Redazione

L’area destinata al nuovo Fermi comincia a rinascere grazie allo sport. Il terreno di circa 35 mila metri quadrati, ceduto dall’Amministrazione Comunale alla Provincia di Brindisi per la costruzione del nuovo campus scolastico, su proposta della ASD Imperiali Atletica si è trasformato in un circuito dedicato alla corsa campestre e all’attività fisica all’aria aperta.

Ragazzi e sportivi francavillesi da alcuni giorni hanno a disposizione un percorso da 1 km delimitato da un tracciato in terra battuta lontano da automobili e traffico.

In base all’accordo stipulato con l’Amministrazione Comunale, Imperiali Atletica si occuperà della manutenzione dell’area e potrà utilizzare il terreno sino a quando la Provincia non avrà necessità di entrare in possesso dell’area per gli adempimenti connessi all’avvio del cantiere.WhatsApp_Image_2023-01-17_at_12.29.25_3.jpeg

“La proposta di ASD Imperiali Atletica – dichiara il Sindaco Antonello Denuzzo – ha incontrato subito il nostro interesse. Per tutto il tempo necessario alla Provincia per il reperimento delle risorse e l’avvio dei lavori per la nuova scuola, prende il via di fatto la riqualificazione di una ampia area al momento libera che potrà ospitare giovani, appassionati di corsa e semplici cittadini alla ricerca di un luogo dove passeggiare in sicurezza lontano dai gas di scarico.”

Il circuito ospiterà venerdì 20 gennaio a partire dalle 8.00 le ragazze e i ragazzi delle scuole francavillesi per lo svolgimento della fase comunale dei Campionati studenteschi.

“Finalmente – conclude l’Assessora allo Sport Maria Angelotti – la nostra Città ha uno spazio pubblico dedicato alla corsa campestre. Insieme ad Imperiali Atletica siamo felici di accogliere il 20 gennaio ragazze e ragazzi appassionati di sport che esprimeranno tutto il proprio talento in una giornata dedicata a loro.”

Dopo anni di declino demografico finalmente a Mesagne la popolazione residente è in aumento. Il dato ufficiale, che lo certifica, è dell’Istat che ha messo in evidenza che dal 2020, nonostante gli esiti letali dovuti alla pandemia da Covid, la popolazione mesagnese è in netto aumento. E per il 2022 il trend è in ulteriore crescita. A Mesagne si nasce di più e ci si trasferisce per vivere. Evidentemente le condizioni sociali, politiche e culturali hanno permesso questa inversione di tendenza. Dunque, solo pochi giorni fa l’Istat ha diramato i dati demografici sulla popolazione italiana. E a sorpresa si è scoperto che a Mesagne al 31 dicembre 2021 vi erano 26mila 114 residenti. Basti pensare che al 31 dicembre 2019 i mesagnesi residenti erano 25mila 878, aumentati a 25mila 964 nel 2020 con una crescita di 86 unità. Anno in cui considerando il saldo negativo tra nuovi nati e decessi, 159 nati e 288 deceduti, la popolazione è cresciuta di 86 persone. Ma è nel 2021 che l’incremento dei residenti rispetto all’anno precedente è ancora più significativo.

A certificarlo è sempre l’Istat che al 31 dicembre 2021 ha constatato la presenza di 26mila 114 mesagnesi con un saldo positivo di 150 unità. Il calcolo è derivato sempre dalla differenza tra i nati, 159, e le persone decedute, 324, pertanto complessivamente i residenti nel 2021 sono 26mila 114 con un saldo positivo di 300 persone che hanno deciso di trasferirsi in città. Un trend in controtendenza rispetto al passato quando, sempre l’Istat, aveva certificato il saldo negativo di ben oltre 100 persone l’anno. Nel solo 2018 la popolazione residente aveva avuto un calo preoccupante con meno 863 residenti. Il dato Istat, come ci si immaginava, è stato accolto con favore dal sindaco Toni Matarrelli. “Sono risultati che ci lusingano – ha dichiarato il primo cittadino – anche perché questo trend sembra confermato, anche se al momento solo ufficiosamente, per il 2022. Devo dire che per ottenere questi risultati, in controtendenza confronto agli ultimi 15 anni, abbiamo lavorato intensamente. Evidentemente Mesagne è tornata ad attrarre non solo per quei mesagnesi che ritornano nella loro città, ma anche per altra gente che ha deciso di trasferirsi qui per vivere”. Tuttavia, Matarrelli sa bene che per mantenere questi dati bisogna lavorare sodo. “L’Amministrazione comunale che guido si sente responsabile di questi risultati ed è chiamata a portare a termine diverse opere pubbliche che miglioreranno le condizioni di vita della nostra città rendendola ancora più interessante di come lo è in questo momento storico”. Infine, il sindaco ha concluso: “La crescita demografica è per me motivo di orgoglio e posso assicurare che ogni giorno lavoro e mi impegno affinché questo trend positivo si consolidi nel tempo”.

 


Dati del giorno: 19 gennaio 2023

531
Nuovi casi
7.127
Test giornalieri
9
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 193
Provincia di Bat: 26
Provincia di Brindisi: 46
Provincia di Foggia: 48
Provincia di Lecce: 129
Provincia di Taranto: 84
Residenti fuori regione: 3
Provincia in definizione: 2
16.558
Persone attualmente positive
232
Persone ricoverate in area non critica
10
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.616.988
Casi totali
13.621.745
Test eseguiti
1.590.913
Persone guarite
9.517
Persone decedute
Casi totali per provincia
Provincia di Bari: 517.474
Provincia di Bat: 135.485
Provincia di Brindisi: 154.768
Provincia di Foggia: 225.118
Provincia di Lecce: 343.964
Provincia di Taranto: 217.769
Residenti fuori regione: 17.046
Provincia in definizione: 5.364

Chi vuole analizzare correttamente le cause dell’attuale crisi energetica, non può concentrarsi unicamente sugli effetti della devastante guerra in Ucraina. Nel 2021, ad esempio, abbiamo assistito ad un vero e proprio blocco forzato di grano e mais, stipati in silos per contenere l’offerta mondiale di queste materie prime e tenere alto il loro prezzo. Nel 2021 il prezzo del gas è passato dai 19 €/MWh di gennaio ai 180 €/MWh di dicembre, ben più dei circa 60 €/MWh attuali.

La verità è che la guerra è stata il detonatore di una miscela esplosiva, alla cui base erano responsabilità di istituzioni ed organizzazioni politiche e le speculazioni di chi controlla il mercato delle materie prime e soprattutto del gas ed oggi fa enormi extraprofitti che non si vogliono fermare.

Addirittura c’è chi addebita la causa della crisi energetica e degli alti costi attuali ad una svolta green, mai realmente avviata nel decennio passato e che avrebbe dovuto produrre 8 GW di nuovi impianti da fonti rinnovabili all’anno e non i miseri 0,8 Gw realizzati all’anno.

La responsabilità della crisi è strettamente legata alla scelta rigida di continuare a puntare sui combustibili fossili, fino al punto che il governo Draghi ha voluto potenziare l’esercizio a carbone di centrali termoelettriche da dismettere entro il 2025 e in cui era in corso la bonifica di gruppi non più attivi, facendo ciò perfino in contrasto con la scelta di ENEL di puntare su poli energetici delle rinnovabili.

Altrettanto sbagliata e rigida è stata la politica riguardante lo sviluppo e la fornitura di gas, sottoponendosi alla dipendenza dalla Russia che forniva all’Italia 29 dei 75 mld di metri cubi di gas consumati all’anno. Volendo il governo discutere soltanto di alternative nella fornitura di gas, poteva avere una certa logica il potenziamento senza trasformazione di stato del gas trasportato dal nord Africa, ma non è affatto giustificabile investire sul ben più costoso GNL e su navi rigassificatrici autorizzate senza procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione dei rischi di incidente rilevante.

Attualmente non c’è alcuna emergenza anche perché nel trimestre ottobre/dicembre 2022 si è registrata una diminuzione del consumo di gas di 5,6 mld di mc rispetto all’equivalente trimestre del 2021 e ciò, come ha sottolineato il Sole 24 Ore, non un’organizzazione ambientalista, è dovuto sicuramente al surriscaldamento registrato in Italia, ma anche ad una cresciuta penetrazione delle fonti rinnovabili sulla produzione e sui consumi di energia elettrica.

Più volte Legambiente, unitamente ad altre associazioni, ha presentato analisi e proposte articolate e sorprende che ci sia chi evidenzia impatti sul paesaggio di impianti da fonti rinnovabili e chiuda gli occhi rispetto all’impatto ambientale e sanitario e paesaggistico, in quel caso reale, dei combustibili fossili.

Elettricità Futura, articolazione di Confindustria a cui si richiamano società che operano nel settore delle fonti rinnovabili, ha quantificato in 20 GW all’anno per 3 anni, le potenzialità di realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili con un impegno finanziario in gran parte coperte dalle imprese di 85 mld e con ricadute occupazionali di migliaia di posti di lavoro, annullando in due anni la dipendenza dal gas russo, anche in questo caso in modo reale e non fittizio, con il ricorso al  costosissimo GNL.

Continua però a mancare la volontà effettiva del governo e di gran parte delle forze politiche, di investire sulle fonti rinnovabili, ostacolate da procedure burocratiche lunghe e farraginose e da ritardi ed omissioni che investono la responsabilità in primo luogo dello stesso ministero dell’ambiente.

Per chiarire bene il concetto, basti citare il caso dell’area SIN di Brindisi, nella quale la mancata realizzazione di analisi di rischio prescritte dallo stesso ministero nel 2007 e di bonifiche (siamo al di sotto del 10% su tutte le matrici ambientali) blocca l’iter autorizzativo di molti progetti presentati e perfino di quelli che fanno riferimento al PNRR.

Il paradosso è che mentre per le navi rigassificatrici si crea un così discutibile e pericoloso percorso privilegiato, per impianti eolici offshore il ministero impone un giusto e rigoroso, ma contraddittorio rispetto agli impianti di rigassificazione, percorso autorizzativo che tiene conto delle osservazioni di Legambiente sui progetti di Falk Renewables nel basso Adriatico.

Legambiente ritiene che proprio dalla Puglia possa partire una effettiva transizione energetica attraverso la chiusura entro il 2025 della centrale termoelettrica Brindisi Nord, il no a nuove trivellazioni in Adriatico estremamente pericolose e per di più dai tempi lunghi rispetto ad un eventuale messa in esercizio e soprattutto tecnicamente ingiustificabili (fra  le piattaforme esistenti e quelle ipotizzate al massimo l’Italia avrebbe 110 mld di metri cubi in totale estraibili a costi economici ed ambientali elevatissimi, prosciugati in un anno e mezzo in base ai consumi attuali).

Sono stati presentati vari progetti per la realizzazione nel basso Adriatico di parchi eolici offshore. È evidente è inammissibile pensare di concentrare i sei progetti presentati in un’area a sud del porto di Brindisi, ma sicuramente parchi eolici offshore sono possibili a determinate condizioni. Come già detto le osservazioni di Legambiente ed il parere articolato della commissione ministeriale sui progetti della Falck Renewables consentono di imporre criteri di riferimento e procedure analitiche di estremo rigore, per quello che riguarda l’individuazione ed il monitoraggio in aree idonee, per quello che riguarda lo studio di fattibilità fra più siti ed ipotesi progettuali possibili ed infine per quel che riguarda l’espressione di un giudizio di compatibilità ambientale. Va anche detto che la cantieristica connessa alla realizzazione degli impianti non può che avvenire nei porti vicini e, con riferimento ad un eventuale parco eolico a sud di Brindisi, nel porto della città adriatica laddove verrà realizzato lo stabilimento di produzione di pale eoliche e possono essere costruite le turbine oltre che alle torri eoliche degli aereogeneratori, che potrebbero utilizzare acciaio presso uno stabilimento dell’area industriale brindisina.

Lo stabilimento di produzione di pale eoliche dell’Act blade, prevede un investimento iniziale di 27.000.000 € e 162 posti di lavoro espandibili quando l’attività potrà spostarsi nell’area della ZES destinata.

È questo un primo passo di quel percorso da anni prospettato da Legambiente e che Enel ha individuato all’interno di quel polo energetico delle rinnovabili, che può includere un impianto di produzione di pannelli fotovoltaici, di batteria per l’accumulo di energia prodotta e di quelle colonnine che, con colpevole ritardo e in misura inadeguata sono prospettate, ma non prevedendo oggi una dotazione lungo le autostrade.

Legambiente ha proposto un parco fotovoltaico da 300 Mw nel sito di interesse nazionale (SIN) di Brindisi, ai lati dell’asse attrezzato di trasporto del carbone da dismettere, ed un progetto assimilabile a questo può e deve essere realizzato nel SIN di Taranto, tanto più se si vuole dare sostanza di riconversione industriali annunciati.

Vanno ribadito che i gravissimi limiti nell’esecuzione dei piani di caratterizzazione e bonifica dei SIN (meno del 10% di bonifica sulle matrici ambientali) oggi impediscono di portare avanti l’esame tecnico e l’autorizzazione di tanti progetti presentati.

All’investimento sulle fonti rinnovabili, alla conseguente creazione di porti effettivamente green ed alla creazione di aree industriali green è anche legata la concretizzazione dell’articolata proposta di Legambiente di trasformare le ASI esistenti in aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate (APPEA, così come definite nel PPTR della Regione Puglia), con evidenti vantaggi ambientali, occupazionali ed economici per imprese oggi fortemente energivore e che pagano pesantemente gli effetti del caro energia. È importante la decisione della Regione Puglia di promuovere con un bando la creazione di Hydrogen valley in aree industriali dismesse o degradate ed appunto nelle aree Sin, purché l’obbiettivo sia quello di non stringere la partecipazione alle grandi imprese che dispongano di terreni liberi (e bonificati?) e purché si parli realmente di idrogeno verde e quindi della creazione di una filiera corta che preveda la fornitura ad utenti direttamente raggiungibili e non l’immissione nella rete Snam che snaturerebbe le caratteristiche stesse dell’idrogeno verde.

Legambiente riconferma le ragioni che hanno portato a sottoscrivere accordi e proposte in passato con Wwf e Greenpeace e da ultimo con lo stesso Wwf e con Fai, ricordando che si deve garantire la chiusura delle centrali termoelettriche a carbone entro il 2025 e l’uscita complessiva dai combustibili fossili, anche attraverso un rewamping o la chiusura di vetusti impianti da fonti rinnovabili esistenti spesso realizzati in assenza di programmazione e di procedure valutative ed autorizzative condivisibili. Impianti eolici onshore e impianti agrivoltaici, per nulla assimilabili ai fotovoltaici esistenti e da creare, ovviamente privilegiando tetti di insediamenti rurali, non possono non far parte di una pianificazione diffusa che garantisca quei 20 Gw all’anno di nuovi impianti e le enormi ricadute occupazionali sopra richiamate.

Legambiente ha lavorato intensamente sia sull’attuazione delle norme e dei regolamenti che danno vita alla costituzione di comunità energetiche sia perché si diffondessero tali comunità che, tanto più per quel che riguarda quelle solidali sono occasione di partecipazione larga e dal basso per la costruzione di un modello energetico non più accentrato ma diffuso e sempre più orientato verso la promozione dell’autoconsumo nelle comunità. Infine, va fatto un riferimento alla proposta di nuova direttiva europea su case green che, soprattutto la presidenza semestrale della UE della Svezia intende portare avanti. Due terzi delle case italiane hanno un forte degrado e costi elevatissimi che le famiglie devono sopportare, tanto più in questo periodo nei consumi di energia elettrica e di gas. È giusto chiedere un programma di finanziamento europeo a sostegno della proposta direttiva su case green, ma alle forze politiche italiane che insorgono contro tale direttiva va ricordato che l’obbiettivo principale, che con il superbonus al 110% e gli ecobonus al 50% per abitazioni civili, era l’efficientamento energetico del patrimonio abitativo italiano e la sua riqualificazione. Una cosa è combattere abusi e reati sicuramente riscontrati, ma è del tutto evidente che un uso virtuoso di fondi pubblici e privati avrebbe garantito e garantirebbe l’abbattimento dei costi energetici attuali, case realmente green e un sostegno alle imprese medio-piccole ed alle filiere oggi in crisi del settore edilizio.

                                                                                                                                           

                                                                                                                                           Doretto Marinazzo

                                                                                                                        Responsabile energia Legambiente Puglia

SCUOLA: COLDIRETTI PUGLIA, AL VIA EDUCAZIONE ALIMENTARE PER I BAMBINI IN CLASSE E IN FATTORIA; IN SOVRAPPESO 37% PICCOLI CONSUMATORI. 

Al via l’educazione alimentare a scuola in Puglia con l’agrididattica in classe e in fattoria, frutto della collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale della Puglia. E’ quanto annuncia Coldiretti Puglia, con l’avvio del progetto di educazione alimentare e ambientale proposto a tutte le scuole di ogni ordine e grado in Puglia, con gli alunni che si cimenteranno anche in un concorso di idee sui temi del cibo.

In Puglia il 37% dei bambini è obeso o in sovrappeso – ricorda Coldiretti Puglia -  l’11,1% mangia frutta meno di una volta a settimana o mai e solo il 39,8% dei bambini consuma una merenda adeguata di metà mattina, con un impatto potenzialmente devastante sulla salute delle giovani generazioni, con 1 genitore su 4 che boccia le mense scolastiche, una situazione che impone una nuova cultura del consumo consapevole a tutte le età.

“L’Ufficio Scolastico della Puglia, sensibile ai temi della sana e corretta alimentazione, ha invitato gli istituti scolastici di ogni ordine e grado ad aderire al nostro percorso formativo che consente l’integrazione tra le lezioni di educazione alimentare in classe con attività esperienziali complementari come le visite nelle fattorie didattiche, nei mercati di Campagna Amica e negli orti urbani”, annuncia Maddalena Rignanese Rinaldi, responsabile regionale di Donne Coldiretti.

Per aiutare tutto il sistema scolastico e le famiglie ad alimentare al meglio le giovani generazioni e l’intero nucleo familiare, da anni il Progetto di Educazione alla Campagna Amica ha agevolato l’incontro tra i bambini e i prodotti agricoli ‘fatti’ dagli agricoltori, che riparte anche nell’anno scolastico 2022/2023. In Puglia negli ultimi 10 anni – riferisce Coldiretti Puglia - sono stati coinvolti nel progetto delle masserie didattiche 200mila bambini e 480 scuole, di cui il 70% nella fascia d’età compresa fra i 4 e gli 11 anni, dalla scuola materna alla primaria e il 30% studenti più grandi medie e superiori.

Il progetto per lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare riguarda le lezioni di agridattica a scuola, con la necessità di garantire al contempo che nelle mense scolastiche siano somministrati agli studenti pasti preparati con prodotti agricoli del territorio a Km0, quando più di un pugliese su quattro (28%) ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche dove si stima ne vengano consumati 90 milioni all’anno per 585.000 studenti, nella sola refezione della scuola dell’obbligo.

L’obiettivo è ‘culturale’ e consiste nel tentare di cambiare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse ovunque, formando consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti. “I percorsi virtuosi sull’approvvigionamento delle mense scolastiche con il cibo a Km0 dovranno diventare prioritari alla ripresa dell’attività didattica in presenza. Una netta maggioranza del 71% dei genitori ritiene che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 12 per cento ritiene che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più”, insiste Rignanese Rinaldi.

Necessaria la collaborazione tra Coldiretti Puglia, Campagna Amica ed il Servizio Tutela Consumatori della Regione Puglia per l’istituzione di un Osservatorio regionale che monitori e promuova l'uso di prodotti locali nelle mense scolastiche e nella ristorazione collettiva che incide con le mense scolastiche sulla qualità della vita, dell’alimentazione e di conseguenza sulla salute di migliaia di studenti in età evolutiva.

Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità, ma anche per educare le nuove generazioni, la Coldiretti sollecita a privilegiare negli appalti delle mense scolastiche i cibi locali e a km 0 che valorizzino le realtà produttive locali e riducano i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni, valorizzando i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura.

Condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, arrestato dai Carabinieri.

I Carabinieri della Stazione di San Vito dei Normanni hanno eseguito un ordine per la carcerazione, emesso dall’Ufficio Esecuzione Penale della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce, nei confronti di un pregiudicato 58enne del luogo. L’uomo dovrà scontare la pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, reati commessi in San Vito dei Normanni dal 2007 al 2010. Il provvedimento scaturisce da articolata attività d’indagine con intercettazioni telefoniche e ambientali condotta dalla Stazione Carabinieri di San Vito dei Normanni sino al novembre 2010. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato condotto nel carcere di Brindisi. 

MATER, il Museo del Territorio di Mesagne diventa un calendario, ecco alcune delle foto che lo compongono: lo speciale catalogo non è esaustivo dei tesori custoditi al suo interno, è però indicativo delle tracce millenarie che nei secoli hanno attraversato la Città.museo_mesagne_il_logo_il_cavallino.jpg
Il Museo di Mesagne rappresenta una significativa realtà nel panorama pugliese, vantando una storia che nel tempo si è nutrita di importanti risultanze in seguito a scoperte e indagini archeologiche, apporti scientifici e collaborazioni di alto livello che consentono oggi a ciascun visitatore di aprire la mente e il cuore a una realtà di inestimabile valore racchiusa in quel luogo di straordinario incanto che è il Castello comunale.museo_mesagne_trozzella.jpg
Il calendario si presenta come un esperimento ben riuscito di un’idea promozionale destinata a crescere e a perfezionarsi, e si offre come un piacevole biglietto da visita che annuncia le tante novità che interesseranno il Museo nel prossimo futuro, a partire dal nome e fino a riguardarne gli allestimenti e la loro implementazione.
Da un’idea del direttore Alessia Galiano, e condivisa con il consulente comunale Mimmo Stella e dall’Amministrazione Comunale tutta, è stato intanto creato con l’auspicio che i frammenti di bellezza custoditi al suo interno accompagnino piacevolmente tutti i giorni di questo nuovo anno.museo_mesagne_ricostruzione_tomba.jpg

--------------
Per restare aggiornato con le ultime news del Gazzettino di Brindisi seguici e metti “Mi piace” sulla nostra pagina Facebook. Puoi guardare i video pubblicati sul nostro canale YouTube
Per scriverci e interagire con la redazione contattaci  

museo_mesagne_cratere.jpg

Carlo Molfetta tra le leggende dello sport italiano, stamattina il Coni ha deciso l’inserimento del suo nome nella 'Walk of Fame' di Roma. 

La 'Walk of Fame', il percorso stradale di Roma lastricato con le targhe dedicate agli atleti dello sport italiano che si sono distinti nel panorama internazionale, si arricchirà del nome del nostro Carlo Molfetta. A deciderlo è stata la Giunta nazionale Coni presieduta stamattina dal presidente Malagò.  
Inserito nel cammino della celebrità, da Viale delle Olimpiadi allo Stadio Olimpico, accompagnerà i passi di milioni di persone che abitano e visitano la Capitale, presente  nella prestigiosa lista insieme a quello di altre 125 celebrità sportive e, da oggi, di Flavia Pennetta, Tania Cagnotto, Niccolò Campriani, Fabio Cannavaro, Amedeo Pomilio, Giulia Quintavalle, Marco Galiazzo, Daniele Molmenti, Antonio Tartaglia, Günther Huber, Marco Albarello, Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Giorgio Vanzetta.  
Grandissimo! Il sogno 'The Wolf' è destinato a non svanire mai. 
La stessa gratificazione l'ha ricevuta l'ex tennista brindisina, Flavia Pennetta. 

--------------
Per restare aggiornato con le ultime news del Gazzettino di Brindisi seguici e metti “Mi piace” sulla nostra pagina Facebook. Puoi guardare i video pubblicati sul nostro canale YouTube
Per scriverci e interagire con la redazione contattaci  

 

VERTENZA MINERMIX, UIL BRINDISI E FENEALUIL BRINDISI IN DIFESA DEI LAVORATORI LICENZIATIE DELLE LORO FAMIGLIE. 

Il Coordinamento provinciale della UIL e la FENEALUIL di Brindisi esprimono viva apprensione per il destino dei 59 lavoratori della Minermix di Fasano licenziati dall’azienda per la chiusura delle attività produttive. Uil e FenealUil saranno impegnate in prima linea nell’incontro previsto in Regione il prossimo 24 gennaio perché sia attivato ogni Ammortizzatore Sociale possibile per questi lavoratori ed emerga ogni prospettiva e percorso utile alla loro ricollocazione produttiva.

È una perdita di posti di lavoro inaccettabile in territori come il brindisino ed il leccese - a Galatina l’Azienda ha una seconda sede – già fortemente provati nel loro sistema industriale e nell’indotto.

Come si apprende dai documenti ufficiali consegnati in Confindustria, la crisi aziendale è stata fortemente condizionata dalle vicende dello stabilimento ex Ilva di Taranto, principale committente dei suoi prodotti di estrazione mineraria come calce e calcare. Le martoriate vicende giudiziarie, economiche e di assetto proprietario del Siderurgico e la mancanza di visione a lungo termine per lo stesso hanno portato aziende come la Minermix a non poter più sostenere il mercato con il risultato di progressive difficoltà fino alla chiusura, un impoverimento ulteriore del tessuto imprenditoriale ed industriale del territorio e la conseguente mancanza di reddito produttivo per circa sessanta famiglie. È proprio questa la spirale negativa che la Uil stigmatizza da tempo ed alla quale si può rispondere solo con provvedimenti immediati da parte delle Istituzioni – regionali, nazionali, europee – e con una programmazione economica e produttiva a lungo termine per il territorio.

Ad oggi ed allo stato dei fatti della vertenza MInermix la Uil e la FenealUil di Brindisi daranno tutto il proprio impegno perché sia attivato ogni strumento possibile per la salvaguardia delle famiglie e dei lavoratori coinvolti rinnovando al contempo a tutti gli attori sociali interessati la propria disponibilità a costruire assieme percorsi di prospettiva che scongiurino altre simili vertenze che metterebbero a rischio la tenuta del sistema economico pugliese.

 

Brindisi, 18 gennaio 2023

 

Il Coordinatore Provinciale UIL Brindisi                    Il Segretario Provinciale FENEAL UIL Brindisi

  Fabrizio Caliolo                                                                      Giovanni Librando

Ospedale Francavilla: Caroli: la Regione sta creando le condizioni per chiuderlo?

Di seguito la denuncia politica del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Luigi Caroli:

“La Regione ha intenzione di chiudere l’ospedale di Francavilla Fontana?

“La domanda sorge spontanea e si fonda su sospetti che giorno dopo giorno portano a questa soluzione.

1)      OSTETRICIA - All’atavica carenza di medici, in questo caso, si aggiunge una vera e propria fuga dal reparto da parte di chi (giustamente) vince un concorso o di chi rifiuta di andare a lavorare, proprio per le difficoltà che vi sono. L’assessorato e il dipartimento alla Sanità possibile che non si accorgano di questa desertificazione del reparto e non sentano il bisogno di correre ai ripari? C’è un disegno mirato a squalificare il reparto in modo che scenda sotto la soglia minima di parti previsti un anno e quindi chiudere il punto nascita? Una decisione assurda contro la quale siamo pronti a opporci in ogni sede.

2)     RIANIMAZIONE – Il reparto è pronto a partire, ma non ci sono accreditamenti, ma nel frattempo si comprano letti per la Rianimazione di Ostuni che ancora non esiste, ma è dotata di anestesisti che potrebbero, invece, essere utili a Francavilla.

3)     ORTOPEDIA – I chirurghi fanno la spola fra Brindisi e Francavilla, questo significa che il post-operatorio presenta seri problemi di assistenza per gli ammalati che si sottopongono a interventi particolarmente complessi che andrebbero monitorati attentamente.

4)     PRONTO SOCCORSO – In affanno ovunque in questo caso il reparto è diventato un vero e proprio ‘lazzaretto’: pazienti in attesa di ricovero anche per giorni. Un disagio e un disservizio inevitabile visto che tutto si poggia su un solo medico a turno. La soluzione trovata è stata anche peggiore: far ruotare i medici dei vari reparti, che a loro volta restavano sguarniti. Al peggio non vi è mai fine, perché in questa turnazione devono rientrare anche gli anestesisti che già erano oberati di lavoro e operano in grande stress.

“E’ mai possibile assistere a questo disastro, che mette a rischio la salute dei brindisini, senza che nessuno trovi soluzioni idonee a garantire cure ed assistenza adeguate? Per questo l’interrogativo iniziale è: ma la Regione vuole chiudere l’ospedale o reparti di Francavilla? Perché altrimenti saremmo di fronte a un totale menefreghismo dei vertici regionali della Sanità e questo sarebbe anche più grave!”.

--------------
Per restare aggiornato con le ultime news del Gazzettino di Brindisi seguici e metti “Mi piace” sulla nostra pagina Facebook. Puoi guardare i video pubblicati sul nostro canale YouTube
Per scriverci e interagire con la redazione contattaci