Redazione

La foto è stata scattata pochi minuti fa e ha impressionato la situazione che spesso e volentieri si crea all'ingresso del centro storico. Ogni commento è superfluo,  la foto dice tanto. 

Mentre il caro gasolio sta fermano in banchina la flotta dei pescherecci pugliesi costretti a navigare in perdita o a tagliare le uscite, quasi 8 pesci su 10 ​ favorendo le importazioni di pesce straniero. E’ quanto denuncia Coldiretti ImpresaPesca, con i costi di gestione schizzati alle stelle per i pescatori che hanno spento i motori dei pescherecci contro i rincari che mettono in settore della pesca in Puglia.

L’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – spiega la Coldiretti regionale – si sta abbattendo come una tempesta sull’attività dei pescherecci già duramente colpiti dalla riduzione delle giornate di pesca. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca – spiega Impresapesca Coldiretti Puglia - non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile.

“Quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy. Per questo abbiamo attivato nei Mercati di Campagna Amica eventi di informazione per far conoscere caratteristiche, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto consapevoli, soprattutto di pesce dei nostri mari a miglio0”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – spiega Coldiretti Impresapesca – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili, secondo un’analisi su dati Istat relativi al 2018. Una situazione che lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. Una frode in agguato sui banchi di vendita in Italia e soprattutto nella ristorazione dove non è obbligatorio indicare la provenienza. Tra i trucchi nel piatto più diffusi in Italia ci sono anche – continua la Coldiretti Impresapesca – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissime in quanto pericolosi per la salute.

Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido che, su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ha visto ben 154 casi riguardare proprio il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un’analisi Coldiretti. In testa alla black list ci sono le importazioni dalla Spagna – denuncia Coldiretti - da cui sono arrivati ben 51 allarmi, dal pesce con presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis ai molluschi infettati da escherichia coli e Salmonella, fino al cadmio nei cefalopodi come seppie e calamari. Al secondo posto si piazzano gli arrivi dalla Francia con 39 casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell’Anisakis nel pesce e dei crostaci con solfiti, mentre al terzo c’è l’Olanda, anche qui con pesce all’Anisakis e Norovirus sui molluschi.

E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti Puglia, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità.

Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.

IL FALSO PESCE MADE IN ITALY

Nome vero del prodotto​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Spacciato per:

Pangasio del Mekong​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Cernia

Halibut​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Sogliola

Squalo smeriglio​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Pesce spada

Filetto di brosme​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Baccalà

Pesce ghiaccio​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Bianchetto

Pagro​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Dentice rosa

I SEGRETI PER SCEGLIERE IL PESCE FRESCO

Acquistarlo, laddove possibile, direttamente dal produttore che garantisce la freschezza del pescato;

Verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca;

Verificare che la carne abbia una consistenza soda ed elastica, che le branchie abbiano un colore rosso o rosato e siano umide e gli occhi non siano secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole;

Per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso;

Per i gamberi verificare che non abbiano la testa annerita;

Meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne.

* Fonte: Coldiretti – Impresapesca

 

2 Giugno 1968. "Chi c’era rivive, chi non c’era sa". 
Sono passati 54 anni da quell’indimenticabile domenica di Giugno, quando il Mesagne di Onofrio Fusco, vincendo per 2-1 in un Comunale di Squinzano invaso da oltre duemila mesagnesi, approdava per la prima volta nella sua storia in serie D, la quarta serie nazionale (dopo la serie A, B, e C) e categoria di semiprofessionisti.
Dopo quasi quaranta anni dalla nascita dell’A.S. Mesagne, e dopo averla sfiorata e desiderata varie volte, finalmente il Mesagne approdava in serie D nazionale. Fu un campionato entusiasmante fino all’ultimo secondo, un campionato iniziato alla grande e concluso in modo trionfale, uno di quei tornei da ricordare con orgoglio, ricco di colpi di scena e deciso da un mesagnese purosangue che non si voleva arrendere al destino che vedeva la sua squadra pareggiare a pochi minuti dalla fine.
Il Mesagne vinse a pochi secondi dal termine ed evitò gli spareggi contro le corazzate Manduria e Galatina, società che avevano investito risorse finanziarie non indifferenti per il salto di categoria. Molte volte più dei soldi, della tecnica e dei nomi possono la volontà, lo slancio e il cuore.mesagne_1968_goal_potì.jpg
Il Mesagne la spuntò perché giocò con passione e ci fu una sinergia tra dirigenti, giocatori, tifosi e città. Era un calcio che apparteneva alla gente, quando una maglia faceva piangere di gioia e dolore, quando sulle maglie dietro le spalle era scritto un numero che si imprimeva nella mente degli appassionati, e non il nome di un giocatore che è più un attore che atleta. Fu una intensa storia umana e calcistica.
Un calcio genuino, lontano da interessi economici e mediatici giocato e sudato in campi in terra battuta sempre pieni di passione. Il Mesagne con la V fu un simbolo, rappresentò un momento di aggregazione degli animi e delle coscienze. La memoria di quella squadra è rimasta viva, anzi si è rafforzata nel tempo. Fu la vittoria di tutti. Ci davano dei drogati, l’unico doping era il cuore ebbero a dichiarare alcuni giocatori mesagnesi che giocavano in quella squadra. Era un calcio di altri tempi, quello vero. Un calcio fatto di valori e uomini veri. E’ bene tramandare ai più giovani  che prima di loro ci sono stati atleti che hanno giocato con il cuore e con passione, difendendo i colori della propria città. Facendo vivere emozioni indimenticabili.
 
15° Giornata (2-6-68): Squinzano – MESAGNE 1-2  (Mallardi; De Giorgi; Potì)
 
SQUINZANO: Capeto, Paticchio, Spanu, Molendini, Martina, Petrachi, Serio, D’Elia, Gallo, De Giorgi, Parato.
 
MESAGNE: Chirico, Agrosì, Lagioia, Perrucci, Potì, Pison, Molinari, Mallardi, Capilungo, Distante, Felicani.  Arbitro: Papponetti di L’Aquila   Spettatori: 2.000 con larghissima rappresentanza di tifosi del Mesagne.
 

Emergenza Covid-19 e attività di sorveglianza nella provincia di Brindisi, il report aggiornato al 29 maggio. Aggiornamento settimanale dei dati sull’emergenza sanitaria nell’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl, elaborato su fonte dati Sorveglianza integrata dei casi di Coronavirus Covid-19 in Italia - Istituto Superiore di Sanità. I casi comprendono i positivi accertati con tamponi molecolari e antigenici certificati.

Alla data del 29 maggio 2022 risultano positivi 1.504 soggetti, il 43,4% uomini e il 56,6% donne, con età media di 45 anni. I positivi sono così suddivisi per fasce di età: 290 nella fascia 0-18 anni, 860 tra 19-64 anni, 232 tra 65-79 anni, 122 negli 80 e oltre.

Per quanto riguarda la distribuzione per Comune i positivi sono 293 a Brindisi, 184 a Fasano, 116 a Ostuni, 102 a Mesagne, 90 Francavilla Fontana, 89 a Cisternino, 83 a San Vito dei Normanni, 79 a Carovigno, 79 a Ceglie Messapica, 67 a Oria, 43 a Latiano, 41 a San Pancrazio Salentino, 40 a San Pietro Vernotico, 37 a Erchie, 37 a Torre Santa Susanna, 32 a San Donaci, 29 a Torchiarolo, 28 a San Michele Salentino, 19 a Villa Castelli, 16 a Cellino San Marco. I Comuni della provincia di Brindisi con i maggiori valori di incidenza cumulativa sono, nell’ordine, Torchiarolo, Oria, Brindisi, Cellino San Marco.

Nel periodo compreso tra il 24 febbraio 2020 e il 29 maggio 2022, i soggetti risultati positivi al test sono stati 105.344, con una incidenza cumulativa stimata pari a 2.698 casi x10.000 residenti. Dei 105.344 soggetti risultati positivi al test, il 54,1% sono donne e il 45,9% sono uomini e l’età media è pari a 39 anni.

Il tasso di letalità è pari allo 0,6%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale tasso. Sono 589 i decessi totali: 482 casi tra persone che hanno tra 70 e 90 anni e più; 67 tra i 60 e i 69 anni, 27 casi tra i 50 e i 59, 10 casi tra i 40 e i 49 e 3 nella fascia 30-39.

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Nei prossimi giorni prenderà avvio a Mesagne l’operazione “Estate sicura” a cura del comando della polizia locale di Mesagne che ha lo scopo di prevenire, ed eventualmente, reprimere gli eccessi di inciviltà che si possono registrare in città. Obiettivo primario è il controllo del centro storico che negli ultimi week end è stato preso d’assalto da turisti e residenti per trascorrere delle rilassanti serate. Il periodo di incremento della presenza della polizia locale andrà dal prossimo 15 giugno al 30 settembre 2022, l’orario di servizio sarà allungato fino alle ore 24, e avrà un costo aggiuntivo per le casse del Comune di 21.500 euro oltre, naturalmente, gli oneri sociali.

“E’ intenzione dell’Amministrazione comunale incentivare, sulla scorta degli effetti positivi già riscontrati negli anni passati, misure organizzative, da predisporre a cura del comandante della polizia locale, atte a garantire la presenza sul territorio comunale degli agenti di polizia locale preposti allo svolgimento dell’attività ordinaria di controllo della circolazione stradale, ma anche allo svolgimento di funzioni complementari finalizzate al più generale obiettivo del mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza urbana”, ha precisato Teodoro Nigro, comandante della polizia locale di Mesagne. Una programmazione che vuole dare una risposta alla crescente domanda dei cittadini di “una maggiore presenza finalizzata al controllo ed alla prevenzione della circolazione stradale ed alla sicurezza su tutto il territorio comunale, nonché un’azione sinergica di contrasto del vandalismo, del teppismo giovanile, sempre più frequenti nel centro storico, piazze, parchi e villa comunale, con pattugliamento del centro storico per migliorare la vivibilità ed il decoro”.

Nello specifico vi saranno maggiori controlli sulla quiete pubblica serale e notturna per contrastare fenomeni predatori, di danneggiamento e di utilizzo illecito di aree, contro la diffusione di droghe e alcolici. La prevenzione di situazioni di disturbo nei locali pubblici e problematiche legate soprattutto al consumo di bevande alcoliche e rumori molesti serali e notturni. I controlli saranno estesi alla sicurezza stradale con l’istituzione di posti di controllo, di venerdì, sabato e domenica nel periodo estivo nelle zone di maggiore aggregazione e criticità, finalizzati prioritariamente al controllo e repressione di violazioni alle norme comportamentali. “Particolare attenzione nell’ espletamento del servizio verrà riservata alla cosiddetta zona dei pub e a tutte quelle parti della città dove, specialmente nei fine settimana, vi è forte presenza di giovani”, ha concluso il comandante Nigro.

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Tutto esaurito negli agriturismi per il lungo ponte del 2 giugno in Puglia, dove nel periodo tra aprile e maggio è stato registrato un aumento del 20% delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2019, con il ritorno dei turisti stranieri che stanno già invadendo le città, le campagne e le località marittime.  E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base delle rilevazioni di Terranostra Puglia, l’associazione agrituristica di Coldiretti nel sottolineare che a beneficiarne sono i circa 20mila tra bar, mense, ristoranti, pizzerie e i 900 agriturismi in Puglia, ma anche a cascata le 5mila industrie alimentari e 100mila aziende agricole lungo la filiera.

Un settore in forte ripresa – sottolinea la Coldiretti Puglia - dopo le difficoltà degli ultimi 2 anni con locali svuotati, personale a riposo e prodotti invenduti.  Nelle più gettonate località di mare, ma anche dalle città d’arte ai piccoli borghi si assiste – riferisce la Coldiretti Puglia - ad un vero boom sia per i pernotti che per la ristorazione anche grazie agli spazi all’esterno aggiuntivi concessi dalle amministrazioni pubbliche durante la pandemia. Secondo la Coldiretti sarà destinato alla tavola ben 1/3 della spesa turistica del 2022 che fa segnare il prepotente ritorno della convivialità con il superamento delle restrizioni anti Covid. Il consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche l’acquisto di cibi di strada, souvenir o specialità enogastronomiche è per molti turisti – sottolinea la Coldiretti – la principale motivazione del viaggio in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare.

“Se la tavola con la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata a far scegliere l’agriturismo è la spinta verso un turismo che privilegia l’ambiente, il paesaggio, la distintività e l’accoglienza familiare, calda ma professionale, che ha portato le strutture ad incrementare l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, ma anche attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness”, afferma Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia.

La Puglia si rivela una delle mete più gettonate per le campagne e gli agriturismi di straordinaria bellezza, ma anche per i borghi con il 33% tra i più belli d’Italia, dove si conservano – spiega Coldiretti Puglia - le antiche tradizioni enogastronomiche rurali, incrementano la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali, dove Dop, Igp e i 311 prodotti pugliesi riconosciuti tradizionali dal Mipaaf vengono coltivati, allevati e trasformati, in quelli che rappresentano veri e propri presidi presìdi della biodiversità.

I piccoli comuni pugliesi, con popolazione inferiore ai 5mila abitanti sono 85 su 257 totali su una superficie territoriale di circa 2.792 km quadrati - ricorda Coldiretti Puglia - di cui 40 in provincia di Lecce, 38 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Taranto e 2 in provincia di Bari e garantiscono il paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dai vigneti agli ulivi secolari, con le masserie di straordinario pregio, i verdi pascoli, le distese di grano e i terrazzamenti fioriti, con la Puglia che risulta fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con ben 1,5 milioni di arrivi dall'estero di viaggiatori stranieri e 3,8 milioni di pernottamenti internazionali.

Questa mattina gli operai della ditta che sta costruendo la rotatoria in via Indipendenza ha realizzato uno scivolo per disabili che da via Ticino immette su via Indipendenza. Ed è montata la protesta dei cittadini poichè hanno notato che sul marciapiede c'è un grosso palo di energia elettrica che inibisce il transito dei disabili. Il tutto in barba al Peba. Probabilmente gli uffici comunali diranno che toglieranno il palo. Bene, anzi benissimo. Noi, per precauzione, iniziamo a contare i giorni da oggi per vedere dopo quanto tempo questo manufatto sarà eliminato. 

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Nella giornata celebrativa della certificazione di Area Specialmente Protetta di Importanza Mediterranea, il Consorzio di Torre Guaceto ha rimesso in libertà una tartaruga speciale. La “cyborg” Caretta caretta grazie alla quale sarà possibile scoprire le abitudini della specie per tutelarla al meglio. 

Ricerca scientifica e sensibilizzazione. Questi i mantra che hanno guidato la mattinata organizzata per far conoscere le caratteristiche che hanno fatto di Torre Guaceto una Aspim, una delle 39 aree protette del Mediterraneo gestite con più efficacia. 
Al fianco del Consorzio di Gestione della riserva, gli studenti del liceo Socrate di Bari e quelli dei plessi Carducci e Borsellino di Mesagne che, dopo essere stati guidati in un percorso di conoscenza dell’area protetta, sono approdati in spiaggia per il grande evento. 
Come frequentemente accade, l’ente ha rimesso in libertà una delle tartarughe marine soccorse in difficoltà e curate presso il centro recupero dell’area protetta, un’occasione speciale ed emozionante di per sé, resa ancor più unica da una circostanza che nessuno degli ospiti presenti si aspettava. 
Prima di ridare al mare la tartaruga Diana, come ribattezzata dagli studenti in onore della protettrice della fauna selvatica, il personale del Consorzio l’ha munita di un trasmettitore satellitare grazie al quale, a partire dalla giornata di oggi, sarà possibile monitorare il suo comportamento in mare, al fine di comprenderne meglio le abitudini e, quindi, aumentare il livello internazionale di tutela della specie. 
L’ente ha deciso che fosse Diana ad aiutare i ricercatori del progetto “My sea”, che vede il coinvolgimento della Fondazione Centro euro-Mediterranea sui Cambiamenti Climatici, che analizza l’attività delle tartarughe, quindi posizione e tempi di immersione, correlandoli ai dati meteomarini e i modelli climatici sviluppati dal CMCC, per studiare l’etologia di questa specie. 
La Caretta caretta, scelta per le sue grandi dimensioni e nell’ottica del massimo rispetto del benessere animale, prerogativa del Consorzio di Gestione della riserva, era stata recuperata lo scorso febbraio nelle acque della seconda Aspim di Puglia, Porto Cesareo, e condotta al centro di Torre Guaceto dai colleghi dell’AMP leccese, come da convezione. 
Diana era in pessime condizioni e presentava problematiche polmonari dovute alla costrizione in acqua causata dalla cattura operata da una rete da pesca abbandonata in mare, una delle tante “reti fantasma” che ogni anno decimano la specie. Ma mesi di cure e attenzioni a Torre Guaceto le hanno restituito la splendida forma che nelle ultime ore l’ha portata a farsi paladina della sua specie per alcuni mesi. 
Dalla tarda giornata di oggi, tutti potranno monitorare la vita di Diana collegandosi al sito Mysea.it e così, mentre i partner coinvolti nell’omonimo progetto finanziato nell'ambito del Programma operativo della Regione Puglia, tra i quali il Consorzio di Torre Guaceto, si impegneranno affinché le tartarughe marine siano sempre più protette, ciascun cittadino potrà contribuire alla causa adottando uno stile di vita più sostenibile. 
Questa la narrazione che ha accompagnato la liberazione della tartaruga operata dal Consorzio insieme ai rappresentanti della capitaneria di porto di Brindisi e i ragazzi delle scuole. Torre Guaceto fa la sua parte, ma tutti possono e devono proteggere il mare e gli animali riducendo i propri consumi e combattendo la dispersione di oggetti di uso quotidiano che inquinano. 
“Un altro obbiettivo raggiunto, un altro percorso di ricerca e sensibilizzazione che ci vede coinvolti – ha commentato il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta -, puntiamo tanto sulla formazione delle nuove generazioni e la collaborazione con le Istituzioni locali e l’evento di ieri ne è la dimostrazione più bella e lampante. Occorre continuare su questa strada se vogliamo poter ammirare questi meravigliosi animali marini anche in futuro, dobbiamo proteggerli dai nostri comportamenti scorretti e trasmettere questi principi etici e culturali ai nostri ragazzi”. 
Il video è di Francesco Iurlaro. Clicca qui:   https://youtu.be/6gOQAKgKFY4

UCRAINA: COLDIRETTI PUGLIA, IN GU OK COLTIVARE ALTRI 100MILA ETTARI IN PUGLIA; PIÙ GRANO CON SEMINE OTTOBRE/NOVEMBRE.

La Commissione Europea evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.

Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue per coltivare di più nel 2022, può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari di terreni a riposo, lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dà attuazione alla decisione di esecuzione della Commissione europea sulla deroga per i terreni a riposo nel 2022.

Sarà possibile aumentare la coltivazione di grano duro – dice Coldiretti Puglia – con le semine di ottobre e novembre, ma intanto nella campagna in corso produrre grano è costato agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici causata dall’effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid, che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l’analisi  della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d’Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale.

Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia - potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale

Il trasferimento di grano in Russia è un duro colpo per l’economia che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove – precisa la Coldiretti regionale – il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni.  Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua la Coldiretti Puglia - sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi – sottolinea Coldiretti Puglia – rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

Le migliori varietà di grano duro selezionate – conclude Coldiretti Puglia - da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.

PUGLIA

2020

2021

PRODUZIONE CEREALI

superficie totale - ettari

produzione totale - quintali

superficie totale - ettari

produzione totale - quintali

    frumento tenero

15000

402800

7100

233000

    frumento duro

344300

9904500

343500

9718500

    orzo

22350

549000

22050

550000

    avena

24650

562400

24550

564400

    mais

840

52300

835

53500

    sorgo

100

4000

100

4000

    altri cereali

6040

126800

6090

133810

TOTALE

413280

11601800

404225

11257210

  • Elaborazione Coldiretti Puglia su fonte dati Istat

Il marciapiede in foto si trova in via Nino Bixio attiguo al muro perimetrale della scuola materna De Amicis. Su questo marciapiede tempo fa sono stati eseguiti dei lavori di posa di alcuni servizi, ma il marciapiede non è stato mai ripristinato. Si intravede, infatti, ancora lo scavo. Diverse le segnalazioni dei cittadini che passando sul marciapiede sono inciampati. 

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