Redazione
Mesagne. Arriva l'Arpal, via l'Auser
Finalmente dopo otto anni dalla chiusura riaprirà a Mesagne l’ufficio di collocamento del lavoro che attualmente è stato denominato, dalla Regione Puglia da cui dipende, Arpal alias di Agenzia regionale delle politiche attive del lavoro. Nei giorni scorsi funzionari dell’agenzia sono giunti in città e hanno effettuato un sopralluogo in quella che è stata individuata come sede per ospitare gli uffici. Al momento vi sono ancora alcune burocraticità da superare, ma l’accordo sarebbe già pronto.
Unico neo dell’operazione è la presenza nella futura sede di un’associazione di volontariato. In ogni modo il Comune si è già attivato per individuare una sede alternativa che possa ospitare i volontari in maniera tale da non fargli subire disagi. L’ufficio del lavoro aveva chiuso i battenti nel giugno del 2015 in base a una razionalizzazione delle spese da parte della Provincia di Brindisi. La scure della spending review, infatti, si era abbattuta su questo ufficio, di cruciale importanza per il territorio, senza rendersi conto dei gravi disagi che avrebbe causato alla platea di lavoratori provinciali che facevano riferimento a Mesagne.
Oggi l’Arpal svolge servizi di promozione e gestione delle attività connesse alle politiche attive del lavoro di competenza, previste dalla normativa europea, statale e regionale, in coerenza con le azioni previste per le politiche di genere, per le politiche a favore dei giovani e di altri destinatari individuati dalla medesima programmazione regionale; stipula e gestisce delle convenzioni con soggetti pubblici e privati nelle materie di competenza. Infine, gestisce le procedure di competenza della Regione connesse agli ammortizzatori sociali e di licenziamento collettivo. Tanti compiti per il cui svolgimento è richiesta una idonea sede operativa.
Per questo motivo gli amministratori comunali hanno individuato la struttura dell’ex tribunale, che attualmente ospita la sede operativa dell’Auser in cui sono custoditi gli alimenti e il vestiario che i volontari consegnano ai cittadini indigenti. Così, archiviata la proposta che possa diventare la nuova sede del commissariato di pubblica sicurezza il Comune ha intessuto dei rapporti con l’Arpal. I tecnici dell’agenzia regionale hanno eseguito il sopralluogo e disposto alcuni accertamenti tecnici sulla struttura, tra cui una prova di carico dei pilastri in cemento armato. Accertamenti propedeutici alla sigla della convenzione.
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Il Ferdinando di Mesagne campione provinciale dei campionati studenteschi di pallavolo femminile
Il Ferdinando campione provinciale dei campionati studenteschi di pallavolo femminile.
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Nel corso del 2022 il Gruppo Giovani di Avis Provinciale Brindisi ha organizzato una serie diNel corso del 2022 il Gruppo Giovani di Avis Provinciale Brindisi ha organizzato una serie diiniziative sul territorio, tese a sensibilizzare alla donazione di sangue e nel contempo a raccoglierefondi finalizzati all'acquisto di animaletti portaflebo “Babalù”, da donare al Reparto Pediatria dell'Ospedale Perrino di Brindisi. I giovani avisini, partendo dal loro entusiamo e dalla loro voglia diimpegno, hanno deciso ditracciare un percorso che caratterizzasse il loro ruolo di volontari impegnati nel contesto sociale,con uno sguardo particolare verso il mondo dei bambini.
La scelta è stata quella di rendende meno traumatica l'ospedalizzazionedei bambini, regalando loroun sorriso, partendo dalla loro grande passione che sono il gioco e gli animali. Il gruppo Giovani diAvis Provinciale ha pertanto individuato lo strumento più adatto nei“Babalù”, che sono degli animaliportaflebo colorati, dotati di ruote, su cui i bambini possono sedersi e girare nel reparto, lasciandosicoinvolgere dall'immaginazione di un essere su un drago e poter innanzitutto sognare ed entrare in unmondo che li sottragga alla realtà della degenza ospedaliera. E' unainiziativa con cui AVIS vuole tracciare una importante riflessione sul ruolo e sui valoridell'impegno del volontariato, per contribuire allo sviluppo civile della nostra comunità e per rifletteresulla scelta di essere “cittadini attivi”, impegnati nel s ociale, ha sottolineato il Presidente di AvisProvinciale Sergio Zezza, ricordando il lavoro che tanti volontari svolgono sul territorio per assicurarel'autosufficienza di sangue.La manifestazione di consegna si svolgerà Venerdì 28 aprile alle ore 12 presso il Reparto Pediatriadell'Ospedale Perrino alla presenza del Dott. Fulvio Moramarco, primario del reparto, il Presidentedi Avis Provinciale Sergio Zezza, la coordinatrice del Gruppo Giovani di Avis Provincile Chiara Pepe,dirigenti associativi e rappr esentanti Istituzionali.
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PD Brindisi: “I ritardi del Governo-Meloni mettono a rischio gli investimenti ZES per Brindisi”
Indecisioni, contrasti e ritardi nell’azione del Governo-Meloni rischiano di provocare danni irreparabili riferiti agli investimenti nella città di Brindisi.
La Regione Puglia attende il trasferimento di risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, mentre non è stato ancora firmato il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che regola le procedure di aggiornamento e revisione della perimetrazione delle aree ZES.
Il tutto, nonostante proprio le Zone Economiche Speciali rappresentino per la Puglia – e in particolare per Brindisi – uno strumento indispensabile per attrarre nuovi investimenti produttivi.
“In questo modo – sostiene il Partito Democratico di Brindisi – si vanificano tutti gli sforzi compiuti in direzione di una promozione del nostro territorio, anche attraverso un’accorta politica di marketing territoriale finalizzata ad ottenere uno sviluppo economico e ritorni occupazionali. Fino ad oggi, invece, il Governo-Meloni ci ha riempito di belle parole e di voli pindarici senza mai fornire risposte concrete alle aspettative del nostro territorio”.
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La Camera di Commercio plaude la mostra di Caravaggio a Mesagne
È in piena attività a Mesagne l’organizzazione della mostra internazionale sul Caravaggio. Infatti, a partire dal prossimo 16 luglio e fino all’8 dicembre 2023, il castello Normanno-Svevo ospiterà la mostra internazionale “Caravaggio e il suo tempo – Tra naturalismo e classicismo”. La città per cinque mesi darà vita all’incontro tra l’arte pittorica barocca e il territorio pugliese, parte integrante ed espressione culturale artistica del Salento fin dal secondo secolo. La mostra, curata dal professore Pierluigi Carofano in collaborazione con la professoressa Tamara Cini, avvalendosi di un comitato scientifico di riferimento, con circa 35 opere si prefigge di presentare al pubblico la nascita e lo sviluppo del naturalismo caravaggesco, in contrasto con il classicismo emiliano particolarmente apprezzato a Roma agli inizi del Seicento. Infatti, la figura di Caravaggio, a quattrocento anni dalla sua scomparsa, suscita ancora grande interesse nella società contemporanea. La mostra del Caravaggio è il punto di arrivo per la città di Mesagne, dopo un lungo percorso che da sei anni ha visto collaborare la città con diversi progetti, per la crescita del territorio: dal progetto del Sistema urbano museale, al Puglia Walking Art e Culturare, divenuto protocollo d’intesa firmato nel 2021 dalla rete di imprese Micexperience Puglia, dalla Regione Puglia e dal Comune di Mesagne.
Nella rassegna sarà possibile ammirare alcuni capolavori dell’artista lombardo provenienti da collezioni private, poco noti al grande pubblico. In particolare saranno presenti capolavori come il “Ragazzo con caraffa di rose”, il “Ragazzo morso da una lucertola di Merisi” e la “Conversione di san Paolo di Ludovico Carracci”. Intanto, la Camera di Commercio di Brindisi ha accolto, sostenuto con entusiasmo e partecipazione il progetto artistico, culturale ed economico di caratura internazionale che metterà in luce il territorio provinciale. “La Camera di Commercio di Brindisi ha sposato in pieno questo progetto culturale, ma anche economico, di diffusione di bellezza territoriale”, ha spiegato Antonio D’Amore, commissario straordinario della Camera di Commercio di Brindisi, certo che la cultura “può e deve essere il vero volano per lo sviluppo turistico del territorio e anche questa mostra, ne sono certo, dimostrerà che l’impresa culturale e creativa è un modo vincente per fare economia”. La Puglia, infatti, è oggi meta internazionale e regina del turismo estivo ma, “per cogliere appieno le opportunità offerte dall’economica turistica bisogna proseguire con forza sulla strada della destagionalizzazione dell’offerta, agevolando la sinergia tra enti pubblici e soggetti privati, per la promozione di eventi culturali di forte richiamo durante tutto l’anno”, ha tenuto a sottolineare il commissario che, infine, ha voluto ringraziare “la Regione Puglia, il sindaco del comune di Mesagne, Toni Matarrelli, e Pierangelo Argentieri, promotori di questa ennesima e bellissima iniziativa”. Infine, gli operatori dell’associazione Ristoratori riuniti hanno offerto all’amministrazione comunale la loro disponibilità a vendere i biglietti della mostra ai loro clienti.
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Mesagne intitola piazzetta a due suoi partigiani
Nel giorno della Liberazione la città di Mesagne ha intitolato la piazzetta tra via San Pancrazio e via Catania a due giovani mesagnesi che furono esempio di “antifascismo e resistenza”. Si tratta di Antonio Carmelo Devicienti, carabiniere partigiano morto a 21 anni combattendo contro i tedeschi a Prvacina in Jugoslavia nel maggio del 1944, ed Enrico Guarini, che rifiutò di arruolarsi nell’esercito della repubblica mussoliniana e fu fucilato a 23 anni da un plotone di tedeschi e fascisti nell’agosto del 1944. Finalmente dopo 78 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale la città di Mesagne ha reso dignitoso omaggio a questi suoi figli che si opposero all’oppressione fascista.
Grazie alla ricerca storica, “L’Unione Cooperativa dei Lavoratori nella storia di Mesagne”, condotta dai professori Damiano Franco ed Enzo Poci, la Giunta municipale di Mesagne, nella seduta del 23 gennaio 1947, deliberò di intitolare una via alla memoria dei due giovani, ma la decisione non trovò mai attuazione. Poi, grazie all’intervento del presidente del Consiglio comunale Omar Ture, del Partito democratico e dell’Anpi, il percorso avviato molti decenni fa è giunto a compimento. Il sindaco di Mesagne Toni Matarrelli ha tenuto a ricordare ai presenti all’iniziativa “L’importanza della storica data richiama l’impegno di ciascuno a ricordare come Libertà e Democrazia non siano principi astratti e neppure scontati, ma valori sui quali occorre interrogarsi per non perderne di vista l'imprescindibile funzione. E per consentire la loro affermazione a ogni livello istituzionale, in ogni contesto dell’agire sociale e civile del quale ognuno è parte”. Per il presidente Ture “la data del 25 aprile è molto più di una ricorrenza, è la prova di come in vista del bene comune si possano vincere e superare divisioni e differenze ideologiche e partitiche”.
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Da spazio espositivo a scuola di sostenibilità: successo di Torre Guaceto ad Expo Fiera del Levante
Brindisi, Lecce e Taranto unite per il mare protetto. L’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, quella di Porto Cesareo e la Jonian Dolphin Conservation si sono unite per raccontare l’immenso patrimonio blu pugliese e mostrare come viverlo in modo sostenibile ad Expo. Migliaia di visitatori e folle di bambini.
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COLDIRETTI PUGLIA, GRANO TRICOLORE GIU’ DEL 30% MENTRE TRIPLICA IMPORT DA UCRAINA IN ITALIA
UE: COLDIRETTI PUGLIA, GRANO TRICOLORE GIU’ DEL 30% MENTRE TRIPLICA IMPORT DA UCRAINA IN ITALIA.
Le importazioni in Italia di grano proveniente dall’ Ucraina sono praticamente triplicate nell’ultimo anno per un quantitativo pari a 358 milioni di chili in aumento del 193% rispetto anno precedente. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2022 in riferimento alla discussione in atto sulla necessità di erogare sostegni agli agricoltori europei che hanno dubito ingenti perdite per il crollo delle quotazioni, a causa del quale Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno deciso di fermarne l’import nonostante le osservazioni della Commissione Europea.
Su mercato europeo sono in atto evidenti distorsioni commerciali nel settore dei cereali favorite dall’afflusso di grano ucraino che avrebbe dovuto essere invece destinato soprattutto a fronteggiare il pericolo carestia poveri del nord africa e dell’Asia. La realtà – precisa la Coldiretti - è però diversa e sono in atto speculazioni al ribasso che in Italia hanno portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 28 centesimi al chilo.
Lo studio condotto da Unearthed e Lighthouse Reports parla di profitti di 1,9 miliardi di dollari realizzati dai 10 piu’ grandi hedge funds del mondo attraverso manovre speculative sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia. L’azione degli Hedge fund – spiega la Coldiretti - ha creato prima una bolla speculativa facendo rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Unione Europea di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha fatto partire anche in Italia una spirale al ribasso che anche in Italia ha portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale.
E’ necessario adeguare da subito – sottolinea la Coldiretti Puglia - le quotazioni per sostenere la produzione nazionale in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. Non è accettabile che di fronte all’aumento del 18% del prezzo della pasta al consumo rilevato dall’Istat nell’ultimo anno, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato agli agricoltori il 30% in meno, nello stesso periodo. La pasta – continua la Coldiretti Puglia – è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori.
Intanto, si registra il balzo dell’export della pasta pugliese del 37% – insiste Coldiretti Puglia - proprio sotto la spinta dell’allarme globale provocato dalla guerra in Ucraina sulla certezza e salubrità del cibo che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese – aggiunge la Coldiretti regionale - che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.
Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy variano per la pasta da 1,50 a 2,3 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono crollate a 38 centesimi di euro al chilo, insiste Coldiretti Puglia.
Una anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti - occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano. I ricavi – sottolinea la Coldiretti - non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. Le difficoltà del mercato dei cereali sono peraltro confermate dalla decisione di Polonia ed Ungheria di bloccare le importazioni di grano dall’Ucraina, contestata dalla Commissione Europea.
Siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano – precisa la Coldiretti - viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece – continua la Coldiretti - ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito - precisa la Coldiretti - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali. Importante – conclude la Coldiretti - anche investire nella ricerca che, come motore dell'innovazione varietale, deve rispondere non solo alle richieste qualitative del mondo industriale, ma anche rispondere alle nuove esigenze produttive e di resilienza verso gli effetti del cambiamento climatico, rispondendo al contempo alle nuove richieste di sostenibilità volute dalla nuova Politica Agricola Comunitaria.
A causa della siccità e dei costi di produzione in tilt, era già crollata la raccolta del grano in Puglia nel 2022 con una diminuzione del 26% rispetto all’anno precedente, quando ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti Puglia - sono state proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all’avena, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo ed è costretta ad importare i 3/4 (73%) della soia, il 64% del grano tenero per biscotti e pane e il 44% del grano duro per la pasta.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano, con 10milioni di quintali prodotti in media all’anno. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell’ultimo decennio – denuncia Coldiretti Puglia - hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.
Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia - potrebbero raddoppiare con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.
Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma è necessario investire – aggiunge Coldiretti Puglia - per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei, conclude Coldiretti nel sottolineare che nell’immediato occorre salvare le aziende agricole da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni.
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Mesagne. Investe un cane e l'abbandona in fin di vita
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IL 28 APRILE SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO
IL 28 APRILE SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO. E, INTANTO, IN ITALIA LA STRAGE CONTINUA. I DATI DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA VEGA ENGINEERING NON LASCIANO DUBBI SULL’EMERGENZA.
NEL 2022 GLI INFORTUNI MORTALI SONO CRESCIUTI DEL 17% (DA 927 A 1080) RISPETTO AL 2021. MENTRE QUELLI COVID SONO DIMINUITI DEL 96,6 % (DA 294 A 10) QUASI SCOMPARENDO DALLE STATISTICHE. GLI STRUMENTI PER INVERTIRE LA DISASTROSA TENDENZA: FORMAZIONE DEI LAVORATORI E MAGGIOR DIFFUSIONE DI CONTROLLI.
FONDAMENTALE CONTRASTARE L’INETTITUDINE E L’IGNORANZA DI ALCUNI RESPONSABILI DELLA SICUREZZA E DATORI DI LAVORO CHE PORTANO ALL’INFORTUNIO GRAVE E, ADDIRITTURA, MORTALE.
“Una giornata importante per riflettere sulla tragedia quotidiana delle morti sul lavoro e per introdurre nella quotidianità produttiva del nostro Paese tutte le procedure utili alla prevenzione degli infortuni gravi e mortali. Un’occasione di riflessione per i formatori, i responsabili della sicurezza aziendale e per i datori di lavoro”.
Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, da tre decenni in prima linea sul fronte della sicurezza dei lavoratori in Italia, sottolinea il valore della giornata del 28 aprile. E lancia un appello a tutti coloro che si occupano di sicurezza nel nostro Paese.
“Non si può arrivare alla fine di ogni anno contando sempre oltre mille vittime – insiste l'Ing. Rossato – non è possibile vedere come i lavoratori siano sempre protagonisti delle stesse tragedie. Esiste una normativa ben strutturata nel nostro Paese per prevenire gli infortuni. Basterebbe applicarla in modo più capillare”.
Una situazione drammatica per la nostra penisola, confermata dalla più recente elaborazione statistica dell’Osservatorio mestrino.
Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud con una media di oltre 90 vittime al mese. Stiamo parlando ancora di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working). Nel periodo gennaio-dicembre 2021, invece, i decessi totali erano 1.221 e quindi osserviamo un decremento della mortalità (- 10,7%). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece, costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 al 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato, a dir poco allarmante, è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-Covid.
A dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che, passata l’emergenza Covid, rimane ancora tragicamente quella dell’insicurezza sul lavoro.
“E purtroppo – aggiunge Mauro Rossato – siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail”.
Ma, nell’ottica di una riflessione più virtuosa, per l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, ciò che conta davvero nello studio dell’emergenza è il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia.
“Si tratta dell’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati – racconta ancora il Presidente dell’Osservatorio mestrino – questo indice, un vero e proprio “indicatore di rischio di morte sul lavoro”, consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso”.
Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori.
Ebbene, a finire in zona rossa alla fine nel 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli-Venezia Giulia.
Contemporaneamente, però, se l’emergenza sanitaria sembra essere quasi scomparsa come causa degli infortuni mortali del 2022, non si può dire altrettanto per le denunce totali di infortuni sul lavoro, ovvero quelli mortali insieme a quelli non mortali.
“A fine dicembre 2021 le denunce totali per infortunio dovuto al Covid erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154 – spiega ancora Rossato – ciò significa che praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando come il virus sia divenuto molto meno mortale, sebbene sia ancora presente nei luoghi di lavoro”.
L’identikit dei lavoratori che rischiano maggiormente la vita sul lavoro?
Sono stranieri e ultrasessantacinquenni.
“L’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Un dato che si ripete, in modo più o meno analogo, dal 2019 al 2021. E poi ci sono gli ultrasessantacinquenni che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. Conseguenza, probabilmente di una minor reattività in situazioni di rischio. Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio, sono i giovani ad indossare la maglia nera; ed è la mancanza di esperienza questa volta a portare a questo “record”. Nel 2022 sono state 76.269 le denunce tra i 15 e i 24 anni. Doppie e anche triple rispetto alle altre fasce d’età”.
Questi e molti altri dati sono liberamente reperibili nel sito dell’Osservatorio mestrino www.vegaengineering.com/osservatorio/
“Auspichiamo che questi nostri studi ed elaborazioni statistiche possano rappresentare un valido supporto di conoscenza e approfondimento per tutti coloro che si impegnano a fare prevenzione nei luoghi di lavoro e, soprattutto, diventino strumento concreto ed efficace per tutelare la sicurezza dei lavoratori. Ricordando una volta di più e proprio in una giornata solenne come il 28 aprile – conclude Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – che la disciplina in materia di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese c’è ed è esaustiva. Dobbiamo solo applicarla. A tal fine serve dunque un’adeguata e diffusa formazione dei lavoratori e, anche, dei datori di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente di ispezioni e sanzioni. Non si possono considerare salute e sicurezza sul lavoro dei costi, bensì un investimento. È indispensabile che l’Italia esca dal torpore dell’insicurezza che immobilizza piani virtuosi di prevenzione e che continua a perpetuare la tragedia anno dopo anno. Perché l’inettitudine e l’ignoranza di chi si dovrebbe occupare della tutela dei lavoratori, poi, si traducono in infortuni gravi e, talora, mortali”.
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