Redazione

Crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano all’8,1% per la frutta fino al 17,8% per le verdure ma nei campi e nelle stalle è crisi profonda con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) che è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Puglia sulla base dei dati Istat a marzo che evidenziano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +5,5% con l’inflazione che sale al +6,7%, che non si registrava da luglio 1991, ma è allarme deflazione nei campi, dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori restano bassi nonostante i forti aumenti dei costi di produzione, con coefficienti di ricarico dal campo alla tavola del 525% per il cavolo cappuccio, del 400% per la verza, del 257% per le rape, del 150% per i broccoli e del 100% per i carciofi.

Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti regionale – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera.

Il caro energia – sottolinea la Coldiretti – investe consumatori e agricoltori che sono colpiti direttamente dall’aumento delle bollette ma anche indirettamente per l’impatto sui costi di produzione.

Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea.

Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette – sottolinea Coldiretti Puglia – sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.

Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro, lavorando da subito – conclude Coldiretti Puglia - per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

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Bene i nuovi bandi del PSR Puglia per sostenere e incentivare l’agricoltura biologica che aprono a melograno, mandorlo e noce. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia che ringrazia l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia per aver accolto le sollecitazioni di Coldiretti Puglia a far rientrare le colture frutticole nei nuovi bandi dello sviluppo rurale.

Gli avvisi pubblici regionali di prossima uscita, con una dotazione di 38 milioni di euro, fanno il paio con la nuova legge nazionale sul bio, che prevede l’introduzione di un marchio per il biologico italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale. Il provvedimento sostiene – spiega Coldiretti Puglia – poi l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione, oltre alla definizione dei biodistretti.

Un provvedimento fortemente sostenuto alla Coldiretti – sottolinea Coldiretti regionale – per rispondere alle attese di produttori e consumatori che in misura crescente si avvicinano al biologico, il quale finisce oggi nel carrello della spesa di quasi due italiani su tre (64%).

Con gli acquisiti di prodotti bio Made in Italy che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export, è importante l’approvazione definitiva della legge sul biologico. E’ quanto afferma la Coldiretti regionale, con la Puglia che è la seconda regione più bio d’Italia, con 270mila ettari coltivati e 9267 operatori, una incidenza del 21% delle superficie biologiche sul totale, dove – aggiunge Coldiretti Puglia - sono aumentati i consumi familiari di alimenti biologici proprio sotto la spinta salutista innescata dall’emergenza Covid. Le pratiche bio interessano tutti i comparti agricoli olivo (29%), cereali (23%), vite (6%), ortaggi (6%), dove anche rispetto al segmento dell’acquacoltura biologica 3 impianti sono pugliesi, aggiunge Coldiretti Puglia.

Grazie alla ricerca il settore biologico può diventare un formidabile strumento di valorizzazione e un bacino di approvvigionamento – afferma Coldiretti Puglia - di prodotti di alta qualità e un valore aggiunto per gli enti pubblici sensibili alla corretta alimentazione di adulti e bambini. E’ necessario al contempo che tutti i prodotti che entrano nei confini regionali, nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della sicurezza dei consumatori, perché dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore.

In Puglia è cresciuta di un ulteriore 1% la superficie biologica e dell’1,1 di produttori e preparatori, dopo un processo di stabilizzazione e normalizzazione rispetto alla diffusione del metodo biologico registrato negli ultimi anni, mentre continua l’aumento tendenziale dei consumi, delle ditte di trasformazione e dei servizi connessi alla filiera dell’agricoltura biologica come agriturismi, mense bio, ristoranti e operatori certificati.

La grande richiesta dei consumatori di cibo biologico ha portato alla realizzazione nei Mercati di Campagna Amica di spazi destinati alle produzioni agroalimentari biologiche, oltre alle Botteghe Italiane completamente bio e numerosi agriturismo di Campagna Amica che hanno impostato la ristorazione proprio sulle produzioni aziendali bio.

La continua richiesta di prodotti freschi e di stagione stimola l’imprenditore biologico a ricercare ulteriori forme di contatto commerciale con il consumatore. I timori dei consumatori, innescati dal Covid e soprattutto dagli scandali alimentari, si sono tradotti – aggiunge Coldiretti Puglia - in una seria preoccupazione per la sicurezza alimentare e in una domanda crescente di garanzie di qualità e maggiori informazioni sui metodi di produzione.

E’ necessario intensificare le attività di controllo e certificazione del prodotto biologico in entrata da paesi extracomunitari – conclude Coldiretti Puglia - anche con un maggiore coinvolgimento delle autorità doganali, al fine di garantire sia i consumatori finali rispetto alla qualità delle produzioni, sia una corretta concorrenza tra produttori intra ed extra Ue perché l’immissione di prodotti biologici sia subordinata non solo a verifiche documentali, ma anche a ispezioni fisiche e controlli analitici.

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La Regione Puglia va nella direzione di un aiuto concreto al sistema delle imprese affinché possa  - grazie ad un articolato pacchetto di interventi di sostegno – giungere ad una autonomia energetica attraverso la realizzazione di impianti di energia rinnovabile. 

Una svolta “green” che pone proprio la Puglia tra le regioni più avanzate e al passo con le mutate esigenze delle nostre aziende. Il nostro impegno in Consiglio regionale, quindi, sta producendo effetti concreti ed immediati. 
Avanti così!

Servizio di Emergenza-urgenza 118: il bilancio del 2021. Su 41.676 persone il 41% trattato a domicilio.

Da gennaio a dicembre del 2021 la Centrale operativa del 118 di Brindisi ha gestito 55.646 richieste appropriate di soccorso. Nel 25% dei casi, 13.970 richieste, la risposta sanitaria si è conclusa con il consiglio del medico di centrale o l’attivazione della guardia medica, senza l'invio dei mezzi di soccorso. I casi sospetti di Covid sono stati 2.141. A illustrare i dati di un anno di attività il direttore del 118 della Asl di Brindisi, Massimo Leone.
"Per 41.676 persone, il 75% dei casi - spiega Leone - è stato necessario l’invio di un'ambulanza e 22.718 pazienti sono stati trasportati in ospedale per eventi acuti, con particolare riferimento alle reti delle patologie tempo-dipendenti come infarto, ictus, traumi importanti, insufficienza respiratoria e arresto cardiaco. Sono state circa 17.200, invece, le persone trattate a domicilio dagli operatori del 118".
Leone sottolinea che "il cittadino chiama il 118 per qualsiasi motivo di carattere sanitario, sicuro di ricevere sempre una risposta, anche quando altre articolazioni territoriali non soddisfano questa richiesta. Il volume totale delle telefonate che la centrale operativa ha gestito nel 2021 supera le 200.000 chiamate. Il 118 di Brindisi - prosegue Leone - offre un contributo fondamentale alla sostenibilità del sistema ospedaliero: delle oltre 41.000 persone per le quali è stata inviata un'ambulanza, il 41% è stato trattato sul luogo senza successivo trasporto in ospedale".

“Abbiamo atteso abbastanza. O la Giunta regionale presenta il suo disegno di legge sul Piano casa oppure procederemo con l’esame della nostra proposta.
La decisione unanime della Commissione di  procedere con celerità all’esame e all’approvazione di una legge per rendere strutturale il vecchio Piano casa, s’indirizza a solidi principi di sicurezza ambientale, produttività e legalità”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, primo firmatario della proposta di legge Programma eco-casa di riqualificazione, rigenerazione e riutilizzo del patrimonio edilizio esistente.

“Dobbiamo superare al più presto la fase d’incertezza derivante dall’impugnazione presentata dal Governo nazionale sulla proroga al 2022 della legge sul Piano casa. A prescindere, infatti, dall’eccellente e robusta difesa tecnica che l’Avvocatura regionale ha presentato alla Corte Costituzionale, c’è la necessità di approdare all’approvazione di una legge strutturale, in grado di mettere a tacere una volta per tutte le spinte ideologiche che attorno alla critica al Piano casa provano a raggiungere prospettive inquinanti, pauperiste e altamente discrezionali.
C’è un imponente settore produttivo ad alta densità di posti di lavoro, come l’edilizia, che ci chiede d’intervenire con urgenza e non possiamo rispondere con l’inerzia.
Per questo auspichiamo che sia presentato entro giovedì prossimo il testo annunciato dalla Giunta regionale, pronti a recepirlo e quindi a ritirare la nostra proposta.
Se ciò non dovesse accadere procederemo con la nostra proposta di programma eco-casa, perché rivolto a rigenerare il patrimonio edilizio nel rispetto del piano paesaggistico, senza consumare suolo, generando risparmio energetico, incentivando la produzione ed evitando istigazioni alla corruzione da attività amministrativa discrezionale”.

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Anche due realtà della Puglia prenderanno parte alla prima edizione delle Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri, promosse in tutta Italia nel fine settimana del 2 e 3 aprile dall’Associazione Nazionale Case della Memoria. La volontà dell’associazione, che mette in rete 90 case museo in 13 regioni italiane, è stata quella di unire per due giorni lo Stivale sotto la stessa insegna: valorizzare la memoria del passato. Per questo l’invito è stato esteso a tutte le case dei personaggi illustri italiani, non solo quelle facenti parte delle Case della Memoria.

Ingresso gratuito quindi in due case museo pugliesi. La prima è la Casa d'Artista Cosimo Della Ducata a Lecce, dichiarata di interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ideata dai coniugi Cosimo e Rachele come abitazione con studio e laboratorio d'arte, oggi è una "living gallery" che raccoglie una collezione privata di circa mille opere tra pitture, sculture, disegni, bozzetti e opere rimaste incompiute create dall’artista salentino, oltre a una raccolta documentativa, epistolare e fotografica.

Nei due giorni si potrà visitare anche la Pinacoteca Comunale "Michele de Napoli" di Terlizzi (Ba) inaugurata il 1° ottobre del 1898, come da precise disposizioni testamentarie dell’artista, nel palazzo donato al Comune da Michele de Napoli. Qui sono raccolti i numerosi disegni, studi preparatori, bozzetti, quadri dell’artista pugliese. Sono oltre mille le opere lasciate alla città natale che si potranno visionare: il più importante e ricco insieme riconducibile ad un unico artista in Puglia. Un significativo esempio della cultura artistica e museografica del tardo Ottocento.De_Napoli_pinacoteca_terlizzi.JPG

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Ieri pomeriggio, presso la sala Mario Marino Guadalupi del Comune di Brindisi si è svolto un incontro convocato dal Sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, per un confronto tra i rappresentanti Enel e le organizzazioni sindacali, tra le quali il Cobas, e le associazioni datoriali del territorio.

Nell’ambito dell’incontro Enel ha presentato un piano di investimenti in alternativa alla ormai ineluttabile chiusura della centrale Federico II entro il 2025.

Enel ha prospettato il suo piano di investimenti che prevede di puntare energie rinnovabili, in sistemi di accumulo dell’energia e nella logistica accompagnato da un cronoprogramma fino alla phase out del carbone che avverrà, appunto, nel 2025.

Fin qui nulla di nuovo per il Sindacato Cobas perché il piano dell’Enel su Brindisi e sugli altri siti interessati dallo spegnimento definitivo delle centrali a carbone, è perfettamente in linea con le dinamiche planetarie verso l’abbandono progressivo delle fonti fossili in funzione della lotta ai cambiamenti climatici.

Il Cobas non è rimasto sorpreso dalla presentazione di questo piano “rivoluzionario” dell’Enel.

Forse il piano dell’Enel può apparire rivoluzionario per quanti oggi, con stupore e meraviglia, stanno riscoprendo che un’altra via è possibile per abbandonare via via le produzioni energetiche da fossile a Brindisi.

Anzi, per questo sì che è stato sorprendente perché il piano Enel coincide con quanto il Cobas ha sempre proposto da almeno due anni a questa parte. 

Sia stata coincidenza o sia stata telepatia poco importa.  

Infatti, nel piano, Enel prevede una serie di passaggi e i più importanti sono gli interventi per la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi, sia per quanto riguarda le rinnovabili che per quanto riguarda la logistica, che reimpiegano e riqualificano le maestranze dell’indotto della centrale con una sorta di clausola di salvaguardia per assicurare la continuità occupazionale.

Enel prevede pure lo smantellamento (forse parziale) degli impianti della centrale di Cerano e delle aree di sua pertinenza della centrale di Brindisi nord. 

Enel, sempre nel suo piano, prevede la formazione specialistica del personale con corsi per installatori di pannelli fotovoltaici, prevede lo sviluppo delle tecnologie sulle rinnovabili con partenariati con scuole, università, istituti di ricerca e altre aziende specializzate nel settore, prevede lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili.

Né più e né meno di quanto il Cobas ha cominciato a dire dal almeno due anni, a partire da una manifestazione proprio sotto la centrale di Cerano il 24 ottobre del 2020, perché fortemente preoccupato dalla mancanza di una discussione vera sul futuro occupazionale dei lavoratori addetti, diretti e indiretti, subito dopo lo spegnimento della centrale a carbone.

Rispetto al bilancio sostanzialmente positivo dalla proposta avanzata da Enel, che per gli ovvi motivi non poteva andarsene da Brindisi senza colpo ferire, rimane il nodo da sciogliere della stima reale di tutti il lavoratori interessati rispetto alla ricollocazione annunciata dalla stessa Enel per vedere se i numeri coincidono effettivamente tra i lavoratori ad oggi impegnati nelle attività lavorative della centrale Federico II e i lavoratori che saranno ricollocati sui programmi di investimento prospettati da Enel.

Infatti, da quanto Enel ha riferito durante la presentazione del piano, emerge che i lavoratori addetti sarebbero a regime circa 140 rispetto alla stima di almeno un migliaio attualmente impiegati presso la centrale di Cerano.

Troppo pochi per il Sindacato Cobas per cui il problema rimane, ed è pure grosso.

Vista la costante riduzione delle attività lavorative all’interno della centrale per gli ovvi motivi Enel comunque sta procedendo al rinnovo degli appalti per i servizi e manutenzione ma al ribasso occupazionale perché il numero dei lavoratori impiegati andrà sempre a diminuire fino allo spegnimento effettivo della centrale.

Tanti lavoratori delle ditte appaltatrici stanno già uscendo in maniera irreparabile dal ciclo produttivo perché si stanno riducendo le attività e non si vuole che, per effetto di questa dinamica, i lavoratori che oggi escono dal ciclo produttivo siano penalizzati rispetto ai lavoratori che avranno la fortuna di trovarsi ancora impiegati a ridosso del momento della chiusura della centrale.

Per questo occorre capire fino in fondo e in tutti i particolari se il piano Enel regge strutturalmente per garantire la continuità di tutti i livelli occupazionali, dei lavoratori diretti ma soprattutto dei lavoratori indiretti che sono quelli che pagherebbero maggiormente questa transizione.

Occorre tuttavia anche l’intervento governativo per trovare i margini di soluzione per accompagnare verso la pensione i lavoratori delle ditte appaltatrici già prossimi e che difficilmente potrebbero avere possibilità di ricollocarsi nei piani futuri di Enel.

Anche con l’ipotetica e per fortuna scongiurata riconversione a gas della centrale Federico II il problema occupazionale sarebbe rimasto all’orizzonte se non si fossero messe in campo iniziative alternative: il caso di Civitavecchia lo sta ampiamente a dimostrare che fare diversamente si può.

I primi a prendere coscienza del problema sono stati proprio i lavoratori delle due centrali a carbone di Civitavecchia perché convinti che non avrebbero tratto nessun beneficio occupazionale dalle riconversioni a gas delle due centrali.

Resta solo il rammarico di non averlo previsto per tempo, da più di due anni ormai si parla delle chiusure entro il 2025 delle centrali a carbone in Italia e Brindisi non poteva rappresentare una eccezione.

In conclusione, il progetto Enel (per inciso… poteva essere presentato da chiunque altro!) non è assolutamente esaustivo rispetto a una serie di altre azioni da fare ancora nella stessa direzione ma rappresenta l’impostazione avanzata di una idea di futuro che va verso il riscatto del territorio che si contrappone alle logiche fossili del passato.

Rappresenta il futuro per una produzione di energia da fonti rinnovabili che si accompagna con lo sviluppo di tecnologie sempre più innovative per spingere sempre più verso l’efficientamento energetico e di conseguenza per abbandonare fin da subito le fonti fossili che, in ogni caso, entro il 2050 dovranno essere bandite dall’Unione Europea.

Non si capisce perché a Brindisi si continua con la mania di sponsorizzare gasdotti, rigassificatori, depositi di GNL ecc..

Soprattutto ora, approfittando furbescamente e strumentalmente della spinta emotiva del conflitto tra Russia e Ucraina che certamente non durerà vita natural durante.

Delle due l’una: tra il futuro e il passato è da scegliere il futuro, il futuro senza fossili senza ombra di dubbio.

Ma la politica brindisina, da sempre abituata a guardare il dito e mai la luna, fa fatica a realizzare la possibilità di cogliere questa occasione, più unica che rara, e rischia così di rimanere ancora una volta ostaggio della propria miopia.

per il COBAS Brindisi

Roberto Aprile e Cosimo Quaranta

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AL VIA IL PROGETTO PILOTA INCLUSIVO “FAI CANESTRO CON NOI”.

Il progetto nato su idea della Aps Coloriamo il Mondo in collaborazione con la società di basket NEW VIRTUS Mesagne e con il patrocinio del Comune di Mesagne e dell' Assessorato ai Servizi Educativi, che prenderà il via il  5 aprile, punta a costruire un percorso sperimentale educativo, sportivo e sociale per bambini con diagnosi di spettro autistico e  loro coetanei.
Il gioco basket, per le sue caratteristiche, crea le condizioni più adatte per mettere in atto svariati comportamenti comunicativi e  momenti di condivisione spesso deficitari nelle persone con autismo.
L’ aspetto fondamentale del progetto è rappresentato dalla forte enfasi data al gruppo. Le relazioni che si stabiliscono fra i bambini, fra gli operatori e i bambini sono importantissime affinché tutti i partecipanti possano raggiungere gli obiettivi prefissati.
I coordinatori del progetto sono la dott.ssa Federica Fonseca (psicologa e psicoterapeuta BCBA) e l’ allenatrice Rosa D’ Alò (NEW VIRTUS MESAGNE) che, si avvarranno, nello svolgimento degli allenamenti di educatori specializzati in rapporto 1:1.
L’ équipe (psicologa, allenatore e educatori) attraverso un continuo monitoraggio stabiliranno le modalità per uno svolgimento adeguato e gratificante per tutti i partecipanti.
Attraverso questo progetto pilota si punta a creare un modello di inclusione replicabile per altre fasce di età e in altri contesti sportivi.
“Permettere ai nostri giovani di praticare uno sport non è soltanto una opportunità in più che possiamo dare ma è un DIRITTO come indicato dall’ art. 31 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’ Infanzia e dell’ Adolescenza che riconosce il diritto al gioco come fondamentale per tutti i bambini”.

 

Dati del giorno: 31 marzo 2022

7.129
Nuovi casi
36.781
Test giornalieri
16
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 2.340
Provincia di Bat: 510
Provincia di Brindisi: 680
Provincia di Foggia: 844
Provincia di Lecce: 1.838
Provincia di Taranto: 838
Residenti fuori regione: 56
Provincia in definizione: 23
118.596
Persone attualmente positive
656
Persone ricoverate in area non critica
38
Persone in terapia intensiva. 

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Si intensifica a Mesagne il controllo del territorio extraurbano da parte della polizia locale che grazie all’ausilio di un drone è riuscita ad individuare tre aree adibite a discarica e due cantieri edili abusivi. Al termine dell’operazione è stata elevata una contravvenzione per violazione della normativa sulla gestione dei rifiuti mentre altre situazioni anomale sono al vaglio degli agenti. Il controllo antiabusivismo continuerà anche nei prossimi giorni e interesserà altre zone importanti degli agri.

Dunque, controlli intensificati da parte della polizia locale di Mesagne finalizzati alla repressione delle condotte inquinanti o di abbandono di rifiuti specie nelle zone rurali e di campagna spesso molto distanti da strade provinciali e comunali. Il comando negli ultimi giorni, grazie all’uso del drone in dotazione, ha monitorato vaste zone delle contrade Galina nei pressi delle sponde del canale Reale. Durante tale servizio sono stati individuati tre siti di abbandono di rifiuti in zone particolarmente impervie. Inoltre, gli agenti hanno anche scoperto due gli immobili in fase di costruzione. I controlli della polizia amministrativa sono in corso mentre una sanzione pecuniaria è stata elevata per violazione della normativa nazionale sui rifiuti.

“Più volte il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, ha inteso sottolineare pubblicamente l'importanza della cura e del rispetto del patrimonio rurale ed ambientale impartendo al comando la direttiva per eseguire i controlli preventivi e repressivi anche in considerazione delle denunce e degli esposti giunti presso l' Amministrazione comunale", ha spiegato Teodoro Nigro, comandante della polizia locale, che ha tenuto a fare notare come è “sempre preziosa la collaborazione dei cittadini attenti custodi ed osservatori del territorio  ai quali va il mio personale ringraziamento per le qualificate segnalazioni”.

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