Violenza contro le donne e reati domestici
A pochi giorni dal noto e drammatico evento delittuoso abbattutosi su una sventurata giovane mamma e sul suo incolpevole bimbo, pare opportuno accennare al disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 7 giugno al fine di contrastare il fenomeno della violenza di genere e domestica.
Trattasi di un d.d.l. che, prendendo atto dell’elevato numero di crimini aventi quali vittime il genere femminile e le categorie deboli, mira a rafforzarne la difesa, in linea con le precedenti innovazioni penali introdotte nel 2019 (c.d. “codice rosso)”.
Degni di menzione risultano, in particolare, nel nuovo d.d.l.: l’ampliamento dei casi in cui potrà operare l’“ammonimento” del Questore, volto a favorire l’interruzione immediata delle condotte illecite, senza dover attendere l’inizio del processo; l’ampliamento dei casi in cui saranno consentiti la sorveglianza speciale dell’autore e l’obbligo di soggiornare in un determinato comune; l’accelerazione dell’avvio dei procedimenti penali riguardanti tali tipologie di reato e delle procedure di adozione di misure cautelari, tese ad assicurare alla vittima una tutelare immediata; la possibilità (sinora non consentita) di effettuare l’arresto del reo in “differita”, purchè entro 48 ore, mentre l’attuale normativa permette l’arresto solo in caso di flagranza, cioè nell’immediatezza del fatto; l’ampliamento delle ipotesi di controllo tramite braccialetto elettronico; l’introduzione della possibilità di ottenere immediatamente un somma a titolo di risarcimento danni (c.d. provvisionale), prima ancora dell’emissione della sentenza di condanna.
Nonostante si tratti di iniziative politico-normative apprezzabili, poichè tese ad arginare il fenomeno della violenza di genere e domestica, è indiscusso che, affinchè possa giungersi ad una considerevole riduzione di tali crimini, sarà necessario favorire -parallelamente- una profonda evoluzione socio-culturale, che, partendo dai diversi contesti di aggregazione sociale (in primis famiglie, scuole e università) finisca per “impregnare” ogni realtà del vivere civile con una più emancipata interpretazione del ruolo della donna negli spazi intra ed extra-familiari.
Avv. Jacopo Antonio Ahmad