadina;

-​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​- alle ore 22 presso il Parco archeologico di Muro Tenente, per la rassegna "Appia in Tabula", si terrà il concerto di Paolo Benvegnù e della sua band dal titolo “Delle inutili premonizioni Vol. 2”.

 

Dati del giorno: 28 luglio 2022

4.431
Nuovi casi
20.767
Test giornalieri
9
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 1.277
Provincia di Bat: 304
Provincia di Brindisi: 415
Provincia di Foggia: 521
Provincia di Lecce: 1.040
Provincia di Taranto: 725
Residenti fuori regione: 120
Provincia in definizione: 29
65.938
Persone attualmente positive
488
Persone ricoverate in area non critica
20
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.387.874
Casi totali
12.067.910
Test eseguiti
1.313.129
Persone guarite
8.807
Persone decedute

Si scrive Words, si legge cultura delle parole, tutte quelle che si rendeono necessarie per raccontare le persone che si ‘nascondono’ dietro i personaggi del mondo dello spettacolo ospiti della città di Mesagne: quattro appuntamenti, quattro nomi sinonimi di musica, letteratura, teatro e cinema, cabaret. “L’estate mesagnese offre la certezza di assistere ogni sera a un’esperienza nuova, dalla quale si ha la possibilità di uscire arricchiti di prospettive e sensibilità diverse”, ha dichiarato il sindaco Antonio Matarrelli annunciando gli appuntamenti in programma.

La prima ‘chiacchierata’ sarà con Dario Vergassola, attore, autore, cantautore con la passione ricambiata per la televisione, la radio, il teatro e l’editoria: l’artista domani, venerdì 29 luglio, risponderà alle domande che gli rivolgeranno Cosimo Saracino e Carmelo Grassi.  Comico e paroliere che della verve miscelata all’ironia sottile ha fatto il suo segno distintivo, Vergassola sarà a Mesagne in Piazza Commestibili alle ore 19. A seguire, giovedì 4 agosto, Piazza Orsini del Balzo alle ore 20.30 ospiterà l’intervista a Franco Fasano: il cantante presenterà il libro ‘Io amo’ - D’Idee edizioni, in cui il raffinato autore,  interprete di brani indimenticabili come “E quel giorno non mi perderai più” e “Vieni a stare qui” , racconta la sua storia in musica, tra retroscena inediti e incontri con gli interpreti delle sue canzoni. A moderare l’incontro, ci sarà Carmen Novaldi. E veniamo alla data successiva: mercoledì 17 agosto, l’attrice pugliese Vanessa Scalera dialogherà con Maria De Guido. L’artista pugliese, che nel 2015 è entrata nel cuore del grande pubblico per l’interpretazione di “Lea”, il film per la televisione diretto da Marco Tullio Giordana dedicato  alla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo, sarà nell’Atrio del Castello a partire dalle ore 20. Lunedì 12 settembre la rassegna ‘Words’ si chiude con i Boomdabash: sarà Marcello Biscosi  a presentare il libro che i quattro musicisti hanno pubblicato nel 2021,  dal titolo “Salentu D’Amare” - De Agostini editore, una guida alla scoperta del Salento, tra spiagge, cibo e il vocabolario del perfetto salentino. La band, che in queste settimane sta vivendo un travolgente successo per il singolo “Tropicana”, disco d’oro a poche settimane dalla pubblicazione, si presenterà al completo nell’Atrio del Castello alle ore 20. 

Soddisfatto il consulente comunale alle Politiche Scolastiche e Culturali Marco Calò: “Le parole che gli ospiti sceglieranno per raccontarsi riveleranno una dimensione umana del loro successo e di tutto ciò che non sempre emerge appieno del loro mondo: incontri, passione per il proprio lavoro, soddisfazioni, ma anche sacrificio e necessaria dedizione”, ha commentato. Ingresso gratuito per tutti gli appuntamenti.

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La campagna elettorale non fermi gli interventi necessari per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, gli investimenti per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo. E l’appello lanciato dal presidente della Coldiretti all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel denunciare il rischio di perdere 35 miliardi di fondi europei per l'agricoltura italiana nei prossimi cinque anni ma anche la necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr.

Sulla Politica agricola comune occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale – spiega Prandini - senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento dove la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare.

Lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese – continua Prandini - non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile. Dopo la pubblicazione del bando filiere serve accelerare anche su quello del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese. Allo stesso modo, il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi.

In coerenza con gli impegni del Pnrr, la prossima legge di bilancio dovrà sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione.  Misure indispensabili anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi, con punte del +250%. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con aumenti dei costi che vanno dal +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +250% dei concimi dove per sfuggire al ricatto della Russia che è un grande produttore occorre cogliere l’opportunità del digestato Made in Italy che consentirebbe agli agricoltori italiani di poter disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale e che deriva dalla lavorazione dei reflui, in un’ottica di economia circolare.

Ma in questo momento storico particolare è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni – afferma Prandini – e in tale ottica risulta fondamentale la riduzione del costo del lavoro in agricoltura con il taglio del cuneo fiscale girando la cifra direttamente in busta paga ai dipendenti garantendo loro una maggiore capacità di spesa. Sul fronte del lavoro e dell’occupazione è strategico superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali per salvare i raccolti sopravvissuti alla siccità dalla frutta alla verdura, dalle olive alla vendemmia. Non è possibile che per colpa della burocrazia – precisa Prandini – le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria. Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto – continua Prandini – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero, ma occorre anche introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi - afferma Prandini – per questo sono importanti sia un piano per la formazione professionale che misure per ridurre la burocrazia.

Ma al prossimo Governo – sottolinea Prandini – chiederemo anche un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. E’ paradossale esser qui a rinnovare una richiesta che avrebbe dovuto essere oggetto di un decreto promesso qualche mese fa e rimasto lettera morta, ma siamo davvero fuori tempo massimo per dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini.

Un flagello per i campi e per le tavole con la siccità che – sostiene Coldiretti – ha ulteriormente ad aggravato il deficit alimentare dell’Italia che produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Una situazione determinata soprattutto dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati.

In Europa occorre anche portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Ma una minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori viene anche dal cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche. Un attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo che – ricorda Prandini -, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo.

Così come va sempre ribadito il principio di reciprocità negli accordi commerciali e non si può accettare il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. Coldiretti – conclude Prandini -, chiede all’Europa coraggio per la transizione ecologica, con il via libera alla ricerca in campo delle new breeding techniques, da distinguere dagli Ogm transgenici e alle politiche di sostenibilità per rendere l’agroalimentare sempre più competitivo.  

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