Redazione
Alla Med Cooking School, la cucina povera per ridurre gli sprechi alimentari e favorire l’integrazione sociale.
La cucina povera rappresenta un patrimonio gastronomico e culturale profondamente radicato nelle tradizioni contadine e pastorali della Puglia. Basata sulla semplicità e sull’uso ingegnoso delle risorse disponibili, ha permesso alle generazioni passate di superare periodi difficili senza rinunciare al gusto e alla qualità del cibo.
Questi temi sono stati al centro dello show cooking formativo sulla cucina povera, che si è svolto lunedì 17 marzo a Ceglie Messapica, nelle aule della Med Cooking School. All’evento hanno partecipato gli ospiti stranieri di Casa Mea, in un’esperienza che ha unito tradizione e integrazione attraverso il linguaggio universale della cucina.
Sul piano di lavoro e sui fornelli ha preso forma un nuovo approccio all’integrazione, fondato sulla cultura gastronomica dei diversi paesi rappresentati dai partecipanti. La cucina povera, con il suo forte legame con la sostenibilità e la riduzione degli sprechi, si è rivelata il punto d’incontro perfetto per un dialogo tra tradizioni diverse.
I partecipanti hanno seguito la preparazione di un risotto alle mele con brodo di pollo e, come dessert, uno zabaione. Lo chef ha sottolineato come la cucina povera non solo riduca l’impatto ambientale, ma sia anche un’espressione culturale e sociale, con saperi tramandati di generazione in generazione.
Un tempo espressione di necessità, oggi la cucina povera è diventata un punto di riferimento per la ristorazione di qualità. Piatti nati dalla semplicità vengono rivisitati nei ristoranti di alta cucina, valorizzati per la loro autenticità e presentati in chiave raffinata. Questo fenomeno è evidente in tutta Italia e in Puglia assume un ruolo di rilievo: la riscoperta delle antiche tecniche di lavorazione e delle materie prime locali ha trasformato la cucina povera in un simbolo di prestigio.
L'iniziativa rientra nel progetto "Tavola Rotonda 2.0", finanziato dalla Regione Puglia nell'ambito della L.r.n. 13/2017, che mira a sensibilizzare la popolazione sulla riduzione dello spreco alimentare nei comuni del Consorzio dell'Ambito BR3 di Francavilla Fontana.
SAN FRANCESCO SECONDO SCIFONI AL NUOVO TEATRO VERDI
Venerdì 28 marzo, alle ore 20.30, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi arriva “Fra’. San Francesco, la Superstar del Medioevo”, spettacolo di e con Giovanni Scifoni che porta in scena una delle figure più raccontate, amate e discusse della storia occidentale. Un’opera che, con intelligenza e ironia, scardina ogni retorica sulla santità di Francesco d’Assisi e lo restituisce al pubblico nella sua dimensione umana, terrena, teatrale. Biglietti disponibili online su rebrand.ly/Scifoni e al botteghino del Nuovo Teatro Verdi, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 13 e dalle 16.30 alle 18.30, il giorno dello spettacolo dalle 11 alle 13 e dalle 19 alle 20.30. Info T. 0831 562 554 e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
La grande domanda che Scifoni si pone e che guida lo spettacolo è semplice eppure potentissima: perché proprio Francesco? Perché la sua storia ha avuto un impatto così pervasivo nella cultura popolare attraversando secoli e generazioni senza perdere un briciolo del suo potere evocativo? Non era certo l’unico a predicare la povertà, non era l’unico mistico a sfidare le istituzioni ecclesiastiche, non era l’unico a rinunciare a tutto per un ideale più grande. Eppure, otto secoli dopo, rimane il santo più amato, anche da chi santo non è. Il più raccontato, il più celebrato, il più imitato. Lo spettacolo si muove in questa indagine districandosi tra la storia e il mito, la teologia e il teatro, la spiritualità e la ribellione.
«Francesco parla di noi - ha detto Scifoni - più di quanto noi parliamo di Francesco. Noi non possiamo fare nient’altro che parlare di noi con la faccia di Francesco. Era un grande attore e artista, le sue prediche erano pazzesche. Altroché i Måneskin, il poverello parlava davanti a cinquemila persone, che nella Assisi nel 1.200 erano tantissime. Senza mezzi di comunicazione riusciva a radunare le folle, in più non c’erano microfoni. È incredibile. Le persone lo stavano a sentire. Aveva imparato le mosse dai giullari e trovatori che la mamma francese gli aveva fatto conoscere da piccolo. La gente capiva tutto».
Quello che emerge è un Francesco artista, un innovatore della comunicazione, capace di mettere in scena veri e propri spettacoli ante litteram. Le sue prediche erano performance, giocate sull’elemento visivo, sonoro, emotivo. Sapeva recitare, cantare, ballare, coinvolgere il pubblico con una maestria che oggi definiremmo da attore consumato. Utilizzava il corpo, il linguaggio, i simboli con un’intelligenza scenica straordinaria. Il suo presepe di Greccio, di cui nel 2023 si sono celebrati gli 800 anni, fu un colpo di genio teatrale: portare il sacro nella carne e nella terra, mostrarlo agli occhi di tutti con una concretezza mai vista prima. Non un’astrazione, non un dogma, ma un’azione, un’immagine, un racconto.
Scifoni, con il suo stile inconfondibile, unisce ricerca storica e leggerezza, intelligenza e ironia, facendo emergere un Francesco meno ieratico e più autentico, più vicino a noi. Un ragazzo di provincia con ambizioni borghesi che, a un certo punto della sua vita, compie una scelta estrema, al limite della follia e ne fa un manifesto. Ma non è un santo immobile e mistico, bensì un uomo che ride, sbaglia, cade, si tormenta, dubita, si dispera e, soprattutto, crea. Un artista totale, capace di raccontare Dio con le immagini, le parole e le azioni, fino al sacrificio del corpo, fino alla perdita della vista, fino all’estremo logoramento fisico. Il Cantico delle Creature, la prima poesia in volgare della nostra letteratura, nasce non dalla pace, ma dal buio, dal dolore, dalla consapevolezza dell’ineluttabile, eppure risplende di una luce quasi insostenibile.
La narrazione si intreccia con la musica dal vivo, elemento essenziale dello spettacolo. Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli accompagnano la voce di Giovanni Scifoni con strumenti antichi e laudi medievali, ma con un’idea di sonorità tutt’altro che museale. Le musiche si trasformano, si mescolano, si evolvono, fino ad arrivare, per strade inaspettate, alla techno. Un gioco di stratificazioni sonore che non è mai fine a se stesso ma segue il cuore pulsante della narrazione sottolineandone le sfumature, amplificandone il respiro.
La regia di Francesco Ferdinando Brandi, frutto di un lavoro corale e laboratoriale, lascia spazio alla libertà espressiva dell’attore e dei musicisti. Nessuna imposizione rigida, nessuna struttura precostituita, ma un processo vivo, in continua evoluzione, nel quale ogni elemento si adatta, si modella e si ricrea di sera in sera. Un modo di fare teatro che rispecchia, in un certo senso, lo stesso Francesco: un uomo che non ha mai smesso di interrogarsi, di modificarsi, di spingersi oltre.
Il finale è uno schiaffo alla contemporaneità. La morte. Sora nostra morte corporale, quella da cui nessun uomo può fuggire. Francesco la guarda negli occhi, la accoglie, la abbraccia. E lo spettacolo costringe il pubblico a fare lo stesso. Non c’è via di fuga, non c’è distrazione possibile. E forse è proprio qui che sta il senso profondo di questo viaggio teatrale: riscoprire la verità della nostra esistenza attraverso le parole di un uomo che, più di otto secoli fa, ha trovato nella fragilità il suo più grande atto di forza. “Fra’. San Francesco, la Superstar del Medioevo” è più che uno spettacolo su un santo. È un’esperienza teatrale che ci mette di fronte a noi stessi. E lo fa con la potenza di un racconto che non ha mai smesso di affascinare, interrogare e commuovere.
Lo scorso 10 Marzo 2025 il Giudice di Pace di Brindisi – Dott.ssa. Maria ROMANAZZI – ha accolto il ricorso proposto da un’automobilista brindisino avverso il verbale di violazione dell’art. 142, comma 8, del Codice della Strada, perché in data 21 Giugno 2023, sulla SS379 Brindisi – Bari in direzione di Bari, all’altezza di TORRE GUACETO, con la propria autovettura “circolava alla velocità di Km/h 135,85 eccedendo così di 25,85 km/h i limiti di velocità fissati in km/h 90”.
Quale sanziona accessoria, oltre a quella pecuniaria di Euro 184,48, veniva comminata la decurtazione di n. 3 punti dalla patente.
L’automobilista, ritenendo di non aver commesso l’infrazione contestatagli, si è rivolto all’avvocato Giorgio Ingrosso del Foro di Brindisi il quale, valutata l’inattendibilità della rilevazione elettronica della velocità effettuata dalla Polizia Stradale di Brindisi a mezzo di postazione mobile postazione mobile AUTOVELOX marca SODI SCIENTIFICA S.r.l. – modello 106 e matricola n. 958662- nonché della documentazione fotografica dalla stessa prodotta, ha proposto un ricorso in opposizione a sanzione amministrativa ai sensi dell’art. 204-bis del D.LGS n. 285/1992.
Si è costituito in giudizio il Prefetto di Brindisi chiedendo il rigetto del ricorso proposto dall’automobilista e la conferma della piena legittimità dell’operato della Polizia stradale.
La pronuncia è arrivata dopo circa un anno: il Giudice di Pace di Brindisi – Dott.ssa Maria ROMANAZZI - in totale accoglimento delle argomentazioni difensive svolte dall’Avv. Ingrosso – ha ritenuto insufficiente la motivazione addotta dagli Agenti nel verbale con riferimento alla omessa contestazione immediata della infrazione.
Reca testualmente sul punto la sentenza che “ il superamento di soli 25 Kmh del limite previsto di 90 kmh di velocità, non consente di ritenere sufficiente la motivazione addotta a verbale quale giustificazione dell’omessa immediata contestazione. Giova evidenziare che né a verbale , né dalla documentazione fotografica prodotta da parte opposta è possibile valutare , in base alla velocità tenuta ed ai limiti previsti su detto tratto stradale, le oggettive difficoltà da parte degli agenti accertatori di arrestare immediatamente il veicolo ed elevare contestazione immediata.”
Con la conseguenza che: “ La mancata immediata contestazione della violazione ha, di fatto, impedito al conducente sanzionato di rilevare la corrispondenza tra quanto indicato a verbale e la situazione dei luoghi, così ledendo il legittimo esercizio del diritto di difesa.”
Da ultimo il Giudice – in accoglimento delle ulteriori eccezioni sollevate dall’avvocato Ingrosso relativamente alla inosservanza delle prescrizioni dettate in tema di distanza e visibilità della segnaletica di presegnalazione dello strumento di rilevazione della velocità – ha altresì statuito che: “ Dall’esame del suddetto verbale non risulta indicata la kilometrica ove è collocato il segnale fisso indicante il limite di velocità e, pertanto, non è possibile accertare la regolarità della segnaletica mobile utilizzata, essendo stata indicata solo la collocazione del segnale mobile e quella del punto di rilevamento . Infine, la documentazione fotografica allegata da parte opposta, effigiante il veicolo in movimento non indica il segnale mobile né il punto di rilevamento con la presenza del p.u.. In mancanza di immediata contestazione, la documentazione fotografica assume particolare rilevanza ai fini probatori e laddove mancante agli atti del giudizio non consente di ritenere fondata la contestazione per cui è causa.”
Sulla scorta delle illustrate argomentazioni, dunque, il Giudice di Pace di Brindisi ha accolto il ricorso ed annullato il verbale di violazione al Codice della Strada notificato all’automobilista.
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Il castello Normanno-Svevo di Mesagne, simbolo storico e culturale della città pugliese, ha ricevuto un'importante tutela in caso di conflitto armato. La giunta comunale di Mesagne ha infatti adottato il provvedimento per l’apposizione dello “scudo blu” sul castello, seguendo quanto previsto dalla Convenzione dell’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di guerra. Lo scudo blu, appuntito nella parte inferiore e suddiviso in quarti dalla Croce di Sant’Andrea nei colori blu e bianco, è un simbolo internazionale di protezione. Questo marchio, riconosciuto dal diritto internazionale umanitario, serve a identificare i beni culturali che devono essere risparmiati da eventuali attacchi o operazioni militari durante i conflitti. L’iniziativa di protezione del castello Normanno-Svevo di Mesagne è stata avviata su richiesta della Croce Rossa Italiana e accolta favorevolmente dalla giunta comunale.
L’importanza del castello, considerato il monumento più rappresentativo della città, ha reso questa misura un atto necessario per la tutela del patrimonio storico e architettonico locale. Il castello, che sorge nel cuore della città, rappresenta un fulcro della storia medievale pugliese. Le sue origini risalgono all’epoca normanna, con successive modifiche apportate dagli Svevi. Nel corso dei secoli, la struttura ha subito trasformazioni architettoniche che ne hanno ampliato il valore artistico e difensivo. Oggi il castello ospita spazi museali e iniziative culturali che contribuiscono alla valorizzazione della storia locale. La Convenzione dell’Aja del 1954, firmata il 14 maggio e ratificata dall’Italia con la legge n. 279 del 7 febbraio 1958, sancisce la protezione dei beni culturali in caso di guerra. Gli articoli 16 e 17.2 della convenzione stabiliscono le norme per l’applicazione dello scudo blu sui siti di rilevanza storica, garantendo così un riconoscimento internazionale della loro importanza e una protezione giuridica contro eventuali danni bellici. L’adozione dello scudo blu per il castello di Mesagne rappresenta un passo significativo per la salvaguardia del patrimonio storico italiano. Questa iniziativa non solo tutela un importante monumento, ma sensibilizza anche l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione dei beni culturali in tempi di pace e di conflitto.
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Appuntamento il 9 agosto 2025 start ore 21.30 in Piazza Orsini del Balzo – Mesagne – Ingresso Gratuito.
Nuovo appuntamento per il festival Stupor Mundi, l’evento estivo prodotto dalla New Music Promotion, che per il terzo anno consecutivo porta la grande musica dal vivo nelle location storiche e nei centri storici pugliesi.
Il 9 agosto 2025, appuntamento a Mesagne con i La Crus: la storica band formata da Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti torna dal vivo per uno show dedicato al loro primo disco, uscito esattamente trent’anni fa. L’evento, gratuito, si svolgerà in piazza Orsini del Balzo ed è realizzato con il patrocinio del Comune di Mesagne.
Nel 1995, i La Crus incidono per la WEA il loro primo disco, intitolato La Crus, che ottiene un successo di pubblico e di critica al di sopra di ogni aspettativa. L'album si aggiudica numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Ciampi, il Premio della Critica di Max Generation, il referendum di Musica & Dischi (miglior debutto Pop & Rock) e la Targa Tenco '95 come Migliore Opera Prima. Sull’onda di questi premi, la band affrontò un lunghissimo tour di oltre 120 date nei più prestigiosi club, teatri e festival italiani, presentando al pubblico questo raffinato progetto, accolto con grande entusiasmo.
Per celebrare i 30 anni dalla pubblicazione dell’album, da marzo 2025 e per tutta l’estate, i La Crus dedicheranno la prima parte dello spettacolo all’esecuzione integrale e in ordine della scaletta del loro primo album, La Crus, ricreando le atmosfere folgoranti e avanguardistiche di quell’iconico lavoro. Sul palco saranno presenti i membri della formazione dell’ultimo tour, con l’aggiunta di un trombettista:
- Mauro Ermanno Giovanardi – voce, armonica
- Cesare Malfatti – chitarre, campioni
- Chiara Castello – tastiere, cori
- Marco Carusino – basso, cori
- Leziero Rescigno – batteria
- Gianni Sansone – tromba
La seconda parte del concerto sarà invece dedicata ad alcuni dei grandi classici della band, oltre a brani tratti dal loro ultimo album Proteggimi Da Ciò Che Voglio, uscito a marzo 2024.
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La Polizia di Stato arresta un uomo per presunta attività di spaccio.
Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, della presunzione di non colpevolezza e della necessaria verifica dibattimentale, per quanto risulta allo stato attuale, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.
La Polizia di Stato di Brindisi, nell'ambito di specifici controlli disposti dal Questore di Brindisi Giampietro Lionetti nel Comune di San Pietro Vernotico, finalizzati al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, il 18 marzo scorso ha arrestato un uomo incensurato, classe ’80, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina.
In particolare, personale della Squadra Mobile, nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata presso il domicilio dell’uomo, ove era stato riscontrato un continuo andirivieni di soggetti che lasciava presumere lo svolgimento di attività illecite, ha rinvenuto circa 90 grammi di cocaina, parte della quale già confezionata in dosi, oltre che materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione.
Nello specifico è stato rinvenuto un contenitore con nr. 11 involucri di cellophane di colore bianco, racchiusi da nastro isolante di colore nero, con all’interno circa 6 grammi di cocaina. Inoltre, è stato rinvenuto un contenitore in plastica nero al cui interno era occultato un involucro in plastica trasparente contenente sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso complessivo lordo di circa grammi 82,36, nr. 1 bilancino elettronico di precisione di colore grigio funzionante, un nastro isolante di colore nero simile a quello utilizzato per la chiusura degli involucri e una forbice in acciaio.
Alla luce di quanto rinvenuto, per come disposto dal Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica di Brindisi, l’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa della convalida.
Venerdì 21 marzo San Michele Salentino celebra la Giornata della memoria e dell’impegno
Venerdì 21 marzo San Michele Salentino celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.
In merito a quanto riportato dagli organi di informazione sulle modifiche alla categoria antincendio dell’aeroporto del Salento di Brindisi, Aeroporti di Puglia precisa che:
«Linfa», il futuro nelle mani di chi ha scelto di cambiare
Bilal, Farit, Matteo, Mohammed, Michael. Sono nomi di fantasia perché minori, ma le loro storie sono vere. Da pochi giorni, questi giovani hanno firmato un contratto di lavoro grazie al Progetto Linfa (Lavoro, Inclusione, Formazione in Agricoltura), una iniziativa che ha cambiato radicalmente il loro destino. Da minori autori di reato, provenienti da contesti difficili, sono diventati oggi lavoratori qualificati. Hanno imparato un mestiere, ma soprattutto hanno scoperto la fiducia in sé stessi e la forza di costruirsi una vita diversa.
Cos’è il Progetto Linfa
Linfa nasce nel cuore del Salento con un obiettivo ambizioso: creare un ponte tra giustizia minorile e opportunità di reinserimento sociale e lavorativo. Un percorso che mette insieme formazione, educazione e lavoro, per offrire ai ragazzi una seconda chance concreta.
In tre anni, circa 60 minori autori di reato hanno preso parte al progetto, segnalati dai Servizi Sociali e dal Tribunale per i Minorenni di Lecce e Brindisi. Ragazzi fragili, alcuni giovanissimi, provenienti da quartieri difficili o da percorsi di vita segnati da errori e assenza di opportunità.
Linfa ha saputo trasformare il rischio in opportunità, affiancando a questi giovani un’équipe di educatori, formatori e operatori sociali che hanno creduto in loro. Insieme hanno costruito percorsi di crescita legati al lavoro e alla cura del territorio.
Le attività e la nascita di una cooperativa
Linfa è un progetto pratico: apicoltura, falegnameria, manutenzione del verde, cura degli animali. I ragazzi imparano a costruire arnie, produrre miele, curare i cavalli, riparare attrezzi e prendersi cura di spazi comuni. Non solo formazione: i migliori tra loro sono stati assunti nella Cooperativa Linfa, nata proprio grazie al progetto. Oggi 5 ragazzi lavorano stabilmente nella cooperativa, con un contratto regolare e una prospettiva di futuro.
La cooperativa, fondata nel 2024, non è solo un’impresa sociale, ma un simbolo di riscatto e autonomia. La produzione di miele di alta qualità e di bomboniere artigianali realizzate in legno è già una piccola eccellenza locale, apprezzata anche durante eventi e manifestazioni pubbliche.
Chi c’è dietro Linfa e chi lo sostiene
Linfa è un progetto corale, promosso da APS Acqua2o, associazione capofila, e reso possibile grazie a una rete di partner che comprende i Comuni di Brindisi e Lecce, il Tribunale per i Minorenni di Lecce e Brindisi, ARCI Brindisi con il coordinamento dell’avvocato Vincenzo Catamo, CEFAS con il contributo di Fabrizio Chetrì, la Cooperativa Rinascita con la supervisione della dottoressa Anna Cordella, Salento Fun Park diretto da Lorenzo Gorgoni e la Cooperativa Phoenix sotto la guida di Giorgio Schirinzi.
Il Progetto Linfa è stato reso possibile grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, uno strumento innovativo nato in Italia per sostenere interventi rivolti ai minori in condizione di disagio sociale ed economico. Questo fondo, gestito dall’Impresa sociale Con i Bambini, è il risultato di un accordo tra Governo, Fondazioni di origine bancaria e il Forum Nazionale del Terzo Settore. Linfa è uno dei progetti selezionati dal bando "Cambio Rotta", dedicato al recupero e alla reinclusione di minori autori di reato o a rischio devianza.
Le voci del progetto
Marcello Ostuni, responsabile dell’équipe multidisciplinare di Linfa, sottolinea: «Linfa è un modello concreto di come lavoro e natura possano diventare strumenti di cambiamento. Siamo orgogliosi dei risultati e continueremo a investire su questi ragazzi».
Fabrizio Chetrì, responsabile del progetto per CEFAS, aggiunge: «Linfa è una best practice da esportare in altri territori. Il lavoro svolto è stato intenso e i risultati sono ben visibili».
Giorgio Schirinzi, responsabile della Cooperativa Phoenix, racconta: «La cooperativa Linfa dimostra come la cooperazione sociale possa essere il motore di cambiamento di un’intera comunità. I ragazzi sono diventati professionisti seri e affidabili».
Davide Di Muri e referente di ARCI Brindisi, afferma: «La collaborazione con la cooperativa Linfa è essenziale. Gli interventi svolti dai ragazzi nelle strutture sono eseguiti a regola d’arte».
Le storie dei ragazzi
Bilal ha scoperto nella falegnameria un rifugio sicuro e una nuova passione. «Mi piace dipingere le arnie, ogni pennellata è un pezzo di me che resta lì. Qui ho capito che posso costruire qualcosa di bello e utile».
Farit ha trovato nel giardinaggio una fonte di serenità. «Prendermi cura delle piante mi fa sentire bene. È un lavoro che richiede attenzione e rispetto, e mi ha insegnato a prendermi cura anche di me stesso».
Michael ha visto nei cavalli e nei compagni di lavoro una nuova famiglia. «Stare con i cavalli mi dà pace, e lavorare con gli altri ragazzi mi fa sentire parte di un gruppo vero. È la prima volta che mi sento davvero incluso».
Mohammed, cresciuto tra i cavalli in Tunisia, ha ritrovato nel progetto un pezzo delle sue radici. «Qui lavoro con gli animali che amo da sempre. Mi sembra di tornare bambino, accanto a mio padre e a mio zio».
Matteo non ha ancora un progetto chiaro per il futuro, ma il percorso fatto gli ha aperto gli occhi. «Non so cosa farò, ma ho capito che posso scegliere. Prima non lo sapevo».
Gli educatori: pilastri silenziosi
Lorenzo Totano, case manager e studente di Scienze dell’Educazione, racconta: «Molti di questi ragazzi arrivano con uno sguardo spento e una corazza spessa. Il nostro lavoro è riconoscerli, dare loro valore e aiutarli a rivedersi sotto una luce nuova. Vederli scoprire di essere capaci di costruire, creare, essere parte di qualcosa, è la nostra più grande vittoria».
Davide Ostuni, istruttore e case manager di Acqua2o, spiega: «Ogni ragazzo ha un tempo suo, e noi dobbiamo rispettarlo. Insegnare un mestiere è importante, ma ancora di più è insegnare a credere di essere degni di un futuro. Quando riusciamo a strappare un sorriso vero, un sorriso che non sia di circostanza, sappiamo di aver fatto qualcosa di giusto».
Perché Linfa è un esempio da seguire
Linfa è molto più di un progetto formativo. È un laboratorio di fiducia, un ponte tra errore e riscatto, un modello replicabile che dimostra come il terzo settore, la giustizia minorile e il territorio possano collaborare per generare opportunità vere.
In un tempo in cui i giovani vengono spesso raccontati solo per gli errori, Linfa è la dimostrazione che offrire una seconda possibilità non è solo possibile, è doveroso. Quando questa possibilità viene costruita con passione, competenza e visione, i risultati sono meravigliosi: ragazzi fieri, nuovi lavoratori, una comunità che cresce insieme.
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Mesagne. Il Gruppo micologico compie 25 anni
L’AMB Gruppo Micologico Naturalistico “Claudio Dipietrangelo” ha festeggiato con un brindisi il compimento del 25° anniversario dall’Atto Costitutivo!