Redazione

Trovato in possesso di 53 cartoni di vino imbottigliato di provenienza furtiva, denunciato. A San Pietro Vernotico, i Carabinieri della Stazione San Donaci, a conclusione degli accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà un 70enne del luogo per ricettazione. In particolare, l’uomo è stato fermato alla guida del suo furgone e trovato in possesso di 53 cartoni di vino imbottigliato e 6 taniche di vino da 30 litri ognuna, dei quali non è stato in grado di giustificare la provenienza. I successivi accertamenti hanno consentito di appurare che la merce, provento di furto, apparteneva a due società agricole di San Pietro Vernotico e di Brindisi. I prodotti rinvenuti, previo riconoscimento, sono stati restituiti agli aventi diritto.

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Ai domiciliari, trovato in possesso di 6 grammi di cocaina, denunciato. A Ostuni, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di san Vito dei Normanni hanno denunciato in stato di libertà un 51enne del luogo, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e inosservanza degli obblighi. L’uomo, in atto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, è stato trovato in possesso di un involucro contenente 6 grammi di cocaina, occultato nell’armadio della camera da letto e un rotolo di nastro adesivo dello stesso colore di quello usato per sigillare l’involucro, riposto sul comodino del salone, il tutto sottoposto a sequestro.

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Ceglie Messapica. Evade dai domiciliari, arrestato. A Brindisi, i Carabinieri della stazione di Ceglie Messapica hanno arrestato, per evasione, un 40enne di Ceglie Messapica, in atto sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. L’uomo, autorizzato a uscire dalla propria abitazione per recarsi a Brindisi presso il Tribunale per un’udienza, dopo aver posto il visto di partenza presso la Stazione Carabinieri di Ceglie Messapica, si era diretto verso Brindisi eseguendo, lungo il tragitto, tre soste intermedie non autorizzate, presso tre esercizi pubblici di Ceglie Messapica. Al termine dell’udienza, invece di far rientro a casa, si è recato presso l’area portuale di Brindisi per una passeggiata dove è stato arrestato dai militari operanti, impegnati nel servizio di monitoraggio. Dopo le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, il 40enne è stato condotto nel carcere di Brindisi.

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Si allunga con i gerani l’elenco delle piante ospiti di Xylella fastidioda, con gravi ripercussioni sul settore florovivaistico che in Puglia ne produce oltre 300mila pezzi. A denunciarlo è la Coldiretti Puglia, dopo la pubblicazione degli allegati I e II del regolamento di esecuzione (UE) 2020/1201 delle piante ospiti e delle piante specificate e i metodi di prova per l’identificazione della Xylella fastidiosa che riportano tutto il genere del Pelargonium.

“Serve che la Regione Puglia verifichi urgentemente con il Ministero dell’Agricoltura le ragioni per cui la Commissione europea ha incluso tutta la famiglia dei gerani nell’elenco, considerato che non si potranno produrre e commercializzare i gerani nelle aree demarcate infetta e contenimento, con un ulteriore danno rilevante per i florovivaisti pugliesi”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Il 23 giugno 2021 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha aggiornato la banca dati relativa alle piante ospiti sensibili alla Xylella fastidiosa – spiega Coldiretti Puglia - modificando di conseguenza gli allegati I e II del regolamento di esecuzione (UE) 2020/1201, considerato che precedentemente a quella data tra le piante ospiti era riportato solo il Pelargonium ‘fragrans’, mentre ora il divieto di produzione e vendita è stato allargato a tutto il genere dei gerani.

"E’ una ulteriore tegola per il settore florovivaistico, ma anche per gli uffici fitosanitari sul territorio – aggiunge il presidente Muraglia – un mix esplosivo che mette a rischio la tenuta sui mercati interni e sull’export florovivaistico pugliese che rappresenta un elemento di punta del Made in Italy”.

Il settore florovivaistico è fra quelli più duramente colpiti dagli effetti economici generati dalla pandemia ma dimostrando una grande capacità di resilienza è anche fra quelli che si sta riprendendo più rapidamente – insiste Coldiretti Puglia - con una forte domanda anche dall’estero dove si registra un aumento record del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy nel primo trimestre del 2021 che impone la tutela di un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare con un valore della produzione di fiori e piante che arriva a 300 milioni di euro in Puglia.

Gravi i danni d’immagine e sull’export di prodotti florovivaistici causati dalla Xylella fastidiosa, spesso usata come scusa per bloccare ingiustificatamente fiori e piante in vaso Made in Italy – insiste Coldiretti Puglia - con la Direzione Generale della Salute dell’Unione Europea che ha già messo in mora nel 2021 il governo britannico dopo l’annuncio che nuovi requisiti si applicheranno ai Paesi in cui è nota la presenza della Xylella, con le importazioni di piante dei generi Polygala e Coffea consentite solo da paesi in cui non è presente Xylella, l’obbligo di requisiti più rigorosi per l'importazione di olivo, mandorlo, lavanda, rosmarino ed oleandro da paesi in cui è nota la presenza di Xylella, oltre a rigide condizioni per le importazioni, comprese le ispezioni del luogo di produzione e dell'area circostante, i test, le ispezioni pre-esportazione e un periodo di quarantena di un anno prima dell'importazione.

"Un esempio significativo delle difficoltà che colpiscono il settore florovivaistico a causa dell’assenza di accordi con Paesi e aree strategici per il nostro export, ma anche delle lungaggini burocratiche che affliggono il lavoro degli uffici fitosanitari sul territorio", conclude il presidente Muraglia.

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Monopattini elettrici e sicurezza urbana. 

È sempre più attuale la spinta , non solo politica ed ai vari livelli istituzionali centrali e locali  , verso l introduzione di sistemi a mobilità elettrica tra i quali spiccano i mopattini,gli hoverboard,i segnali ed i monowheel tutti mezzi di locomozione riconducibili alla cd microcromobilita per l 'appunto elettrica.
La cronaca , di converso , ci riporta spesso sinistri stradali dove uno dei mezzi coinvolto è proprio il monopattino oggi in fase di veloce espansione sia in città metropolitane che in città medio grandi per non parlare di borghi già votati alla mobilità sostenibile ed a zone a traffico limitato .
Ciò premesso oggi il problema che si intende evidenziare in questa sede è la coerenza giuridica tra differenti  provvedimenti amministrativi : tra ordinanze dei Sindaci in particolare , contingibili ed urgenti e sentenze dei Tribunali Amministrativi di sospensione / annullamento dell efficacia delle stesse ponendo problemi di raccordo tra poteri dello stato , grado tra norme e loro gerarchia delle fonti aprendo la porte a vuoti  normativi tipici dei sistemi democratici come la nostra forma di Stato .
Ed in effetti numerosi Tar stanno esercitando il potere di "controllo giurisdizionale" sull operato degli Enti Locali intenti a disciplinare l uso dei monopattini sul territorio comunale. 
Alcuni interrogativi vanno posti .
Può il Sindaco ( e non il Dirigente competente  ) legiferare extra ordinem con suoi provvedimenti potestativi generici qualificandoli contingibili ed urgenti quando ben altro è l urgenza e l emergenza a cui le dette caratteristiche si ispirano ?
Può un Sindaco interpretare, motivando tecnicamente l emissione di una ordinanza Sua propria ,  l uso della norma secondo le  proprie necessità collegate al sistema città che amministra ?
Può infine il Sindaco raggirare il principio di legalità e tipicità che , in funzione degli jnyeressi pubblici rappresentati,  esula dal mero spazio cives ?
Può il consiglio comunale, in molti casi si legge,  varare un regolamento apposito sui mezzi a mobilità elettrica?
No.
Può infine una recente circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza , Ministero degli Interni ,se pur autorevole, occuparsi in chiave esplicativa , di un comma dell articolo 2 del codice della strada  che tratta dei veicoli atipici ?
Si , se pur giuridicamente afferente una categoria di veicoli atipici per l appunto ,non dettagliati con norma nazionale primaria.
L interesse pubblico sotteso alla sicurezza stradale ed ai collegati interessi collettivi,  ha valenza nazionale e non locale e la delicatezza delle prescrizioni unitamente al ragionamento analogico sanzionatorio inopportunamente, può avere nella motivazione e nella causa dell importante provvedimento originato dal testo unico degli enti locali, legittimità giuridica e quindi efficacia ed esecutorieta .
In sintesi è  " privo di vita nel mondo giuridico od in secondo ordine non applicabile quindi inefficace". 
È la norma generale , il codice della strada , che può occuparsi degli interessi pubblici sottesi alla circolazione stradale ed alla sua correlata sicurezza anche nel caso in cui la prevedibilità del rischio accenni ad interessi localistici , urbani . Il problema esemplificando, va  ricercato nell attuale sistema normativo che fino a prova contraria è uno dei riconosciuti migliori d' Europa se pur a forte produzione normativa. 
Sicurezza urbana e sicurezza partecipata è  linea  normativa che mal si sposa col problema della circolazione dei monopattini elettrici e della loro sicurezza attiva e passiva come si vuole far intendere .
Infine e per completezza si sollecita il potere legislativo centrale  ad accelerare la produzione normativa specifica visto il veloce dilagare dei mezzi di trasporto appartenenti alla nuova categoria, ....atipica.... della micromobilita elettrica che presto,  per quantità diffuse , creeranno seri problemi di circolazione e tutela dei soggetti deboli quali pedoni e diversamente abili viste le inopportune sedi in cui spesso , si osserva , vengono collocati in sosta o illegittimamente circolano con rischi diffusi costanti .
Ogni altro argomento , ivi incluso quello sanzionatorio " per analogia" mostra chiari i segni di improvvisazione sistematica  e quindi di lesione del principio di tipizzazione della condotta a qualsiasi titolo posta da essere umani , maggiorenni o di minore età.

Aggiornamento settimanale dei dati sull’emergenza Covid-19 nell’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl. Alla data del 26 settembre 2021 risultano positivi 148 soggetti, di cui 71 uomini (48%) e 77 donne (52%), con età media di 42 anni. I positivi sono così suddivisi per fasce di età: 27 nella fascia 0-18 anni, 90 tra 19-64 anni, 22 tra 65-79 anni, 9 negli 80 e oltre.

I fattori di rischio per cui è stato predisposto il tampone sono: “sospetto di caso” 72 (48,7%), “contatto con caso accertato” 38 (25,7%), “screening” 5 (3,4%) e “rientro da area a rischio” 5 (3,4%); in 28 casi (18,8%) il fattore di rischio non è definito. L’ultimo aggiornamento sullo stato di salute degli attualmente positivi descrive 61 (41,2%) paucisintomatici, 48 (32,4%) soggetti asintomatici, 11 (7,4%) con sintomatologia lieve, 4 (2,7%) con quadro severo, 9 (6,1%) in fase di guarigione e per 15 (10,2%) il dato non è noto. Per 123 (83,1%) soggetti è stata predisposta la sorveglianza con isolamento fiduciario e per 10 (6,8%) il ricovero in isolamento; per 15 (10,1%) soggetti il dato non è noto.

Per quanto riguarda la distribuzione per Comune i positivi sono 35 a Francavilla Fontana, 21 a Ceglie Messapica, 17 a Fasano, 12 a Oria, 11 a Brindisi, 8 a Ostuni, 7 a Torre Santa Susanna, 6 a Mesagne, 5 a Erchie, 5 a Latiano, 3 a Cisternino, 3 a San Donaci, 3 a San Michele Salentino, 3 a Villa Castelli, 2 a Carovigno, 2 a San Pietro Vernotico, 2 a Torchiarolo, 1 a Cellino San Marco, 1 a San Pancrazio Salentino, 1 a San Vito dei Normanni. I Comuni della provincia di Brindisi con i maggiori valori di incidenza cumulativa sono, nell’ordine, Brindisi, Francavilla Fontana, Torre Santa Susanna, Oria.

Nel periodo compreso tra il 24 febbraio 2020 e il 26 settembre 2021, sono stati sottoposti a tampone molecolare per la ricerca di Sars-CoV-2 in totale 129.449 residenti nella provincia di Brindisi, pari a 331,5 soggetti ogni 1.000 residenti. Per 103.901 (80,3%) soggetti sottoposti a test è definito il fattore di rischio per cui è stato predisposto il tampone; si osserva come il test effettuato per “caso sospetto” rappresenti la motivazione di esecuzione del tampone in circa il 45% dei casi.

Dei 129.449 soggetti sottoposti a tampone molecolare, 21.194 (16,4%) sono risultati positivi al test, con una incidenza cumulativa stimata pari a 542,8 casi x10.000 residenti; si osserva un trend in diminuzione dei casi. I positivi comprendono 10.911 donne (51,5%) e 10.283 uomini (48,5%) e l’età media è pari a 44 anni; si osserva nelle ultime settimane un aumento dell’età media dei casi.

Il tasso di letalità è pari all'1,8%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale tasso, mentre nella fascia 0-29 anni non si registrano decessi. Sono 389 i decessi totali: 304 casi tra persone che hanno tra 70 e 90 anni e più; 54 tra i 60 e i 69 anni, 22 casi tra i 50 e i 59, 7 casi tra i 40 e i 49, e 2 nella fascia 30-39.

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“Una proposta di legge per colmare un ritardo sui test genomici alle donne con carcinoma mammario in fase precoce e quindi per evitare chemioterapie inappropriate o addirittura dannose. Spero che il Consiglio regionale approvi al più presto, dando ulteriore seguito a una strategia legislativa di diagnosi e cura che in questa legislatura può già fregiarsi di tre leggi, sullo screening obbligatorio per la SMA, sul sequenziamento dell’esoma e sul DNA fetale”. Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della commissione bilancio del Consiglio regionale della Puglia, promotore di una proposta di legge, sottoscritta dai colleghi consiglieri regionali Maurizio Bruno, Enzo Di Gregorio, Donato Pentassuglia e Francesco Paolicelli, su “Esecuzione test genomici per la cura del tumore al seno”.
“In Puglia si registrano 3200 casi di tumore alla mammella: sulla base dei calcoli relativi a tumore e stratificazione clinico-patologica si dovrebbero effettuare circa 598 test genomici all’anno, per poter dedurre il livello utilità della chemioterapia adiuvante post-operatoria, in aggiunta al trattamento ormonale. Le donne con carcinoma mammario in fase iniziale, infatti, hanno la necessità di sottoporsi a trattamento chirurgico e sulla base dell’esame istologico risultano a basso, intermedio o alto rischio di recidiva. Se si escludono dunque i casi a basso o alto rischio di recidiva, per i quali la decisione di ricorrere o meno alla chemioterapia adiuvante è molto semplice, difficile si presenta la decisione per i casi definiti a rischio incerto o intermedio.
A supporto di questa decisione interviene allora il test genomico, che vogliamo introdurre in Puglia con la proposta di legge, che si presenta decisivo per la prescrizione o meno della chemioterapia.
Può infatti capitare che a scopo prudenziale lo specialista possa decidere per i casi intermedi di prescrivere o non prescrivere la terapia e fare comunque un danno, nonostante siamo dotati di strumenti tecnologici, i test genomici, in grado di supportare in coerenza con la prova scientifico la decisione del medico.
Secondo la proposta di legge depositata il test sarà erogato gratuitamente e in completa esenzione da compartecipazione.
E’ un’occasione che la Puglia non può perdere. Lo dobbiamo a tutte le donne di questa regione che combattono ogni giorno con grande coraggio una battaglia che, grazie all’innovazione e alla ricerca scientifica, può risultare meno complicata. Il nostro compito è agevolarle almeno nelle crepe della burocrazia”. 

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Una seconda chance gratis e in modalità assolutamente trasversale, strizzando l'occhio a una sorta di principio 'democratico' tra on line e tradizione. La Sisal, 'mamma' del SuperEnalotto, per il suo gioco-icona, come spiega agipronews, lancia le opzioni 'Winbox' e 'Seconda Chance', alle quali si partecipa semplicemente con la 'vecchia' giocata al concorso più amato dagli italiani. Seconda Chance, di fatto, concede una ulteriore opzione di vincita senza alcun costo aggiuntivo. Ogni giocata on line – nei negozi invece, bisogna utilizzare il Qr code per abilitare la giocata -  partecipa automaticamente a una  ulteriore estrazione che consente di vincere premi 'pop' fino a 50 euro. Vincite leggermente superiori, invece, con WinBox.

 Superenalotto la scheda: dalle origini alle vincite record

 Un gioco storico, un fenomeno di costume tra fortuna, abilità, scaramanzie, riti collettivi, il tutto racchiuso in un piccolo pezzo di carta e qualche segno tracciato a penna. La storia del SuperEnalotto, riporta Agipronews, è fatta di sogni, ma anche di profondi cambiamenti culturali e sociali. Era il 1997 e il mondo dei giochi in Italia era appena agli albori, con pochi grandi totem: il Totocalcio catalizzava l'attenzione degli sportivi, la Lotteria Italia quella di intere famiglie, almeno fino a quando la 'sestina' non ha fatto irruzione sulla scena conquistando gli italiani. Oggi quella storia si sta riscrivendo, con WinBox e “Seconda chance” - che esordiranno nel concorso del prossimo 2 ottobre -, due novità pensate da Sisal per introdurre il giocatore in una rinnovata esperienza, che lo accompagna dal momento della giocata fin dopo l’estrazione della fatidica sestina. Due nuove esperienze che permetteranno nuove possibilità di andare a segno introducendo anche tanti premi fino a 500 euro al momento della giocata e una seconda chance di vincita fino a 50 euro dopo l’estrazione.

La nascita del gioco - Il SuperEnalotto nasce il 3 dicembre 1997, come evoluzione dell’Enalotto. Il primo “6” fu centrato pochi mesi dopo, il 17 gennaio del 1998 a Poncarale, in provincia di Brescia, per una vincita superiore a 11,8 miliardi di lire.

Le vincite record - Il Jackpot più alto assegnato dal SuperEnalotto è stato di 209,1 milioni di euro, vincita realizzata il 13 agosto 2019 a Lodi. Al secondo posto, riporta Agipronews, si piazza il “6" da 177,7 milioni centrato il 30 ottobre 2010 con la Bacheca dei Sistemi, sul gradino più basso del podio si piazza il Jackpot da 163,5 milioni vinto a Vibo Valentia il 27 ottobre 2016. L’ultimo "6" da 156 milioni di euro è stato centrato il 22 maggio 2021 a Montappone (FM), vincita che si piazza al quarto posto, davanti al "6" da 147 milioni di Bagnone (MS) del 22 agosto 2009 e alla vincita da 139 milioni centrata il 9 febbraio 2010 a Parma e Pistoia. Settimo posto in classifica per il Jackpot da 130 milioni vinto a Caltanissetta il 17 aprile 2018, seguito da due vincite a Catania, una da 100 milioni realizzata il 23 ottobre 2008 e l'altra da 94 milioni centrata il 19 maggio 2012. Chiude la Top 10 il "6" di Mestrino (PD), da oltre 93 milioni, vinto il 25 febbraio 2017. Sulle vincite del SuperEnalotto si applica la “tassa sulla fortuna” introdotta a gennaio 2012, che prevede un prelievo extra del 20% sulla parte di vincita eccedente i 500 euro. Sono Campania e Lazio le regioni che nella storia del SuperEnalotto sono state maggiormente premiate dai “6”, rispettivamente con 18 e 16 vincite di prima categoria. In terza posizione l’Emilia Romagna, con 13 premi, seguita da Puglia (10), Toscana e Veneto (9) e Piemonte (7). In 22 anni la vincita di prima categoria non ha invece mai premiato Molise, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.

Come si gioca – Si vince indovinando i sei numeri estratti. Premi previsti anche per i 5+, il numero Jolly, i 5 semplici, e poi a scendere fino a soli 2 numeri indovinati nella combinazione vincente. Le estrazioni avvengono tutti i martedì, giovedì e sabato. Dal 31 gennaio 2016 è in vigore la nuova formula del gioco: ogni sestina giocata ha il costo di un euro ed è possibile giocare anche una sola combinazione. I 6, spiega Agipronews, sono pagati in base al Jackpot accumulato fino al giorno dell'estrazione. In caso di uscita del 6, il Jackpot non riparte comunque da zero. A giugno del 2008 è stato introdotto il “jackpot di ripartenza”; se non viene assegnato il 5+, la metà del montepremi della seconda categoria di premio va ad accrescere il jackpot del 6 in palio, mentre il restante 50% va a formare il montepremi di ripartenza. Dal 1° luglio 2009 si può giocare al Superenalotto anche online, dalla stessa data è stata introdotta la giocata opzionale Superstar, che permette di moltiplicare le vincite.

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Nell’ambito del ciclo  Storie della nostra Storia, giovedì 30 settembre si terrà il LXIV Colloquio di Studi e Ricerca Storica su: “Dante Alighieri: i riflessi nella storia e nella cultura del Salento”. L’incontro, che inizierà alle 17.30 presso la History Digital Library, l’innovativa biblioteca di comunità che ha sede nella Casa del Turista, sul lungomare di Brindisi, in viale Regina Margherita 44, è organizzato dalla sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia in collaborazione con il Comitato di Brindisi della Società Dante Alighieri, la Fondazione Tonino Di Giulio e In-Chiostri.
 
Ennio Bonea, riprendendo un giudizio di Trilussa (Carlo Alberto Salustri), rilevò:  "Ho potuto notare che la poesia dialettale di Terra d'Otranto eccelle indubbiamente fra i dialetti di Puglia, per dolcezza di linguaggio e profondità di pensiero. Posso dire quindi, a mia modesta veduto, ch'essa occupa un buon posto nella nostra letteratura folkloristica dopo la poesia napoletana e la romanesca. Assai vicino al siciliano ed avendo subìto l'influsso del napoletano, il dialetto leccese non è tanto difficile a leggersi ed a pronunciarsi, una volta conosciute le poche, ma non sempre concordi, regole grammaticali che lo informano.
Ho letto così le poesie del Bozzi e del Capitano Black, del D'Amelio - primo poeta leccese - e di qualche altro. Per ultimo ho avuta l'occasione di leggere una ottima raccolta di versi di Francesco Morelli ..." (Trilussa, Prefazione a Francesco MorelliFugghiàzze sciàline, Lecce, Ed. "Prospettive Regionali", s.d., 3.).
 
Per il Salento è da ricordare almeno l’intrapresa di Giuseppe De Dominicis (11 settembre 1869-15 maggio 1905),, che propose una valida  memoria di Dante in dialetto salentino;  Emilio  Flieri  rilevò: “Da giovane poeta, Giuseppe De Dominicis di Cavallino di Lecce (1869-1905) si distinse nei versi dialettali e fu incoraggiato da illustri concittadini. Nacque e morì nel piccolo centro salentino e nei suoi trentasei anni di vita, dopo la raccolta Scrasce e gesurmini («Rovi e gelsomini») del 1892 e Lu nfiernu («L’inferno», 1893), pubblicò Canti de l’autra vita («Canti dell’oltretomba») nel 1900. I Canti de l’autra vita furono composti in cinque parti: il citato Nfiernu, poi Purgatoriu («Purgatorio»), Paraisu («Paradiso»), Uerra a mparaisuTiempu doppu («Tempo dopo»). A prima vista i Canti riecheggiano Dante, in narrazione di apocalittiche palingenesi, ma per altri aspetti sembrano una difesa dal pianto e dalla miseria attraverso il sarcasmo e la causticità, sullo sfondo di una vita ‘alternativa’. Ma i Canti si muovono nella direzione di un socialismo umanitario in grado di superare angustie e strettoie dei club d’opinione, Destra e Sinistra storica, dinanzi alla crisi dello stato liberale. Nella sua potente creazione, i suoi Canti suonano come avvertimento per la borghesia ingrassata sui torti e sulle violenze perpetrate ai danni degli umili e degli ultimi. Del resto l’ideologia non prevale mai sul soffio poetico e sulla fantasia creativa e l’anelito libertario respira in consonanza, fra intimo convincimento e aspirazione universale”.
 
Le opere di Dante, in particolare la Divina Commedia, non di rado ebbero versioni nei parlari locali; Francesco Granatiero rilevò “A differenza delle traduzioni dialettali della Gerusalemme liberata e dell’Orlando Furioso, che furono assai precoci, quelle della Commedia di Dante Alighieri, nell’Italia settentrionale come in quella meridionale, con l’eccezione secentesca di Paolo Principato, cominciarono solo nell’Ottocento”  allorché “con il Foscolo, il De Sanctis e il Carducci, si porrà “l’opera dantesca nella giusta luce per una sua piena rivalutazione. Nel Novecento la Commedia,…avrà sempre maggior fortuna… di cui è un fedele sismografo anche il numero stupefacente di traduzioni nei diversi dialetti della Penisola…Nel secondo Novecento, più che nel primo, la traduzione dei classici in dialetto – come la poesia neodialettale – non riguarda più soltanto l’orgoglio municipale delle grandi città, ma investe in maniera crescente anche le remote e conservative periferie linguistiche dei piccoli centri. Alla base dell’operazione c’è però sempre il bisogno di legittimazione letteraria del proprio dialetto, per il quale la traduzione rimane «una prova di forza, una dimostrazione delle sue chances». Nel dialetto di San Severo (Fg) viene trasposto l’Inferno da Nicola Testi, poeta dialettale autore anche di una produzione propria di un certo rilievo, capace di spigliatezza e raffinato humour, e abbastanza disinvolto nell’uso di registri diversi…Ai primi anni Settanta risale la Commedia in terza rima del poeta dialettale Gaetano Savelli (Bari 1896- 1977), che è la prima versione integrale” in dialetto della Puglia centro settentrionale”; mmane impresa, quella di Savelli, di tradurre in dialetto barese, la “Commedia” a cui dedicò quasi tutta la vita, la cui prima edizione venne pubblicata tra il 1971 ed il 1973.
 
Come annotò Salvatore Feruta “dietro al brigadiere dei carabinieri che nell' Uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore (1995) recita di nascosto la "Divina Commedia" che egli stesso ha tradotto in siciliano, c'è un vero esercito di volgarizzatori, che nel secolo scorso si sono cimentati nel travestimento in dialetto del classico per antonomasia, ossia il capolavoro di Dante Alighieri. Un' impresa tanto faticosa quanto quasi sempre velleitaria, una sorta di masochistica fatica di Sisifo…Ora, di fronte a cotanto dispiegamento di forze, sorgono alcuni interrogativi: perché tradurre la "Divina Commedia" in dialetto? Per quale motivo mettersi a rischio in una simile quanto disperata impresa? Una domanda del genere se l'era già posta don Giuseppe Blasi, autore della traduzione in dialetto calabrese; e questa era la sua risposta: «Riuscirà certamente utile una traduzione vernacola del Divin Poema agli umili popolani che conoscono bene solo il proprio dialetto e, pur avendo ingegno e gusto per l'Arte, non assimilerebbero mai altrimenti quel gran tesoro di dottrina morale che è nella Divina Commedia»…Ora, viene fatto di pensare che chi traduce un classico non già in un' altra lingua, bensì in un dialetto, deve avere la consapevolezza di essere in possesso di uno strumento…in grado di reggere la prova. Ha scritto in tal senso Franco Brevini che la traduzione per il dialetto è «una prova di forza, una dimostrazione delle sue chances». Se si cerca di traghettare il volgare di Dante sulle sponde limacciose del dialetto, si deve di certo essere dell' avviso che la parlata locale d' arrivo non sia inferiore rispetto alla lingua di partenza.
 
Programma della I sessione
 
Indirizzi di saluto
Riccardo Rossi
Sindaco di Brindisi
 
Raffaella Argentieri
Presidente della Fondazione Di Giulio
 
Terese Nacci
Presidente della sezione di Brindisi
Società Dante Alighieri
 
Coordina e introduce i lavori
Ettore Catalano
Professore onorario di letteratura italiana - Università del Salento
 
Interventi
Antonio Mario Caputo
Società di Storia Patria per la Puglia
Una versione brindisina della Divina Commedia. La Mundana cummedia di Alfredo Galasso
 
Tommaso Urgese
Brigata Amatori Storia e Arte
Traduzioni e imitazioni in dialetto salentino della Divina Commedia dal 1800 ad oggi.
Lettura di canti della Divina Commedia nelle versioni dialettali di Claudio Santoro e Antonio Baldari.
 
Organizzazione
Comune di Brindisi
Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Brindisi
Fondazione “Tonino Di Giulio”, Brindisi
Società “Dante Alighieri”, Brindisi
History Digital Library, Brindisi
 
Adesioni
In_Chiostri, Brindisi
Adriatic Music Culture, Brindisi

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Fasano. Al controllo in auto è stato trovato in possesso di 19 grammi di marijuana, denunciato. Segnalazione amministrativa per il passeggero. I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Fasano, a conclusione degli accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà un 32enne del luogo per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nella circostanza, gli operanti hanno fermato l’uomo alla guida dell’autovettura di proprietà con a bordo un 22enne del luogo e, a seguito di perquisizione personale e veicolare, il 32enne è stato trovato in possesso di 19 grammi di marijuana, suddivisi in 2 sacchetti in cellophane, occultati in un vano dello sportello dell’auto. Il 22enne, a sua volta trovato in possesso di 0,70 grammi della medesima sostanza, lanciata in terra alla vista dei militari operanti, è stato segnalato all’Autorità Amministrativa. Lo stupefacente rinvenuto è stato sottoposto a sequestro.

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