Redazione
In seduta congiunta le Commissioni bilancio e sanità, presiedute da Fabiano Amati e Mauro Vizzino, hanno ascoltato il direttore del Dipartimento organizzazione e i dirigenti delle Sezioni amministrazione, e finanze e della Protezione civile, sulle spese sostenute per fronteggiare la pandemia Covid.
Relativamente alle spese sanitarie non effettuate dal centro di costo della Protezione civile, il dirigente della Sezione finanze e controllo, si è reso disponibile a dotare la Commissione di un modello sulla base di quello del bilancio delle spese sostenute dalle singole Aziende sanitarie, riportando i costi complessivi con l’indicazione della natura. Il totale del costo riveniente dal fondo sanitario per il 2020 è di 370 milioni di euro di cui 110 milioni gestito dalla Protezione civile e 260 milioni dalle Aziende sanitarie. Di queste, la voce principe è di 119 milioni per spese per il personale. La seconda voce sostanziale è quella relativa ad acquisto di beni sanitari pari a 51 milioni di euro. Altri 16 milioni per consulenze o prestazioni e 25 milioni per acquisto attrezzature e lavori su fabbricati e impianti.
Relativamente alla rendicontazione del 2021 si è in attesa che le Aziende sanitarie inviino comunicazione, ma da una pre-analisi la spesa è sovrapponibile. Mentre la somma destinata alla Protezione civile nel 2021 è stata di 75 milioni di euro.
In virtù delle richieste avanzate dai Commissari, le Sezioni interpellate procederanno alla verifica dei fascicoli prendendo in esame determinati impegni o affidamenti con importo sotto i 50 mila euro e fino alla misura del sotto soglia previsto. Formuleranno anche una relazione integrativa contenente delucidazioni in particolar modo sui preventivi di comparazione, criteri delle determinazioni delle tariffe delle strutture sanitarie private ed accreditate per l’assistenza Covid, certificazione dei DPI acquistati all’estero, costi per l’allestimento e modalità di reclutamento personale per la messa in funzione della fabbrica regionale delle mascherine.
L’analisi dei costi sostenuti per fronteggiare l’emergenza Covid tornerà ad essere argomento di disamina da parte delle Commissioni bilancio e sanità in seduta congiunta.
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Covid - 19. Oggi sono complessivamente 2638 i casi positivi in Puglia di cui 311 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 31 gennaio 2022
Dati complessivi
In prevendita "Arpeggi d'autunno", prima silloge del poeta mesagnese Damiano Andriolo
In prevendita la prima silloge del poeta mesagnese Damiano Andriolo, "Arpeggi d'autunno" edita da Interno Libri di Andrea Cati di Latiano. Una poesia pacata, onesta, come nella migliore tradizione lirica novecentesca, nelle poesie di Damiano Andriolo, come Tranquillino Cavallo riporta nella postfazione, “si cela l’essenzialità di un pensiero, narrato con parole semplici, ma mai banali. Un pensiero profondo del poeta che ritroviamo spesso nelle sue liriche. L’espressione di un pessimismo non solo della propria condizione, ma della stessa natura umana, indifesa di fronte ad un fato sempre presente e ineluttabile”.
Fino al 7 febbraio il libro sarà disponibile in prevendita sul sito di Interno Libri, poi sarà ufficialmente disponibile in libreria online e in quelle fisiche tramite Messaggerie e Fastbook, i principali player del settore editoriale.
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Mesagne è nella top ten delle candidature a Capitale italiana della Cultura. La deciusione è stata assunta dalla commissione esaminatrice, delle candidature delle 23 città italiane candidate a divenire “Capitale italiana della cultura 2024”. Grande gioia a Mesagne dove l'obiettivo di entrare nelle prime 10 città selezionate è già una vittoria.
"#MESAGNE2024, SIAMO IN FINALE! Che giois - le prime parole del sindaco Toni Matarrelli -. Ci abbiamo sperato e creduto, in tanti, tantissimi, mettendoci anima e cuore. Da qualche minuto il sogno è ancora più vicino: il MiC ci ha appena comunicato che siamo tra le città finaliste per il titolo di Capitale italiana della Cultura'.
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Francavilla Fontana si conferma Comune ciclabile
Francavilla Fontana conferma per il secondo anno consecutivo la bandiera gialla attribuita dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) agli Enti locali che promuovono politiche orientate a favorire l’uso della bici.
Il riconoscimento, consegnato virtualmente nelle mani dell’Assessore Sergio Tatarano, è stato ufficializzato nel corso dell’annuale cerimonia tenutasi lo scorso 28 gennaio in diretta streaming. Il premio è il frutto del lavoro portato avanti dall’Amministrazione Comunale in tema di mobilità sostenibile.
“Sin dal nostro insediamento abbiamo portato al centro dell’azione amministrativa il tema della mobilità sostenibile. Si tratta di un percorso – spiega l’Assessore alla Mobilità Sostenibile Sergio Tatarano – avviato con l’adozione di strumenti urbanistici orientati a innovare la viabilità cittadina partendo dagli utenti deboli della strada, in primis ciclisti e pedoni.”
A pochi mesi dall’adozione del PUMS, la nuova sfida intrapresa dall’Amministrazione Comunale si chiama Piano Urbano della Mobilità Ciclistica (PUMC) che ha lo scopo di delineare una ridistribuzione dei flussi di viabilità per permettere il transito in sicurezza delle biciclette con la creazione di nuovi percorsi o con la rifunzionalizzazione degli esistenti.
Intanto, sempre in materia di mobilità, a breve avrà inizio la creazione della “Zona 30” del quartiere Peraro che consentirà di contenere la velocità dei veicoli e impedire la sosta selvaggia delle auto per aumentare la sicurezza e garantire la compresenza “pacifica” di biciclette e mezzi a motore. Tra gli interventi è prevista anche la creazione di una pista ciclabile in via Caniglia che si collegherà con il percorso esistente nel quartiere San Lorenzo. La rete qui presente, inoltre, sarà ulteriormente potenziata grazie alla Rigenerazione Urbana Sostenibile. Recentemente, infine, il Ministero delle Infrastrutture ha finanziato il progetto da 853 mila euro per la realizzazione di percorsi ciclopedonali legati ai luoghi storici cittadini.
“In questi anni abbiamo intercettato finanziamenti e avviato progettualità che nel medio periodo cambieranno il volto della Città. Il riconoscimento della FIAB – conclude l’Assessore Tatarano – attesta la qualità del cammino che abbiamo intrapreso e ci spinge a fare ancora di più. Se lo scorso anno il progetto di bike sharing ci ha consentito di entrare in questa esclusiva graduatoria, ora dobbiamo pedalare per rafforzare il processo culturale che con fatica abbiamo avviato.”
FIAB ha confermato il suo “bike smile” per “l’impegno nella promozione e nella realizzazione di infrastrutture e politiche a favore della bicicletta” e ha preannunciato il conferimento di un secondo smile al completamento degli interventi già finanziati nel quartiere Peraro e l’adozione del PUMC.
La rete dei Comuni Ciclabili coinvolge 156 Enti locali ed è una iniziativa patrocinata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dal Ministero dell’Ambiente.
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Il dossier 2021 dei Cicloamici sulle discariche abusive
È allarmante il dossier realizzato dai Cicloamici-Fiab relativo all’abbandono dei rifiuti nelle campagne della provincia di Brindisi. Un anno di attività, il 2021, durante il quale i volontari hanno fotografato e postato online i siti inquinati realizzando una mappa interattiva che mostra la capillarità delle discariche abusive presenti sul territorio. Ad esempio, il 76% dei rifiuti è abbandonato ai margini delle strade mentre quello maggiormente lasciato, con il 75%, è il domestico. Dunque, un anno è trascorso da quando i Cicloamici, in collaborazione con altre associazioni ambientaliste, hanno sviluppato una “buona pratica” ovvero raccolgono, studiano e segnalano i rifiuti abbandonati. Al 26 gennaio 2022 sono stati segnalati e mappati oltre 60 siti in tutta la Puglia. La gran parte dei siti segnalati versano in condizioni deplorevoli. Tuttavia, la documentazione fotografica dello stato delle discariche, prima e dopo le denunce, è monitorata nel tempo dai Cicloamici che aggiornano la mappa dei rifiuti.
Quando una amministrazione o un gruppo di cittadini effettua una bonifica ambientale su un sito questo cambia colore sulla mappa e da rosso si trasforma in verde. Le segnalazioni pervenute indicano che, principalmente, i rifiuti sono abbandonati a margine strada e in second’ordine su terreni non recintati. Tante sono le segnalazioni di materiale pericoloso, come l’eternit, gli elettrodomestici in disuso o i copertoni. “In oltre il 50% dei siti l’abbandono avviene da lungo tempo, con continuità, attestando un sostanziale disinteressamento degli enti di controllo”, hanno spigato i Cicloamici nel loro dossier -. Nel 30% dei casi l’abbandono è recente, nel 16%, invece, si tratta di abbandono datato”.
Quasi il 40% dei rifiuti risulta conferito in territori di alta rilevanza paesaggistica e naturalistica. “Questo dato – hanno spiegato gli ambientalisti - rivela l’impatto negativo non solo sull’ambiente, ma anche sul turismo e sull’economia locale”. Sono poco più del 27% coloro che hanno denunciato, “ma tengono a mantenere l’anonimato, in alcuni casi per timore di compromettersi con gli amministratori locali. In questi casi la nostra associazione ha sporto denuncia a proprio nome”, hanno tenuto a far notare i Cicloamici. Fortunatamente nel 72% dei casi chi ha segnalato non ha chiesto di mantenere l’anonimato e nella maggior parte dei casi i “segnalatori” hanno denunciato a titolo personale l’abbandono dei rifiuti. Tra i Comuni che hanno ripulito le discariche abusive in tempi brevi c’è Brindisi. “Enormi sono state le soddisfazioni per le denunce andate a buon fine in quanto le amministrazioni comunali di competenza nel giro di poche settimane dalla denuncia hanno provveduto a eseguire gli interventi di bonifica. Tra tutti i Comuni additiamo il Comune di Brindisi come quello più sensibile e meritevole di riconoscimento per le operazioni di ascolto e per gli interventi susseguenti”, hanno concluso i Cicloamici.
Per consultare il dossier o fare segnalazioni su discariche abusive basta cliccare sul sottostante link:
https://www.cicloamici.it/wp/2022/01/26/un-anno-di-denunce-ambientali/
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Alle prime luci dell’alba, in Mesagne (BR), Brindisi, Ostuni (BR) e San Pietro Vernotico(BR) i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di San Vito dei Normanni (BR), collaborati nella fase esecutiva da personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Puglia”, dal 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari e dal Nucleo Cinofili, hanno dato esecuzione all’Ordinanza applicativa di misure coercitive personali n. 11926/19 R.G.N.R. D.D.A. e n. 7156/2020 R. Gip, n. 1/2022 OCC, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce nei confronti di 30 indagati.
In particolare, il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce, ha emesso:
- Ordinanza della custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 soggetti;
- Ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, nei confronti di 6 soggetti;
Le misure cautelari sono state notificate nei confronti dei sottonotati indagati, i quali si devono ritenere presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento della colpevolezza con sentenza irrevocabile:
1. B. L. o.c.c. in carcere;
2. C. L., o.c.c. in carcere;
3. C. M., o.c.c. in carcere;
4. S. M., o.c.c. in carcere;
5. Z. G., o.c.c. in carcere
6. C. L., o.c.c. agli arresti domiciliari;
7. C. L., o.c.c. agli arresti domiciliari;
8. D. D. L., o.c.c. agli arresti domiciliari;
9. F. F., o.c.c. agli arresti domiciliari;
10. S. V., o.c.c. agli arresti domiciliari;
11. T. S. ,o.c.c. agli arresti domiciliari;
All’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, coordinata dal Comando Compagnia di San Vito dei Normanni, hanno partecipato 70 Carabinieri unitamente ai militari del Nucleo Elicotteri CC di Bari e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”.
I reati contestati sono l’art. 74 commi nr. 1, 2 3 e 4 del D.P.R. 309/90 “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti pluri - aggravata”, art. 73 commi 1 e 4 del D.P.R. 309/90 “spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”, artt. 2 e 7 L. 895/67 “detenzione illegale di armi” e artt. 81/2° c.p. e 75 comma 2 D. Lvo 159/2011 “violazione degli obblighi inerenti la Sorveglianza Speciale di P.S.”, art. 378 c.p. capo 25 “favoreggiamento personale”.
Nel dettaglio, l’attività d’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni e trae origine dall’attentato incendiario compiuto nei confronti di un Maresciallo dei Carabinieri, all’epoca in servizio presso la Stazione Carabinieri di Latiano al quale nella notte del 16 agosto 2019 è stata incendiata l’autovettura privata, parcheggiata nei pressi della propria abitazione. Gli accertamenti esperiti nell’immediatezza hanno consentito di risalire ai responsabili dell’atto intimidatorio, al mandante dell’azione delittuosa, nonché al movente. È infatti emerso l’azione delittuosa sarebbe stata posta in essere quale ritorsione nei confronti del Maresciallo per aver contravvenzionato, a seguito di violazioni al codice della strada, un noto pregiudicato mesagnese contiguo ad ambienti mafiosi.
Le indagini, avviate nel mese di agosto 2019 fino ad aprile 2020, condotte con l’ausilio di intercettazioni audio e video e pedinamenti, oltre ad identificare gli autori del grave atto intimidatorio, hanno ipotizzato l’esistenza nel territorio di Mesagne di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti in cui risulterebbe inserito anche uno dei soggetti ritenuto responsabile dell’attentato al maresciallo dei Carabinieri.
Le investigazioni, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Lecce e sviluppate in piena sinergia con la D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno), hanno permesso di ipotizzare lo stretto legame tra l’organizzazione criminale investigata e alcuni esponenti della “Sacra Corona Unita”, confermando l’operatività e la permanenza sul territorio della provincia di Brindisi di strutture criminali finalizzate al narcotraffico, nonché come questo fenomeno delittuoso costituisca ancora una importante fonte di guadagno per la criminalità organizzata.
L’organizzazione di stampo mafioso “Sacra Corona Unita” che nasce sul territorio mesagnese, ha sempre fatto del traffico di droga uno dei capisaldi delle proprie attività illecite finalizzandolo, oltre al rapido arricchimento, anche al controllo del territorio.
In tale contiguità con le famiglie storiche legate alla S.C.U. mesagnese è stato individuato il sodalizio investigato e capeggiato da C. R., fratello del boss della S.C.U. deceduto in un agguato di mafia C. E. e cognato di L. F., personaggio di spicco della criminalità organizzata mesagnese. Figurano tra i sodali individuati C.L., figlio del boss E. e Z. G., affiliato alla S.C.U. di Mesagne e condannato per 416 bis c.p., braccio destro di C. R.
L’organizzazione in questione si ritiene essere stata in stretto contatto con il noto boss mesagnese D. G., capo storico e socio fondatore della Sacra Corona Unita, resosi responsabile delle violazioni degli obblighi della Sorveglianza Speciale cui era sottoposto. È stata ipotizzata la frequentazione da parte del D. di una delle basi operative della consorteria, localizzata in un circolo ricreativo di Mesagne, che, a seguito delle numerose perquisizioni, arresti e sequestri di stupefacente, è stato poi chiuso dal sodalizio poiché ritenuto non più sicuro per effettuare riunioni.
I risultati investigativi, riscontrati da nr. 7 arresti in flagranza di reato e sequestri di sostanze stupefacenti, per un traffico accertato di circa 50 kg tra marijuana, hashish e cocaina, riassunti nell’informativa dei Carabinieri e riportati nella richiesta di misura presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno raccolto elementi indiziari nei confronti di 30 soggetti che, a vario titolo, sono risultati coinvolti nelle attività di spaccio di sostanze stupefacenti nel comune di Mesagne (BR), 11 dei quali indagati per la presunta appartenenza ad un’associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish.
Dalla ricostruzione investigativa effettuata dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, si evincerebbe come il sodalizio abbia gestito, attraverso i propri pusher, lo spaccio di hashish e marijuana sul territorio mesagnese, approvvigionando anche alcune piazze di spaccio ricadenti nei comuni limitrofi di Brindisi e San Pietro Vernotico. Rifornimento che ha riguardato anche alcune piazze di spaccio individuate in Veneto ed in particolare nella provincia di Verona, luogo dove uno degli indagati, originario di Mesagne ed identificato in L. A. B., avrebbe fatto trasportare ingenti quantitativi di marijuana.
La progressione investigativa ha consentito altresì di ipotizzare la struttura criminale, organizzata con una precisa divisione gerarchica dei ruoli e dotata di basi operative e centri per lo stoccaggio ed occultamento degli stupefacenti.
C. R. è accusato di essere il promotore e organizzatore del sodalizio occupandosi dell’approvvigionamento dello stupefacente, della direzione e del coordinamento di tutte le attività dell’associazione.
Z. G. è accusato di essere il luogotenente di C. R., con il compito di procacciare lo stupefacente, in particolare hashish, per l’associazione e affiancando il promotore nelle attività di gestione e di coordinamento dei sodali.
Sono stati individuati poi 9 giovani accusati di essere pusher inseriti nell’associazione e dediti allo spaccio al dettaglio nelle piazze mesagnesi.
Dalle indagini emerge che, per le attività di narcotraffico, l’associazione sarebbe dotata di due basi operative, individuate presso alcune attività ricreative e commerciali del territorio mesagnese, tra cui un noto bar già oggetto di agguati negli anni che hanno caratterizzato l’ascesa della Sacra Corona Unita a Mesagne. Presso tali strutture veniva posta in essere l’attività di spaccio al dettaglio del narcotico, impartite le direttive del capo-promotore, pianificati e conclusi ingenti cessioni di narcotico, in gergo definiti “passaggi di mano”.
L’associazione sarebbe provvista, inoltre, di più centri per lo stoccaggio e l'occultamento dello stupefacente, affidate a soggetti incensurati o ormai da anni lontani da vicende giudiziarie, tra cui un insospettabile professionista mesagnese, al fine di ridurre al minimo il rischio di eventuali perquisizioni e conseguenti sequestri da parte delle Forze di Polizia.
La consorteria, infine, è accusata di aver avuto la disponibilità di più armi da fuoco tra cui due pistole ed un fucile a pompa, occultati e prontamente disponibili, nonché di armi da sparo nella disponibilità dei sodali.
Le indagini avrebbero disvelato l’allarmante capacità del sodalizio di cooptare soggetti insospettabili ed incensurati del tessuto sociale mesagnese apparentemente estraneo alla criminalità tra cui, commercianti, camionisti e professionisti in contatto con la pubblica amministrazione.
Altro dato di rilievo è la capacità del sodalizio di allargare i propri interessi fuori dal territorio mesagnese, monopolizzando la fornitura di alcune piazze di spaccio dei Comuni di San Pietro Vernotico, Brindisi e come detto prima, del Veneto.
Nel corso delle indagini sarebbero stati riscontrati episodi di violazione della normativa antimafia, ex art. 75 comma 2 del D. Lgs 159/2011, commessi dal Sorvegliato Speciale di Pubblica Sicurezza D. G., capo di una frangia del sodalizio di stampo mafioso “Sacra Corona Unita” operante sul territorio della provincia di Brindisi, attualmente detenuto. D. G. avrebbe in più occasioni disatteso l’obbligo di associarsi a pregiudicati e di frequentare abitualmente circoli, recandosi in più occasioni presso una delle basi operative della consorteria e dimostrando, pertanto, una rinnovata e rinforzata attualità criminale che non ha subito alcuna flessione a seguito dalla lunga permanenza in carcere e dalla limitazione della libertà personale imposta con la misura di prevenzione a carico. D., impiegato presso una carrozzeria di Mesagne (BR), avrebbe utilizzato il luogo di lavoro come base operativa per mantenere contatti con più pregiudicati del territorio condannati per gravi reati quali associazione per delinquere di stampo mafioso, stupefacenti ed altro.
RISULTATI CONSEGUITI NELL’AMBITO DELLA PROSPETTAZIONE ACCUSATORIA
- Indagate 30 persone di cui 11 costituenti l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico;
- Identificati gli autori dell’attentato incendiario compiuto il 16.08.2019 a Mesagne nei confronti dell’autovettura di un Maresciallo dei Carabinieri all’epoca in servizio presso la Stazione Carabinieri di Latiano;
- Nel corso delle indagini sono state inoltre tratte in arresto in flagranza di reato nr. 7 persone per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti;
- È stato accertato il traffico di hashish, marijuana e cocaina, riscontrato da sequestri, per un totale di 50 kg di sostanze stupefacenti;
- Documentata l’esistenza di più piazze di spaccio rifornite dal sodalizio.
Considerata la pericolosità del sodalizio per l’ordine pubblico potendo avere lo stesso la disponibilità di più armi da sparo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce ha lavorato intensamente per chiudere il cerchio intorno ai soggetti.
Il G.I.P. ha condiviso pienamente la ricostruzione investigativa e l’impianto accusatorio emettendo, per i reati contestati, le misure cautelari contenitive necessarie per interrompere le condotte ritenute reato.
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PER L’ISOLA DI SANT’ANDREA NASCE L’APS BON
E’ nata a dicembre l’Associazione di Promozione Sociale BON - Brindisi Ostello Nautico. E’ nata (dopo più di tre anni di lavoro) ed è il soggetto giuridico con cui si vuole portare avanti il programma di valorizzazione dell’Isola di Sant’Andrea, richiesto dal Ministero delle Infrastrutture, con il progetto del villaggio eco-cin-etico BON, un vero paradiso ambientale e paesaggistico. Il gruppo non ha mai smesso di lavorare lungo il tortuoso percorso che ha dovuto affrontare. In questi anni il consenso territoriale e nazionale è stato molto ampio. La parte pubblica locale ha concesso la manifestazione di interesse del Sindaco Rossi ma, ora che non c’è tempo da perdere, ci aspettiamo una vera cooperazione utile a trovare fondi adatti per la progettazione tecnica e lo studio di fattibilità. Tutto è stato lasciato al gruppo dei volontari che comunque, fra mille ritardi dovuti al covid e tante altre variabili locali, sta portando avanti il lavoro di analisi e progettazione che presto sarà disponibile. Il BON è un progetto di sviluppo locale integrato da anni viene proposto e porta valore alla città, vedasi la menzione al FORUM PA sotto challenge (settembre 2020).
I fondi ci sono di tutti i tipi, la Regione Puglia chiede che vi siano progetti, è a caccia di progetti. La Provincia dovrà aiutare i comuni che non ce la fanno a progettare… Noi siamo un progetto serissimo e tenace dal basso. Il nostro appello di 11 soci fondatori brindisini-e-non, e di tanti altri aficionados, è: noi ci siamo e lavoriamo ogni giorno, ci aspettiamo che la parte pubblica voglia avvantaggiare velocemente questi processi. Non neghiamo che in questi anni ci sentiamo come nemo profeta in patria. Sul versante nazionale il progetto Bon è molto apprezzato, anche da grossi gruppi industriali, da decine di associazioni nazionali e da quelle locali particolarmente dell’area portuale come anche l’Autorità di Sistema Portuale che da tempo ha garantito la sua adesione. Anche la Prefetto Bellantoni lo ha giudicato encomiabile. Sono stati accanto a noi da sempre associazioni nazionali come gli Stati Generali delle Donne, Legambiente e Kyoto Club. Il Bon è un progetto registrato al MISE, è il futuro più immediato per Brindisi, mira a un segmento peculiare di turismo, quello scientifico.
E’ un laboratorio a cielo aperto di tutta l’innovazione sull’energia cinetica e le altre rinnovabili, immersi in ambiente con manufatti di alto pregio della Prima Guerra Mondiale di cui vogliamo occuparci. E’ un grande, verdissimo parco di divertimenti cinetico per adulti e bambini, è un ostello nautico con tutti i servizi annessi e quelli culturali realizzati in economia circolare. E’ un centro di formazione laboratoriale permanente su 12 obiettivi dei 17 dell’Agenda Onu 2030. E’ fuori dalla logica stagionale, attrae su Brindisi il circuito internazionale scientifico dei ricercatori e offre i pacchetti per studenti e universitari di ogni livello. Ci siamo anche preoccupati di raccogliere le storie della gente vissuta sull’Isola di Sant’Andrea, che ci ha risposto con entusiasmo, e presto presenteremo la pubblicazione. Il Bon è tante altre cose, ma andiamo per lotti. Noi ci siamo e ci candidiamo per il Contratto Istituzionale di Sviluppo.
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Puglia. Bellomo: “Da Regione troppe posizioni organizzative, tra asini d’oro e ulivi monumentali”
Nota del capogruppo della Lega alla Regione Puglia, Davide Bellomo.
“Gestione e tutela del patrimonio asinino regionale e tutela degli ulivi monumentali. Queste sono soltanto due delle fin troppo prodighe valutazioni della Regione Puglia in tema di posizioni organizzative. Sarà anche giusto prevedere che i funzionari che svolgono compiti particolarmente delicati ricevano un incentivo economico, ma determinate classificazioni non dovrebbero mai prestare il fianco a naturali critiche e in qualche caso avere forse anche il cattivo odore dell’ingiustificato privilegio. Facendo nascere molti dubbi e qualche amaro sorriso.
La prodigalità è sempre un pessimo esercizio, ma ancor di più lo diventa quando attinge tanto (troppo) a fondi pubblici, ovvero ai soldi di tutti i cittadini. In una regione che ha tra i più alti tassi di disoccupazione giovanile in Italia, diventa difficile far accettare una dilatazione di generosità a vantaggio di persone che certamente non ne avrebbero urgente bisogno. Mi auguro, dunque, che si proceda in Consiglio a una necessaria e rigorosa revisione di determinati criteri. Nonostante il nome possa trarre in inganno, Apuleio, il famoso autore dell’’Asino d’oro’ non era nato in Puglia ...".
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COLDIRETTI PUGLIA, DIGHE PERDONO 4,5MLN METRI CUBI ACQUA IN PUGLIA; 70MLN EURO L’ANNO DANNI PER SICCITÀ
Gli invasi artificiali pugliesi perdono 4,65 milioni di metri cubi d’acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso in Puglia, dove incombe il rischio siccità l’evento climatico più ricorrente e persistente, con danni stimati di oltre 70 milioni di euro all’anno per l’impatto devastante sulle produzioni agricole e sulla fertilità dei terreni. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dell’Osservatorio ANBI sulla risorsa idrica, analizzando la disponibilità di acqua delle dighe Occhito, Capaccio, Osento e Capacciotti.
Sono gli effetti – sottolinea la Coldiretti Puglia – dell’assenza di precipitazioni invernali significative, una situazione che mette a rischio le coltivazioni che avranno bisogno di acqua per crescere al risveglio vegetativo favorito da un inverno mite. Nelle campagne pugliesi infatti le mimose sono fiorite in grande anticipo sul tradizionale appuntamento della Festa della donna dell’8 marzo ma il caldo – sottolinea la Coldiretti regionale – ha provocato il ”risveglio” anticipato della natura con le coltivazioni più vulnerabili sottoposte ai danni provocati dalle repentine ondate di gelo notturno.
Con l’innalzamento dei livelli del mare l’acqua salata – aggiunge Coldiretti Puglia - sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola secondo l’allarme lanciato dal rapporto sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) dell’Onu.
A causa della siccità e dell’aumento dei livelli del mare, la risalita del cuneo salino rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea al Coldiretti regionale – è più che preoccupante per l’economia agricola dell’intera regione.
“I pozzi freatici non hanno più acqua, mentre dai pozzi artesiani c’è il rischio di emungimento di acqua salmastra, uno scenario che impone di sfruttare al meglio tutte le risorse messe a disposizione della programmazione degli interventi idrici e di riassetto del territorio nei prossimi anni, perché è andata persa finora l’opportunità di ridisegnare una lungimirante politica irrigua e di bonifica integrale in Puglia” afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
“La Regione Puglia dovrà assicurare ai cittadini sicurezza ambientale, contrasto al dissesto idrogeologico e acqua per l'agricoltura, tramite risorse economiche adeguate – incalza il direttore regionale, Pietro Piccioni - per poter iniziare un necessario, serio, preventivo, concreto, programma di realizzazione e manutenzione delle opere di bonifica idraulica, solo in questo modo infatti sarà possibile riprendere appieno l’attività istituzionale con l’esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche che giustificherà l’imposizione della contribuenza consortile, attraverso l’applicazione del nuovo piano di classifica”.
In Puglia a causa delle reti colabrodo va perso 1 litro di acqua su 2, un lusso che non ci si può permettere – conclude Coldiretti Puglia - in una situazione in cui con l’emergenza Covid l’acqua è centrale per garantire l’approvvigionamento alimentare in uno scenario globale di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti e speculazioni che spingono la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione.
DIGHE PUGLIA |
Capacità (Mln m³) |
Disponibilità 25/01/2022 (Mln m³) |
Disponibilità 25/01/2021 (Mln m³) |
Differenza 2022-2021 (Mln di m³) |
Occhito |
247,50 |
146,68 |
143,47 |
3,21 |
Capaccio |
23 |
9,05 |
10,69 |
-1,64 |
Osento |
17,50 |
8,37 |
12,78 |
-4,41 |
Capacciotti |
48,20 |
22,61 |
24,42 |
-1,81 |
TOTALE |
336,20 |
186,71 |
191,36 |
-4,65 |
* Fonte dati Osservatorio ANBI sulla risorsa idrica