Redazione

Sabato 12 febbraio si cammina nel Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio tra torri costiere, grotte preistoriche, panorami mozzafiato e la splendida baia dall'acqua cristallina. Cammineremo sui sentieri del Parco per conoscere la storia molto particolare di quest'oasi naturalistica tra le più belle del Salento. Storia indissolubilmente legata a Renata Fonte. Conosceremo le piante tipiche della macchia mediterranea e con un pò di fortuna le prime orchidee spontanee. Un appuntamento imperdibile per conoscere davvero Porto Selvaggio. Raccomandato a tutti gli amanti della Natura e dello sport all'aria aperta. Non mancheranno i momenti di socializzazione e sarà un'occasione per conoscere nuove persone con delle passioni in comune. L'escursione non è indicata a chi ha problemi di deambulazione ed a chi fa una vita troppo sedentaria. Per tutti i dettagli puoi consultare il nostro sito.

Domenica 13 febbraio l'itinerario proposto ci vedrà camminare nel Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento. Conosceremo le belle spiagge di sabbia da Torre San Giovanni a Torre Mozza ed i bacini del litorale di Ugento, una delle zone naturalistiche più preziose della penisola salentina. Faremo birdwatching per osservare gli uccelli che svernano nei bacini tra cui il coloratissimo Martin Pescatore, il fischione, le folaghe, i cormorani e lo svasso. Giungeremo nel punto più alto da cui godremo di una vista mozzafiato su tutta la zona. Sarà una giornata di condivisione e conoscenza della zona. Torneremo a casa arricchiti di tanta bellezza e saremo ricaricati per affrontare la nuova settimana lavorativa con il piede giusto. Per tutti i dettagli puoi consultare il nostro sito: www.meditazioninmovimento.it.

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Il Consiglio Comunale nella seduta di venerdì 4 febbraio ha adottato la variante alle norme tecniche di attuazione della zona PIP nella versione approvata dalla Regione Puglia.

“L’adozione della variante – afferma il Sindaco Antonello Denuzzo – è un passaggio fondamentale per la modernizzazione della zona PIP perché consente una diversificazione delle tipologie insediative superando le controversie burocratiche che hanno bloccato per decenni l’area. Il nostro obiettivo è favorire lo sviluppo della Città e semplificare la creazione di nuova occupazione.”

La variante nasce con l’obiettivo di risolvere le contraddizioni presenti nel regolamento istitutivo della zona PIP sulla natura delle attività insediabili oltre a quelle industriali e artigianali. Tutti i provvedimenti che si sono succeduti negli ultimi 30 anni per risolvere la questione sono stati cancellati con una sentenza del Consiglio di Stato del 2019 che ha ripristinato la situazione regolamentaria originaria.

“La sentenza del Consiglio di Stato – spiega l’Assessore Lonoce – ha cristallizzato una situazione regolamentaria che presentava una ambiguità interpretativa che ha reso poco competitiva la nostra zona PIP. Per questa ragione abbiamo ritenuto indispensabile affrontare il problema dal punto di vista tecnico con la vera e propria variante e, parallelamente, fornendo una interpretazione autentica sul significato della norma istitutiva dell’area.”

In questo contesto nel febbraio del 2020 il Consiglio Comunale ha approvato la variante alle norme tecniche di attuazione del piano di fabbricazione che, in coerenza con gli standard urbanistici e con la normativa sovraordinata, introduce formalmente la possibilità di insediamenti diversificati che spaziano dal commercio ai servizi. Dopo il via libera dell’Assise cittadina il provvedimento è approdato in Regione per una successiva approvazione giunta nell’agosto del 2021.

“Abbiamo deciso – prosegue l’Assessore Lonoce – di adottare la variante alle norme tecniche di attuazione in conformità alla variante al piano di fabbricazione così come licenziata dalla Regione per accelerare la procedura di approvazione definitiva. Ora si apre il periodo previsto dalla legge per le osservazioni che saranno discusse prima del definitivo passaggio in Consiglio Comunale.”

Sempre su questo fronte lo scorso aprile il Consiglio Comunale ha approvato un provvedimento di interpretazione autentica delle norme tecniche di attuazione per superare l’ambiguità testuale, sempre legata alle tipologie di attività insediative, che per 40 anni ha generato un cortocircuito tra l'orientamento degli uffici comunali e la giustizia amministrativa che in più occasioni è intervenuta pronunciando sentenze sfavorevoli al Comune.

“Questi due provvedimenti – conclude l’Assessore Lonoce – sono stati pensati per mettere ordine ad una materia complessa e molto controversa. La combinazione di queste due delibere renderà possibili nuovi insediamenti produttivi e metterà al riparo l’Amministrazione Comunale anche dal punto di vista del contenzioso.”

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Rimodulazione delle mansioni dirigenziali presso il Comune di Mesagne, dove la giunta comunale ha varato il nuovo funzionigramma. Naturalmente la rimodulazione ha previsto, come per legge, anche un adeguamento dell’indennità di funzione che varia da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 15 mila euro lordi annui. Oltre, naturalmente, lo stipendio da dirigente. Dunque, una piccola rivoluzione amministrativa è stata avviata negli uffici comunali. Il sindaco Toni Matarrelli ha deciso di rimodulare funzioni e incarichi dei dirigenti per migliorare la macchina amministrativa del Comune. La giunta ha approvato il nuovo organigramma e la rideterminazione della nuova struttura organizzativa. Il primo cittadino ha individuato i soggetti ritenuti idonei in considerazione della natura e delle caratteristiche dei programmi da realizzare, prendendo in esame tutti i dipendenti appartenenti alla categoria D, motivando la scelta operata, con riferimento a criteri culturali, attitudine e capacità professionale ed esperienza acquisita.

I decreti firmati saranno validi fino al 31 dicembre 2022. Questo è il nuovo organigramma e gli importi lordi dell’indennità di funzione: agli Affari generali, segreteria e risorse umane, Serena Saponaro con un’indennità annua di 6.014 euro; l’area relativa alla Cultura e al Turismo, con l’ufficio Sport, resta Concetta Franco, con l’indennità di 10.070 euro; per i Lavori pubblici e Urbanistica, Cosimo Claudio Perrucci e un’indennità di 15.141 euro; alla Pianificazione Territoriale, edilizia privata e Ambiente, Rosa Bianca Morleo con l’indennità di 10.070 euro; allo Sviluppo Economico, Francesco Civino con un’indennità di 11.084 euro; ai Servizi al territorio, Francesca Andriola con l’indennità di 12.098 euro; ai Servizi finanziari e tributi, Francesco Siodambro con l’indennità di funzione di 13.112 euro; all’Innovazione tecnologica, sistemi informativi e telematici, Angelo Benedetto Capodieci con l’indennità di 6.251 euro; alla Polizia locale, Teodoro Nigro andranno 10.070 euro; al Patrimonio e Agricoltura, Marta Caliolo con l’indennità di 10.070 euro. Infine, ai Servizi Sociali, pubblica istruzione, Stefania Palana con l’indennità di 7.535 euro. La giunta, inoltre, ha riconosciuto gli incarichi di alta professionalità a Luana Nacci, per l’Avvocatura civica e gli Affari legali mentre ad Alessia Galiano è stata riconfermata la direzione scientifica del museo e della biblioteca. Entrambi avranno una indennità di 5 mila euro.

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Ospedale Perrino: completati i lavori per la nuova Rianimazione. Giornata storica, quella odierna, per l'ospedale Perrino di Brindisi. La direzione sanitaria del presidio, dopo gli ultimi collaudi, ha firmato la autorizzazione definitiva all'utilizzo della nuova Rianimazione. I locali, adesso agibili a tutti gli effetti, sono stati visitati questa mattina dal direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone, accompagnato da Flavio Roseto, designato dalla Regione Puglia come nuovo direttore generale. 

Ad accoglierli il direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione, Massimo Calò e il direttore medico del Perrino, Antonio Trinchera. Sono intervenuti anche il presidente dell'Ordine dei Medici Arturo Oliva e la coordinatrice infermieristica Rosella Gentile, in rappresentanza di tutto il personale dell'Unità operativa che ha contribuito a questo risultato.
"Per il Perrino - ha detto Calò - si apre un capitolo all'insegna della maggiore funzionalità. La nuova ala della Rianimazione, nota come Area D3, si trova al quinto piano del nosocomio e si ricongiunge così all'altra ala, alla quale è contigua. Sino a ieri questa parte della Rianimazione era dislocata all'ottavo piano, insieme alla Neurochirurgia. I locali sono stati sottoposti ad una ristrutturazione completa, dagli impianti elettrici alla pavimentazione. Ospitano sette posti letto, ciascuno dei quali dotato delle apparecchiature cliniche più moderne, a cominciare dalle attrezzature pensili. Uno spazio apposito, con un ottavo letto, è poi dedicato all'isolamento, e servirà al ricovero di pazienti con patologie altamente infettive; si tratta di una novità rispetto al passato. Sono adesso 16, in tutto, i posti letto di cui la Rianimazione dispone. A questi se ne aggiungeranno altri 23, quando verranno completati i lavori di ampliamento del reparto, da poco iniziati, sempre sullo stesso piano. Gli 8 posti letto lasciati liberi all'ottavo piano torneranno alla Neurochirurgia".
Prima delle postazioni singole, la nuova Rianimazione ospita una stanza, cui si accede tramite una porta scorrevole: si tratta di un'area di 'bonifica' riservata alle indispensabili operazioni di igiene e pre-trattamento cui il degente viene sottoposto prima di essere affidato alle cure dei medici. C'è anche una sala della accoglienza, riservata ai colloqui con i parenti dei ricoverati che decidano per la donazione degli organi del congiunto. Una stanza apposita è dedicata alla conservazione dei farmaci che vengono somministrati ogni giorno per le terapie.
"Alla vigilia del mio addio alla Asl di Brindisi - ha dichiarato il direttore generale Giuseppe Pasqualone - sono particolarmente soddisfatto di vedere ultimata questa ennesima realizzazione. Ci sono voluti purtroppo sette anni - ha continuato - a partire dal momento in cui la vecchia Rianimazione venne chiusa dopo una verifica dei Nas. Un periodo molto lungo, durante il quale abbiamo dovuto superare limiti oggettivi dell'edificio, ma grazie all'impegno di tutti oggi possiamo dire di avercela fatta".
Roseto ha espresso "grande soddisfazione per un ulteriore tassello che si aggiunge ai tanti interventi essenziali realizzati e donerà valore allospedale più importante della provincia. Un risultato raggiunto grazie allimpegno di quanti hanno garantito il potenziamento di un servizio essenziale come la Rianimazione".
 
"Posso dire con orgoglio - ha detto ancora Pasqualone - che durante l'emergenza Covid, che ha colto di sorpresa tutto il mondo, qui a Brindisi la sanità pubblica è stata gestita bene. Bisogna adesso riprendere a far funzionare a pieno regime la sanità cosiddetta 'ordinaria'. E il primo nodo da affrontare sarà la carenza di personale. Gli investimenti in tecnologie di avanguardia come quelli inaugurati oggi servono a poco senza le necessarie risorse umane. È probabile che simili carenze ci affliggeranno ancora per qualche anno; ma vedo la Regione e le forze politiche sensibili a questo argomento. La Puglia negli ultimi anni ha fatto passi avanti su questa strada.

Sarà presto messa mano al regolamento relativo alla rete socio sanitaria per i disturbi dello spettro autistico, soprattutto sulle questioni tecniche che hanno bisogno di essere attualizzate. È la risposta che il Dipartimento della salute ha fornito nel corso delle audizioni in terza Commissione.

“L’autismo– ha dichiarato il presidente della Commissione, Mauro Vizzino -  è uno spettro di forme variegate, altrettanto variegato è il bisogno di supporto per chi convive con questo problema e per le loro famiglie. Solo grazie a supporto e terapie adeguate, molti bambini raggiungono la maggiore età con soddisfacenti livelli di funzionalità sociale”.

Proprio per la rilevanza del tema Vizzino ha sollecitato la riattivazione del tavolo di coordinamento al più presto.

Il Tavolo regionale per l'Autismo, lo ricordiamo, è previsto dalla delibera n. 805 del 5 maggio del 2004, oltre che dalle Linee guida per l'Autismo (approvate in Puglia il 2 agosto del 2013) e si è insediato il 16 giugno del 2014. Ma dopo l’insediamento non ci sono stati grandi riscontri.

Tra i compiti del Tavolo c’è quello di monitorare lo stato di attuazione delle Linee Guida, offrire indicazioni e pareri per la programmazione delle azioni attuative, assicurare una costante azione di ascolto delle istanze dei portatori di interesse e promuovere la partecipazione alle decisioni e alle valutazioni delle politiche pubbliche in favore della diagnosi precoce e della presa in carico integrata e continuativa delle persone affette da Autismo.

Vizzino ha annunciato che “questo tavolo, laddove non dovesse essere riconvocato entro la fine di febbraio, sarà sostituito da una sottocommissione che ogni lunedì si riunirà per fare il punto della situazione”.

La Commissione ha ascoltato FENASCOP, il Coordinamento autismo Regione Puglia e la Sol Levante srl.

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CONTESSA (ANCE): LA MANCANZA DI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE CONDIZIONA FORTEMENTE LO SVILUPPO DI BRINDISI. I COSTRUTTORI SONO PRONTI A FARE LA LORO PARTE. 

La città di Brindisi sta vivendo una fase delicata della sua storia millenaria, contraddistinta – purtroppo – da scarsa chiarezza su ciò che realmente si vuole programmare per il suo futuro. Non è più – come qualcuno per troppo tempo ha fatto intendere – un problema di assenza di risorse. Si tratta, invece, di un processo di crescita che è chiamato ad affrontare un percorso ad ostacoli, fatto di assenza di strumenti di pianificazione e di una “vision” scarsamente definita, anche in riferimento all’utilizzo delle opportunità che rivengono da programmi nazionali ed europei (vedi i Contratti istituzionali di sviluppo, le Zes ed il PNRR).

Sul Cis, in particolare, si assiste alla definizione dei progetti da candidare, seguendo la linea imposta dal Ministero per il Sud e cioè quella della valorizzazione della costa. Ci pare di intuire che a Brindisi si voglia valorizzare e tutelare la bellissima costa nord, anche se l’assenza di un Piano della Costa e di un Piano urbanistico Generale pongono non pochi interrogativi su ciò che realmente si potrà fare (al di là della valorizzazione di qualche immobile dismesso e della protezione della falesia).

Per quanto riguarda, invece, il futuro dell’area industriale, precisiamo che noi di Ance non siamo contrari ad alcuna forma di investimento, ma è evidente che ci poniamo degli interrogativi a cui, purtroppo, non riusciamo a trovare delle risposte. E’ questo il motivo per cui chiediamo a gran voce di essere coinvolti nella definizione delle scelte di pianificazione. Rileviamo ad esempio, che l’attuale guida del Consorzio Asi parla a chiare lettere di una zona industriale “dismessa” (e quindi riutilizzabile essenzialmente per collocare pannelli fotovoltaici, sia pure finalizzati a produrre energia “pulita” per la catena dell’idrogeno), mentre il precedente consiglio di amministrazione commissionò uno studio finalizzato a capire quali vincoli impedivano di restituire un gran numero di aree agli usi legittimi (e quindi a nuovi investimenti in campo industriale).

Un motivo in più perché sul futuro dell’area industriale brindisina si apra un dibattito che veda partecipi tutti i soggetti interessati, in maniera tale da non dare vita a forme di utilizzo di suolo irreversibili e quindi che possono fortemente condizionare il futuro del nostro territorio, in termini di ritorni economici ed occupazionali.

Bisogna sempre ricordare, infatti, quali sono le enormi potenzialità di questa città, che passano innanzitutto attraverso un aeroporto internazionale ed un porto attrezzato e naturalmente posizionato in modo strategico (riscontriamo favorevolmente, in tal senso, i primi passi in avanti verso la definizione di un nuovo piano regolatore del porto).

Ecco, in un contesto così delicato, i costruttori rivendicano anche a Brindisi il proprio ruolo – in quanto parte, di fatto, dell’ossatura dello Stato – e si dichiarano disponibili a contribuire a ricostruire questo territorio, così colpito dalle conseguenze della transizione ecologica e della crisi di settori portanti come quello aeronautico.

Angelo Contessa – Presidente Ance Brindisi

Dati del giorno: 07 febbraio 2022

2.345
Nuovi casi
31.744
Test giornalieri
4
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 706
Provincia di Bat: 187
Provincia di Brindisi: 193
Provincia di Foggia: 375
Provincia di Lecce: 645
Provincia di Taranto: 209
Residenti fuori regione: 17
Provincia in definizione: 13
105.994
Persone attualmente positive
750
Persone ricoverate in area non critica
70
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

645.493
Casi totali
8.051.192
Test eseguiti
7.322
Persone guarite
7.322
Persone decedute
Casi totali per provincia
Provincia di Bari: 219.189
Provincia di Bat: 65.833
Provincia di Brindisi: 60.553
Provincia di Foggia: 100.596
Provincia di Lecce: 103.888
Provincia di Taranto: 88.589
Residenti fuori regione: 4.739
Provincia in definizione: 2.106

La Puglia torna a sorridere con il SuperEnalotto: nel concorso del 5 febbraio, come riporta Agipronews, un giocatore ha centrato un “5” del valore di 41.470,47 euro. La giocata vincente è stata convalidata presso l’esercizio di piazza Giannuzzi 24 a Manduria, in provincia di Taranto.

Il Jackpot, intanto, continua a salire toccando quota 156,2 milioni di euro che saranno in palio nella prossima estrazione. L'ultima sestina vincente è arrivata il 22 maggio scorso, con i 156,2 milioni di euro finiti a Montappone (FM), mentre in Puglia l’ultimo "6" è quello da 26 milioni di euro realizzato a gennaio del 2014, a Bari.

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In affanno i produttori di olio extravergine d’oliva in Puglia sui quali si abbattono i rincari con un aumento totale del 15% dei costi medi di produzione. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, che denuncia al contempo la giacenza nei magazzini pugliesi di 13mila tonnellate di olio straniero, secondo i dati del report Frantoio Italia dell’organismo di controllo ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole.

La produzione agricola e quella alimentare in Puglia assorbono oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno dei consumi totali, con i rincari dell’energia – sottolinea la Coldiretti regionale – che hanno dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.

A impattare fortemente sulla produzione olearia in Puglia sono il prezzo del carburante, raddoppiato in pochi mesi – aggiunge Coldiretti Puglia - il costo dell’energia e i rincari di vetro (+15%) per le bottiglie e carta (+70%) per le etichette, fino ai costi stellari per imbottigliamento, confezionamento e trasporti.

In questo scenario serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali, grazie alla Legge fortemente sollecitata da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi di produzione, proprio quando – insiste Coldiretti Puglia - sotto la spinta salutista determinata dall’emergenza Covid i consumi di olio delle famiglie sono in crescita sull’onda del successo della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, con più di 8 italiani su 10 (82%) che cercano sugli scaffali prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio.

In queste condizioni è importante verificare attentamente l’etichetta anche se – denuncia la Coldiretti regionale - sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti regionale - è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia - si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.

A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – dice Coldiretti Puglia - in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva.

Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare – conclude Coldiretti Puglia - con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare le aziende agricole e tutelare i consumatori.

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La crisi Ucraina con il rischio dell’invasione russa spinge i prezzi internazionali dei cereali con i due Paesi che insieme garantiscono circa 1/3 dell’esportazioni mondiali di grano, ma spinge anche le navi cariche di grano ucraino nel porto di Bari. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, nel sottolineare che le tensioni in atto sconvolgono il mercato energetico ma anche quello delle materie prime agricole con effetti sui prezzi e sugli approvvigionamenti e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali, mentre continua il via vai di navi cariche di grano ucraino nel porto di Bari con la ‘Maori’ in uscita e la ‘Mekhanik Yuzvovich’ in arrivo oggi, entrambe provenienti da Berdyansk in Ucraina.

In particolare la Russia – sottolinea la Coldiretti – è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto. A preoccupare – continua la Coldiretti - è il fatto che un eventuale conflitto possa danneggiare le infrastrutture con l’Ucraina che – sottolinea la Coldiretti – oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).

A gennaio l’indice dei prezzi alimentari della Fao – riferisce la Coldiretti - ha già fatto registrare il massimo di sempre con i cereali che sono aumentati del 12,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ma molti analisti stimano che una eventuale invasione sconvolgerebbe ulteriormente i mercati con un impatto, oltre che in Europa, anche su molti Paesi Nordafricani come l’Egitto che dipendono dalle importazioni di cereali per sfamare la popolazione.

Con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti Puglia – si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione.

Una situazione che – rileva la Coldiretti regionale – sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

Intanto, quest’anno produrre grano costa agli agricoltori pugliesi 400 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l’analisi  della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d’Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale.

La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e quasi 10 milioni di quintali prodotti. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 – aggiunge Coldiretti Puglia - dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese.

Le sementi di grano duro registrano un balzo di almeno il 35%, mentre i chicchi di grano tenero hanno subito un incremento del 15% secondo stime Coldiretti su dati di Consorzi Agrari d’Italia. Ma se si prendono in considerazione i carburanti si arriva a rincari di circa il 50%, con un aumento dei costi ad ettaro delle operazioni agromeccaniche che oggi viene stimato in circa 10-15%.

L’impennata del costo del gas, dovuta ai problemi riscontrati con i Paesi esportatori, fa schizzare poi i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%.

A questo occorre aggiungere l’aumento del costo dei fitosanitari, ora indicativamente del 10-15% che, in primavera, potrebbero un ulteriore sussulto, con un atro +15% secondo Coldiretti. Il risultato è che le quotazioni attuali del grano, salite a oltre 50 euro a quintale, non andranno paradossalmente a coprire i costi di produzione. E se negli altri paesi produttori, Canada in testa, si dovesse verificare un aumento dei raccolti e, conseguentemente, una diminuzione delle quotazioni, la situazione potrebbe addirittura peggiorare. 

Nell’immediato occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzione in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base dell’alimentazione degli animali come il mais – conclude Coldiretti Puglia – con il Pnrr che è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.

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