Per la Uil pensionati è decisamente sconfortevole che nel 2015 quasi il 30% dei cittadini residenti in Italia siano stati a rischio di povertà, con forte incidenza nelle regioni del Sud e come non sia possibile far passare inosservato che il 20% delle persone più ricche percepisca quasi il 40% dei redditi totali, ponendo il nostro Paese sotto la media Europea in quanto a giustizia sociale.
Il tasso di occupazione nel Regno Unito, in Svezia e in Germania cresce più del 72 per cento. Nei paesi più poveri come la Grecia, la Spagna e il Portogallo vi è una contrazione superiore al 7%, mentre in Italia, pur con un tasso di occupazione più basso di 2,3 punti rispetto al 2008, si registra un calo degli occupati del -2,7 per cento. In Puglia gli occupati sono, secondo i dati Istat del 2015, appena 1,171 milioni pari a un tasso di occupazione del 43,3%. Il tasso di disoccupazione ufficiale è del 19,7 per cento.
I pensionati subiscono la crisi di mercato del lavoro. Gli anziani fanno da ammortizzatore sociale. L’elevata incidenza della povertà è caratterizzata nelle famiglie dei loro figli e nipoti, che non hanno un sostegno lavorativo stabile e che hanno figli minori.
La loro pensione è in sostanza un salario differito: “ il lavoratore, durante la sua vita attiva, rinuncia ad una quota della retribuzione per una rendita per quando non sarà più in grado di lavorare”. La pensione, prima del verbale d’intesa del 28 settembre 2016, chiede il raggiungimento dell’età di 66 anni e 7 mesi come requisito della pensione di vecchiaia; contributi per 42 anni e 6 mesi per ottenere la pensione di anzianità; ogni mensilità corrisponde al 71% dello stipendio medio corrisposto durante l’attività lavorativa; 448 euro di pensione sociale, 542 quella con contributi minimi di 25 anni. Il sistema pensionistico italiano copre il 16,8% del Pil per una spesa annua di 270 miliardi di euro.
Un pensionato che percepisce 448 euro, oppure 542, è ha rischio di povertà assoluta e si concentra in particolare nelle regioni del Mezzogiorno in situazione di maggior indigenza. In Italia 17,469 milioni di persone, secondo i dati del 2014, sono a rischio di povertà o di esclusione sociale, di cui il 46,4% è nel Mezzogiorno, (tra le regioni: Sicilia, Puglia e Campania). Le famiglie meno abbienti sono state costrette a ridurre gli alimenti di base. La riduzione del consumo di alimenti aumenta il rischio di patologie. Nel Sud, dove il reddito è inferiore del 24,2% rispetto al valore medio nazionale, la spesa alimentare è diminuita del 16,6% nel periodo 2007-2015.a Brindisi la popolazione over 65, secondo il censimento 2011, è di 79.447 su un totale di 400.504.
Il pensionato, avendo un reddito di pensione mensile, cosi basso, non può permettersi un adeguato riscaldamento dell’abitazione, pagare l’affitto, le bollette del gas, della luce e il ticket dei farmaci. Il
presidente della regione Emiliano conosce la situazione sanità precaria nella provincia di Brindisi. La povertà dei pensionati non permettono loro di curarsi. Il costo delle cure e le lunghe liste d’attesa creano grossi disagi economici agli ammalati brindisini. La Uil pensionati al presidente Emiliano chiede di aumentare il numero di posti letto, riqualifichi la sanità Brindisina, abbatta le liste d’attesa con progetti finalizzati e verificabili. La Uil pensionati rammenta al presidente della regione che un pensionato su due in provincia di Brindisi è a rischio di povertà e non può più permettersi di curarsi in altre province o regioni. I cittadini del territorio di Brindisi preferiscono curarsi a casa propria, assistiti dai propri familiari, ma per curarsi e guarire il pensionato ha bisogno di Ospedali di qualità e con punti di eccellenza, però questo non avviene nel nostro territorio.
È sufficiente costatare nell’Offerta sanitaria il numero degli ammalati che per curarsi sono costretti a viaggiare fuori provincia e fuori regione e questo per la sanità brindisina è uno spreco e un costo eccessivo per chi è costretto e riesce a curarsi fuori del proprio territorio.
Brindisi in particolare, ha una situazione di emergenza con un inquinamento che ha ricadute pesantissime sulla salute e picchi d’incidenza tumorale drammaticamente, superiori alla media nazionale. Perché gli ammalati oncologici sono costretti a fare “Viaggi della speranza”? Perché non si fanno investimenti adeguati in salute a Brindisi?
Noi sappiamo che siamo tornati indietro sugli indici di mortalità; infatti, in Italia si muore di più e le cause sono dovute alla povertà e alla mancanza di cure.
È urgente trovare soluzioni di sistema per rilanciare la Sanità futura territoriale con interventi strutturali, che affrontino alcuni temi urgenti e cruciali come i rapporti fra centro e periferia, la definizione delle loro specifiche competenze e un impianto normativo partecipato nei valori e nei principi fondamentali attraverso percorsi di condivisione e concertazione tra le parti sociali, industriali e finanziarie. Lo scopo dovrebbe essere di “guadagnare salute” attraverso punti di riflessione che richiedono responsabilità e rispetto di dignità da parte delle Istituzioni. Occorre, in tale situazione, un maggiore coinvolgimento del sindacato come prezioso strumento di dialogo e di tutela dei cittadini per riequilibrare gli assetti sociali, sanitari ed economici del Paese.
Il segretario territoriale
Tindaro Giunta