“IL FU MATTIA PASCAL” AL VERDI: UN UOMO E DUE VITE
L’opera di Pirandello più amata. Al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, venerdì 6 dicembre alle ore 20.30, si esplora il significato profondo di uno dei titoli più d’impatto della storia della letteratura italiana: “Il fu Mattia Pascal”. Geppy Gleijeses e Marco Tullio Giordana lavorano a un’interpretazione rispettosa ma estremamente moderna del romanzo pirandelliano. Biglietti disponibili online alla pagina rebrand.ly/IlFuMattiaPascal e al botteghino del Verdi, dal lunedì al venerdì, ore 11-13 e 16.30-18.30. Info 0831 562 554 e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Il romanzo di Luigi Pirandello è una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo nella quale emerge con evidenza dirompente tutta la contraddizione tra l’essere e l’apparire. Incastrato in un’esistenza grigia e priva di sentimenti, vessato dalla suocera e da una moglie che non ama, Mattia Pascal approfitta di un “colpo di fortuna” per troncare con la sua vita precedente e assumere una nuova identità nei panni di Adriano Meis: inizia così la storia di un uomo alla continua ricerca dell’altra parte di sé e della sua vera identità, perennemente insoddisfatto della propria esistenza e alimentato da un’incessante voglia di riscatto fino al punto di perdere di vista i suoi obiettivi personali.
In “Il fu Mattia Pascal”, edito nel 1904, la contraddizione tra ciò che siamo per gli altri e ciò che siamo davvero diviene vissuto teatrale, esperienza densa di emozione, viaggio dentro un paesaggio umano dove i rancori, le mancanze, i drammi di incompiuta identità dei personaggi acquistano il valore di una necessaria ricerca di sé. La nuova messinscena diretta da Marco Tullio Giordana, con Geppy Gleijeses nel ruolo del protagonista, porta alla ribalta tutti i temi propri della produzione pirandelliana: la visione pessimistica del mondo, l’immagine dell’uomo contemporaneo perennemente in bilico tra realtà e finzione. «Tanti sono i colpi di scena, e lo spazio-tempo nel quale si consumano in continue sovrapposizioni - sottolinea Marco Tullio Giordana nelle note di regia - da suggerire nella riduzione per la scena una chiave non realistica e indurre la macchina teatrale a mescolarsi col linguaggio parallelo del cinema, sviluppatosi anch’esso agli inizi del Secolo breve».
La scelta di mettere in scena “Il Fu Mattia Pascal” non è casuale. Il romanzo è considerato una pietra miliare della narrativa moderna e segna un passaggio cruciale nella costruzione dell’immaginario occidentale. Mattia Pascal è un personaggio complesso, simbolo di quella crisi dell’identità che segna l’epoca contemporanea. La sua storia, che mescola ironia e tragedia, ha influenzato generazioni di lettori e continua a esercitare un fascino immutato. Questa versione, pensata per essere più diretta rispetto alle precedenti, punta a cogliere l’essenza dell’opera di Pirandello rendendola accessibile anche a un pubblico che si avvicina al teatro per curiosità. Il rapporto tra Gleijeses e Pirandello è profondo e radicato. L’attore ha interpretato diverse opere del drammaturgo siciliano esplorandone la poetica e i temi esistenziali. La sua esperienza su testi come “Liolà” lo ha avvicinato a un autore che, con la sua penna, è riuscito a indagare le pieghe più oscure e affascinanti dell’animo umano. Per Gleijeses, Pirandello non è solo uno scrittore ma un esploratore dell’identità e della psiche, capace di dare voce a un’umanità complessa e contraddittoria.
L’opera di Pirandello si intreccia, nella visione di Gleijeses, con quella di Eduardo De Filippo. Nonostante le differenze stilistiche e tematiche, entrambi gli autori condividono una straordinaria capacità di scavare nell’interiorità dei loro personaggi, di mettere in scena un’umanità fragile e autentica. Eduardo, maestro e mentore di Gleijeses, ha riconosciuto in Pirandello un modello e un interlocutore ideale. Questo legame è testimoniato da opere come “L’abito nuovo”, frutto della collaborazione tra i due grandi autori, e dalla scelta di Eduardo di reinterpretare “Liolà” in dialetto napoletano conferendo all’opera un’identità nuova e originale.
Oltre a essere un attore e regista, Gleijeses incarna l’archetipo dell’uomo di teatro del Sud: una figura che unisce passione, disciplina e una straordinaria capacità di lavoro. La sua connessione con il Sud è artistica e personale. Gleijeses ha scelto la Puglia come luogo del cuore acquistando un uliveto nei pressi di Carovigno, vicino alla riserva di Torre Guaceto. Qui sta costruendo una casa colonica immaginandola come rifugio e fonte d’ispirazione. La Puglia, con la sua bellezza naturale e la sua ricchezza culturale, rappresenta per lui un luogo speciale capace di offrire serenità e un orizzonte aperto.
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