Redazione
Sostegno alla popolazione dell’Ucraina
L’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana, al fine di razionalizzare gli aiuti da fornire alle persone che stanno arrivando sul territorio, ha approvato un Avviso Pubblico rivolto alla cittadinanza per censire la disponibilità di immobili e posti letto da destinare ai profughi.
“In questa fase – spiega il Sindaco Denuzzo – è fondamentale procedere con ordine e metodo. I cittadini che risponderanno a questo Avviso Pubblico ci consentiranno di sapere nel dettaglio il numero di posti letto disponibili, favorendo una rapida assegnazione ed un aiuto efficace alla gente in fuga dalla guerra.”
Per aderire all’iniziativa sarà sufficiente compilare il modulo disponibile sul sito internet istituzionale e inviarlo all’indirizzo mailQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Per rafforzare gli aiuti umanitari l’Amministrazione Comunale ha anche avviato una raccolta fondi cui potranno aderire liberamenti tutti i cittadini effettuando un bonifico sul conto corrente del Comune di Francavilla Fontana con iban IT31I0526279748T20990000250 con causale “donazione pro Ucraina”.
“Questa mattina – conclude il Sindaco – abbiamo accolto insieme all’Assessore Tatarano e alla Dirigente D’Amelia, che ringrazio, i primi bambini giunti in Città che nelle prossime settimane frequenteranno la Scuola di via Vittorio Veneto. Ringrazio i cittadini, le comunità scolastiche e le Associazioni che sin dalle prime ore del conflitto sono al lavoro per aiutare le persone costrette a fuggire dal proprio Paese.”
A favore della popolazione ucraina si è schierata anche la cultura con l’iniziativa “Music Marathon” a cura della Scuola Musicale Comunale. Domenica 13 marzo dalle 17.00 musicisti professionisti e non si stanno dando appuntamento nell’auditorium della Scuola Musicale per una maratona musicale a sostegno della pace.
È ancora possibile aderire all’iniziativa compilando il modulo disponibile sul sito internet www.scuolamusicalecomunale.it.
Brindisi da sacrificare a capitale del gas
Dopo l’approvazione del Parlamento Europeo in seduta plenaria pochi giorni fa della 5. PCI list sui nuovi gasdotti che avranno priorità come Progetti di Interesse Comune per il finanziamento dalla Banca Europea degli Investimenti e dalla Banca Europea per Ricerca e Sviluppo, Brindisi diventa definitivamente la capitale del gas europea.
177 voti contrari, 20 astenuti e 497 voti a favore.
La 5. PCI list comprende 30 progetti, tra cui 4 in Italia e due che riguardano direttamente Brindisi:
- il completamento Rete Adriatica SNAM da Sulmona a Minerbio e PRT di Sulmona
- Eastmed Poseidon con approdo a Otranto (LE) con gas da Israele e Cipro e che arriverà a Matagiola, Brindisi per interconnettersi alla Rete Adriatica SNAM col il megagasdotto compreso nella stessa PCI list, cioè il
- Matagiola (BR) - Massafra interconnessione TAP - Rete Adriatica SNAM per portare il gas di TAP e Poseidon al nord fino a Minerbio, Bologna, per i siti di stoccaggio e verso l'estero.
- e il gasdotto Melita tra Gela e Malta
Il voto è stato molto influenzato dalla recente guerra ucraina per diversificare le fonti di approvvigionamento dalla Russia, ma i voti sono stati simili a due anni fa per la 4. PCI list.
Così, a Matagiola, alla centrale SNAM di interconnessione, oltre a TAP che già è connessa, arriverà anche il megagasdotto Poseidon da Israele e Cipro del giacimento Zhor, altri 20 miliardi di metri cubi annui di gas. E’ un progetto del 2007, antiquato tecnologicamente, approvato dal Ministero nel 2013, poi scaduto e rinnovato per 4 anni fino al 2021 e di nuovo scaduto come autorizzazioni e poi rinnovato dal Governo Draghi per altri 4 anni a giugno 2021 in tempi non di guerra….
L’assurdità del progetto, oltre alla sua tecnologia anacronistica, è che il Centro di Ricezione di Otranto, in Contrada San Nicola, a due chilometri a sud del porto, è sotto sequestro della magistratura per la presenza di una discarica abusiva di amianto, ma il Comune di Otranto ha approvato in data 12 aprile 2020 col protocollo n. 7028 e col parere della Provincia di Lecce n. 0033884 a settembre 2020, la ripresa dei lavori alla Sersys Ambiente srl che dovrebbe fare anche la bonifica della discarica di Bussi, socia di Edison, che è azionista del gasdotto Poseidon. Ma nulla è stato ancora fatto dopo due anni.
E incredibile, il gasdotto Poseidon, un tubo 32 pollici che trasporterà 20 miliardi di mc/anno, è collegato a San Donato di Lecce, una linea 18 pollici, che poi dovrebbe, non si sa come, trasportare il gas fino alla centrale SNAM di Matagiola, Brindisi. Snam non ha nessun progetto attivo di interconnessione di Poseidon con la Rete Adriatica SNAM. Ma con le semplificazioni approvate dal Governo Draghi, crediamo che riusciranno a trovare una soluzione, magari connettendo Poseidon a Melendugno TAP per poi trasportare il gas fino a Matagiola. Edison è una società con sede in Italia, ma di proprietà dell’EDF francese. Snam è una società italiana col 30% partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, cioè i soldi dei correntisti delle Poste, cioè le pensioni delle vecchiette che hanno il conto alle Poste.
Ma TAP questi giorni ha proposto il raddoppio della sua portata, progetto anche questo assurdo, bocciato dalla 5. PCI list, perché aumentando la portata dovrebbe sottostare alla Direttiva Seveso per gli effetti cumulativi, e perciò adeguare il PRT di Masseria del Capitano a Melendugno alla legge Seveso, che è una direttiva europea per il rischio di incidenti rilevanti e non può essere sanata da un decreto qualsiasi del Governo Draghi.
L’altro progetto di gasdotto approvato è il gasdotto Matagiola – Massafra: a Matagiola, un posto inesistente sulle mappe google, a 4 Km da Sant’Elia, si trova il Centro di distribuzione SNAM, dove arrivano o partono già 9 gasdotti, compreso il TAP. Ma da Matagiola c’è solo un tubo 18 pollici che porta a Palagiano, vicino a Massafra, da dove, secondo le dichiarazioni di TAP, passa il suo gas verso l’Europa… A Matagiola il gas di TAP arriva con un 56 pollici e poi, senza nessuna compressione, parte il gas con un 18 pollici verso Palagiano, non Massafra, da dove parte la Rete Adriatica SNAM.
Come fa il gas di TAP e poi quello di Poseidon ad arrivare al Nord????
Poseidon e anche TAP raddoppiata, sono progetti sulla carta, per avere i finanziamenti europei, ma non ci sono studi di progetto reali. E’ un grande bluff per avere i fondi europei. Eni ha avuto nell’ultimo quadrimestre un aumento dei profitti del 3870% a scapito delle nostre bollette.
Brindisi non deve diventare la capitale del gas per gli interessi di SNAM e Edison o ENI, per fregarsi anche i soldi dell’Europa. Opere inutili, dannose e costose.
Chiediamo a Regione, Provincia e Comuni di Mesagne e Brindisi di opporsi in modo forte a tali megaprogetti anacronistici e assurdi in vista degli obiettivi della riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030, visto che Schieppati, presidente di TAP ha dichiarato il raddoppio si potrà realizzare tra 4 anni e Poseidon è previsto per il 2028. E c’è il limite imposto dalla Commissione Europea del Fit for 50, cioè uscire dai fossili entro il 2050.
Noi associazioni ambientaliste combatteremo contro queste nuove opere in nome dell’emergenza climatica.
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Covid - 19. Oggi sono complessivamente 4713 i casi positivi in Puglia di cui 386 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 10 marzo 2022
Dati complessivi
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La guerra in Ucraina taglia fino al 10% le razioni di cibo a mucche, maiali e polli negli allevamenti pugliesi che si trovano a fronteggiare la peggiore crisi alimentare per gli animali dalla fine del secondo conflitto mondiale a causa dell’esplosione dei costi dei mangimi e del blocco alle esportazioni di mais dall’Ucraina ed anche dall’Ungheria, con una decisione unilaterale di Budapest che compromette il mercato unico europeo e mina le fondamenta stesse dell’Unione Europea. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento alla drammatica situazione nelle fattorie pugliesi che sono costrette a lavorare in perdita per riuscire a nutrire i propri animali per effetto della carenza di materie prime che ha costretto ai primi razionamenti anche i supermercati
La decisione degli allevamenti sta – sottolinea la Coldiretti - provocando effetti sulle forniture alimentari con riduzioni della produzione di latte, carne e uova in un’Italia che è già pesantemente deficitaria in tutti i settori dell’allevamento e produce appena il 51% della carne bovina, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto a una larga fascia di allevatori.
All’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte alla stalla, quando per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia, scattati già prima della guerra in Ucraina.
“Siamo di fronte ad una nuova fase della crisi, dopo l’impennata dei prezzi arriva il rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame, quando sono da salvare in Puglia 185mila bovini, 197mila ovini e bufalini e 24 mila suini”, avvisa Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
A sconvolgere il mercato dei prodotti agricoli è lo stop all’export deciso da importanti Paesi produttori come Ucraina e Ungheria mentre dalla permangono le difficoltà di spedizioni dalla Russia che è il principale esportatore mondiale. Una situazione che – spiega la Coldiretti – aggrava l’emergenza in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti dalle industrie agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.
L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto a una larga fascia di allevatori.
All’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte alla stalla, quando per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia, scattati già prima della guerra in Ucraina.
L’effetto drammatico è stato la chiusura di oltre 120 stalle in Puglia in 1 anno con le imprese di allevamento da latte allo stremo, per cui Coldiretti Puglia chiede alla Regione Puglia un intervento concreto per sostenere le aziende zootecniche schiacciate da questa tempesta perfetta.
In 7 anni – dal 2014 ad oggi - hanno già chiuso in Puglia 440 stalle, è il grido d‘allarme lanciato da Coldiretti Puglia, con gli allevatori ormai costretti inesorabilmente a chiudere i battenti e a vendere gli animali. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – insiste Coldiretti Puglia - spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza – aggiunge Coldiretti – con interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l’Europa e l’Italia autosufficienti dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo. La stessa politica agricola comune (Pac) e il Pnrr oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e – continua Coldiretti – vanno modificati eliminando ad esempio l’obiettivo del 10% di terreni incolti previsto nella strategia biodiversità. Per questo bisogna agire subito – continua Coldiretti – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, riducendo le percentuali IVA per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. E poi investire – conclude Coldiretti – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
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Attività dell’ospedale di Ostuni e ottimizzazione ricoveri Covid nelle strutture aziendali
Come previsto dalle disposizioni regionali, nel mese di gennaio l’ospedale di Ostuni era stato convertito in ospedale Covid per far fronte al notevole aumento di contagi nel periodo, con 28 posti letto nel reparto di Medicina interna e 20 posti in quello di Pneumologia.
La struttura ha consentito di assicurare alcuni servizi essenziali, come Guardia Medica e Dialisi, e il servizio di Senologia con accesso da “area pulita”. Per continuare a garantire assistenza ai pazienti non Covid è stato potenziato il numero di posti letto del reparto di Medicina interna dell'ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana.
Nessuna decisione diversa, o definitiva, è stata adottata al momento se non quella di ottimizzare la gestione dei ricoveri con l’obiettivo, per tutti gli ospedali, di un ritorno graduale alla normalità.
Considerando l’attuale tasso di occupazione dei posti letto della rete ospedaliera covid aziendale, e la necessità di garantire l’attività di degenza ordinaria non Covid, è stata di recente autorizzata la riconversione dei posti letto della Pneumologia del Perrino, anche in virtù della presenza di Pneumologia Covid a Ostuni. Al Perrino rimangono attivi come reparti Covid Malattie Infettive e Terapia intensiva, e l’Area mista per i positivi con altre patologie che richiedono cure ospedaliere.
I recenti numeri sui ricoveri, diffusi quotidianamente, ne evidenziano la continua diminuzione. Questo richiede un adattamento continuo dell’organizzazione delle strutture che risente dell’andamento dell’epidemia. Se si confermerà questo trend anche l’ospedale di Ostuni tornerà all’attività ordinaria.
La Croazia sempre più vicina alla Puglia. A partire dal prossimo 27 marzo, infatti, si potrà volare da Brindisi per Zagabria con la compagnia aerea Ryanair. Due le frequenze settimanali, mercoledì e domenica, per raggiungere una delle città più entusiasmanti e vivaci che ancora resiste al turismo di massa.
“L’estate 2022, che consideriamo stagione della ripresa – ha dichiarato il Presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile – come già annunciato nei giorni scorsi, sarà ricca di sorprese. Durante la pandemia, abbiamo lavorato tutti in sinergia, in un’unica direzione e verso un unico obiettivo: restituire ai turisti la fiducia nel viaggio. Crediamo di aver fatto un buon lavoro, non solo mettendo i nostri aeroporti in sicurezza, dal punto di vista sanitario, in tutti questi mesi, ma anche ampliando l’offerta del network nazionale e internazionale. Il collegamento con Zagabria, prima volta in assoluto di un volo per la Croazia da Brindisi, rientra nel lavoro di espansione verso i Paesi dell’Est e di sviluppo di nuovi mercati, voluto da Aeroporti di Puglia e dalla Regione Puglia. Ho contribuito, in prima persona, all’apertura del Consolato di Croazia a Bari e con le autorità e le imprese interessate ci siamo confrontati circa l’opportunità derivanti dalla presenza a Zagabria del mondo economico pugliese. Siamo certi – ha concluso Vasile - che, attraverso il collegamento con Zagabria si svilupperanno notevolmente i flussi incoming e outgoing”.
Mauro Bolla, Country Manager in Italia per Ryanair, ha dichiarato:
“In qualità di compagnia aerea n.1 in Italia, siamo lieti di annunciare una nuova rotta da Brindisi per Zagabria che fornirà ai nostri passeggeri un'ulteriore entusiasmante destinazione estiva in questa tanta attesa estate 2022. Ryanair conferma il suo impegno per un'ulteriore crescita in Puglia, supportando la ripresa del turismo italiano con un collegamento internazionale aggiuntivo e dando al turismo outbound una spinta tanto necessaria dopo 2 anni di rallentamenti legati alla pandemia”.
Per il lancio della nuova rotta Ryanair propone una tariffa promozionale con posti in vendita a partire da € 19,99 per viaggiare da marzo a ottobre, che devono essere prenotati entro sabato 12 marzo sul sito www.ryanair.com.
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TRE ANELLI MAGLIE - MENS SANA CIAURRI MESAGNE = 74-82
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Mesagne. Scioperano i dipendenti di Stef Italia
Stato di agitazione a Mesagne da parte dei lavoratori della Stef Italia a causa della chiusura della sede logistica, ex sede dei prodotti Ferrero, con magazzino di distribuzione e immagazzinamento di prodotti alimentari. L’origine dei problemi per i lavoratori della sede brindisina risale a sei anni fa, quando la multinazionale Ferrero ha deciso di liberarsi di quattro depositi, Pisa, San Benedetto del Tronto, Lamezia Terme e Mesagne, e di affidarli a Stef Italia Spa, con importi notevoli, per svolgere attività logistica. Ciò ha portato tutti i dipendenti Ferrero a transitare in Stef con garanzie sull’impiego occupazionale e sui livelli economici per sei anni. Periodo che scadrà il prossimo 1° aprile. Così, mentre altre realtà, che dovranno essere soppresse, hanno ricevuto una proroga a Mesagne non è arrivato nulla. Se non il trasferimento degli 11 dipendenti in altra sede del Nord Italia. Dunque, stato di agitazione di tutto il personale e sciopero in tutti i siti, di due ore a fine turno, venerdì 11 marzo per dare sostegno ai lavoratori del sito produttivo di gestione logistica di Mesagne, alle loro richieste ed a quelle del sindacato per un tavolo negoziale, affinché l’azienda rispetti le procedure e le relazioni industriali.
Ad annunciarlo unitariamente sono state Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti nazionali a seguito della decisione di Ferrero e della società di logistica Stef Italia di chiudere il sito in provincia di Brindisi di distribuzione immagazzinamento di prodotti alimentari a temperatura controllata, denunciando che “continua una perversa e devastante ristrutturazione ad opera di grandi gruppi con bilanci perfettamente in utile, pur non avendo crisi di mercato nel settore dei prodotti alimentari". Secondo le organizzazioni sindacali “è grave il rimbalzo di responsabilità sul mancato rinnovo del contratto da parte di Ferrero, che pure aveva siglato un accordo di cessione di ramo di azienda a favore di Stef. Si chiude Mesagne e si affida sulla scorta del massimo ribasso il contratto ad una non meglio precisata azienda del settore che non sappiamo quale contratto di lavoro applichi e che a sua volta affida in subappalto ad altri soggetti l'attività di logistica”. Ad aggravare la situazione ci ha pensato Stef che, mentre sono in corso le trattative presso la regione Puglia, ha messo in pratica con atto unilaterale il trasferimento di 11 lavoratori a Cesena ed in altri territori del nord, a circa 700 chilometri di distanza da Mesagne “trattandoli come merce da movimentare. Un atto che, a nostro parere, equivale ad aprire la strada del licenziamento e conseguentemente all'ennesima crisi sociale, in un territorio del mezzogiorno già duramente colpito”. Per questi motivi le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno detto “stop a decisioni unilaterali che portano al licenziamento, basta ristrutturazioni selvagge che mortificato la professionalità dei lavoratori. Stef ritiri le lettere di trasferimento ovvero di licenziamento, si sieda al tavolo di confronto con le istituzioni ed il sindacato e faccia la propria parte nel dare continuità e operatività nelle aree del sud. Presenti il piano industriale per rilanciare le attività e potenziare tutti i siti logistici del Paese”.
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Trentennale del commissariato di Mesagne
Il Capo della Polizia di Stato e direttore generale della Pubblica sicurezza, Lamberto Giannini, sarà a Mesagne il prossimo 15 marzo alle ore 10.15 presso il castello di Mesagne. L'occasione è la celebrazione del trentennale dall'istituzione a Mesagne del Commissariato di PS.
Vizzino assolto dall'accusa di peculato
Questa mattina la sezione penale del Tribunale di Brindisi, Presidente Maurizio Rubino, ha assolti con la formula “per non aver commesso il fatto” il consigliere regionale e presidente della commissione Sanità Mauro Vizzino, di Popolari per Emiliano, Alessandro Ciccioli, entrambi di Mesagne, imputati, quali dipendenti del Centro unico di prenotazione della Asl, di peculato. Secondo l’accusa formulata dal pm Milto De Nozza, i due dipendenti della ditta Svimservice che gestiva all’epoca dei fatti il servizio di prenotazioni, facendo risultare non eseguite alcune prestazioni che lo erano invece state, tramite uno storno inserito nel sistema informatico, avrebbero attivato procedure di «falsa» restituzione ai pazienti di diversi importi che variano dai 4 ai 70 euro, appropriandosi così di una somma complessiva pari a 1192 euro. I fatti contestati si riferiscono a un periodo compreso tra il 2009 al 2012.