Redazione

I Carabinieri arrestano un uomo che deve espiare 7 anni di reclusione, ne denunciano due trovati in possesso di coltelli e segnalano amministrativamente due giovani per detenzione di hashish per uso personale. Nell’ambito dei servizi disposti dal Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi, mirati a innalzare il livello di prevenzione dei reati, assicurare una cornice di serenità e incrementarne la percezione di sicurezza della cittadinanza anche in prossimità delle festività natalizie, in Latiano, nel decorso weekend, i Carabinieri alle dipendenze della Compagnia di San Vito dei Normanni hanno svolto un servizio straordinario di controllo del territorio con l’impiego di pattuglie dedite ai controlli lungo le vie e nelle piazze maggiormente frequentate, nonché in prossimità dei luoghi interessati dalla movida e degli istituti scolastici. Nel corso di tale servizio, sono stati sottoposti a controllo vari autoveicoli, diversi esercizi pubblici e identificate alcune decine di persone.

In tale contesto:

-    è stato tratto in arresto un 60enne del luogo, in esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica di Brindisi, dovendo espiare la pena di 7 anni di reclusione, per il reato di tentata violenza sessuale, commesso dall’anno 2019 al 2021. L’uomo, già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, concluse le formalità di rito, è stato tradotto presso Casa Circondariale di Brindisi, come disposto dall’Autorità Giudiziaria;

-    sono stati denunciati in stato di libertà un 34enne e un 39enne, entrambi residenti a Mesagne, per porto ingiustificato di oggetti atti a offendere, perché, sottoposti a perquisizione, sono stati trovati in possesso di due coltelli;

-    sono stati segnalati amministrativamente due giovani, uno del luogo e l’altro residente a Mesagne, per detenzione di sostanza stupefacente del tipo hashish per uso personale.

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FASANO – Questa la dichiarazione congiunta del sindaco Francesco Zaccaria, e dell’assessore alle Attività Roduttive Giuseppe Galeota, in seguito ai furti perpetrati nottetempo nelle «casette di Natale» degl’Itinerario del Gusto:

«Nelle ultime ore alcuni dei nostri commercianti sono stati vittime di furti ai danni delle casette posizionate in Piazza Ciaia e Piazza Mercato Vecchio.

 

Condanniamo con fermezza simili atti ignobili, che non solo minano la sicurezza delle attività commerciali, ma arrecano un danno di immagine significativo alla nostra comunità e ai turisti che si affidano a tali servizi.

 

Riteniamo che tali azioni siano inaccettabili e contrarie ai valori minimi di rispetto e solidarietà che dovrebbero caratterizzare la nostra società, e ancor più nel periodo natalizio.

 

Ad ogni modo le immagini delle videocamere di sorveglianza sono state prontamente acquisite dalle forze dell'ordine, in particolare dai Carabinieri e dalla Polizia Locale, che stanno attivamente collaborando per identificare e consegnare alla giustizia coloro che si sono resi responsabili di questi furti.

 

Al contempo, invitiamo tutti i fasanesi a collaborare, segnalando qualsiasi informazione che eventualmente possa contribuire all'identificazione degli autori di questi episodi criminosi.

 

È fondamentale ribadire che la solidarietà e il rispetto reciproco devono prevalere, e che qualsiasi forma di criminalità e di inciviltà mette a rischio il benessere collettivo e l'immagine della nostra città».

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Appello per un Natale autentico scegliamo i nostri negozi locali. L'appello congiunto dei presidenti di Confesercenti e Confcommercio Brindisi è un invito caloroso: durante questo periodo natalizio, rivolgiamoci ai nostri negozi locali per i nostri acquisti. Gli amministratori di ogni città della nostra provincia hanno dedicato impegno e risorse per allestire splendide luminarie ed eventi natalizi, creando quell'atmosfera magica che i cittadini tanto apprezzano chiamata "Aria di Natale".

Ora, la prossima azione da compiere è quella di supportare i nostri negozi locali per i nostri acquisti. Questo appello è esteso a tutti i cittadini della provincia di Brindisi.

Questa scelta è fondamentale per avviare un circolo virtuoso e per sostenere attivamente le nostre comunità - continuano i due presidenti. I nostri negozi rappresentano autentiche botteghe di qualità, luoghi in cui è possibile stabilire un rapporto diretto e personale con gli esercenti. Pertanto, invitiamo a evitare di rivolgersi a aziende distanti, che poco hanno a che fare con la nostra realtà territoriale, e a unirsi a noi per darci una mano reciprocamente.

Michele Piccirillo presidente provinciale CONFESERCENTI

Annarita Montanaro presidente provinciale CONFCOMMERCIO

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Queste O.S. sente forte il dovere di riferire a tutto il personale del Comune di Mesagne come sono andate avanti le trattative per la sottoscrizione del contratto decentrato e la ripartizione del fondo anno 2023.

Tralasciando gli incontri precedenti dove il Segretario Comunale ignorava le esigenze di CISL e CSA procedendo nella trattativa con le sole OO.SS. CGIL e UIL senza tener conto, come prevede la normativa, che nelle trattative si deve raccogliere il maggior consenso per evitare contenziosi e soprattutto garantendo una trattativa democratica sentendo le opinioni di tutte le OO.SS che rappresentano tutti i lavoratori dell’Ente.
Tralasciando questo discutibile modus operandi del Segretario Comunale che permette queste incresciose situazioni e che come Presidente della D.T. non dovrebbe consentire, siamo arrivati alla data del 7 dicembre 2023.
 La parte pubblica aveva presentato una ipotesi di accordo per le Progressioni Economiche Orizzontali, TUTTE le OO.SS. avevano avanzato la proposta di effettuare una progressione economica per tutti gli aventi diritto che erano per tutte le aree contrattuali (operatori,operatori esperti, istruttori, funzionari ed EQ) 79 unità.
Il Segretario a questa nostra proposta unitaria abbandonava la seduta di D.T..
Ci hanno convocato per giorno 13 dicembre 2023 e la parte pubblica  ha insistito nel prevedere la progressione economica per il 50% degli aventi diritto, nella misura di 39 progressioni così ripartite:
Area funzionari aventi diritto 11 lavoratori, progressioni 5;
Area istruttori aventi diritto 34 lavoratori, progressioni 17;
Area operatori esperti aventi diritto 26 progressioni 13;
Area operatori aventi diritto 8 progressioni 4.
La CGIL ha esordito senza fare più riferimento alla progressione di tutti gli aventi diritto,ma proponendo una drastica riduzione dell’area dei funzionari ex cat “D”riducendoli da 5 a 1,
per l’area degli istruttori ex cat. “C” si riducevano da 17 a 16, mentre per l’area degli operatori esperti ex “B” si aumentavano di tre unità passando da 13 a 16 per l’area degli operatori ex cat.”A” rimanevano confermate 4 unità.
 La nostra proposta invece era quella di calcolare la percentuale riferita alla densità in ogni area in modo da mettere TUTTI i lavoratori sullo stesso piano dando a ognuno di loro le medesime possibilità nella propria area.
Insistevamo in una progressione per tutti gli aventi diritto mentre la CGIL e la UIL confermavano la loro nuova richiesta.
Dopo una discussione anche animata cercavamo di far capire a CGIL E UIL che tutti i dipendenti del comune di Mesagne sono lavoratori con stessi diritti delle ex Cat.”B” che guarda caso sono la maggioranza degli RSU in delegazione trattante.
CGIL E UIL continuavano a insistere tanto che firmavano l’accordo penalizzando tutte le aree eccetto quella che ha la maggioranza in delegazione trattante, finanche le ex Cat. A  non hanno beneficiato di alcun incremento numerico di progressioni, ma forse erano troppo intenti a pensare ai propri interessi?????.
Poiché non sono state ripartite in modo giusto per tutti i lavoratori, il CSA non firmava e anche il rappresentante CISL non firmava l’accordo perché le progressioni non erano state equamente ripartite fra le aree.
 Queste O.S. resta a disposizione di tutti i Lavoratori che eventualmente volessero ulteriori delucidazioni su quanto è successo negli ultimi anni nel Comune di Mesagne. Non è nostra abitudine strumentalizzare o distorcere la verità tantomeno mettere in competizione e contrasto i Lavoratori, ci siamo semplicemente limitati a riferire quanto è successo in Delegazione Trattante come è nostro dovere dar conto ai dipendenti.
Il Sindacato deve essere fatto a vantaggio di tutti e no in favore solo di alcuni…………………
Come volevasi dimostrare

Ancora un fine settimana all'insegna dei successi in casa SS.Annunziata Volley Mesagne. Dopo il trionfo di sabato sera della OMEGA Volley nel Campionato di Serie C contro il Galatina per 3-1 registriamo sempre ieri sera la vittoria della ALMAR INFISSI Eurovolley S.Ellia SS.Annunziata per 3-1 (24-26 / 25-14 / 25-21 / 25-17) a Lecce ai danni della BEE VOLLEY LECCE ASD nel Campionato Interzonale Le-Br di I Divisione Femminile. Per le ragazze di Coach Valentina Pinto si tratta della terza vittoria consecutiva in trasferta per problemi burocratici che impediscono ancora la disputa delle gare casalinghe. Alice Gervasi e compagne dopo aver malamente perso il primo set si sono impadronite del match subito dal secondo parziale non lasciando scampo alle padrone di casa che  hanno ceduto campo sotto i colpi sempre della  stessa Gervasi  di Carrone e di una Caroli in gran spolvero." Le nostre ragazze ancora non si sono rese conte del grande potenziale in loro possesso" ha così esordito il Dirigente Antonio Talema al temine dell'incontro." Subiamo ancora passaggi a vuoto inspiegabili frutto certamente di uno "stress" da trasferta comprensibile.Con questa sono 4 le trasferte consecutive in cui esse sono state impegnate ma alla fine il loro cuore e impegno escono sempre fuori grazie anche al grande lavoro di Valentina Pinto la quale ieri sera malgrado i problemi fisici di cui era attanagliata ha voluto stare in panchina a tutti i costi!!"            Infine a concludere in bellezza il trittico ci hanno pensato i ragazzini  della CHIRICO IMPIANTI nel Campionato Under 15 Maschile stamattina in quella di Oria piegando i loro pari eta' della Juvenilia Oria-Torre per 3-2 (18-25 /25-13 / 25-12 / 22-25 / 15-12). Per le due Societa' gemellate in un Progetto Di Collaborazione  Sportiva ( la Juvenilia-SS.Annunziata che oggi ha riposato disputa agli ordini di Antonio Mastrogiovanni e Giancarlo Rosato il Campionato di I Divisione Maschile) si e' trattato di un vero Derby all'insegna della correttezza e della sportivita' assoluta.Alla fine la vittoria ha premiato i giovani mesagnesi  di Mister Viva ma entrambe le compagini sono uscite dal campo sommerse da una valanga di applausi. Adesso pausa Natalizia meritata per tutti .Prossimi appuntamenti Gennaio 2024.

L’indagine “Cercasi Schiavo” sul lavoro turistico di Mesagne, promossa, promossa dall’associazione Mesagne Bene Comune, ha messo in evidenza le criticità che lo sviluppo turistico comunque comporta per i lavoratori coinvolti nel settore. Negli ultimi anni, infatti, alpari di una tendenza generale che vede sostanzialmente una crescita continua dei flussi turisticia partire dal secondo dopoguerra ad oggi - con la significativa eccezione della pandemia –possiamo dire che anche a Mesagne assistiamo a una crescita del settore. Nel corso del rapportoabbiamo preso come indicatori sviluppo turistico la crescita delle strutture alberghiere (propriamente dette, o nella forma più comune per la Puglia di BnB), impiegando dati fornitida InsideAirbnb e dallo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune di Mesagnerispetto agli esercizi pubblici avviati nella città. Ciò che emerge da questa prima esplorazionecomplessiva è che, nonostante la città di Mesagne sia ancora distante dalle “performance” dilocalità turistiche maggiormente consolidate, come ad esempio la Valle d’Itria o la penisolaSalentina, proprio grazie a questa vicinanza - oltre che a una ripresa dei flussi turistici post pandemia - beneficia anch’essa di una crescita delle attività alberghiere e di ristorazione.Eppure, tale crescita sembra incontrare delle difficoltà nella redistribuzione della ricchezza sul territorio, particolarmente per quanto riguarda le condizioni di lavoro che, anche nella città di Mesagne, mostra i tratti di un lavoro povero, spesso soggetto a turni massacranti, ma che soprattutto si svolge in larga parte fuori dai perimetri posti dai vincoli normativi econtrattuali.mesagne_bene_comune_io_non_sfrutto.jpg

Questo ci aiuta a spiegare anche il particolare successo dell’inchiesta che haottenuto, grazie anche a una diffusione capillare e a una campagna accattivante e provocatoria,82 rispondenti. Considerando la scarsità di studi sino ad ora condotti sul tema del lavoroturistico, particolarmente per quanto riguarda l’Italia e, ancor di più, il Sud del paese, si trattadi una base informativa particolarmente consistente e alquanto rara. Sebbene si tratta diun’inchiesta nata con intenti diversi da quelli di costruire una conoscenza scientificaconsolidata, si tratta quindi di una base dati particolarmente preziosa che può consentirci di“grattare” la superifice del problema per cogliere gli aspetti strutturali che la caratterizzano.Anzitutto, a differenza dei tratti solitamente associati alla figura “tipica” del lavoratoreturistico, solitamente giovani in cerca di arrotondamenti stagionali, l’immagine che escedall’indagine appare assai più articolata. Non solo, infatti, la maggior parte dichiara di svolgerequesto lavoro in maniera continuativa, ma è possibile individuare una composizione fatta diindividui di ogni età, inclusi anche molti over 50 che probabilmente trovano nel lavoro turisticoun riparo da un mercato del lavoro sempre più inaccessibile per quel tipo di lavoratori, o dacondizioni di disoccupazione di lunga durata. Sebbene poi il lavoro propriamente detto “anero”, ossia senza alcuna forma contrattuale, riguarda solo il 20% dei rispondenti, va fattonotare come questo non voglia dire che le tutele contrattuali siano rispettate. La maggior partedei lavoratori, infatti, dichiara di trovarsi nella condizione di mezzo, con la presenza cioè di uncontratto formale di lavoro, ma che viene rispettato soltanto in parte. Questo porta a rivederela questione del rapporto tra lavoro formale e informale, che solo raramente si pone in manieracontrapposta, ma in molti casi sovrapposta, spingendoci a parlare piuttosto di diversi gradi di“informalizzazione” che insistono all’interno della dimensione formale.

Detto in altri termini,in molti casi il contratto rappresenta piuttosto uno strumento per il datore di lavoro in caso di41controlli, mentre in molti casi il rapporto di lavoro viene regolato per via informale, più chealtro attraverso accordi imposti unilateralmente come mettono in evidenza i risultatidell’indagine esposti in precedenza. Ciò anche se, anche in questo caso distanziandosidall’immaginario comune sul lavoro turistico come lavoro stagionale, la maggior parte deirispondenti dichiara di operare in maniera continuativa e non stagionale. Questo evidenziaancora una volta il legame tra la crescita del settore e una mancata redistribuzione dei benefici:nonostante in molti casi le attività turistiche (ristoranti, alberghi, BnB) prestino ormai serviziotutto l’anno, questo non corrisponde necessariamente a maggiori tutele per i lavoratori delsettore.Appare invece drammatico il quadro delle condizioni di lavoro. La maggior parte deilavoratori dichiara di percepire uno stipendio di gran lunga inferiore a quanto attualmenteprevisto a livello contrattuale e normativa, con l’84% dei ripondenti che dichiara di ricevereuna paga inferiore ai 6 euro l’ora e ben il 31% che non raggiunge neanche i 3 euro l’ora. Forse ancora più allarmente è poi la tendenza a vedere diminuito il compenso orario all’aumentaredelle ore di lavoro. A differenza di quanto previsto dai vincoli normativi, chi più lavora, menoguadagna, fino al punto di giungere a orari di lavoro massacranti, la norma è infatti quella dilavorare più di 8 ore al giorno fino a casi che superano addirittura le 13 ore giornaliere, e astipendi poverissimi.Comprendere perchè ciò accade non è poi così difficile: considerando che il settoreturistico rappresenta uno dei casi più tipici di settori labour intensive - cioè a scarso apportotecnologico e ad alta insentità lavorativa - l’unico modo per poter aumentare i profitti è appuntoquello di allungare il più possibile i turni di lavoro. Se prendiamo ad esempio il caso dellaristorazione, ci sono solo due modi per aumentare il numero dei coperti. Il primo, èallargandosi, come è accaduto infatti con i dehor, in molti casi concessi in via straordinariadurante la pandemia e poi in molti casi divenuti la norma. Il secondo è, appunto, allungandogli orari di lavoro fino al punto di sfumare i confini del turno del pranzo e quello della cena, afavore di un turno unico sempre più prolungato. Non è diverso il caso dei bar, i quali in molticasi espandono la propria attività offrendo servizi diurni e notturni, con orari di chiusura semprepiù prolungati. Non sorprende poi che la tendenza a guadagnare meno e a lavorare di più colpisca inmodo particolare quei lavoratori che si trovano nella zona grigia o nera di impiego.mesagne_bene_comune_io_non_sfrutto_incontro_1.jpg

Comeconfermano le testimonianze rilasciate dai lavoratori, per molti di loro il compenso vienepattuito “a giornata” lavorativa, anziché a ora come pure prevederebbe la contrattazione. Ilrisultato quindi è che mentre l’orario di lavoro tende a dilatarsi, il compenso “forfettario” si vain realtà riducendo proporzionalmente al numero delle ore lavorate. Una pratica che, in questosenso, mostra una specifica struttura culturale messa in atto degli imprenditori del territorio chefinisce a penalizzare chi lavora di più, invece che premiarlo. Non sorprende quindi l’alto datodi frustrazione registrato dal questionario che, come mostrato in precedenza, mostra lavoratoriche nella stragrande maggioranza dei casi si sentono insoddisfatti dei compensi a fronte delleore di lavoro che effettivamente si trovano a svolgere.Discorso a parte invece merita la questione di genere che, come illustrato in precedenza,impatta in modo significativo anche nell’ambito turistico. Non solo le donne sono menopartecipi degli uomini, soprattutto in quelle classi di età in cui di solito avviene la maternità eche sembrano corrispondere a un’uscita delle donne da questo settore anche a causa degli alti42ritmi di lavoro che vengono imposi, ma su di loro le tendenze sopra illustrate si vannointensificando. Le donne sono infatti la maggioranza tra i lavoratori a nero, così come sono lamaggioranza tra coloro che guadagnano meno di 3 euro l’ora. Solo una parte estremamenteminoritaria, infatti, è in rapporti di lavoro pienamente formalizzati e con salari superiori allasoglia di povertà. Ancora una volta, quindi, le donne appaiono maggiormente svantaggiate deicolleghi uomini e, come riportato nelle loro storie, sono anche le più esposte a fenomeni dimobbing o di molestia sul luogo di lavoro. La condizione di vulnerabilità appare cosìulteriormente amplificata dalle tendenze del lavoro turistico, dimensione che meritasicuramente maggiori approfondimenti per ulteriori studi su questo settore anche al di là delperimetro della città di Mesagne.Frustrati, ma anche molto soli, questo è ciò che emerge invece dalle risposte che ilavoratori hanno fornito rispetto all’azione di sindacati e amministratori. In molti casi questivengono percepiti come dalla parte dei ristoratori, o comunque distanti dal settore e dalleproblematiche che lo caratterizzano. Non è dissimile l’esito per quanto riguarda il ruolo degliispettori: in molti casi i lavoratori denunciano scarsi controlli o comunque insufficienti.

D’altrocanto, come emerge in molti casi dai racconti dei lavoratori, sembrano essere numerosi gliostacoli alla denuncia dei lavoratori. La condizione di informalità, infatti, non solo conduceverso condizioni di lavoro vessatori, ma esclude in molti casi anche dalla possibilità di accederealla protezione sociale nei casi di perdita del posto di lavoro o di infortunio, malattia, maternità,o altre condizioni di interruzione della prestazione lavorativa. In questo, si fa evidente anche ilpeso di un ritardo generale della protezione sociale che ancora appare incardinata attorno aitratti tipici dell’operaio massa di epoca fordista. In questo senso, l’assenza di una tutelauniversale della protezione sociale svolge un ruolo fondamentale nello scoraggiare le denunceda parte dei lavoratori. Se a questo aggiungiamo poi la recente abolizione del reddito dicittadinanza, ci rendiamo quindi conto di come appaia sempre più irrealistico immaginareazioni di denuncia da parte dei lavoratori che, probabilmente, nel migliore dei casi preferiscola pratica delle dimissioni.Un altro aspetto che ci preme sottolineare in sede di conclusione è come lo scarso rispettodei vincoli normativi e contrattuali costituisca anche un impedimento nei confronti di forme diimpresa turistica più avanzate. Il muoversi continuamente sui confini della legalità finisce perprodurre una competizione al ribasso che in molti casi impedisce a coloro che intendono fareimpresa rispettando la normativa di farlo. Le pratiche di informalizzazione del lavoro - ossia diun rispetto soltanto parziale dei vincoli cointrattuali e normativa - rappresentano quindi un datostrutturale che difficilmente riesce ad essere superato senza che vi sia alcun intervento pubblicoin grado di stimolare e agevolare modalità alternative di operare nel settore.Una possibile strada da perseguire in questo senso è quella già intrapresa da alcune grandicittà che hanno ultimamente sperimentato pratiche volte a scoraggiare comportamenti illeciti ea promuovere, invece, quelli virtuosi.

Ad esempio, è questo il caso di Bologna, dove già dal2018 è stato inserito nel regolamento dei dehors la possibilità di ritirare la concessionecomunale per quelle attività nelle quali vengono accertate irregolarità lavorative. Ciòcostituisce una doppia sanzione: da un lato viene ridotto il numero di coperti che possono esseremessi a disposizione dei clienti, dall’altro, invece, si offre ai consumatori un indicatore “visivo”che offre la possibilità di scegliere con maggiore consapevolezza gli esercizi nei qualiconsumare. Una strada simile è inoltre stata perseguita dal comune di Napoli, con un accordo tra il comune e l’ispettorato del lavoro che allo stesso modo sottrae la possibilità di accedere alsuolo pubblico per quelle attività nelle quali vengono riscontrate irregolarità. In entrambi i casi,ciò che viene messo in evidenza è come le amministrazioni territoriali, seppur non detengonogli stessi strumenti di regolazione che si trovano in capo alle leve nazionali, dispongonocomunque di leve importanti per poter far accompagnare allo sviluppo economico, anche lacrescita del benessere dei lavoratori del settore. Sono infatti queste a concedere l’occupazionedel suolo pubblico, a determinare gli orari di apertura, o, in una logica rovesciata, a poterconcedere delle premialità e delle concessioni agevolate per quelle attività che mostranomaggiore attenzione nei confronti del rispetto delle normative lavoristiche. Forse non sonostrumenti in grado di risolvere problematiche che abbiamo visto essere ampie e articolate, masi tratta indubbiamente di un punto di partenza ormai consolidato dal quale poter invertire moltedelle tendenze individuate nel corso di questo lavoro di inchiesta.

Sicuramente, però, c’è da moltiplicare gli sforzi di inchiesta se si vuole conoscere unsettore come il turismo che se da un lato sta diventando un asse sempre più centrale del nostromodello di sviluppo - in particolare per quanto riguarda il Sud - dall’altro appare ancora oscuronelle sue logiche di funzionamento così come nei suoi impatti per i contesti in cui operano. Inquesto senso, il tema del lavoro turistico sembra subire una sorta di doppia discriminazione. Inprimo luogo, viene spesso sottovalutato da un dibattito acritico che vede la crescita degliindicatori economici come equivalenti al benessere del territorio, equivalenza che nel corso diquesto rapporto di ricerca abbiamo più volte smentito. In secondo luogo, appare trascuratoanche da quelle analisi critiche legate alla tradizione del movimento operaio che l’hanno spessovisto come lavoro di natura “servile” o comunque interstiziale. La crescita dei flussi turistici,così come dei volumi di mercato, impone di superare questa diffidenza per osservare invececome le molteplici trasformazioni del nostro tempo - legata alla finanziarizzazione o alladigitalizzazione del settore turistico, soltanto per citarne alcune - ne fanno un ambito non solosempre più significativo, ma anche sempre più carico di contraddizioni e tensioni sociali.L’inchiesta fin qui esposta rappresenta soltanto un primo e piccolo passo, ma nella direzionegiusta: quella di uno sviluppo turistico che sia a vantaggio dei molti che ormai operano inquesto ambito, e non soltanto dei pochi che oggi sembrano trarne vantaggio.

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Brindisi si prepara a vivere un momento di profonda riflessione e festa con “Il miracolo di Natale”, la rappresentazione della Natività in programma oggi, domenica 17 dicembre dalle ore 17 alle 20, in zona Patri, nei pressi del sottopasso che collega via Tor Pisana con via prov.le per Lecce. L’apertura di oggi si arricchisce di nuove scene e di figuranti e animali, promettendo un’esperienza immersiva e coinvolgente per tutti i visitatori. Il Presepe tornerà domenica 24 dicembre e sabato 6 gennaio.

Organizzato dalle associazioni Periferia e VentiEventi e inserito nella rassegna “Brindisi a Natale 2023” del Comune di Brindisi, “Il miracolo di Natale” non è solo una rappresentazione ma un vero viaggio nel tempo. I visitatori avranno l'opportunità di passeggiare in un piccolo villaggio ricreato con cura, nel quale scene di vita quotidiana ai tempi di Gesù si mescoleranno alla sacralità della Natività, offrendo uno scenario esclusivo e originale. I costumi tipici dell'epoca, fedelmente riprodotti, e l’attenzione ai dettagli scenografici trasporteranno i partecipanti indietro di duemila anni, in un’atmosfera di spiritualità e tradizione. L’iniziativa ha anche l’obiettivo di valorizzare la cultura e le tradizioni del territorio, sottolineando l’importanza di queste rappresentazioni non solo come momento di festa, ma anche come strumento di conoscenza e di riflessione sulla storia e sulle radici della nostra società. Un’occasione per riscoprire il vero significato del Natale, lontano dalla frenesia commerciale, e per immergersi in un’atmosfera di familiarità e di condivisione.

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Con quasi 900mila pugliesi a rischio di povertà relativa che per Natale potrebbero essere costretti a chiedere aiuto per mangiare, facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari, in occasione della 73ª Messa regionale del Ringraziamento che in Puglia è stata officiata a Bitonto, l’offertorio della solidarietà dei doni della terra è stato interamente devoluto alla Caritas. A darne notizia è la Coldiretti Puglia che nella Concattedrale di Maria Assunta a Bitonto, ha raccolto gli agricoltori pugliesi per la Giornata del Ringraziamento, la tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene festeggiata dalla Coldiretti in tutta Italia con una manifestazione promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori.

Con il presidente ed il direttore di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo e Pietro Piccioni, insieme ai quadri dirigenti della Federazione regionale e agli agricoltori della Puglia, hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine alla celebrazione eucaristica officiata da S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Don Nicola Macculi, Consigliere Ecclesiastico Nazionale di Coldiretti.

Con il 21% delle famiglie che hanno bisogno di aiuto per mangiare, sulla base dei dati ISTAT, Coldiretti ha reso strutturali le iniziative di solidarietà, un segno tangibile della filiera agroalimentare verso le fasce deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche. In tutti i mercati contadini è attiva la ‘spesa sospesa’, dove i consumatori hanno la possibilità di fare una donazione libera grazie alla quale acquistare prodotti a favore dei più bisognosi, sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso si tratta di frutta, verdura, formaggi, salumi e ogni tipo di genere alimentare Made in Italy, di qualità e a km zero tra quelli proposti dagli agricoltori di Campagna Amica, con la spesa raccolta che viene poi consegnata agli enti caritativi e ai servizi sociali dei Comuni.

La povertà alimentare tra i minori – sottolinea la Coldiretti regionale – è cresciuta prima per effetto della pandemia e poi della guerra con l’aumento dell’inflazione che ha colpito duramente la spesa e messo in difficoltà un numero crescente di famiglie con un balzo del 12% degli under 15 anni costretti a ricorrere agli aiuti per mangiare, ma a rischio alimentare ci sono anche gli anziani e i migranti stranieri.

Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie, persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.

La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari – insiste Coldiretti – che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.

In questo caso i cittadini che acquistano nei mercati e nelle fattorie di Campagna Amica possono decidere di donare prodotti alimentari alle famiglie più bisognose che potranno portare in tavola generi alimentare Made in Italy, di qualità e a km zero che verranno consegnate ai bisognosi in accordo con i Comuni. Ma in molti mercati contadini si lasciano anche i prodotti freschi invenduti a organizzazioni caritatevoli che passano a prenderli per utilizzarli nelle mense.

Il titolo della 73^ giornata è “Lo stile cooperativo per lo sviluppo dell’agricoltore”, con la commissione dei vescovi che invita a riflettere sul grande ruolo dell'agricoltura familiare che ha conosciuto il suo grande splendore in modo particolare del dopoguerra grazie anche alla riforma agraria che ha sperimentato un benessere materiale e sociale, riscattando una marginalità evidente.

Il messaggio invita alla cooperazione quella “buona” che genera le condizioni perché possa produrre meglio il prodotto salvaguardando l’ambiente che lo circonda, coinvolgendo anche i consumatori, ma tutta la società civile secondo i valori dell’etica e della solidarietà.

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MENS SANA MESAGNE – SANTA RITA TARANTO = 88-91

Mens Sana Mesagne: Potì 16, Delle Grottaglie, Ciccarese 12, Rollo 16, Piliego 3, Campana, De Vincentis 6, Malvindi 12, Panico 4, Rizzo 2, Colucci 17. Allenatore: Angelo Capodieci.

Santa Rita Taranto: Casalino, Petraroli, Valentini, Zicari 14, Sperti 11, Quintana 20, Fanizzi 9, Conforti 12, Porcelluzzi, Gaeta 11, Cianci 14, Cobianchi. Allenatore: N. Leale.

Parziali: 21-25 17-24 19-24 31-18.

Arbitri: Serse e Siragusa.

Si ferma dopo due partite positive, la rincorsa della Mens Sana Mesagne verso che sul legno amico cede due punti alla Santa Rita Taranto, nell’ultima giornata del girone di andata. Settimana complicata quella trascorsa per coach Capodieci che ha dovuto limitare gli allenamenti per i ranghi ridotti da infortuni e influenze. Per il Mesagne vanno in campo Potì, Ciccarese, Rollo, Malvindi e Colucci, mentre coach Leale schiera Quintana, Fanizzi, Conforti, Gaeta e Cianci. Ed è proprio Cianci a confezionare un 0-5 che porta subito gli ospiti in vantaggio, poi Ciccarese e Conforti fanno il 2-7, ma subito il Taranto appare più pronto ad affrontare la gara. La Mens Sana arranca in difesa dove gli jonici colpiscono ripetutamente con altissime percentuali di realizzazione. La seconda tripla di Cianci porta il vantaggio dei tarantini in doppia cifra (10-20), prima di un parziale biancoverde di 10-0 (20-20)  con Malvindi, Rollo, Ciccarese e Colucci. Ancora un altro mini parziale per il Taranto firmato da Quintana che chiude il primo quarto con gli ospiti in vantaggio 21-25. Il secondo periodo vede sempre Cianci e compagni a condurre la gara, mentre i mensanini accusano ancora gravi deficienze nella fase difensiva, soffrendo in particolare la velocità e la fisicità nella zona pitturata della squadra ospite. La Santa Rita rimette il vantaggio in doppia cifra e va al riposo lungo sul 38-49. Al rientro in campo si attende una reazione dei padroni di casa, invece è ancora il Taranto ad allungare con Quintana e Conforti (38-43). La tripla di Potì prova a scuotere i compagni, ma i mensanini sprofondano a -18, massimo vantaggio per gli ospiti, (52-70) con due minuti ancora da giocare nel parziale. La tripla di Piliego e il canestro di Panico limitano i danni e il terzo periodo si chiude sul 57-73. Nell’ultimo periodo finalmente si rivede la Mens Sana dei tempi migliori. Spinta da Rollo e dagli  under riapre una partita già segnata. La tripla di Malvindi e ancora Rollo riavvicinano le contendenti a -3 (70-73) con cinque minuti da giocare. Nel momento più complicato della gara il Taranto si riorganizza e le mani di Fanizzi riportano gli jonici nella zona sicura. Alla tripla di Colucci risponde subito Cianci, poi ancora Potì firma ancora il -3, ma la rincorsa dei mensanini si ferma sul più bello perché ormai il tempo è scaduto e il Taranto porta a casa una vittoria tutto sommato meritata. Occasione persa per la Mens Sana Mesagne che non aggancia il Taranto in classifica e resta relegata al penultimo posto. Adesso la pausa natalizia arriva provvidenziale per recuperare gli infortunati e prepararsi per il girone di ritorno dove ogni partita sarà una finale per i mesagnesi. Sabato 6 gennaio, presso la palestra del Liceo, la Men Sana Mesagne ospiterà la Newgenn Martina Franca per la prima giornata di ritorno.

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Sono cinque gli aerogeneratori che saranno installati in territorio di Mesagne nei siti denominati “Castel Favorito”, di 9 Megawatt, e “Masseria La Cattiva”, di 10,35 Megawatt. Il primo sito è in contrada Santoria Nuova mentre il secondo è nell’omonima contrada. Opere che si rendono necessarie per l’attuazione del Piano energetico nazionale che prevede strumenti, procedure e interventi per incentivare lo sviluppo e l’utilizzazione delle fonti rinnovabili di energia, annoverando fra di esse le fonti eoliche. Pertanto, questi impianti per la generazione di energia elettrica sono considerati di pubblico interesse e di pubblica utilità. Tuttavia, il comune di Mesagne riceverà per l’installazione degli aerogeneratori sul proprio territorio un ristoro economico che per legge dovrà essere massimo il 3% degli utili e investito in progetti a favore dell’ecosistema idrico e del paesaggio, con programmi di tutela di biotipi e di specie animali, miglioramento di sentieri e aree ricreative pubbliche, a quelle per il miglioramento della sostenibilità ambientale e sociale della fornitura di energia, come ad esempio ampliamento della dotazione di impianti fotovoltaici su edifici pubblici, energia a prezzo ridotto per gli utenti allacciati alla rete del Comune, fino alla prevenzione delle calamità naturali con elaborazione e attuazione dei piani delle zone di pericolo, risanamenti di zone alluvionali. Infine, possono essere investiti in progetti di rimboschimento, o per la realizzazione di strutture centrali per la telecomunicazione. Il comune di Mesagne da parte sua ha le idee ben chiare dove investirli. Tre le direttive su cui si muoverà l’Amministrazione Matarrelli appena riceverà il “bonus” riveniente dall’energia di Eolo. Si tratta della zona conosciuta come ex palazzine dello Iacp in largo Sant’Antonio, in cui sarà rigenerata l’intera area. Il secondo intervento riguarderà la costruzione di una strada che metterà in comunicazione via Torre Santa Susanna con via Monte Bianco. Infine, il terzo intervento riguarderà piazza San Michele Arcangelo. Anche qui ci sarà la rigenerazione dell’intera zona. In ogni modo, nel piano dei ristori c’è anche un altro ambizioso progetto: quello dell’acquisizione e successivo scavo e messa in sicurezza per la fruibilità dell’impianto termale di epoca romana che giace in contrada Malvindi su un terreno privato. Da anni i cultori di storia locale, appassionati, camminatori, cicloamatori ne chiedono il restauro e la consegna alle future generazioni. Finora, nonostante le numerose promesse ricevute nei lustri passati dai vari amministratori che si sono succeduti a Palazzo dei Celestini di acquisire quell’area, non è stato possibile realizzare nulla e l’impianto è rimasto lì miracolosamente ancora in piedi. Ma questa è un’altra storia.

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