Redazione
CONTESSA (ANCE): LA MANCANZA DI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE CONDIZIONA FORTEMENTE LO SVILUPPO DI BRINDISI
CONTESSA (ANCE): LA MANCANZA DI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE CONDIZIONA FORTEMENTE LO SVILUPPO DI BRINDISI. I COSTRUTTORI SONO PRONTI A FARE LA LORO PARTE.
La città di Brindisi sta vivendo una fase delicata della sua storia millenaria, contraddistinta – purtroppo – da scarsa chiarezza su ciò che realmente si vuole programmare per il suo futuro. Non è più – come qualcuno per troppo tempo ha fatto intendere – un problema di assenza di risorse. Si tratta, invece, di un processo di crescita che è chiamato ad affrontare un percorso ad ostacoli, fatto di assenza di strumenti di pianificazione e di una “vision” scarsamente definita, anche in riferimento all’utilizzo delle opportunità che rivengono da programmi nazionali ed europei (vedi i Contratti istituzionali di sviluppo, le Zes ed il PNRR).
Sul Cis, in particolare, si assiste alla definizione dei progetti da candidare, seguendo la linea imposta dal Ministero per il Sud e cioè quella della valorizzazione della costa. Ci pare di intuire che a Brindisi si voglia valorizzare e tutelare la bellissima costa nord, anche se l’assenza di un Piano della Costa e di un Piano urbanistico Generale pongono non pochi interrogativi su ciò che realmente si potrà fare (al di là della valorizzazione di qualche immobile dismesso e della protezione della falesia).
Per quanto riguarda, invece, il futuro dell’area industriale, precisiamo che noi di Ance non siamo contrari ad alcuna forma di investimento, ma è evidente che ci poniamo degli interrogativi a cui, purtroppo, non riusciamo a trovare delle risposte. E’ questo il motivo per cui chiediamo a gran voce di essere coinvolti nella definizione delle scelte di pianificazione. Rileviamo ad esempio, che l’attuale guida del Consorzio Asi parla a chiare lettere di una zona industriale “dismessa” (e quindi riutilizzabile essenzialmente per collocare pannelli fotovoltaici, sia pure finalizzati a produrre energia “pulita” per la catena dell’idrogeno), mentre il precedente consiglio di amministrazione commissionò uno studio finalizzato a capire quali vincoli impedivano di restituire un gran numero di aree agli usi legittimi (e quindi a nuovi investimenti in campo industriale).
Un motivo in più perché sul futuro dell’area industriale brindisina si apra un dibattito che veda partecipi tutti i soggetti interessati, in maniera tale da non dare vita a forme di utilizzo di suolo irreversibili e quindi che possono fortemente condizionare il futuro del nostro territorio, in termini di ritorni economici ed occupazionali.
Bisogna sempre ricordare, infatti, quali sono le enormi potenzialità di questa città, che passano innanzitutto attraverso un aeroporto internazionale ed un porto attrezzato e naturalmente posizionato in modo strategico (riscontriamo favorevolmente, in tal senso, i primi passi in avanti verso la definizione di un nuovo piano regolatore del porto).
Ecco, in un contesto così delicato, i costruttori rivendicano anche a Brindisi il proprio ruolo – in quanto parte, di fatto, dell’ossatura dello Stato – e si dichiarano disponibili a contribuire a ricostruire questo territorio, così colpito dalle conseguenze della transizione ecologica e della crisi di settori portanti come quello aeronautico.
Angelo Contessa – Presidente Ance Brindisi
Covid - 19. Oggi sono complessivamente 2345 i casi postivi in Puglia di cui 193 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 07 febbraio 2022
Dati complessivi
La Puglia torna a sorridere con il SuperEnalotto: nel concorso del 5 febbraio, come riporta Agipronews, un giocatore ha centrato un “5” del valore di 41.470,47 euro. La giocata vincente è stata convalidata presso l’esercizio di piazza Giannuzzi 24 a Manduria, in provincia di Taranto.
Il Jackpot, intanto, continua a salire toccando quota 156,2 milioni di euro che saranno in palio nella prossima estrazione. L'ultima sestina vincente è arrivata il 22 maggio scorso, con i 156,2 milioni di euro finiti a Montappone (FM), mentre in Puglia l’ultimo "6" è quello da 26 milioni di euro realizzato a gennaio del 2014, a Bari.
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COLDIRETTI PUGLIA, +15% COSTI PER PRODURRE OLIO MADE IN ITALY
In affanno i produttori di olio extravergine d’oliva in Puglia sui quali si abbattono i rincari con un aumento totale del 15% dei costi medi di produzione. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, che denuncia al contempo la giacenza nei magazzini pugliesi di 13mila tonnellate di olio straniero, secondo i dati del report Frantoio Italia dell’organismo di controllo ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole.
La produzione agricola e quella alimentare in Puglia assorbono oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno dei consumi totali, con i rincari dell’energia – sottolinea la Coldiretti regionale – che hanno dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.
A impattare fortemente sulla produzione olearia in Puglia sono il prezzo del carburante, raddoppiato in pochi mesi – aggiunge Coldiretti Puglia - il costo dell’energia e i rincari di vetro (+15%) per le bottiglie e carta (+70%) per le etichette, fino ai costi stellari per imbottigliamento, confezionamento e trasporti.
In questo scenario serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali, grazie alla Legge fortemente sollecitata da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi di produzione, proprio quando – insiste Coldiretti Puglia - sotto la spinta salutista determinata dall’emergenza Covid i consumi di olio delle famiglie sono in crescita sull’onda del successo della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, con più di 8 italiani su 10 (82%) che cercano sugli scaffali prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio.
In queste condizioni è importante verificare attentamente l’etichetta anche se – denuncia la Coldiretti regionale - sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti regionale - è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.
Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia - si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.
A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – dice Coldiretti Puglia - in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva.
Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare – conclude Coldiretti Puglia - con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare le aziende agricole e tutelare i consumatori.
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UCRAINA: COLDIRETTI PUGLIA, SOS INVASIONE RUSSA SPINGE PREZZI GRANO
La crisi Ucraina con il rischio dell’invasione russa spinge i prezzi internazionali dei cereali con i due Paesi che insieme garantiscono circa 1/3 dell’esportazioni mondiali di grano, ma spinge anche le navi cariche di grano ucraino nel porto di Bari. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, nel sottolineare che le tensioni in atto sconvolgono il mercato energetico ma anche quello delle materie prime agricole con effetti sui prezzi e sugli approvvigionamenti e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali, mentre continua il via vai di navi cariche di grano ucraino nel porto di Bari con la ‘Maori’ in uscita e la ‘Mekhanik Yuzvovich’ in arrivo oggi, entrambe provenienti da Berdyansk in Ucraina.
In particolare la Russia – sottolinea la Coldiretti – è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto. A preoccupare – continua la Coldiretti - è il fatto che un eventuale conflitto possa danneggiare le infrastrutture con l’Ucraina che – sottolinea la Coldiretti – oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).
A gennaio l’indice dei prezzi alimentari della Fao – riferisce la Coldiretti - ha già fatto registrare il massimo di sempre con i cereali che sono aumentati del 12,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ma molti analisti stimano che una eventuale invasione sconvolgerebbe ulteriormente i mercati con un impatto, oltre che in Europa, anche su molti Paesi Nordafricani come l’Egitto che dipendono dalle importazioni di cereali per sfamare la popolazione.
Con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti Puglia – si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione.
Una situazione che – rileva la Coldiretti regionale – sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.
Intanto, quest’anno produrre grano costa agli agricoltori pugliesi 400 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l’analisi della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d’Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e quasi 10 milioni di quintali prodotti. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 – aggiunge Coldiretti Puglia - dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese.
Le sementi di grano duro registrano un balzo di almeno il 35%, mentre i chicchi di grano tenero hanno subito un incremento del 15% secondo stime Coldiretti su dati di Consorzi Agrari d’Italia. Ma se si prendono in considerazione i carburanti si arriva a rincari di circa il 50%, con un aumento dei costi ad ettaro delle operazioni agromeccaniche che oggi viene stimato in circa 10-15%.
L’impennata del costo del gas, dovuta ai problemi riscontrati con i Paesi esportatori, fa schizzare poi i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%.
A questo occorre aggiungere l’aumento del costo dei fitosanitari, ora indicativamente del 10-15% che, in primavera, potrebbero un ulteriore sussulto, con un atro +15% secondo Coldiretti. Il risultato è che le quotazioni attuali del grano, salite a oltre 50 euro a quintale, non andranno paradossalmente a coprire i costi di produzione. E se negli altri paesi produttori, Canada in testa, si dovesse verificare un aumento dei raccolti e, conseguentemente, una diminuzione delle quotazioni, la situazione potrebbe addirittura peggiorare.
Nell’immediato occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzione in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base dell’alimentazione degli animali come il mais – conclude Coldiretti Puglia – con il Pnrr che è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.
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Controllo sul rispetto della normativa anti Covid–19. Controllate 90 attività e 349 persone. Elevate 4 sanzioni amministrative.
Fasano, Cisternino e Ostuni. Servizio di controllo sul rispetto della normativa anti Covid–19. Controllate 90 attività e 349 persone. Elevate 4 sanzioni amministrative.
A Fasano, Cisternino e Ostuni, a conclusione degli accertamenti svolti nell’ambito di un servizio di controllo sul rispetto della normativa anti Covid-19, i Carabinieri:
‒ del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Fasano, dopo aver fatto accesso in un esercizio commerciale del luogo, hanno elevato la prescritta sanzione amministrativa nei confronti di due avventori risultati sprovvisti di certificazione verde rafforzato e del titolare per non aver effettuato l’opportuna verifica;
‒ della Stazione di Cisternino hanno elevato una sanzione amministrativa nei confronti di un avventore in un esercizio commerciale, risultato sprovvisto di certificazione verde rafforzato.
Nel corso dell’attività, i militari hanno controllato complessivamente 342 persone e 90 attività commerciali/esercizi pubblici.
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Mesagne. Muore a 39 anni
Calcio: Mesagne - Copertino 1 -1
Mesagne - Copertino 1-1
Il progetto politico "Provincia unita e democratica" sostiene Matarrelli Presidente
LE FORZE CHE SI RICONOSCONO NEL PROGETTO POLITICO DI “PROVINCIA UNITA E DEMOCRATICA” SOSTENGONO MATARRELLI ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA.
Covid - 19. Oggi sono complessivamente 5146 i casi positivi in Puglia di cui 518 in provincia di Brindisi
Dati del giorno: 06 febbraio 2022
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