Redazione

Il 13 novembre 2020 scade il termine per richiedere l’indennità Covid-19 onnicomprensiva per alcune categorie di lavoratori (stagionali o somministrati del turismo, intermittenti, occasionali ecc.), prevista dal Decreto Agosto (articolo 9, decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104).
 
Questo termine è stato introdotto dal Decreto Ristori (art. 15, comma 9, decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137), entrato in vigore il 29 ottobre 2020. Dal 14 novembre 2020, pertanto, non sarà più possibile inviare le domande.
 
Se hai dubbi, vuoi ricevere una consulenza attenta e professionale o vuoi che ti venga inviata la domanda rivolgiti ad Epaca Brindisi.
 
Tutti i giorni, dalle ore 08.30 alle ore 13.30 e dalle ore 15.30 alle ore 18.30, siamo disponibili e raggiungibili, oltre che nei nostri Uffici, anche telefonicamente e tramite mail ai seguenti recapiti:
 
Ufficio Provinciale di Brindisi: dott.ssa Cristina Conte
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 Ufficio Zona di Mesagne: Sig.ra Tonia Manelli
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 Ufficio Zona di Fasano: Sig. Vittorio Casarano
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Responsabile Provinciale Epaca: dott. Angelo Carluccio
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Consulente Medico: dott. CAMPANA Giovanni
Consulente Legale: avv. Simonetta Galizia
 
Sezioni e Recapiti Comunali Epaca - Coldiretti dove puoi fissare un appuntamento con i nostri Operatori
Recapito di San Vito dei Normanni Via Donato Carbotti 15, tel 0831609062
Recapito di Ceglie Messapica Via Giovanni XXIII, 5 tel 0831379517
Recapito di Ostuni corso Vittorio Emanuele, 240, tel 0831339582
Recapito di Latiano Piazza Capitano D’Ippolito, 1 tel 0831721054
Recapito di San Pietro Vernotico Via Carrozzo, 5 tel 083101981302
Recapito di San Pancrazio Salentino Via San Pasquale, 7 tel 0831666541
Recapito di Francavilla Fontana Via Regina Elena, 40/42 tel 0831853205
 

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Ancora storie di ordinaria sporcizia. Questa volta l’obiettivo della gente si è fermato sulle toilette del paro Potì il cui sanitario non ha bisogno di commenti. Solo una domanda agli amministratori: “Di chi è il responsabile della pulizia del parco?”.

 

Ancora storie di ordinaria sporcizia. Questa volta l’obiettivo della gente si è fermato sulle toilette del paro Potì il cui sanitario non ha bisogno di commenti. Solo una domanda agli amministratori: “Di chi è il responsabile della pulizia del parco?”.

Brindisi. Sorpreso nuovamente a espletare l’attività abusiva di parcheggiatore, denunciato. I Carabinieri della Stazione di Brindisi Centro, al termine degli accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà un 25enne del luogo, per attività abusiva di parcheggiatore con recidiva. Il giovane, nella mattinata di ieri, è stato fermato all’interno del parcheggio dell’ospedale Perrino di Brindisi mentre espletava l’attività di parcheggiatore senza alcuna autorizzazione, reiterando nella medesima condotta contestata il 27 luglio 2020 da altro organo di polizia.

 

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Oria. Maltrattamenti in famiglia, arrestato 40enne. I Carabinieri della Stazione di Oria hanno tratto in arresto un operaio 40enne del luogo in ottemperanza a un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi. Il provvedimento è scaturito a conclusione delle indagini avviate a seguito della querela presentata dalla coniuge per maltrattamenti in famiglia nell’arco temporale 2000 – agosto 2020. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, dopo le formalità di rito, l’uomo è stato tradotto presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari.

 

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SICCITÀ: COLDIRETTI PUGLIA, BASILICATA CHIUDE I RUBINETTI SOS CAMPAGNE A SECCO A TARANTO; A RISCHIO AGRUMI E ORTAGGI INVERNALI. SOS campagne a secco in provincia di Taranto con la Basilicata che chiude i rubinetti e l’acqua arriva col contagocce con le produzioni di agrumi e verdure in pieno campo in sofferenza. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che chiede un intervento immediato per verificare gli accordi sulla fornitura di acqua tra le Regioni Puglia e Basilicata, in un 2020 caratterizzato da una persistente siccità e da temperature decisamente più alte della media.

”Sono gravi gli effetti della mancanza di acqua sulle produzioni agricole, con uno stato di evidente sofferenza di agrumi e ortaggi invernali, ma anche negli allevamenti con gravi disservizi a cui gli allevatori fanno fronte attraverso il ricorso alle autobotti con un notevole aggravio di costi”, denuncia il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo. 

“L’acqua sta arrivando a singhiozzo fino a Ginosa, mentre rimane regolarmente a secco tutto il resto del territorio della provincia di Taranto. Stiamo vivendo una siccità prolungata, non piove e così i campi seccano e le colture muoiono. Deve essere rivista necessariamente dal Consorzio di bonifica Stornara e Tara la programmazione della erogazione dell’acqua”, aggiunge il presidente Cavallo.

“Serve una pianificazione diversa del ‘bene acqua’ e  un piano infrastrutturale – conclude Cavallo – per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è sia poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali”.

Il 2020 si classifica fino ad ora come il secondo anno più bollente mai registrato in Italia dal 1800 – aggiunge Coldiretti Puglia - con una temperatura di oltre un grado (+1,09 gradi) più elevata della media storica.

In Puglia le aree a rischio desertificazione sono pari al 57% del territorio regionale – aggiunge Coldiretti Puglia - per i perduranti e frequenti fenomeni siccitosi, dove per le carenze infrastrutturali e le reti colabrodo viene perso l’89% della pioggia caduta. Uno spreco inaccettabile per un bene prezioso anche alla luce dei cambiamenti climatici che – continua la Coldiretti - stanno profondamente modificando la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni anche sul territorio nazionale.

Servono – sostiene la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua e un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca. Gli agricoltori – conclude la Coldiretti - stanno facendo la loro parte con un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.

 

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Cari Concittadini,

oggi celebriamo la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Il 4 novembre è l’anniversario dell’armistizio di Villa Giusti del 1918, firmato il 3 novembre ed entrato in vigore il 4 novembre 1918, che consentì all’Italia di ultimare il processo di unificazione nazionale iniziato durante il Risorgimento. Ad un anno esatto da quella data, che in Italia coincide con la fine della Prima Guerra Mondiale, veniva istituita la giornata che stiamo vivendo, un solenne appuntamento che ha attraversato un periodo storico lungo, incluso il buio e travagliato ventennio fascista, per giungere fino ai giorni nostri intatta nei valori fondanti che ne giustificarono l’essenza. Lo spirito col quale ripercorriamo quei valori rimandano al drammatico percorso di unificazione dell’Italia per il quale servì un conflitto che il Paese, con ogni singola parte della sua composizione geografica e sociale, pagò in termini di vittime e drammatica povertà.

Oggi, in visita al Monumento ai Caduti nel Cimitero della città di Mesagne, abbiamo ripercorso con gli occhi e col cuore il tributo che anche la nostra città pagò in termini di vite umane e di dolore, abbiamo riflettuto sui nomi e sulle date di nascita e morte dei caduti, il pensiero è andato ai dispersi, al destino infelice di tutti coloro che non tornarono: a loro e al ricordo delle loro giovani vite spezzate abbiamo reso omaggio. Da quando il virus ci ha privati, per un fatto di opportuna e temporanea necessità, della possibilità di ritrovarci in presenza per coltivare - soprattutto insieme ai più giovani - i valori della memoria, lo sforzo che abbiamo avvertito come doveroso è quello teso a non disperdere l’importanza di alcuni principi, espressi con modalità diverse ma non per questo meno sentite.

Il sacrificio militare di tanti giovani rende questa festa una ricorrenza dolorosa ma importante, come doloroso e importante fu il contributo di tanti civili che attesero invano il ritorno dei propri cari, continuando a vivere e a lavorare in territori devastati dagli effetti nefasti della guerra, negli anni in corso e in quelli a venire. L’unità nazionale che scaturì da anni difficili oggi è elemento fondante per ritrovarci intorno al giusto orgoglio di sentirsi italiani, solidali e fiduciosi contro un nemico che oggi è la pandemia.

Il percorso tormentato che dal primo conflitto mondiale ha portato all’unità dell’Italia è servito a restituirci il valore di un futuro di pace, libertà, democrazia che trova fondamento nei principi della Carta Costituzionale, che all’art.11 afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.  

In questa data a loro dedicata, rivolgiamo un sentito ringraziamento alle Forze Armate, garanzia di sicurezza per il nostro Paese ed espressione autorevole per la comunità internazionale, riconosciuto esempio di perizia e di qualità umane nei diversi contesti nei quali si trovano ad operare in ragione del servizio prestato.

Viva l’Italia e viva la Pace! Sempre.

Mesagne, 4 novembre 2020            

Toni Matarrelli, sindaco di Mesagne                                                                                          Omar Ture, presidente del Consiglio Comunale di Mesagne

 

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Mesagne. Sorpresi con una pianta e 4 semi di canapa indiana, 1,9 grammi di hashish e 75,41 grammi di marijuana, arrestati. I Carabinieri della Stazione di Mesagne,  a conclusione degli accertamenti, hanno tratto in arresto in flagranza di reato un 42enne e una 36enne del luogo, conviventi, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, a seguito di mirato servizio per la repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, i militari operanti hanno proceduto alla perquisizione personale e domiciliare presso la loro abitazione dove hanno rinvenuto e posto sotto sequestro una pianta di canapa indiana di 52 grammi, 4 semi di canapa indiana, 1,9 grammi di hashish e 75,41 grammi di marijuana, oltre a vario materiale utile per il confezionamento e un bilancino di precisione. Lo stupefacente era occultato in un contenitore per dolci posto in cucina. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, dopo le formalità di rito, gli arrestati sono stati rimessi in libertà.

 

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Caro direttore,

Come abbiamo già spiegato pubblicamente nelle nostre pagine Facebook, non intendiamo intervenire nella “guerra del busto” dedicato al Maresciallo d’Italia Giovanni Messe. Lo mettano dove vogliono, se vogliono. È questione che non ci riguarda: il nostro compito non è quello di schierarci da una parte o dall’altra, ma raccontare senza omissioni e reticenze. Ed è ciò che facciamo da quasi un ventennio scandagliando la documentazione custodita in quei luoghi di studio che gli storici, soprattutto quelli che non scendono mai dalle cattedre, dovrebbero frequentare più spesso: gli archivi.

Chiediamo ospitalità, quindi, soltanto per replicare ad alcune affermazioni contenute nella lettera di Aldo Mola, da voi pubblicata, in cui si fa diretto riferimento al nostro libro “Le menti del Doppio Stato” (Chiarelettere, Milano 2020).

Innanzitutto, le nostre «carte», alle quali Mola fa riferimento senza specificare di che si tratta, sono documenti conservati negli archivi nazionali statunitensi (College Park), italiani (tra questi, l’Archivio Centrale dello Stato) e britannici (Kew Gardens). Dunque, fonti primarie e di grande autorevolezza, dalle quali emerge un Maresciallo molto diverso da quello celebrato in Italia.

Del suo passato fascista a noi importa relativamente, come pure delle sue idee monarchiche. Ciò che invece molti italiani ignorano è che nell’immediato dopoguerra Messe fu uno dei protagonisti – certo non l’unico – della costruzione sotto l’egida dei servizi segreti britannici e del capitano statunitense (anglofilo) James Jesus Angleton (Oss, poi Cia) di un apparato paramilitare clandestino (nulla a che fare con Gladio, che nacque dopo e che, a nostro avviso, aveva anche una sua legittimità) formato da monarchici, ex fascisti, repubblichini, squadroni della morte mafiosi, massoni; e che allungava i suoi tentacoli anche verso formazioni “rivoluzionarie” di estrema sinistra ostili alla dirigenza moderata del Pci di Togliatti.

Un “Doppio Stato” occulto e aggressivo che non aveva come obiettivo la difesa della libertà del nostro Paese da una fantomatica minaccia dell’Armata Rossa. Pericolo inesistente per gli stessi britannici e americani, ma enfatizzato ad arte proprio da quel milieu di cui Messe faceva parte. Ingigantito attraverso operazioni di guerra psicologica per creare consenso intorno ai progetti eversivi contro lo Stato legittimo, rappresentato dai governi di unità nazionale antifascista. Quel milieu perseguì in modo violento – per fortuna con scarso successo, grazie soprattutto alle amministrazioni Usa e alla tenuta dell’asse democristiani-comunisti-socialisti-laici – tre obiettivi ben precisi.

Il primo: impedire il Referendum istituzionale e l’elezione di un’Assemblea Costituente per l’approvazione della Carta dell’Italia post fascista.

Il secondo: smembrare, se fosse stato necessario, la stessa unità politico-territoriale del Paese, giocando di sponda con i servizi segreti britannici (Soe) e in collaborazione attiva con quelli francesi (De Gaulle) e jugoslavi (Tito). Tutti interessati a creare il caos per provocare l’implosione italiana e, di conseguenza, la spartizione della penisola in aree di influenza.

Il terzo: provocare un «lago di sangue», cruda espressione utilizzata in alcuni rapporti degli stessi Servizi italiani. In altre parole, la continua provocazione dei comunisti –  anche armata, attraverso l’eliminazione fisica dei loro dirigenti – per indurli a una reazione violenta e avere così il pretesto di metterli al bando.

I progetti eversivi cominciarono già nell’autunno del 1944 con il tentativo di sterminare con sessanta chili di tritolo il governo Bonomi (strage sventata in extremis dalla Ps) e si conclusero con l’attentato a Togliatti del luglio 1948, il più noto ma soltanto l’ultimo di una lunga serie che ebbe inizio già all’indomani del suo rientro in Italia e la “svolta di Salerno” (marzo-aprile 1944).

Per «vagliarne l’attendibilità e contestualizzarne generi e contenuti», volendo usare un’espressione dello stesso Mola, abbiamo sempre confrontato i documenti di College Park, Kew Gardens, dell’Archivio Centrale dello Stato e del Pci, un partito che attraverso i suoi servizi d’intelligence aveva una percezione in tempo reale di ciò che stava realmente accadendo in Italia. Piaccia o meno a Mola, le informazioni provenienti da tutte queste fonti coincidono.

Ancora qualche osservazione, scusandoci se abusiamo della sua cortesia, caro Direttore.

L’elezione di Messe in Parlamento nelle liste della Democrazia Cristiana, che Mola esibisce come prova della sua democraticità, non riabilita il Maresciallo. Semmai, evidenzia la lungimiranza della strategia della Dc per il contenimento delle spinte eversive, allo scopo di  impedire il “lago di sangue” durante la Guerra fredda. Strategia che aveva un riscontro sul versante opposto, dove Togliatti riuscì in qualche modo a governare le correnti insurrezionaliste di Pietro Secchia e dell’ala militarista del Pci.

Comprensibile la reazione un po’ stizzita di Mola. Si è formato alla scuola di Giovanni Giolitti, il grande statista piemontese che nelle sue memorie raccomandava, «molta prudenza nell’aprire gli archivi» del nostro passato per «non sfatare leggende che sono belle». Se un invito del genere viene accolto da uomini di Stato, che hanno altre cose a cui badare, può essere persino utile. Ma gli storici, i ricercatori e i giornalisti devono fare il loro mestiere, che è diverso da quello dei politici: così funzionano le cose nelle democrazie liberali.

Infine, due parole sul riferimento al «Messe Nero», cioè massone, che Mola esibisce come la “prova regina” della nostra demonizzazione del Maresciallo d’Italia. Se fosse massone o meno, a noi poco importa: contano, ancora una volta, i suoi comportamenti. Ma certo stupisce che, dopo aver a lungo scorso l’indice dei nomi della “Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni”, più di mille pagine scritte da Mola, non compaia mai, per esempio, il nome di Giuseppe Cambareri, una sorta di Licio Gelli ante litteram a cui il milieu di Messe era connesso. Cambareri, fior di massone, fu l’uomo di collegamento fra tutte le componenti eversive del “Doppio Stato”.

Cambareri – a cui Silverio Corvisieri ha dedicato un ottimo volume (“Il mago dei generali”, Odradek, Roma 2001) – lavorava per Angleton e il Secret Intelligence Service britannico proprio negli anni in cui si stava formando il “Doppio Stato”: un prototipo fabbricato nel «laboratorio clandestino italiano» negli anni ricostruiti nel nostro libro ed esportato poi in altre parti del mondo, a cominciare dal Cile di Pinochet, nel corso della Guerra Fredda. Come si legge anche in molti studi e saggi scritti da storici, giornalisti, diplomatici e uomini d’intelligence del mondo anglosassone. E come racconta nella sua autobiografia l’ex direttore della Cia, William Colby, tanto per citare un nome.

Ma ci fermiamo qui. Meglio non sfatare troppe «leggende che sono belle».

Grazie per l’ospitalità.

Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella

 

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Negli ultimi giorni è stata intensificata nella Città di brindisi l’attività di prevenzione con l’impiego di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Lecce.

Proprio nell’esecuzione dei compiti istituzionali, nella tarda serata di ieri, le Volanti intervenivano con solerte tempestività nel quartiere residenziale Santa Chiara dove, in via Bezzecca, era stata udita l’esplosione di un grosso petardo. Sul posto, il personale constatava la fuga di una fiat punto che, inseguita per le vie del quartiere, veniva bloccata dopo qualche minuto. L’inseguimento produceva il fermo di G.A., già noto alle forze dell’ordine, segnalato per possesso di sostanza stupefacente.

È in corso l’accertamento dei fatti da parte degli uffici investigativi della locale Questura.

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DIDATTICA A DISTANZA – ARESTA (M5S): “IN ARRIVO 36MILA EURO ALLE SCUOLE DI MESAGNE PER TABLET E CONNESSIONI”. “La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha firmato il decreto che assegna alle scuole gli 85 milioni di euro per la didattica digitale integrata stanziati dal ‘Decreto Ristori’ nel Consiglio dei Ministri del 27 ottobre scorso. I fondi serviranno agli Istituti scolastici per l’acquisto di dispositivi digitali e strumenti per le connessioni da fornire in comodato d’uso alle studentesse e agli studenti meno abbienti. “Lo afferma Giovanni Luca Aresta, deputato mesagnese del M5S.

“Gli 85 milioni –prosegue Aresta-  sono stati distribuiti tenendo conto del numero di alunni di ciascun istituto e dell’indicatore Ocse Escs che consente di individuare le scuole con un contesto di maggiore disagio socio-economico e dove sono meno diffuse le dotazioni digitali. Lo stesso parametro era stato utilizzato a marzo per la distribuzione delle risorse per la didattica digitale previste dal decreto ‘Cura Italia’. Questo nuovo stanziamento potrà consentire a livello nazionale alle scuole l’acquisto, di oltre 200mila nuovi dispositivi e oltre 100mila connessioni.”

Aresta ricorda “che sono quasi 6 milioni e 700mila euro le risorse stanziate per gli istituti scolastici della regione Puglia, di cui oltre 640 mila destinati alle scuole della provincia di Brindisi.  Sono una sessantina gli istituti della nostra provincia che potranno accedervi e riceveranno ognuno risorse proporzionate alla consistenza della popolazione studentesca.”

“Nello specifico della città di Mesagne - precisa il parlamentare- riceveranno rispettivamente 7.244 euro e 7.160 euro il 1 Circolo Didattico “G.Carducci” e il 2 Circolo Didattico “Giovanni XXIII”. All’Istituto Statale Superiore Epifanio Ferdinando sono assegnati 11.013 euro mentre per la Scuola Secondaria di 1 grado “Materdona-Moro” sono stanziati 10.677 euro. In totale gli istituti scolastici di Mesagne avranno a disposizione per il potenziamento della didattica a distanza 36.094 euro.”

“La chiusura delle scuole – conclude Aresta- rischia di rappresentare un danno irreparabile per le nuove generazioni. Se le superiori ragioni di salute pubblica ci obbligano a ciò - anche se proveremo a salvaguardare le lezioni in presenza per le scuole dell’obbligo – è necessario che tutti gli studenti abbiano eguale accesso almeno alla didattica a distanza. Questo provvedimento si muove nella direzione di colmare il divario digitale che c’è tra zona e zona, oltre ad aiutare chi, per il reddito dei propri genitori, non è in possesso dell’attrezzatura necessaria né dell’accesso alla connessione alla rete.”

 

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