Redazione
Il prezzo del mais è balzato del 17% in una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina ma ad aumentare del 6% anche quello della soia destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti, ma a preoccupare è la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina insieme rappresentano il 19% di export del mais. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale del commercio dei prodotti agricoli. Il contratto future più attivo sul grano ha chiuso a 11,91-1/4 dollari per bushel (27,2 chili) ai massimi da marzo 2008 mentre il mais a 7,6 dollari per bushel al top da 10 anni e la soia a 16,78 dollari per bushel.
Mentre il porto di Bari è drammaticamente vuoto perché non arrivano navi da Russia e Ucraina con mai e soia, al porto di Napoli, dopo il blocco di due navi provenienti dalla Moldavia, il prezzo del mais è schizzato a € 37,5/38,5, quotazioni che hanno fatto saltare i contratti sottoscritti prima della guerra, quello dell’orzo granella a € 35,0/36,00 e della farina di soia a € 62/64 + iva 10%.
Il blocco dell’arrivo di materie prime per l’alimentazione degli animali della stalle – denuncia Coldiretti Puglia – sta mettendo a dura prova gli allevamenti, perché le scorte si sono ridotte ai minimi termini e sono vendute a prezzi stellari, mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, – sottolinea Coldiretti Puglia – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto agli allevatori.
All’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte alla stalla, quando per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, per cui è urgente che l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, attivi tra l’altro l’accordo regionale firmato da allevatori e trasformatori e rimasto inapplicato per la mancanza di contratti che definiscano la trasparenza dei prezzi all’interno della filiera, dopo che con il via libera al decreto sulle pratiche sleali è stato individuato l’ICQRF quale autorità nazionale di contrasto per l’accertamento delle violazioni delle pratiche commerciali sleali e per la vigilanza sull’applicazione dell’articolo 62 con l’irrogazione delle relative sanzioni.
Con l’avvio della task force contro le pratiche sleali dopo la pubblicazione del decreto legislativo in Gazzetta ufficiale, la Coldiretti sta raccogliendo gli elementi sul territorio per le denunce, con particolare riferimento alla violazione legata al mancato riconoscimento dei costi di produzione, prevista del decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente voluto dalla Coldiretti.
“Abbiamo chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura la convocazione urgente del tavolo regionale del latte con la partecipazione delle catene della Grande Distribuzione Organizzata per salvare la Fattoria Puglia che in 1 solo anno ha perso già 120 stalle per la crisi dei prezzi e i costi di gestione più che raddoppiati”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Dai campi alle stalle si sono impennati i costi di produzione per effetto dei rincari delle materie prime che hanno fatto quasi raddoppiare la spesa per le semine, con l’emergenza Covid che ha innescato un cortocircuito sul fronte delle materie prime con rincari insostenibili – insiste Coldiretti Puglia - per l’alimentazione degli animali nelle stalle dove è necessario adeguare i compensi riconosciuti agli allevatori per il latte e la carne. Infatti le quotazioni dei principali elementi della dieta degli animali, dal mais alla soia, sono schizzati su massimi che non si vedevano da anni con il rischio di perdere capacità produttiva in una regione già fortemente deficitaria per i prodotti zootecnici.
“Il prezzo del latte alla stalla in Puglia deve necessariamente essere al di sopra dei costi di produzione, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori”, ribadisce il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.
Serve responsabilità con un “patto etico di filiera” che garantisca una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e punti a privilegiare sugli scaffali il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio – insiste Coldiretti Puglia - con il coinvolgimento delle differenti catene della Grande Distribuzione Organizzata.
L’effetto drammatico è stato la chiusura di oltre 120 stalle in Puglia in 1 anno con le imprese di allevamento da latte allo stremo, per cui Coldiretti Puglia chiede un’assunzione di responsabilità della filiera tra allevatori, industrie e distribuzione per salvare il latte e le stalle pugliese perché non c’è più tempo.
In 7 anni – dal 2014 ad oggi - hanno già chiuso in Puglia 440 stalle, è il grido d‘allarme lanciato da Coldiretti Puglia, con gli allevatori ormai costretti inesorabilmente a chiudere i battenti e a vendere gli animali.
Con 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino) – aggiunge Coldiretti Puglia – il settore lattiero–caseario garantisce primati a livello nazionale e Sigilli della biodiversità dal valore indiscutibile.
Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – conclude Coldiretti Puglia - spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
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La Mens Sana Mesagne, nel recupero della ottava giornata di andata, espugna la palestra Melvin Jones di Monopoli e bissa la seconda vittoria in trasferta consecutiva dopo Francavilla, sponda All Star. Partita condita da alti e bassi, ribaltamenti di fronte, ma con un finale tutto biancoverde. Coach Alba per i Delfini manda in campo Salerno, l'argentino Paparella, Palmitessa, Palazzo e il montenegrino Sakovic, mentre coach Capodieci risponde con Patrizio, Malvindi, Mastropasqua, Scalera e Ranieri.
Pronti via e il Mesagne è già in fuga, Ranieri, Mastropasqua e il giovane Malvindi portano gli ospiti sul 2-11 di parziale dopo 5' giocati. Veloce la reazione del Monopoli con Palmitessa, Lorusso e Miccoli pronti a recuperare e chiudere il primo quarto in vantaggio 12-11, mentre i mensanini no trovano più la via del canestro. Nel secondo periodo continuano a condurre i locali, la tripla di Sakovic (23-20) viene ammortizzata dai positivi Mongelli e De Vincentis, poi gli ospiti sciupano facili occasioni e Paparella li punisce chiudendo il secondo quarto sul 31-26. Al rientro in campo I delfini provano la fuga, due triple di Miccoli e Centrone allungano sul 37-28, ma gli ospiti non mollano la presa. A 3' dalla fine del terzo periodo i ragazzi di coach Alba accumulano il vantaggio in doppia cifra (49-39), prima di chiudere il terzo periodo sul 51-40. Nell'ultimo quarto in campo c'è un'altra Mens Sana, coach Capodieci alterna le difese a zona e l'attacco del Monopoli va in tilt. Dopo appena un minuto di gioco, sale in cattedra Patrizio che porta letteralmente a spasso la difesa dei padroni di casa. Mette a referto cinque punti consecutivi, pur fallendo tanti tiri liberi, e il Mesagne è a meno cinque (51-46).
Poi ancora un veloce 0-7 con la premiata coppia Patrizio & Ranieri e il Mesagne è solo a meno due (53-51) con sette minuti ancora da giocare. Il Monopoli, contro la zona del Mesagne, non riesce a trovare la via del canestro, solo Lorusso prova a tenere in partita la sua squadra. Ranieri segnala il vantaggio mensanino (56-53) con cinque minuti ancora da giocare. Poi sale in cattedra Prisciano, al rientro dopo l'infortunio e ancora non al meglio della condizione fisica. Realizza la tripla del 53-58, poi Lorusso con un gioco da tre punti si riporta a meno due. Il giovane Malvindi (2005), oltre alla attenta difesa su Paparella, realizza due punti importanti per poi lasciare la scena ancora a Prisciano. Il play tarantino infila la tripla del 58-65 con 40 secondi da giocare. Partita finita? Nemmeno per sogno, alcuni errori banali dei biancoverdi, permettono a Lorusso di tentare un complicato recupero, poi i tiri liberi di Prisciano e Patrizio mettono in cassaforte il risultato.
La vittoria a Monopoli riapre le speranze di una complicata qualificazione ai playoff per i biancoverdi, mentre il Monopoli perde una ghiotta occasione per certificarne l'accesso in anticipo. La Mens Sana Mesagne deve recuperare ancora le gare con Invicta Brindisi, sabato ore 17:30 al Palamelfi rione Casale, Maglie in trasferta e Rutigliano in casa. Per giocarsi la poule promozione serve un'impresa, ma i ragazzi di coach Capodieci visti in campo a Monopoli venderanno cara la pelle.
SCUOLA BK DELFINI MONOPOLI: Centrone 7, Salerno 8, Lorusso 14, Sabato, Paparella 4, Palmitessa cr. 9, Busco 2, Palazzo 3, Miccoli 9, Palmitessa C., Sakovic 7. Allenatore: A. Alba.
MENS SANA MESAGNE: Patrizio 17, Pesce, Fanelli, Scalera, Campana, Prisciano 11, Rosato 2, De Vincentis 2, Malvindi 4, Mastropasqua 10, Mongelli 8, Ranieri 13. Allenatore: Angelo Capodieci.
Parziali: 12-11 19-15 20-14 12-27
Arbitri: Ranieri e Procacci.
Mesagne. Due auto a fuoco nella notte
Atto intimidatorio a Mesagne, nel giardino di un asilo nido, dove qualcuno ha messo fuoco a un’auto. Nell’incendio è stato coinvolto un secondo mezzo, di proprietà dell’Asl, parcheggiato lateralmente e un albero. Sul posto sono giunte due squadre di vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e messo in sicurezza la zona. Nel piazzale sono arrivati anche i poliziotti del locale commissariato che hanno avviato le indagini. L’atto è di natura dolosa poiché per appiccare il fuoco è stato utilizzato del liquido infiammabile. Tuttavia, gli investigatori escluderebbero che si è trattato di un gesto della criminalità organizzata.
Le indagini, pertanto, sono indirizzate in altre direzioni. Dunque, notte di fuoco a Mesagne, precisamente nel parcheggio della struttura di proprietà comunale in cui è collocato un asilo nido, la cui gestione è affidata a una cooperativa. Nello stesso stabile ha l’abitazione una famiglia. Il piazzale, per la verità, è utilizzato per parcheggiare alcune autovetture dell’Asl di Brindisi, i cui dipendenti lavorano negli uffici di piazza Gioberti, e auto di altri residenti della zona. In questo scenario la notte scorsa qualcuno è entrato nel piazzale e ha cosparso una Fiat Punto, che era parcheggiata in quel luogo da alcune settimane, con del liquido infiammabile. Poi gli ha dato fuoco ed è fuggito. Le fiamme hanno in pochi minuti avvolto il mezzo facendo scoppiare i finestrini. Il rumore è stato udito dai residenti che si sono affacciati e hanno notato l’auto che andava a fuoco. È stato lanciato l’allarme e dal comando provinciale di Brindisi sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco. Le fiamme, infatti, dopo pochi minuti si sono estese a un Fiat Doblò, di proprietà dell’Asl di Brindisi, che ha preso fuoco. Le lingue di fuoco erano così alte che hanno investito un albero di pino presente lungo la recinzione. Anche l’albero ha preso fuoco.
Sul posto sono giunte le volanti del locale commissariato i cui agenti hanno avviato le indagini. Innanzitutto, hanno monitorato la zona alla ricerca di qualche telecamera di videosorveglianza che potesse aver ripreso il piromane. Successivamente sono stati ascoltati i proprietari dei mezzi. Tuttavia, dai primi accertamenti sarebbe da escludere un gesto della criminalità organizzata indirizzata sia all’Asl che alla cooperativa che gestisce l’asilo nido che sarebbero estranee ai fatti. Pertanto le indagini sono state indirizzate verso una sfera del tutto personale.
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Presentazione de "Il Cuore di Mesagne"
Cortometraggio “Il Cuore di Mesagne” del regista Premio Oscar Paul Haggis.
Si svolgerà domani, venerdì 4 marzo, alle ore 11.00 presso il Teatro comunale di Mesagne in via Federico II Svevo, la conferenza stampa di presentazione del cortometraggio firmato dal regista Paul Haggis girato a Mesagne in occasione della candidatura della Città a Capitale italiana della Cultura con il progetto “Umana Meraviglia”.
Intervengono:
Antonio Matarrelli – sindaco della città di Mesagne;
Simonetta Dellomonaco – coordinatrice del progetto “Umana Meraviglia”;
Marco Calò – coordinatore del progetto di candidatura per Mesagne2024.
MESAGNE2024, L'AUDIZIONE COL MINISTERO DELLA CULTURA. EMILIANO: “LA CANDIDATURA DI MESAGNE È LA CANDIDATURA DELLA PUGLIA INTERA”.
Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo oggi a Mesagne durante la presentazione della candidatura della città brindisina, a Capitale Italiana della Cultura per il 2024. Mesagne è tra le dieci finaliste per l’edizione 2024 ed è l’unica città pugliese giunta a questa fase di selezione tra le 24 inizialmente candidate. Il progetto “Mesagne2024 Umana Meraviglia” è stato presentato nel castello normanno-svevo, in audizione da remoto, con la Giuria presieduta da Silvia Calandrelli che dovrà poi indicare al ministro della Cultura Dario Franceschini la candidatura ritenuta più idonea. Nell’ambito del progetto anche il corto del regista canadese premio Oscar Paul Haggis, con musiche del maestro Beppe Vessicchio e con la partecipazione di Sergio Rubini, attore, autore e regista pugliese, cittadino onorario di Mesagne. Dopo l’introduzione del sindaco di Mesagne, on. Antonio Matarrelli, è stata l’architetto Simonetta Dellomonaco, coordinatrice del progetto, a spiegare il progetto alla commissione ministeriale.
Il primo cittadino della città messapica, il presidente Emiliano e l’architetto Dellomonaco erano presenti all’audizione col MiC insieme ad Gianna Elisa Berlingerio, Direttore Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Puglia; Elio Borgonovi, Direttore Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità IPAS presso l’Università Bocconi, componente del Comitato scientifico "Mesagne2024"; Aldo Patruno, Direttore Dipartimento Turismo, Economia della cultura e valorizzazione del Territorio della Regione Puglia; Fabio Pollice, Rettore dell'Università del Salento e componente del Comitato scientifico "Mesagne2024".
“Nella seconda metà degli anni Ottanta, Mesagne era considerata la capitale della Scu, la cosiddetta quarta mafia. Ora concorriamo per il titolo di Capitale della Cultura Italiana dopo aver vinto una battaglia che appariva impossibile. Oggi Mesagne è una città viva e attrattiva, una città che attraverso una straordinaria partecipazione di popolo ha dato vita ad un tessuto sociale in cui operano 115 associazioni che contribuiscono alla gestione dei nostri beni monumentali, degli spazi sociali e di 7 beni confiscati alla mafia. Mesagne ha coltivato il tema della cultura in tutte le sue forme”, ha dichiarato il sindaco Matarrelli.
“La storia della Puglia, quella di Mesagne, sono storie di grande riscatto. - ha proseguito Emiliano - Si parte dai punti di debolezza, dalle nostre più gravi minacce, per arrivare ad una città che oggi è turistica, culturale, imprenditoriale, legata all’agricoltura ma anche all’innovazione tecnologica, con centri di ricerca e luoghi che possono consentire di cambiare il destino dei nostri giovani”. “Questa non è la sfida di Mesagne, è la sfida della Puglia e dell’Italia. - ha concluso Emiliano - Noi vorremmo spiegare all’Italia come abbiamo fatto a diventare così importanti in così poco tempo, partendo da minacce pesanti, come l’idea che Mesagne fosse la capitale della Sacra Corona Unita”.
Ryanair: nuovo collegamento Brindisi-Bordeaux
Dal 1° giugno si potrà volare dallaeroporto del Salento alla volta di Bordeaux, per ammirare Piazza della Borsa, i vecchi magazzini sul fiume Garonna, convertiti in luoghi di svago, le due straordinarie chiese, SantAndrea e San Michele e il Museo di Belle Arti, secondo per ricchezza solo al Louvre. Il collegamento, che verrà operato dalla compagnia Ryanair con due frequenze settimanali mercoledì e sabato - arricchisce ulteriormente lofferta internazionale dellaeroporto di Brindisi, sul quale nella prossima stagione sono già previste 29 rotte internazionali e conferma il ruolo strategico dello scalo nelle politiche attrattive di tutta larea del Salento
Covid - 19. Oggi sono complessivamente 3696 i casi positivi in Puglia di cui 323 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 03 marzo 2022
Dati complessivi
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MATERIALI: SENZA UNA REVISIONE PREZZI VERA DEI CONTRATTI IN CORSO ADDIO A NUOVE STRADE
CARO – MATERIALI: SENZA UNA REVISIONE PREZZI VERA DEI CONTRATTI IN CORSO ADDIO A NUOVE STRADE ED IL PNRR FALLIRA’ PRIMA DI INIZIARE.
Si è svolto a Bari, presso la sala conferenze dell’Hotel Parco dei Principi, il tavolo di confronto interregionale tra gli operatori di filiera del settore delle costruzioni stradali.
Imprese stradali, aziende di barriere metalliche stradali e produttori di conglomerato bituminoso insieme per tentare di individuare possibili soluzioni agli incrementi esponenziali e non più gestibili del costo delle materie prime.
Una iniziativa organizzata spontaneamente (48 ore) e che ha visto l’adesione di quasi un centinaio di operatori provenienti non solo dalla Puglia, ma anche dalla Basilicata, dalla Calabria e dalla Sicilia, a testimonianza che il problema è generale e non localizzato in un singolo territorio.
In tutto il Paese, infatti, stanno nascendo comitati spontanei di imprenditori e produttori stanchi di vedere le loro attività fallire sotto il peso dei rincari.
Questo fenomeno è talmente grave da mettere in pericolo non solo la partenza e l’avanzamento delle nuove opere, ma soprattutto il proseguimento dei cantieri in corso di esecuzione, con evidenti ripercussioni sulla collettività che non potrà beneficiare di opere concluse nei tempi stabiliti.
Il rischio, preannunciato nel corso dell’incontro, è il blocco dei cantieri da parte delle imprese e il fermo degli impianti da parte dei produttori. Un’azione sicuramente molto forte che scaturisce da un clima di esasperazione/disperazione.
Tra gli altri, si è registrato anche l’intervento del direttore del Siteb (Strade Italiane e Bitumi) ing. Stefano Ravaioli che ha presentato una lettera sul tema, inviata il 22 febbraio scorso al Ministro Giovannini e alle principali Committenti.
Così come dichiarato dallo stesso Ing. Ravaioli, però, in circa dieci giorni il mondo, già attanagliato dalla pandemia e dalle speculazioni internazionali, è stato ulteriormente stravolto a causa del conflitto in Ucraina e, in questo drammatico scenario, l’unica via percorribile è quella dell’unitarietà e della collaborazione.
Ben vengano, quindi, i movimenti spontanei degli operatori al fianco delle Associazioni di categoria come l’ANCE che può assolvere ad una funzione di coordinamento e propositiva a difesa della categoria, così come è stato richiesto dagli stessi partecipanti al Presidente di ANCE Brindisi, Angelo Contessa che ha moderato l’incontro. Il numero uno dei costruttori edili brindisini ha prontamente garantito la sua disponibilità, mettendo a disposizione l’associazione anche in qualità di trade union con il sistema nazionale di ANCE.
Tante le testimonianze raccolte nel corso dei lavori che hanno sollevato anche altre annose problematiche come quelle derivanti dal rapporto con ANAS, rea - secondo alcuni - di aver prodotto un prezziario non congruo, inferiore ai listini prezzi regionali del 30-40% e gestione contrattuale non conforme a quello che dovrebbe essere il principio di buona fede nella esecuzione di un’opera pubblica.
A tal proposito ciò che è emerso, nel corso del dibattito, è una sorta di timore, da parte di diversi operatori, di obiettare alle decisioni vessatorie dell’ANAS – che continuerebbe a ragionare con una logica meramente formalistica - pregiudicando l’obiettivo dell’interesse pubblico.
Senza ombra di dubbio, seppur in un contesto pacifico, la fotografia rappresentata durante l’incontro ritrae una situazione non più tollerabile. Da più parti si è chiesta una vera e propria levata di scudi che consisterebbe, appunto, nel fermo delle opere, ma soprattutto in un’azione unitaria e coordinata per mettere letteralmente nero su bianco le richieste di un settore seriamente in difficoltà.
Le richieste di accesso alle procedure di concordato ormai non si contano più e la domanda che aleggiava all’interno della sala dell’hotel barese - e che dovrebbe far riflettere tutti, in primis la politica senza logiche partitiche ma in maniera trasversale - era legata alle sorti del PNRR: se le aziende falliscono e gli impianti chiudono perché non c’è più sostenibilità e convenienza nel tenerli aperti, chi e come e con quali materiali potrà eseguire questi lavori?
Si pensi, poi, alle migliaia di contratti ed accordi-quadro bloccati perché non si mettono legislativamente le stazioni appaltanti in condizioni di intervenire con un “riequilibrio contrattuale economico e temporale” automatico nella sua applicazione, a seguito degli stravolgimenti provocati dal caro-materiali e dal costo dell’energia.
In sostanza, bisogna dare gli elementi legislativi/normativi agli enti che non hanno risorse a sufficienza per modificare i quadri economici, poter procedere con un ridimensionamento delle opere da realizzare con l’appalto o, in alternativa, con una risoluzione consensuale dello stesso, senza “code” di carattere giudiziario.
E’ quindi indispensabile intervenire dando priorità ai contratti attualmente in corso, occorre con urgenza normare una revisione prezzi, magari utilizzando il metodo alla “francese” che prevede una compensazione forfettaria e mettere nelle condizioni la stazione appaltante di definire con automatismo l’importo revisionale e l’impresa di completare i lavori senza troppi danni.
Basta parlare di ristori! Diventa importante insistere sulla revisione semplice dei prezzi e per categoria di opere!
Uno scenario di questo tipo potrebbe – e ce lo auguriamo tutti - risultare determinante per evitare la paralisi del settore e un danno gravissimo per l’economia del paese.
COLDIRETTI PUGLIA, CARBURANTE AGRICOLO GIÀ COL CONTAGOCCE; RALLENTANO RIFORNIMENTI ANCHE PER SCORTE MEZZI MILITARI
Lo tsunami del caro energia alimentato dall’invasione Russa in Ucraina con prezzi record per gas e petrolio arriva anche ai mezzi agricoli per cui cresce l’allarme che le colonnine eroghino carburante agricolo per i trattori col contagocce per il dimezzamento degli approvvigionamenti. E’ quanto segnala Coldiretti Puglia, con gli effetti a valanga della guerra in Ucraina che fa crescere l’allarme proprio quando l’ondata di freddo fa crescere i consumi di carburante nelle serre con cicli di produzione di 24 ore e serve il gasolio per i trattori impegnati nelle lavorazioni agricole.
I fornitori, a differenza di quanto fanno in tempi di pace, stanno anche trattenendo scorte utili ai mezzi militari – aggiunge Coldiretti Puglia – e non hanno certezza delle consegne di carburante con ordini garantiti solo al 20- 50% a prezzi che potrebbero ulteriormente schizzare.
Con la spesa energetica che si è impennata inoltre del 50% i costi di produzione superano di gran lunga quelli di vendita - spiega Coldiretti Puglia – creando una situazione insostenibile. Per una serra di mille metri – evidenzia Coldiretti regionale - la perdita netta è di 1.250 euro e chi non riesce e far fronte agli aumenti è costretto a chiudere o a riconvertire l’attività. Il 68,8% delle imprese – evidenzia l’indagine Coldiretti/Ixè – sta facendo i salti mortali per riuscire a mantenere le produzioni.
L’emergenza energetica si riversa – sottolinea Coldiretti – non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.
Con il caro benzina – sottolinea Coldiretti Puglia - crescono poi le spese di trasporto con l’85% delle merci viaggia su gomma. In questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro a chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1.08 euro a chilometro) e la Germania (1.04 euro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania la Lituania e la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).
Gli effetti dell’invasione russa si riflettono– sottolinea Coldiretti - direttamente sulla produzione alimentare, soprattutto a causa dei rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. Una decisione assunta per mettere in difficoltà la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere.
La conseguenza è una riduzione generale – spiega Coldiretti - della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana. Il nitrato di ammonio viene, infatti, a mancare proprio nella fase decisiva per la crescita delle spighe, diminuendo inevitabilmente la produttività con il taglio dei raccolti.
Il risultato è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. Senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73%, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Operazione della Dda di Lecce e della squadra mobile di Brindisi. Due fratelli sono stati fermati dalla Polizia con l'accusa di aver ucciso due imprenditori del settore casalinghi nel 2000 e 2001: si tratta di Cosimo ed Enrico Morleo, di Brindisi, accusati di aver assassinato, con l'aggravante del metodo mafioso, Sergio Spada e Salvatore Cairo, quest'ultimo scomparso e mai ritrovato. Secondo le indagini, Cairo fu assassinato perché ritenuto responsabile di un ammanco di diversi milioni di lire commesso ai danni di una società di articoli per la casa di cui era socio con Cosimo Morleo e avrebbe costituito poi una propria società nonostante il divieto impostogli. Sarebbe stato ucciso e fatto a pezzi.