Il simulacro di grandi dimensioni che raffigura l’episodio evangelico dell’Annunciazione vede nella parte destra la Vergine Maria genuflessa su di un inginocchiatoio. Qui è ben raffigurato il momento della preghiera, mentre Maria si volge di lato perché presa all’improvviso dall’Arcangelo Gabriele in volo al di sopra di una grande nube, che, porge a lei il giglio, simbolo di purezza. L’Arcangelo le comunica il lieto annunzio inviatole da Dio Padre, che indica con il braccio destro verso l’alto. Non mostra rigidità la torsione del busto della Vergine, l’effetto dell’apparizione è fermo sull’espressione del volto, dal quale lei toglie il velo, mettendo in luce il mistero divino che sta per compiersi.
Di grande qualità è la composizione, bene equilibrata e finemente resa nei particolari: le decorazioni floreali e il panneggio delle vesti.
L’opera è sempre stata argomento di dibattito per gli storici locali, perché secondo alcuni si tratterebbe della stessa menzionata da Mons. Alessandro Maria Calefati nella Visita Pastorale del 1785: «A parte dextra arae maioris est armarium ligneum, in quo adservatur statua e ligno serica veste caerula convestita Beatissimae Virgini Matris Mariae affabre exculpta, ut dicitur, Adnunciatae. dictum est, ut probe possit Misterium Adnunciationis representare, statuam ipsam esse genuflectendam apposito Archangelo Gabriele Adnunciante, sanctoque Spiritu sub forma columbae, cuis opera fecunda facta est Virgo Mater Domini Nostri Jesu Christi» (Nella parte destra dell’altare maggiore vi è un armadio di legno nel quale si conserva la statua lignea ricoperta con veste cerulea di seta, mirabilmente scolpita raffigurante la Beata Vergine e Madre Maria detta Annunziata è stato detto che per poter rappresentare esattamente il Mistero dell’Annunciazione, la stessa statua deve essere genuflessa davanti all’Arcangelo Gabriele, posto lì vicino, che reca l’Annunzio, e allo Spirito Santo raffigurato sotto forma di colomba, per mezzo del quale la Vergine Madre del Signore Nostro Gesù Cristo fu resa feconda).
Il Vescovo qui parla di una statua lignea vestita, quella in questione è cartapesta. Non è da escludere che l’attuale simulacro sia stato rifatto nella prima metà dell’Ottocento.
Al di là delle vicende realizzative, che sono tuttavia di fondamentale importanza, è utile sapere che l’opera rappresenta la titolarità della chiesa, cioè la Santissima Annunziata, anche se nel linguaggio comune la chiesa è intesa come la «Chiesa di Sant’Antonio di Padova», per via del culto in onore del santo francescano attivo all’interno di essa.
L’opera di cui parliamo rende il momento essenziale dell’evento; pone effettivamente dinnanzi agli occhi del fedele un mistero, che - secondo mons. Timothy Verdon - è «il momento in cui la Luce è entrata nel mondo grazie al “si” della giovane donna di Nazareth».