In un mondo alla rovescia, agricoltori intensivi, cacciatori e armieri si definiscono “custodi della biodiversità” In evidenza
in un mondo alla rovescia, agricoltori intensivi, cacciatori e armieri si definiscono “custodi della biodiversità”. Enpa: “Sono loro i nemici della fauna e dell’ambiente”
“E’ paradossale, sembra di stare in un mondo alla rovescia”. L’Ente Nazionale Protezione Animali interviene in merito all’evento “Custodi della biodiversità” organizzato per oggi da Agrivenatoria Biodiversitalia, Coldiretti, Federparchi e Fondazione UNA (armieri). Questi presunti custodi vorrebbero “gestire” fauna ed ecosistemi in modo antiscientifico e in una visione privatistica e venatoria che ci farebbe tornare indietro di decenni.
“È paradossale che si siano nominati custodi della biodiversità coloro che invece ne sono spesso nemici praticando agricoltura e zootecnia intensive, mentre occorre una nuova visione e una nuova agricoltura come ci impone la spaventosa siccità figlia dello stravolgimento del clima”, dichiara l’Enpa. “Surreale poi il coinvolgimento del mondo venatorio, cioè di chi la biodiversità la uccide per divertimento, anche attraverso forme primordiali di caccia come la braccata, fortemente lesiva nei confronti di tutta fauna selvatica, persino particolarmente protetta come il lupo, ad esempio. Proprio il lupo è l’unico grande predatore dei cinghiali, ma viene costantemente perseguitato nel suo habitat, vittima di una campagna allarmistica assolutamente infondata”.
A proposito di cinghiali, un recente rapporto dell'Ispra ha dimostrato che nonostante l’ incremento esponenziale degli abbattimenti di ungulati tra il 2015 e il 2021 (+45%, in totale ne sono stati uccisi 2 milioni), i presunti danni all'agricoltura sono aumentati. Questo semplice dato testimonia il fallimento totale delle politiche venatorie in temi così delicati e complessi come la gestione faunistica e la tutela della biodiversità. Riguardo l’allarme lanciato sugli incidenti con il coinvolgimento diretto o indiretto della fauna, in realtà i dati Asaps e Istat dicono che nel 2021 questi sinistri non rappresentano nemmeno lo 0,1% del totale.
Enpa ricorda che il deserto biologico provocato dall’agricoltura intensiva ha contribuito anche al dissesto idrogeologico e l’uso dei pesticidi stermina insetti – anche gli impollinatori - e la fauna minore, già in crisi dal taglio di alberi, prati e siepi. In Italia, secondo il recente rapporto biodiversità dell’Ispra, sono in stato di conservazione sfavorevole il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre e l’89% degli habitat terrestri mentre continua il consumo di suolo, contro cui gli agricoltori per primi dovrebbero lottare. Un bollettino di guerra, insomma.
“Ma al posto di partire dai dati scientifici – aggiunge Enpa – in questo mondo alla rovescia si vuole sdoganare l’immagine del cacciatore ‘amico della natura’. Le doppiette sono invece responsabili di gravi squilibri ecologici a danno dei selvatici, grazie a pratiche come l’introduzione dei cinghiali provenienti dall’Est Europa in Italia e come la devastante politica dei ripopolamenti a fini venatori. Quei cacciatori che, tra l’altro, vogliono continuare ad inquinare persino le zone umide con i pallini di piombo a dispetto dei divieti imposti dall’Unione Europea”.
Proprio contro l’Europa il Governo si è posto non solo con la recentissima e permissiva circolare sull’utilizzo del piombo in violazione dei dettami dell’UE ma ancor prima, con il pretesto del controllo faunistico, ha autorizzato il mondo venatorio a sparare ovunque: nei centri abitati, nelle aree protette, a qualsiasi specie. Cosa risponderà l’Italia al duro richiamo europeo per giustificare queste scelte e che violano le Direttive comunitarie? Cosa dirà a proposito delle 18 specie in grave declino numerico che ancora finiscono nei carnieri dei cacciatori “custodi della biodiversità”?
Convivenza, prevenzione, scienza, ambiente, nuova agricoltura: queste le parole chiave per il futuro e per essere veramente custodi della biodiversità.
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