Le forze politiche di opposizione al governo Molfetta hanno dichiarato guerra sulla vicenda dello Sprar, il Sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, la cui gestione ha un costo biennale di 810 mila euro. E' una corrazzata politica quella che si è opposta al progetto e ha chiesto, a causa della poca trasparenza, la revoca del servizio alla cooperativa affidataria: dal “Pd – Io ci credo” al Gruppo misto, a “Mesagne per Guarini sindaco”. E poi le segreterie politiche del Pd, Progettiamo Mesagne e Civico 26 che, tra l'altro, hanno anche denunciato la violazione dei diritti dei consiglieri, che non sono stati assicurati, e un atteggiamento equivoco del primo cittadino per non toccare la "suscettibilità" degli equilibri interni alla coalizione di governo. Sono inquietanti le accuse mosse. "Abbiamo provato in diverse occasioni a denunciare le storture alla base del progetto Sprar ma siamo rimasti inascoltati o addirittura ostacolati nel normale svolgimento dell’attività di opposizione", hanno comunicato collegialmente le forze di minoranza che hanno voluto, inoltre, mettere in evidenza "la difficoltà di accesso alla documentazione da parte dei Consiglieri comunali -. Nessuna voce si è levata neanche quando, con una vergognosa ingerenza, è stata la cooperativa “Rinascita” ad intimare al Comune di non concedere più atti relativi allo Sprar". Non è tutto poiché l'indagine interna avviata dal sindaco nelle scorse settimane, in seguito ad un esposto presentato da alcuni Consiglieri comunali al Ministero dell’Interno, "sembra potersi concludere con un nulla di fatto". Eppure è stato lo stesso sindaco a notare che qualcosa non era chiara nella documentazione tanto da "ammettere che si è trattato di una procedura “irregolare e poco trasparente” e che la giunta ha anche valutato “l’annullamento in autotutela”. Poi, però, “frettolosamente” questa idea è stata scartata per non andare incontro a ricorsi da parte della cooperativa affidataria del servizio", hanno incalzato le minoranze. Le opposizioni hanno, quindi, chiesto al sindaco di adottare misure a tutela della legalità. "Se per un sindaco è una colpa non sapere - hanno detto - lo è certamente di più sapere e voltare la testa dall’altra parte, permettendo che un bando, che presenta evidenti profili di illegittimità, marchi a fuoco la sua giunta e, quindi, la città". Il dubbio delle minoranze, tuttavia, è che Molfetta non vuole assumere nessun atto per non "turbare i delicati equilibri politici all’interno della sua maggioranza. E' su questo altare che può essere sacrificato il principio di legalità? Noi pensiamo proprio di no". Infine, le opposizioni hanno precisato di non "accettare che le responsabilità, riguardo a tale vicenda, siano unicamente da attribuire all’incapacità della struttura amministrativa nel predisporre un bando pubblico".
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