Redazione
Il calore del pubblico di casa, l’amore per la maglia e la voglia di fare bene non bastano quando è una “giornata no”. Sconfitta interna per i ragazzi del Circolo Tennis Brindisi che ieri (domenica 29 maggio), nel terzo turno del Campionato a Squadre di Serie B1 Maschile, si sono arresi per 6 a 0 agli ospiti del Colle degli Dei di Velletri.
Sei gli incontri disputati (4 singolari e 2 doppi) e una sconfitta contro gli avversari veliterni che lascia i biancazzurri con un solo punto attualmente in classifica.
Nei singolari: Matteo Giangrande (Brindisi, classifica 2.6) è stato sconfitto da Luca Fantini (Colle degli Dei, classifica 2.2) 6-1/6-1; Andrea Massari (Brindisi, classifica 2.6) è stato sconfitto da Elio Josè Lago (Colle degli Dei, classifica 2.6) 7-5/7-5; Filippo Tonnicchi (Brindisi, classifica 2.5) è stato sconfitto da Giuseppe Tresca (Colle degli Dei, classifica 2.2) 6-3/6-1; Valerio Trabacca (Brindisi, classifica 3.1) è stato sconfitto da Luca Perica (Colle degli Dei, classifica 2.6) 6-0/6-0.
Nei doppi: Giangrande/Tonnicchi (Brindisi, classifica 2.6 e 2.5) sono stati sconfitti da Fantini L./Lago (Colle degli Dei, classifica 2.2 e 2.6) 6-3/7-5; Massari/Trabacca (Brindisi, classifica 2.6 e 3.1) sono stati sconfitti da Fantini A./Tresca (Colle degli Dei, classifica 2.6 e 2.2) 6-3/6-3.
«Incassiamo una netta sconfitta e ci dispiace. – afferma nel post gara Vito Tarlo, capitano del C.T. Brindisi -. Non ci sono giustificazioni e non c’è molto da dire, ma la verità è che abbiamo giocato contro una squadra tra le più forti di questo campionato, che ambisce alla promozione in serie A2, con giocatori di altissimo livello tecnico-agonistico, che esprimono un ottimo tennis sia in singolare sia in doppio. C’è solo da prendere atto di questo, fare i complimenti ai nostri avversari e proiettarci alla prossima gara. Ci avviamo ad una fase delicata del campionato ed è importante la massima concentrazione».
Giovedì prossimo (2 giugno), seconda trasferta stagionale per i biancazzurri che affronteranno i padroni di casa del Tennis Club Finale Ligure.
Cgil. Chiudono i PPIT di San Pietro v.co e Cisternino
Chiudono dall’1 Giugno i Punti di primo intervento territoriale (Ppit) di San Pietro V.co e Cisternino.
Il numero annuale di accessi (stimato intorno ai 3 mila o poco più) non raggiungerebbe la soglia minima per il mantenimento di tali strutture pari al doppio degli accessi come previsto dal decreto n. 70/2015 del ministero della Salute.
Le motivazioni di questa ennesima soppressione di servizi sanitari ai cittadini viene giustificata con la grave carenza di personale Medico.
E’ noto, infatti, che dal 15 al 31 maggio, per impegni in altre esperienze lavorative, verranno meno ulteriori 8 medici andando ad aggravare una situazione già precaria (mancano 32 medici solo nel servizio 118 di Brindisi di cui 14 nell’area nord e 18 nell’area sud).
I medici che restano nei due (oramai) ex PPIT andranno a colmare le carenze delle automediche e PPIT presenti sul territorio ( Ostuni, Fasano , Centrale operativa, Mesagne, Francavilla e Brindisi) .
Ma se è vero che le prestazioni erogate nei due PPIT in questione durante l’anno si aggirano intorno alle 3000 e dunque molto meno delle 6000 previste dal piano di riordino ospedaliero è pur vero che ci sono precise responsabilità per una non corretta organizzazione dell’intero sistema distrettuale.
E’ appena il caso di precisare che il Punto di primo intervento territoriale, così come strutturato, può garantire un trattamento sanitario di base, prendendo in carico i soli codici bianchi e verdi e dirottando le urgenze verso i reparti degli ospedali.
Difficile comprendere la ratio secondo cui, nonostante nei PTA (dove allocano i PPIT) esista già dal 2017 una piastra ambulatoriale “multidisciplinare”, non si sia mai voluto valorizzarla utilizzandola a favore dei PPIT.
Di fatto, se un paziente si reca in un PPIT per una congiuntivite non ha la possibilità di effettuare , tramite PPIT , la prestazione dello specialista presente sul posto ed è costretto a recarsi al Perrino.
E ancora se un paziente ha subito un trauma leggero non può approfittare dello specialista in sede ed essere trattato in tempi rapidi ma deve recarsi al Perrino.
E cosi via per tanti altri casi di cosiddetti codici bianchi e verdi, che potrebbero essere trattati in sede senza congestionare e sovraffollare il Perrino.
Il risultato è che la percentuale degli accessi nell’anno al Perrino, circa il 74 %, sono codici bianchi e verdi e solo per la restante parte (26%) si tratta di codici gialli e rossi che devono, necessariamente, essere trattati dalla struttura di II livello.
I cittadini sono ben consapevoli del fatto che nei PPIT non possono effettuare tali prestazioni e, di conseguenza, si recano direttamente al Perrino andando ad intasare una struttura di emergenza già di per sé al collasso.
Per quanto riguarda le continue defezioni di personale Medico, invece, bisogna avere ben presente che trattasi di personale medico con contratto in convenzione con trattamento normativo ed economico molto distante da quello dei colleghi ospedalieri ( dirigenza medica).
Tanto vero che se un medico è in malattia tali giorni non gli vengono retribuiti dall’ASL.
Da anni si sta cercando , attraverso diverse azioni sindacali, di far convogliare tali figure mediche direttamente nella Dirigenza Medica con l’applicazione del CCNL della DIRIGENZA MEDICA E VETERINARIA. Si tratterebbe di un giusto riconoscimento a Medici che lavorano fianco a fianco con le stesse responsabilità e gli stessi rischi dei colleghi ospedalieri.
In conclusione, il provvedimento di ridistribuzione del personale Medico andrà, sicuramente, a rafforzare l’emergenza territoriale garantendo più medici sul territorio ma non si può assolutamente consentire la soppressione di ulteriori servizi ai cittadini.
Per quanto innanzi, la FP CGIL ha chiesto ai vertici ASL BR di voler intervenire con urgenza, ponendo in essere ogni opportuna iniziativa affinchè vengano risolte le problematiche denunciate che hanno una pluralità di conseguenze negative sui pazienti e sui lavoratori preannunciando, in difetto, una serie di iniziative pubbliche locali in difesa del Diritto Costituzionale dei Cittadini ad avere “Le Cure Migliori Possibili”.
LA SEGRETARIA GENERALE
Patrizia Stella
LA RISPOSTA DELL'ASL DI BRINDISI.
Punti di primo intervento: riorganizzazione delle attività relative alla rete dell’emergenza
La carenza di personale impiegato nel servizio 118 ha indotto la direzione generale della Asl di Brindisi a riorganizzare la rete dell’emergenza-urgenza, come comunicato ai rappresentanti delle istituzioni nei giorni scorsi.
La rimodulazione, che riguarda in particolare i Punti di primo intervento di Cisternino e San Pietro Vernotico, è un provvedimento temporaneo e sarà revocato non appena si riuscirà a reclutare personale per sopperire alla carenza di medici. In ogni caso, il servizio dell’emergenza e la presa in carico dei pazienti verranno comunque garantiti.
La mancanza di operatori sanitari, come è noto, riguarda tutto il Paese e si è acuita durante la pandemia da Covid-19: questa rimodulazione consente di coniugare la continuità assistenziale con le ridotte risorse in campo.
Il Centro Taekwondo Di Lauro partecipa alla coppa Italia
Il Centro Taekwondo Di Lauro è felice di annunciare la sua partecipazione all'evento italiano più importante dell'anno: la coppa Italia. Tutte le regioni metteranno in campo i loro migliori atleti e si sfideranno per vincere il premio di campioni italiani. La società può vantare 5 atleti che rappresenteranno la Puglia e un tecnico della squadra che guiderà la sezione femminile degli Junior e senior. Un grosso in bocca al lupo alla nostra fantastica regione.
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Sanità. «Servono infermieri come il pane»
«Ce la farà il nostro sistema, in eterno affanno, ad adeguarsi alle nuove sfide che inevitabilmente ci attendono?
Ma soprattutto saremo in grado, per una volta, di non sprecare la grande occasione offerta dal nuovo PNRR, in questo caso la Missione 6, che con ben 7 miliardi di euro a disposizione, si pone l’obiettivo di ricostruire la sanità territoriale?
Saremo davvero pronti a mettere fine, un giorno non lontano, alle “pessime gestioni” che hanno minato la qualità delle prestazioni sanitarie, giorno dopo giorno, e hanno reso gli operatori sanitari schiavi di un labirinto senza uscita?
Sono domande legittime che tutti noi dobbiamo porci, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, nel momento esatto in cui apprendiamo che, lo scorso 3 maggio, è stata pubblicata in Gazzetta la Delibera della Conferenza Stato Regioni in merito alle ingenti risorse, che arrivano come ben noto dall’Europa, messe a disposizione per dare corpo alle Reti di Prossimità.
A fine aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il ‘DM 71’ «Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale», un documento che detta gli standard per l’assistenza territoriale all’interno del PNRR, inclusi gli obiettivi da raggiungere per garantire una presenza infermieristica sufficiente al fabbisogno.
Già un anno fa, autorevoli report, che abbiamo ampiamente condiviso, rivelavano i dati schiaccianti del nuovo fabbisogno di infermieri per garantire l’indispensabile copertura dei nuovi servizi sanitari.
Per soddisfare le aspettative del PNRR serviranno circa 30 mila infermieri in più: 20 mila per far fronte all’introduzione del nuovo ‘infermiere di comunità che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10 mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove ‘case di comunità’ previste dal PNRR.
A questo punto, continua De Palma, a fronte di una voragine strutturale che ci racconta, amaramente, di ben 80mila infermieri che già mancano all’appello, come pensiamo di creare i presupposti per non “mandare letteralmente in fumo” il fiume di denaro che abbiamo nelle mani?
Non possiamo correre certo il rischio, memori delle esperienze di anni e anni di soldi gestiti in maniera molto discutibile per usare un eufemismo, che hanno poi portato alle terribili conseguenze dell’austerity in tanti territori, di lasciare che la sanità ristagni nelle condizioni in cui è adesso, con gli infermieri relegati mestamente al ruolo di ultimi della classe, messi nelle condizioni di scappare all’estero o di abbandonare addirittura la professione come di fatto sta accadendo.
Che ne sarà delle necessità dei pazienti, dei soggetti fragili, e di una popolazione destinata inevitabilmente all’invecchiamento con la natalità che rimane tra le più basse del Vecchio Continente?
La soluzione, continua De Palma, non può essere che ripartire dalle nuove generazioni di infermieri, dall’indispensabile ricambio generazionale, dal necessario aumento dei laureati, sospendendo per esempio di fatto, viste le necessità del Pnrr, e seppur pro tempore, i numeri chiusi nelle Università.
Non possiamo agire altrimenti, la presenza di nuovi infermieri urge come il pane.
Uneba rivela che il fabbisogno stimato da regioni e categorie professionali è molto maggiore dei posti messi a bando.
In poche parole non formiamo abbastanza infermieri.
Per l’anno 2021-2022 le università hanno messo al bando 17.394 posti per infermieristica, a fronte di 23.498 stimati come fabbisogno. Negli ultimi 20 anni, rileva Uneba, i posti disponibili per frequentare i corsi di laurea per infermieri sono stati 309.962 a fronte di un fabbisogno stimato dalle categorie di 410.075, e di altri 378.000 per il turnover. È importante considerare inoltre che non tutti i ragazzi che iniziano il corso di laurea è detto che si laureino. Nel 2021 si sono laureati 23.447 infermieri.
Se le università avessero accolto le richieste di tutti gli aspiranti infermieri, con il corso universitario di tre anni avremmo avuto oggi almeno 14.000 nuovi infermieri, sottolinea Uneba.
In conclusione, dice ancora De Palma, non possiamo permetterci di gestire questa enorme occasione del PNRR con superficialità.
In ballo c’è il futuro degli infermieri e quello di una moltitudine di pazienti, una moltitudine di potenziali malati di domani, di cui doverosamente siamo responsabili e dei quali dobbiamo prenderci cura».
Un intero anno di lavoro distrutto dalla grandine: vigneti, uliveti, campi di grano, frutteti e ortaggi, nell’area occidentale di Taranto, sono stati devastati dai chicchi di ghiaccio che si sono abbattuti su Mottola, San Basilio, Palagianello, Castellaneta, mentre veri e propri nubifragi hanno colpito anche Castellaneta Marina (allagati i sottopassaggi di accesso alla marina) e altre zone del comprensorio. “I danni purtroppo sono ingenti”, ha rilevato Pietro De Padova, presidente dell’area Due Mari (Taranto-Brindisi) di Cia Agricoltori Italiani della Puglia. “Già nel tardo pomeriggio di ieri”, ha aggiunto De Padova, “ci sono giunte decine di segnalazioni e, sui nostri social, abbiamo documentato la furia e gli effetti della grandine”.
“Nelle prossime 24-48 ore”, ha annunciato il direttore di CIA Due Mari, Vito Rubino, “dovranno essere completate le verifiche sul campo, ma il quadro è davvero drammatico. Invitiamo gli imprenditori agricoli a segnalare i danni rivolgendosi alle nostre sedi, in modo da poterci attivare anche presso le istituzioni”.
Com’era già accaduto nel Foggiano, anche nella zona occidentale della provincia di Taranto le temperature altissime degli ultimi giorni avevano creato le condizioni per l’evento climatico estremo verificatosi ieri.
ORTAGGI. Le immagini postate sui social dagli agricoltori sono scioccanti: interi campi di colture orticole sono andati completamente distrutti, con la produzione totalmente compromessa. Ettari ed ettari di produzioni destinate a marcire sul campo, con conseguenze pesantissime: niente reddito per le aziende, azzerate le giornate lavorative previste per i raccolti, una perdita netta stimabile in molti milioni di euro.
VIGNETI. Gli effetti della grandinata sono drammaticamente evidenti nei vigneti, con una buona parte del futuro raccolto già strappato dalle piante e finito a terra a marcire e seccare. I chicchi di ghiaccio hanno colpito proprio nel periodo più delicato per lo sviluppo dell’uva che avrebbe preso pienamente forma nelle prossime settimane.
ULIVETI. Pesante il bilancio anche per gli olivicoltori della zona. Gli ulivi sono stati sferzati dalla grandine, con danni rilevanti ai rami che, in molti casi, sono stati spezzati e giacciono a terra. Alla prolungata siccità e alle temperature elevatissime dei giorni scorsi, si è aggiunta la mazzata di un evento climatico estremo che rischia di avere conseguenze pesantissime anche per il medio e lungo termine.
GRANO. La violenza del maltempo, in alcuni casi, ha reciso le spighe appena indorate che stanno completando il loro ciclo di maturazione. Nel volgere di pochi minuti, si è passati dal sole battente che ha portato le temperature oltre i 30 gradi a una fitta pioggia di ghiaccio. Anche in questo caso, di certo una parte rilevante dei futuri raccolti appare compromessa.
LE ALTRE COLTURE. L’ondata improvvisa e violenta del maltempo ha danneggiato anche i frutteti, con angurie letteralmente distrutte nei campi, oltre a danni evidenti per le albicocche e altre tipologie di frutta. Gli ultimi giorni di maggio e le prime settimane di giugno rappresentano un periodo molto delicato per l’agricoltura, perché è in questo momento che molte colture affrontano la fase decisiva della loro crescita e maturazione. Con gli sbalzi termici e le pozze d’acqua che sono andate a formarsi, si teme anche lo sviluppo di fitopatologie capaci di aggredire le piante.
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Il Galà della vela pugliese nella LNI di Brindisi
Dopo la cerimonia tenuta in aprile nella sala «Cozze Nere» del Marina di Cala Ponte a Polignano a Mare (in occasione della quarta edizione della Coppa dei Campioni), la sezione brindisina della Lega Navale Italiana ha ospitato (sabato 28 maggio 2022) la seconda fase della premiazione delle eccellenze pugliesi della vela con la consegna dei riconoscimenti previsti dal comitato VIII Zona della FIV. Da Polignano a Brindisi, dopo il biennio di stop per la pandemia, sono stati premiati i campioni degli 2019-2020-2021 a livello nazionale e internazionale, un numero così alto da indurre il comitato - guidato da Alberto La Tegola - a organizzare due eventi in luoghi e momenti distinti: prima le eccellenze della vela d’altura, poi derive, kite e windsurf.
E come ha sottolineato lo stesso La Tegola, «i risultati conseguiti rimarcano la vivacità, la competenza e il livello della nostra zona che è in continua crescita in tante classi diverse». Il presidente della LNI Brindisi Salvatore Zarcone, lieto di mettere a disposizione la sezione per la cerimonia di premiazione, ha espresso il proprio compiacimento per la crescita tecnico-organizzativa che la Puglia sta registrando ed ha espresso i migliori auspici per il futuro.
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Un albero secco è caduto pochi minuti fa in Piazza Caduti di via D'Amelio a pochi metri dalla scuola materna Rodari. Fortunatamente l'albero è caduto di domenica. Se l'evento si fosse verificato in un altro giorno, quando in piazza vi sono ragazzi, bimbi e famiglie, poteva essere una tragedia. (Guarda il video a fondo pagina)
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Serve una stretta sull’applicazione degli interventi già finanziati relativi alle imprese vivaistiche per dare sostegno ai florovivaisti con 5 milioni di euro, intervenire sugli investimenti e attivare misure compensative in favore dei vivai. E’ quanto chiede Coldiretti Puglia, in merito alle necessarie misure a beneficio del settore florovivaistico previste dal Piano per la rigenerazione olivicola pubblicato in GU a marzo 2022, in occasione del confronto a ‘Leverano in Fiore’, con il presidente di Coldiretti Leverano, Andrea Marti, Angelo Delle Donne dell’Osservatorio Fitosanitario di Lecce e Fabio Ippolito, Direttore dell’Orto Botanico Salento – UniLE, Simon Ogrizek, presidente mondiale Florint.
“Con il gelsomino trifogliato e i gerani, entrati nella black list comunitaria delle ormai 36 piante ospiti di Xylella fastidiosa, assistiamo ad una ulteriore tegola per il settore florovivaistico pugliese e per tanti operatori di un segmento dell’agricoltura che produce 300 milioni di euro di valore, ma anche per gli uffici fitosanitari sul territorio un mix esplosivo che mette a rischio la tenuta sui mercati interni e sull’export florovivaistico pugliese che rappresenta un elemento di punta del Made in Italy. Pçer questo le imprese vanno sostenute con finanziamenti regionali e comunitari”, ha detto Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Lecce.
Il settore florovivaistico è fra quelli più duramente colpiti dal Covid e dagli effetti economici generati dalla guerra con i costi di produzioni schizzati alle stelle, ma ha dimostrato una grande capacità di resilienza ed è anche fra quelli che si è ripreso più rapidamente – insiste Coldiretti Puglia - con una forte domanda anche dall’estero dove si registra un aumento record del33% delle esportazioni di piante Made in Italy che impone la tutela di un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare.
Gravi i danni d’immagine e sull’export di prodotti florovivaistici causati dalla Xylella fastidiosa, spesso usata come scusa per bloccare ingiustificatamente fiori e piante in vaso Made in Italy – insiste Coldiretti Puglia - con la Direzione Generale della Salute dell’Unione Europea che ha già messo in mora nel 2021 il governo britannico dopo l’annuncio che nuovi requisiti si applicheranno ai Paesi in cui è nota la presenza della Xylella, con le importazioni di piante dei generi Polygala e Coffea consentite solo da paesi in cui non è presente Xylella, l’obbligo di requisiti più rigorosi per l'importazione di olivo, mandorlo, lavanda, rosmarino ed oleandro da paesi in cui è nota la presenza di Xylella, oltre a rigide condizioni per le importazioni, comprese le ispezioni del luogo di produzione e dell'area circostante, i test, le ispezioni pre-esportazione e un periodo di quarantena di un anno prima dell'importazione.
"Un esempio significativo delle difficoltà che colpiscono il settore florovivaistico a causa dell’assenza di accordi con Paesi e aree strategici per il nostro export, ma anche delle lungaggini burocratiche che affliggono il lavoro degli uffici fitosanitari sul territorio", ha aggiunto Nada Forbici, coordinatore della Consulta Nazionale Florovivaistica della Coldiretti.
La Xylella è arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina e fino a oggi ha infettato oltre 8mila chilometri quadrati con oltre 21 milioni di ulivi colpiti, molti dei quali monumentali, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia e 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva. Il batterio avanza al ritmo di 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato gli ulivi del Salento, minaccia la maggior parte del territorio Ue dove sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.
Mesagnese segnalato in prefettura per droga
A conclusione di un servizio straordinario di controllo del territorio eseguito dai reparti dipendenti dalla Compagnia di San Vito dei Normanni nel Comune di Carovigno, i Carabinieri hanno segnalato all’Autorità Amministrativa, per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale:
- un 54enne di Mesagne, poiché a seguito di perquisizione personale e domiciliare è stato trovato in possesso di 4 grammi di hashish, occultati sotto il piumino della camera da letto;
- una 24enne di Francavilla Fontana, poiché a seguito di perquisizione personale e veicolare è stato trovato in possesso di 1,10 grammi di marijuana;
- un 34enne di Santeramo in Colle (BA), poiché a seguito di perquisizione personale e veicolare è stato trovato in possesso di 0,2 grammi di marijuana;
- un 23enne di Carovigno, poiché a seguito di perquisizione personale e veicolare è stato trovato in possesso di 0,1 grammi di marijuana.
Gli stupefacenti rinvenuti sono stati sottoposti a sequestro.
Durante il servizio sono stati controllati vari esercizi pubblici e automezzi, identificate numerose persone e contestate diverse contravvenzioni al Codice della Starda.