Redazione

Emergenza epidemiologica, gli aggiornamenti: tra ieri e oggi a Mesagne si contano 6 nuovi casi 11 guariti.

 
Sono 67 le persone attualmente positive, di cui 4 in ospedale.

 Positivi e tamponi nella provincia di Brindisi, il report aggiornato al 7 marzo. 

Aggiornamento settimanale dei dati sull’emergenza Covid-19 nell’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl. Alla data del 7 marzo 2021 in provincia di Brindisi risultano positivi 1.072 soggetti, di cui 544 donne (50,8%), e 528 uomini (49,2%), con età mediana di 47 anni. 
I fattori di rischio per cui è stato predisposto il tampone sono: “contatto con caso accertato” 473 (44,1%), “sospetto di caso” 314 (29,3%), “screening” 37 (3,5%), “rientro da area a rischio” 6 (0,6%) e soggetto in Rssa 22 (2,1%); in 220 casi (20,4%) il fattore di rischio non è definito. L’ultimo aggiornamento sullo stato di salute degli attualmente positivi descrive 519 (48,4%) soggetti asintomatici, 413 (38,5%) paucisintomatici, 93 (8,7%) con sintomatologia lieve, 15 (1,4%) con quadro severo, 7 (0,7%) critici e 5 (0,5%) in fase di guarigione; per 20 soggetti (1,8%) il dato non è noto. 
Per quanto riguarda la distribuzione per Comune i positivi sono 282 a Fasano, 234 a Brindisi, 77 a Francavilla Fontana, 63 a Mesagne, 57 a Cisternino, 49 a Ceglie Messapica, 36 a Torre Santa Susanna, 35 a San Donaci, 32 a San Vito dei Normanni, 29 a Ostuni, 27 a Villa Castelli, 26 a Oria, 25 a San Pancrazio Salentino, 21 a Carovigno, 17 a Latiano, 15 a Erchie, 15 a San Michele Salentino, 14 a San Pietro Vernotico, 11 a Cellino San Marco, 7 a Torchiarolo. I Comuni della provincia di Brindisi con i maggiori valori di incidenza cumulativa sono, nell’ordine, Torre Santa Susanna, Brindisi, Villa Castelli, Ceglie Messapica, Oria, Francavilla Fontana. 
Nell’ultimo report viene riportata la tabella con la distribuzione dei positivi per comune di domicilio e fasce di età. Complessivamente nella provincia sono 140 i positivi nella fascia 0-18 anni, 707 tra 19-64 anni, 160 tra 65-79 anni, 65 negli 80 e oltre. Si evidenzia, come nel resto della Puglia, la tendenza ad un nuovo rialzo dei casi. 
Nel periodo compreso tra il 24 febbraio 2020 e il 7 marzo 2021 sono stati sottoposti a tampone molecolare 84.892 residenti nella provincia di Brindisi, 217,5 soggetti ogni 1.000 residenti. Per 72.259 (85,2%) soggetti sottoposti a test è definito il fattore di rischio per cui è stato predisposto il tampone; si osserva come il test effettuato per “caso sospetto” rappresenti la motivazione di esecuzione del tampone in circa il 45% dei casi. 
Degli 84.892 soggetti sottoposti a tampone molecolare, 11.335 (13,4%) sono risultati positivi al test, con una incidenza cumulativa stimata pari a 290,3 casi x 10.000 residenti. I positivi comprendono 5.810 donne (51,3%) e 5.525 uomini (48,7%) con età mediana pari a 45 anni. 
Il tasso di letalità è pari a 1,9%, inferiore al corrispettivo tasso pugliese del 2,6%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale tasso, mentre nella fascia 0-29 anni non si registrano decessi. Sono 214 i decessi totali: 169 casi tra persone che hanno tra 70 e 90 anni e più; 27 tra i 60 e 69 anni, 14 casi tra i 50 e i 59, 2 casi tra i 40 e i 49, e 2 nella fascia 30-39.
Campagna vaccinale al 7 marzo: sono 30.309 le dosi di vaccino anti Covid somministrate alla popolazione target, 22.898 prime dosi e 7.411 seconde dosi. Il dato delle prime dosi risulta così distribuito: il 46% al personale sanitario, il 26% al personale scolastico, il 20% agli anziani e l’8% alle Forze dell’ordine. 

E’ importante lo stop alle aste capestro al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione e alimentano nelle campagne la dolorosa piaga del caporalato. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, nel commentare positivamente l’approvazione alla Commissione agricoltura del Senato della legge sulle aste a doppio ribasso.

Le aste al doppio ribasso – sottolinea Coldiretti Puglia – provocano forti distorsioni e speculazioni aggravando così i pesanti squilibri di filiera della distribuzione del valore visto che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo.

“Con le pratiche sleali si aggravano le distorsioni dal campo alla tavola, visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi. La crisi causata dal Covid rischia di peggiorare la situazione, con ripercussioni sugli anelli più deboli della catena alimentare, gli agricoltori e i consumatori”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La norma approvata è un importante passo in avanti che – dice Coldiretti Puglia – va completato con il recepimento a livello nazionale della direttiva comunitaria sulle pratiche sleali nel settore alimentare con norme sul sottocosto, sul prezzo minimo garantito ed una equa distribuzione di valore grazie agli accordi di filiera.

Pagamenti in ritardo (oltre 30 giorni dal termine stabilito di consegna per i prodotti agroalimentari deperibili e superiore ai 60 giorni nel caso di non deperibilità), annullamento dell’ordine da parte dell’acquirente con preavviso breve (inferiore a 30 giorni) e che non consente al fornitore di trovare acquirenti alternativi ai suoi prodotti, modifica unilaterale delle condizioni di un accordo di fornitura – aggiunge Coldiretti Puglia - richiesta al fornitore di pagamenti che non sono connessi alla vendita e di indennizzi per deterioramento o perdita di prodotti agricoli e alimentari che si verificano quando sono già di proprietà dell’acquirente o comunque già nei suoi locali, rifiuto di confermate in un contratto scritto le condizioni di vendita, divulgazione illecita da parte dell’acquirente di segreti commerciali, minaccia al fornitore di ritorsioni commerciali quando il fornitore rivendica i suoi diritti contrattuali, addebito al fornitore del costo sostenuto per i reclami dei clienti anche se questi non ha alcuna responsabilità.

E ancora – insiste Coldiretti Puglia - la restituzione dei prodotti senza alcun pagamento, la richiesta di un pagamento per la messa a disposizione del mercato e di un contributo del costo degli sconti per la promozione e per la pubblicità, il marketing o per il personale impegnato ad organizzare gli spazi dove avviene la vendita dei prodotti.

“Occorre affiancare le norme sulla legalità e sui corretti rapporti di lavoro all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti. Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali – insiste Muraglia - nonostante il codice etico firmato dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle principali catene della grande distribuzione, che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione che non coprono neanche i costi di produzione”.

E’ necessario sanare una ingiustizia profonda – conclude Coldiretti Puglia – rendendo più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori.

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Fino al 31 marzo chi dona il sangue per la prima volta sarà sottoposto a test sierologico per verificare la presenza di anticorpi anti-Sars-CoV2. È l’iniziativa del Centro Trasfusionale del Perrino di Brindisi in accordo con la direzione sanitaria dell’ospedale. In caso di positività agli anticorpi verrà eseguito il tampone.

“Vogliamo sensibilizzare i più giovani alla cultura della donazione – dice la responsabile del Trasfusionale Antonella Miccoli – che è un atto di generosità, ma anche l’occasione per un controllo: il test sierologico si aggiunge all’esame emocromocitometrico e a tutti gli altri test utili per la validazione delle sacche. Si può donare dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12. In più domenica 28 marzo è in programma una giornata di apertura straordinaria del Centro e accoglierò personalmente i donatori che si presenteranno in ospedale, previa prenotazione”.

Prima di accedere al Trasfusionale, attraverso un percorso protetto con il rispetto di tutte le misure a tutela di operatori e utenti, deve essere effettuato un pre triage telefonico al numero 0831 537274.

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 Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi martedì 9 marzo 2021 in Puglia, sono stati registrati  10732 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 1.286 casi positivi: 524 in provincia di Bari, 109 in provincia di Brindisi, 67 nella provincia BAT, 171 in provincia di Foggia, 147 in provincia di Lecce, 256 in provincia di Taranto, 3 casi di residenti fuori regione, 9 casi di provincia di residenza non nota.

Sono stati registrati 39 decessi: 13 in provincia di Bari, 3 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 14 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Taranto.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.637.604 test.

117.371 sono i pazienti guariti.

35.805 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 157.337  così suddivisi:

60.894 nella Provincia di Bari;

16.314 nella Provincia di Bat;

11.544 nella Provincia di Brindisi;

30.873 nella Provincia di Foggia;

13.557 nella Provincia di Lecce;

23.333 nella Provincia di Taranto;

614 attribuiti a residenti fuori regione;

208 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

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Gli over 80 di Mesagne sono ancora in attesa che l’Asl di Brindisi possa aprire anche in città un hub vaccinale evitando, in questo modo, che gente anziana e con gravosi problemi di salute possa spostarsi altrove per potersi sottoporre a vaccinazione anti Covid. L’Amministrazione comunale di Mesagne, da parte sua, ha offerto all’Asl la disponibilità gratuita della palestra della scuola di primo grado “Giovanni Falcone” per insediare le quattro postazioni previste. Dunque, mugugnano gli anziani mesagnesi, e non solo poiché presso l’hub si potrebbero vaccinare anche le altre categorie autorizzate, per non avere la possibilità di potersi vaccinare in città. Molti di loro, infatti, hanno problemi di salute per recarsi fuori sede, oppure non hanno chi li possa accompagnare. D’altronde sono problemi comprensibili poiché stiamo parlando di una fascia di popolazione over 80 che gradirebbero un percorso facilitato proprio per il loro “status”. “Ricordo che quando nel 1973 ci fu l’epidemia da colera – ci confida una nonnina 90enne – fummo chiamati a vaccinarci presso l’allora ufficio Sanitario di Mesagne. Eppure stiamo parlando di 48 anni fa, cioè mezzo secolo. Possibile che in tanti anni siamo regrediti sotto l’aspetto dell’organizzazione, della funzionalità e dell’efficienza?”. A seguire le fasi di insediamento dell’hub in città c’è il sindaco Toni Matarrelli. “Posso assicurare che noi non siamo rimasti a guardare”, ci ha spiegato il primo cittadino -. Abbiamo predisposto una struttura, peraltro già ponta da diversi giorni, che è in grado di effettuare 700 vaccinazioni al giorno con un’organizzazione complessa, ma efficiente. La palestra della scuola “Falcone” è idonea ad accogliere l’hub avendo sale d’attesa, toilette, zone idonee in cui far sostare la gente per la fase di osservazione dopo la somministrazione del vaccino”. Il sindaco Matarrelli ha, quindi, concluso: “L’Asl, da parte sua, ha le attrezzature necessarie. Manca solo l’accreditamento del centro. Si tratta di giorni. Tuttavia, il funzionamento dell’hub dipende, soprattutto, dall’approvvigionamento dei vaccini da parte dell’azienda sanitaria. Così, se entro giugno arriveranno in Italia 60 milioni di vaccini noi siamo pronti a vaccinare l’intera popolazione in maniera rapida e in totale sicurezza”.

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Operazione “OTTOBRE ROSSO”. SGOMINATA DAI CARABINIERI BANDA DI NARCOTRAFFICANTI INTERNAZIONALI, 19 ORDINANZE IN CARCERE ED 1 MANDATO DI ARRESTO INTERNAZIONALE.

Alle prime luci dell’alba di oggi 9 marzo, i militari della Compagnia di Santa Margherita Ligure - supportati da personale del Nucleo Investigativo di Genova, dai comandi Arma territorialmente competenti, nonché da squadre dei “Cacciatori di Puglia” e da unità cinofile - hanno dato esecuzione a 22 misure cautelari emesse dall’Ufficio GIP del Tribunale di Genova nei confronti di altrettanti soggetti (di cui 15 italiani e 14 di origine albanese) ritenuti a vario titolo, responsabili di “Associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale, detenzione e vendita di stupefacenti”, “Estorsione” e “Detenzione di armi clandestine”.

L’articolata attività investigativa, avviata ad ottobre 2016 con il coordinamento della D.C.S.A., sotto la costante direzione della locale D.D.A.A., a seguito del recupero a Rapallo di 38 kg di marijuana occultati all’interno del bagagliaio di un’autovettura, effettuato nell’ambito di locali servizi di controllo del territorio, ha condotto all’individuazione di un più vasto e articolato traffico di sostanze stupefacenti di portata internazionale.

I successivi sviluppi investigativi, condotti con metodi tradizionali ed attività tecnica, hanno consentito progressivamente di individuare una ramificata organizzazione di origine albanese coinvolta sia nel traffico di “marijuana”, della quale curava direttamente la produzione nei territori di origine, sia nella commercializzazione di “cocaina”, reperita sul mercato romano grazie all’intermediazione di connazionali.

L’organizzazione albanese riusciva ad operare sul territorio nazionale avvalendosi della stretta collaborazione di esponenti della Criminalità Organizzata Pugliese, in accordo con i quali venivano predisposte e organizzate le operazioni di ricezione dei carichi di marijuana, provenienti via mare dall’Albania e successivamente accolti in vari punti (definiti all’occorrenza), dislocati sulle coste Pugliesi e Abruzzesi, tra i comuni di Lesina (FG) e Fossacesia (CH).

Gli esponenti della Sacra Corona Unita, oltre a fornire delle basi logistiche per lo “sbarco” dello stupefacente, ne gestivano in proprio la quota ad essi riservata, quale corrispettivo del supporto fornito agli operatori “albanesi”. Tale quantitativo di stupefacente veniva successivamente inserito dall’organizzazione italiana nel proprio circuito di traffico e spaccio al dettaglio, arrivando a raggiungere anche altri paesi europei, tra i quali la Germania.

La rimanente parte dello stupefacente veniva, invece, presa in carico dagli operatori albanesi e convogliata sulla Capitale, ove l’organizzazione aveva allestito un deposito centrale, ubicato in zona Tiburtina, nel quale confluiva anche la cocaina approvvigionata sul mercato romano e altre tipologie di sostanze oggetto di spaccio. Dal citato “hub di stoccaggio” venivano quindi prelevati dei quantitativi di minore entità, successivamente veicolati in differenti punti della città attraverso l’impiego di autovetture intestate a prestanome, utilizzate come vere e propri “mini depositi itineranti”, con capacità di carico variabili dai 15 ai 40 kg.

Tale meccanismo, oltre a consentire una elevata mobilità del carico, avrebbe dovuto evitare - in caso di sequestro da parte delle FF.OO. - di risalire al deposito centrale, compromettendo in tal modo l’intera partita. E fu proprio in una di tali vetture, come accennato sopra, sequestrata a Rapallo nel 2016, che venne sequestrato il primo importante carico di stupefacente.

Gli esponenti di vertice della citata organizzazione albanese avevano stabilito nella cittadina del Tigullio la propria base operativa, dalla quale gestivano, oltre alla famiglia, l’intero traffico di stupefacenti, in particolar modo di “marijuana”.

Mentre lo stupefacente destinato alla capitale veniva affidato ad una rete di spacciatori locali, gestita da nordafricani (in prevalenza di origine Nigeriana), le connesse attività di vendita e distribuzione al dettaglio nel territorio ligure venivano condotte in parte dagli stessi esponenti albanesi e in parte da criminalità locale all’uopo assoldata.

Oltre alla riviera ligure, le attività di traffico del gruppo albanese - condotte con il medesimo e collaudato modus operandi dei “mini” depositi mobili - si estendevano in altre città italiane, da Bologna a Firenze, fino a coinvolgere anche cittadine oltre confine, in Francia e in Germania.

Nel corso delle attività sono state effettuati ingenti sequestri di sostanze stupefacenti avvenuti soprattutto sulle coste Pugliesi, e in molti casi alcuni carichi, provenienti dall’Albania, sono stati intercettati al momento dello sbarco, operando in sinergia con le unità Aero-navali della G.d.F., attivate dal Comando Provinciale CC di Genova nell’ambito di un Protocollo di Intesa stipulato tra le due Forze di Polizia e volto a favorire la razionalizzazione dell’impiego dei servizi navali.

L’operazione, giunta al culmine con l’esecuzione di 29 Ordinanze di Custodia Cautelare, di cui

-     20 ordinanze in carcere, di cui 1 Mandato di Arresto Internazionale, nei confronti di un soggetto dimorante in Albania; tra i destinatari, 1 soggetto è già detenuto in carcere, a Brindisi, per altra causa, mentre 1 soggetto è a Sulmona, già in regime di arresti domiciliari;

-     9 obblighi di dimora, di cui uno a carico di 1 soggetto già agli arresti domiciliari, a Bari.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro (per un valore complessivo di circa 50 Milioni €):

-     oltre 7 tonnellate di stupefacente (“marijuana”, “hashish” e cocaina);

-     3 litri di droga sintetica liquida del tipo “ayahuasca”, detta anche “droga dello sciamano”;

-     3 gommoni oceanici con motori da 500 cv, del valore complessivo di 200.000€;

-     1 pistola semiautomatica “imi jericho” cal. 9x19, completa di caricatore e 15 cartucce stesso calibro;

-     8.850 €, ritenuti provento di attività illecita;

-     9 veicoli fittiziamente intestati a prestanome.

L’operazione “Ottobre Rosso”, in sintesi, oltre ad infliggere un duro colpo all’intera organizzazione albanese, con lo smantellamento dell’intero vertice, ha messo in evidenza l’esistenza di consolidati ed efficienti rapporti di cooperazione tra sodalizi nazionali e stranieri coinvolti, a vario titolo, nel traffico internazionale di grosse partite di stupefacenti.

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Il 2020, con il lockdown prima e le successive restrizioni poi, è stato contrassegnato da un notevole incremento rispetto alle due annualità precedenti, negli accessi ai Cav, + 14% e + 34%,  e del 61% nella messa in protezione in casa rifugio.  

I 27 Centri e i loro sportelli sul territorio hanno accolto 2.349 nuove donne nel  2020, con un aumento di 290 rispetto all’anno 2019 e di 599 rispetto all’anno 2018. Le donne allontanate per motivi di sicurezza e messe in protezione presso le case rifugio di primo livello sono state 113 (nel 2019 erano state 70).

La violenza è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa, anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%). Solo il 27,6% delle donne  ha un’occupazione stabile (- 6% rispetto al 2019) a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. La maggior parte delle donne (70%) si è rivolta al cav in maniera spontanea, a dimostrazione della fiducia creata sui territori di riferimento. 

Nel 2020 la tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (44,9%), seguita da quella fisica (40,7%) e dallo stalking (6,4%). Rispetto a tutte le annualità precedenti emerge come prima tipologia di violenza subita quella psicologica (era sempre stata quella fisica la forma prevalente), con un aumento del 6,6% rispetto al 2019. Questo dato, con molta probabilità, potrebbe avere una stretta correlazione con le condizioni di costrizione che le donne hanno vissuto a causa dell’emergenza pandemica, soprattutto nella fase del lockdown. Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza spesso riferiscono di aver subito violenze multiple, infatti accompagnano le violenze fisiche o sessuali a quella psicologica e/o di carattere economico.

La violenza si consuma prevalentemente fra le mura di casa: le donne più “esposte” sono le coniugate e le conviventi (52%), a cui seguono le donne nubili (26%) e le donne separate/divorziate (21%). Fra gli autori delle violenze figurano infatti il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’81%; se aggiungiamo la percentuale cha fa riferimento all’area dei “parenti” (12%), abbiamo una percentuale complessiva del 93%. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,3% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 27,5 % dei casi.

Si riduce sensibilmente il numero delle donne che sporge denuncia: nel 2020 la percentuale è del 39,3% rispetto al 52,3 % del 2019. Questo preoccupante dato,  di forte contrazione rispetto alle ultime due annualità, potrebbe avere correlazione con le difficoltà connesse all’emergenza pandemica e a tutte le relative restrizioni, ma potrebbe essere anche la spia di una crescente sfiducia delle donne nel sistema giustizia, per le tante difficoltà che si trovano ad affrontare nella fase del post denuncia: tempi lunghi dei procedimenti, situazioni di  vittimizzazione secondaria, spesso legate ai percorsi giudiziari per l’affidamento dei figli nella fase di separazione, percezione di scarsa protezione anche a seguito di reiterate segnalazioni e/o denunce, sensazione di essere poco credute oltre che poco protette rispetto ai loro aguzzini. La sfiducia nel sistema di protezione e la mancanza di autonomia potrebbero aver inciso sulla decisione delle donne di “rinuncia al servizio” (20% nel 2020); in questa percentuale di donne che si sono allontanate dai centri antiviolenza, il 54,7% (187 donne in termini di valore assoluto) ha fatto rientro nel nucleo maltrattante.

L’incremento delle donne messe in protezione presso le case rifugio di primo livello, 113  contro le 70 del 2019, potrebbe sicuramente aver risentito dell’escalation di violenza intra-familiare registrata nel periodo delle limitazioni dovute alla pandemia e alle sue conseguenze, che ha costretto le donne a convivere con i maltrattanti.  Le donne con figli rappresentano il 66% del totale e sono 106 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57). Anche per gli inserimenti in casa rifugio, si registra una “rinuncia al servizio” nel 29 % dei casi, con 21 donne (56,8% di chi ha rinunciato al servizio) che ha fatto rientro nel nucleo maltrattante.

Nel corso del 2020, presso le 7 case operative di seconda accoglienza per i percorsi di semi autonomia, gestite dai centri antiviolenza, sono state accolte 35 donne con 20 figli (nel 2019 le donne erano state 18 con 19 figli).

I centri antiviolenza garantiscono la reperibilità telefonica h 24 attraverso il numero verde nazionale 1522.

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XYLELLA: COLDIRETTI PUGLIA, DISTURBARE IL 'CANTO D'AMORE' PER CONTROLLARE POPOLAZIONE 'SPUTACCHINA' CON CONFUSIONE SESSUALE.

Disturbare il ‘canto d’amore’ delle sputacchine per controllare la popolazione dell’insetto vettore della Xylella fastidiosa in un periodo preciso, ad agosto quanto le femmine iniziano ad emettere richiami per attirare un partner con cui accoppiarsi, adottando anche la lotta biologica della confusione sessuale contro il dilagare della fitopatia che ha colpito il 40% della regione causando oltre 1,6 miliardi di danni al patrimonio olivicolo della Puglia. E’ quanto rende noto Coldiretti Puglia, dando notizia dello studio di Biotremologia per il futuro controllo sostenibile della sputacchina, vettore di Xylella fastidiosa, frutto di una collaborazione sviluppatasi nell’ambito del progetto XF-ACTORS tra Università di Trento, CIHEAM Bari e  Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

Sono state inizialmente investigate le forme di comunicazione tra le sputacchine usando la biotremologia, branca innovativa dell’entomologia che studia i segnali vibrazionali e il loro effetto sul comportamento degli insetti – spiegano i ricercatori su InfoXylella - permettendo di sviluppare strategie agricole eco-compatibili per il controllo di insetti dannosi. Decodificando i segnali si è scoperto che il maschio emette vibrazioni non appena entrato nella fase adulta in primavera, mentre la femmina aspetta la fine dell’estate per “cantare”. Questo “duetto” è essenziale per la riproduzione della specie, perché permette al maschio di localizzare la posizione della compagna. La femmina, d’altra parte, produce uno specifico segnale di rifiuto se un maschio l’approccia in primavera o se tenta di accoppiarsi senza averla appropriatamente corteggiata in estate. Per comprendere la predisposizione al canto e al “duetto”, alcune femmine sono state sottoposte alla registrazione di un corteggiamento o alla presenza fisica di un maschio, quindi è stato osservato lo sviluppo dei loro ovari, previa dissezione microscopica. Si è scoperto che le femmine cominciano a chiamare, rispondere e riprodursi con il maschio solo quando nei loro ovari sono presenti le prima uova, ovvero a partire dal mese di agosto. Con il progredire della stagione – aggiungono su InfoXylella - la maturazione delle uova aumenta ed un numero sempre maggiore di femmine emette vibrazioni e cerca un compagno con il quale accoppiarsi. Conseguentemente, qualsiasi futura tecnica di confusione sessuale vibrazionale indirizzata a interferire con la comunicazione tra maschio e femmina sarebbe efficace solo se applicata dopo agosto, quando le femmine iniziano ad emettere richiami per attirare un partner con cui accoppiarsi.

“Lo studio è ancora in corso e certamente porterà ad evidenze scientifiche essenziali per la lotta all’insetto vettore. E’ evidente da anni l’importanza della ricerca scientifica nella lotta alla Xylella Fastidiosa che va sostenuta dando una stretta al finanziamento per le attività di ricerca dei laboratori, monitoraggio e campionamento grazie ai 10 milioni stanziati dal Piano per la Rigenerazione olivicola”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Solo nell’area infetta risultano contaminati 183mila ettari e 21 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella che è arrivata a Polignano “i fondi UE per monitoraggi e test di campionamento 3 milioni di euro per tutto il territorio italiano e per altri 7 patogeni della stessa categoria, sono solo briciole”, insiste il presidente Muraglia.

Ricerca, monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e tempestive pratiche di prevenzione fitosanitaria sono attività cruciali, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione – aggiunge Coldiretti Puglia – su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.

“Negli anni passati Coldiretti Puglia ha chiamato alle armi anche ANAS, Demanio, Sindaci e Assessori dei Comuni delle aree di contenimento e cuscinetto, perché nelle zone delimitate infetta, cuscinetto e di contenimento sono obbligatorie le pratiche di prevenzione fitosanitaria per la lotta all’insetto vettore, la sputacchina, mentre nella zona indenne sono fortemente raccomandate. La prevenzione non può essere obbligatoria e a carico dei soli agricoltori, rimasti soli dal 2014 a creare un fronte contro l’avanzata della Xylella”, conclude il presidente Muraglia.

Coldiretti Puglia ha scritto nuovamente ai Sindaci dei 258 Comuni pugliesi perché il tempo stringe ed il batterio è trasmesso da insetti (emitteri) che si nutrono succhiando la linfa dei vasi xilematici. In Puglia sono stati accertati 3 insetti vettori Philaenus spumarius, Philaenus italosignus e Neophilaenus campestris. Il più efficace è il Philaenus spumarius (noto come "sputacchina media"). L’insetto si alimenta succhiando la linfa dalla vegetazione tenera della pianta (germogli, polloni), si infetta (acquisisce il batterio) esclusivamente nutrendosi da pianta infetta e trasmette il batterio alle altre piante con le punture di alimentazione (analogamente alle modalità di propagazione della malaria attraverso la zanzara anofele).

La sputacchina nasce sana e si infetta (acquisisce il batterio) esclusivamente nutrendosi da pianta infetta, rimane infetta per tutta la sua vita sino alla morte. La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e l’obbligatorietà che impone la normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena, impongono scelte e provvedimenti oltremodo urgenti, anche in considerazione – conclude Coldiretti Puglia - della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando in provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.

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Fasano – Gli studenti di Fasano incontrano Roberto Vecchioni, seppur solo virtualmente.  È per mercoledì 17 marzo (ore 18.00, pagina Facebook del Comune) l’appuntamento online con il cantautore, docente e artista che presenterà il volume  “Lezioni di volo e di atterraggio” (edizioni Einaudi).  

 
L’incontro è organizzato in collaborazione con i Presidi del Libro di Fasano e coinvolgerà le scuole superiori della città. L’Amministrazione ha acquistato 100 copie del libro che saranno donate agli studenti e da loro lette e analizzate. 
 
Vecchioni sarà intervistato dal prof. Michele Iacovazzi, docente all’I.I.S.S. “Leonardo da Vinci” e dalla prof.ssa Cinzia Cupertino, docente all’I.I.S.S. “Gaetano Salvemini”. 
 
«Avremmo voluto organizzare l’incontro in presenza – spiega l’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione Cinzia Caroli – ma la situazione attuale dei contagi non ce lo consente. L’incontro è stato pensato soprattutto per i nostri studenti e ringrazio i Presidi del Libro e le scuole per la collaborazione». 
 
La scuola di Roberto Vecchioni è un luogo in cui, in realtà, s’insegna senza impartire lezioni: è un viaggio tra i miti classici che già contengono la verità sul mondo, un percorso continuo tra poesia e filosofia. 
«L’intento di questo assessorato è quello di far comprendere, cosi come ci insegna Vecchioni, che la cultura non è “sapere” ma “cercare”, cercare all’infinito – dice l’assessore Caroli – . Per questo auguro ai nostri studenti di volare sempre alto, ma anche di atterrare, cioè di imparare a vivere la parte più umana e più fragile con coraggio e senza paura». 
 
«In un periodo di grande difficoltà per la scuola italiana e per i nostri studenti, in cui la didattica a distanza costringe tutti a sacrifici e sforzi ancora più grandi, le lezioni di Vecchioni contengono insegnamenti che tanti vorrebbero ascoltare tra i banchi – dichiara il sindaco Francesco Zaccaria –. Le parole di un professore illuminato come lui saranno, per i nostri ragazzi, una importante occasione di confronto, seppur a distanza, con un docente che è artista anche nel modo di insegnare e per il quale la scuola diventa, al di là degli schemi dei programmi ministeriali, uno spazio di incontro, di scambio, di accoglienza e quindi di crescita vicendevole fra insegnanti e allievi».