Redazione
COLDIRETTI PUGLIA, GRANO TRICOLORE GIU’ DEL 30% MENTRE TRIPLICA IMPORT DA UCRAINA IN ITALIA
UE: COLDIRETTI PUGLIA, GRANO TRICOLORE GIU’ DEL 30% MENTRE TRIPLICA IMPORT DA UCRAINA IN ITALIA.
Le importazioni in Italia di grano proveniente dall’ Ucraina sono praticamente triplicate nell’ultimo anno per un quantitativo pari a 358 milioni di chili in aumento del 193% rispetto anno precedente. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2022 in riferimento alla discussione in atto sulla necessità di erogare sostegni agli agricoltori europei che hanno dubito ingenti perdite per il crollo delle quotazioni, a causa del quale Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno deciso di fermarne l’import nonostante le osservazioni della Commissione Europea.
Su mercato europeo sono in atto evidenti distorsioni commerciali nel settore dei cereali favorite dall’afflusso di grano ucraino che avrebbe dovuto essere invece destinato soprattutto a fronteggiare il pericolo carestia poveri del nord africa e dell’Asia. La realtà – precisa la Coldiretti - è però diversa e sono in atto speculazioni al ribasso che in Italia hanno portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 28 centesimi al chilo.
Lo studio condotto da Unearthed e Lighthouse Reports parla di profitti di 1,9 miliardi di dollari realizzati dai 10 piu’ grandi hedge funds del mondo attraverso manovre speculative sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia. L’azione degli Hedge fund – spiega la Coldiretti - ha creato prima una bolla speculativa facendo rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Unione Europea di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha fatto partire anche in Italia una spirale al ribasso che anche in Italia ha portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale.
E’ necessario adeguare da subito – sottolinea la Coldiretti Puglia - le quotazioni per sostenere la produzione nazionale in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. Non è accettabile che di fronte all’aumento del 18% del prezzo della pasta al consumo rilevato dall’Istat nell’ultimo anno, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato agli agricoltori il 30% in meno, nello stesso periodo. La pasta – continua la Coldiretti Puglia – è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori.
Intanto, si registra il balzo dell’export della pasta pugliese del 37% – insiste Coldiretti Puglia - proprio sotto la spinta dell’allarme globale provocato dalla guerra in Ucraina sulla certezza e salubrità del cibo che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese – aggiunge la Coldiretti regionale - che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.
Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy variano per la pasta da 1,50 a 2,3 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono crollate a 38 centesimi di euro al chilo, insiste Coldiretti Puglia.
Una anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti - occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano. I ricavi – sottolinea la Coldiretti - non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. Le difficoltà del mercato dei cereali sono peraltro confermate dalla decisione di Polonia ed Ungheria di bloccare le importazioni di grano dall’Ucraina, contestata dalla Commissione Europea.
Siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano – precisa la Coldiretti - viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece – continua la Coldiretti - ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito - precisa la Coldiretti - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali. Importante – conclude la Coldiretti - anche investire nella ricerca che, come motore dell'innovazione varietale, deve rispondere non solo alle richieste qualitative del mondo industriale, ma anche rispondere alle nuove esigenze produttive e di resilienza verso gli effetti del cambiamento climatico, rispondendo al contempo alle nuove richieste di sostenibilità volute dalla nuova Politica Agricola Comunitaria.
A causa della siccità e dei costi di produzione in tilt, era già crollata la raccolta del grano in Puglia nel 2022 con una diminuzione del 26% rispetto all’anno precedente, quando ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti Puglia - sono state proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all’avena, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo ed è costretta ad importare i 3/4 (73%) della soia, il 64% del grano tenero per biscotti e pane e il 44% del grano duro per la pasta.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano, con 10milioni di quintali prodotti in media all’anno. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell’ultimo decennio – denuncia Coldiretti Puglia - hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.
Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia - potrebbero raddoppiare con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.
Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma è necessario investire – aggiunge Coldiretti Puglia - per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei, conclude Coldiretti nel sottolineare che nell’immediato occorre salvare le aziende agricole da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni.
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IL 28 APRILE SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO
IL 28 APRILE SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO. E, INTANTO, IN ITALIA LA STRAGE CONTINUA. I DATI DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA VEGA ENGINEERING NON LASCIANO DUBBI SULL’EMERGENZA.
NEL 2022 GLI INFORTUNI MORTALI SONO CRESCIUTI DEL 17% (DA 927 A 1080) RISPETTO AL 2021. MENTRE QUELLI COVID SONO DIMINUITI DEL 96,6 % (DA 294 A 10) QUASI SCOMPARENDO DALLE STATISTICHE. GLI STRUMENTI PER INVERTIRE LA DISASTROSA TENDENZA: FORMAZIONE DEI LAVORATORI E MAGGIOR DIFFUSIONE DI CONTROLLI.
FONDAMENTALE CONTRASTARE L’INETTITUDINE E L’IGNORANZA DI ALCUNI RESPONSABILI DELLA SICUREZZA E DATORI DI LAVORO CHE PORTANO ALL’INFORTUNIO GRAVE E, ADDIRITTURA, MORTALE.
“Una giornata importante per riflettere sulla tragedia quotidiana delle morti sul lavoro e per introdurre nella quotidianità produttiva del nostro Paese tutte le procedure utili alla prevenzione degli infortuni gravi e mortali. Un’occasione di riflessione per i formatori, i responsabili della sicurezza aziendale e per i datori di lavoro”.
Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, da tre decenni in prima linea sul fronte della sicurezza dei lavoratori in Italia, sottolinea il valore della giornata del 28 aprile. E lancia un appello a tutti coloro che si occupano di sicurezza nel nostro Paese.
“Non si può arrivare alla fine di ogni anno contando sempre oltre mille vittime – insiste l'Ing. Rossato – non è possibile vedere come i lavoratori siano sempre protagonisti delle stesse tragedie. Esiste una normativa ben strutturata nel nostro Paese per prevenire gli infortuni. Basterebbe applicarla in modo più capillare”.
Una situazione drammatica per la nostra penisola, confermata dalla più recente elaborazione statistica dell’Osservatorio mestrino.
Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud con una media di oltre 90 vittime al mese. Stiamo parlando ancora di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working). Nel periodo gennaio-dicembre 2021, invece, i decessi totali erano 1.221 e quindi osserviamo un decremento della mortalità (- 10,7%). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece, costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 al 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato, a dir poco allarmante, è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-Covid.
A dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che, passata l’emergenza Covid, rimane ancora tragicamente quella dell’insicurezza sul lavoro.
“E purtroppo – aggiunge Mauro Rossato – siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail”.
Ma, nell’ottica di una riflessione più virtuosa, per l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, ciò che conta davvero nello studio dell’emergenza è il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia.
“Si tratta dell’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati – racconta ancora il Presidente dell’Osservatorio mestrino – questo indice, un vero e proprio “indicatore di rischio di morte sul lavoro”, consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso”.
Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori.
Ebbene, a finire in zona rossa alla fine nel 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli-Venezia Giulia.
Contemporaneamente, però, se l’emergenza sanitaria sembra essere quasi scomparsa come causa degli infortuni mortali del 2022, non si può dire altrettanto per le denunce totali di infortuni sul lavoro, ovvero quelli mortali insieme a quelli non mortali.
“A fine dicembre 2021 le denunce totali per infortunio dovuto al Covid erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154 – spiega ancora Rossato – ciò significa che praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando come il virus sia divenuto molto meno mortale, sebbene sia ancora presente nei luoghi di lavoro”.
L’identikit dei lavoratori che rischiano maggiormente la vita sul lavoro?
Sono stranieri e ultrasessantacinquenni.
“L’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Un dato che si ripete, in modo più o meno analogo, dal 2019 al 2021. E poi ci sono gli ultrasessantacinquenni che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. Conseguenza, probabilmente di una minor reattività in situazioni di rischio. Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio, sono i giovani ad indossare la maglia nera; ed è la mancanza di esperienza questa volta a portare a questo “record”. Nel 2022 sono state 76.269 le denunce tra i 15 e i 24 anni. Doppie e anche triple rispetto alle altre fasce d’età”.
Questi e molti altri dati sono liberamente reperibili nel sito dell’Osservatorio mestrino www.vegaengineering.com/osservatorio/
“Auspichiamo che questi nostri studi ed elaborazioni statistiche possano rappresentare un valido supporto di conoscenza e approfondimento per tutti coloro che si impegnano a fare prevenzione nei luoghi di lavoro e, soprattutto, diventino strumento concreto ed efficace per tutelare la sicurezza dei lavoratori. Ricordando una volta di più e proprio in una giornata solenne come il 28 aprile – conclude Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – che la disciplina in materia di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese c’è ed è esaustiva. Dobbiamo solo applicarla. A tal fine serve dunque un’adeguata e diffusa formazione dei lavoratori e, anche, dei datori di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente di ispezioni e sanzioni. Non si possono considerare salute e sicurezza sul lavoro dei costi, bensì un investimento. È indispensabile che l’Italia esca dal torpore dell’insicurezza che immobilizza piani virtuosi di prevenzione e che continua a perpetuare la tragedia anno dopo anno. Perché l’inettitudine e l’ignoranza di chi si dovrebbe occupare della tutela dei lavoratori, poi, si traducono in infortuni gravi e, talora, mortali”.
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Con Cesare Pavese tra memoria e oblio: Il 29 aprile prima pugliese per “LA LUNA E I FALÒ” di e con Luigi D'Elia. L’artista brindisino riscrive e interpreta uno dei capolavori della letteratura del Novecento, in un allestimento visionario al debutto regionale a Mesagne (BR), dopo il grande successo ottenuto alla prima nazionale, avvenuta in Emilia poche settimane fa.
«E se avessimo sbagliato tutto? Se la memoria avesse bisogno di essere cantata in un altro modo intorno al quale non ci siamo mai realmente interrogati? E se invece fosse l’oblio a portare la luce? E un paese ci vuole davvero?»: da queste domande parte la riscrittura scenica, ad opera di Luigi D’Elia e Roberto Aldorasi, de La luna e i falò di Cesare Pavese, in prima pugliese al Teatro Comunale di Mesagne, a pochi chilometri da Brindisi, sabato 29 aprile alle ore 21, nell’ambito della Stagione di Prosa organizzata da Comune di Mesagne e Teatro Pubblico Pugliese.
Dopo molti anni di lavoro sul racconto della natura, D’Elia sposta il fuoco sull’umano, sulla ricerca interiore, sulle domande pressanti che hanno a che fare con il ricordare, con la memoria, privata e collettiva, approdando alla sua prima vera opera come autore.
La tappa a Mesagne assume un valore speciale perché proprio presso il Teatro Comunale D’Elia ha curato la direzione artistica di un lungo e importante progetto di residenza teatrale che negli anni ha dato vita ad una delle ricerche artistiche più significative del territorio, confluita, non secondariamente, nella candidatura della stessa Mesagne a Capitale Italiana della Cultura con il progetto UMANA MERAVIGLIA. Un ritorno quindi in scena a Mesagne di senso e particolarmente atteso.
«Ne La luna e i falò, Cesare Pavese coglie il frutto aspro e maturo del tema di tutta una vita, quello del ritorno sui luoghi che da sempre sono i nostri e che, per poter vivere, siamo costretti a fuggire» aggiunge il regista Roberto Aldorasi «In questo tempo di grandi cambiamenti e domande, collettive e private, sui temi delle origini, delle identità, del passato e delle patrie, desideriamo fare tesoro di un’apertura e osare attraversarla con coraggio e con il caro, carissimo, Cesare Pavese. Come se lo incontrassimo per la prima volta. Qui e oggi».
Luigi D’Elia (attore, autore, scenografo)
Ha portato in scena la stagione d’oro di Jack London, l’amore senza paura di Don Milani, lupi, naufragi, foreste e storie selvagge. Soprattutto storie selvagge. Dalla sua ricerca materica e di parola sul racconto della natura sono nati spettacoli, progetti d’arte pubblica, festival, pubblicazioni, progetti di forestazione partecipata. Collabora da oltre dieci anni con Francesco Niccolini. Ha lavorato con Bevano Est, Claudio Prima, Radiodervish, Giorgio Albiani, Roberto Aldorasi, Emanuele Gamba, Fabrizio Saccomanno.
La luna e i falò. Time never dies di Luigi D’Elia, liberamente ispirato a La luna e i falò di Cesare Pavese, regia Roberto Aldorasi, con Luigi D’Elia, spazio scenico Roberto Aldorasi e Francesco Esposito, disegno luci Davide Scognamiglio, foto Michela Cerini, produzione Compagnia INTI di Luigi D’Elia e Archètipo realizzata nell’ambito del progetto “Hermes - Heritage Rehabilitation as Multiplier cultural Empowerment with in Social contest” finanziato dal Programma Interreg V-A Greece-Italy 2014-2020, attuato dal Teatro Pubblico Pugliese in partenariato con Città di Fasano, il Ministero della Cultura e Sports della Grecia, l’Università di Ioannina, partner associato la Regione Puglia – Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio. Inoltre la produzione è sostenuta dal Festival Parthenium Calling e realizzata con la collaborazione della Fondazione Cesare Pavese.
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Venerdì a Mesagne c'è “The Black shoes”
Grande attesain città per un appetibile appuntamento presso le Officine ipogee di Mesagne, in piazza sant’Anna dei Greci, con una band d’eccezione presentano “The Black shoes”. Start ore 21. L’ingresso è gratuito. È per stasera, venerdì 28 aprile, il quarto appuntamento della rassegna “Manovella in Fest” - Officine Ipogee, Mesagne - organizzata da Arci La Manovella e Zero Nove Nove con il sostegno di Nuovo Imaie. Dopo i concerti di Alessandro D’Alessandro, Claudio Prima & Se.Me. e Alessai Tondo, spazio a Francesco Cusa e Giorgia Santoro che presenteranno l’album “The Black Shoes” con la partecipazione speciale di Stefano Luigi Mangia.
Giorgia Santoro al flauto, flauto basso, flauto contrabbasso, ottavino, bansuri, xiao, voce, cimbali, live electronics; Francesco Cusa: drums e Stefano Luigi Mangia, voce. Francesco Cusa e Giorgia Santoro, musicisti dalla formazione poliedrica, si dedicano da anni alla musica improvvisata, alla continua ricerca di un linguaggio nuovo, puro e irriverente al tempo stesso. “The black shoes” sono le scarpe del musicista, l’abito che custodisce le radici dell’uomo. Nell’armonica alternanza dello Yin e dello Yang, la musica svela i suoi lati opposti, contraddittori, plasmando un linguaggio sempre nuovo, profondo come le radici ma con lo sguardo verso il cielo. La serata musicale è patrocinata dal Comune di Mesagne.
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La biografia Romeo Tepore sarà presentata alla “Fiera Internazionale del Libro a Brindisi - LiBri”
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l Cobas esprime un giudizio estremamente negativo per i contenuti espressi dai rappresentanti della Regione Puglia nel corso della riunione di mercoledì 26 aprile 2023 a Bari sul tema della sanità; incontro avvenuto su invito della Regione per spiegarci come intendono superare il buco di 400 milioni di euro e nuovi indirizzi da adottare in tema di spesa sanitaria ed assunzioni.
Dai risultati della riunione nasce una maggiore consapevolezza di rilanciare la lotta contro il peggioramento della sanità invitando lavoratori ,precari , cittadini a protestare nei prossimi giorni tutti quanti insieme davanti la Regione.
Nel corso della riunione i rappresentanti della Regione ci hanno spiegato di un salvataggio dei conti dell’ultima ora , in definitiva toglieranno fondi da altri settori .
Ad alcuni settori vengono tolti finanziamenti europei, ma per cultura e turismo questo non può nemmeno avvenire.
Tutto ciò comporterà naturalmente un peggioramento delle condizioni per quei settori, ma fanno solo apparire di aver trovato la quadra.
Il Cobas è intervenuto affermando che lo stato di salute della Sanità Pugliese è notevolmente peggiorato di fronte ad un bisogno di cure sempre maggiore, sempre più spesso pagata dalle tasche dei cittadini che sono costretti a rivolgersi alle strutture private perché i tempi di attesa sono sempre più lunghi.
Il diritto alla salute previsto dalla Costituzione è sempre più messo in discussione , basta guardare le decisioni in tema di autonomia differenziata dove la Puglia dovrà prendere sempre meno soldi delle regioni del Nord, alla faccia della uguaglianza dei diritti dei cittadini.
Se tutto questo non bastasse aggiungiamo le mazzette nella sanità pugliese, in alcune situazioni comportamenti poco chiari in tema di assunzioni,in una sanità dove basta grattare un po' e trovare inoltre innumerevoli intrecci politici .
Con una faccia candida ci hanno raccontato che la spesa sanitaria deve essere contenuta e limitata, come se quello accaduto fino ad oggi fosse dovuto ad una loro mera momentanea disattenzione ;ce lo dicono quelli che hanno l’obbligo di controllare ogni momento come i soldi dei cittadini vengono spesi.
Ultima perla il tema delle assunzioni dove la Giunta Regionale vuole l’ultima parola sulle decisioni da prendere in merito.
Intanto vuol dire che nessuno ha controllato su quello che è successo, spiegandoci però che tra domani e dopodomani uscirà una delibera della Giunta Regionale dove ci sarà un modello di richiesta per nuove assunzioni che deve essere superato ed approvato dalla stessa Giunta.
Gli abbiamo detto in faccia che questa decisione è una ennesima presa in giro giusto per dimostrare la loro ritrovata severità;basti pensare che da Brindisi sono quattro /cinque volte che la Asl invia le stesse carte con gli stessi numeri, segno che le cose sono state fatte per bene.
I precari Covid di Brindisi,come per altre analoghe situazioni, sono in attesa da tempo di essere stabilizzati ed hanno avuto la sfortuna di venire bloccati al 27 Marzo dalla famosa delibera che stoppava le assunzioni .
Quello che abbiamo chiesto è per chi ha diritto, come noi riteniamo, la Regione deve fare in fretta per risarcirli di un danno fatto a questi lavoratori e alle loro famiglie.
Le assunzioni , anche a tempo determinato , sono necessarie per altre categorie come gli infermieri che vengono lasciati a casa nonostante c’è tanto bisogno.
Abbiamo chiesto che venga riconosciuto finalmente il premio Covid per i lavoratori di Sanitaservice , che non si perda più tempo.
Insomma lotteremo per una vera sanità pubblica ,per assumere lì dove ce n’è bisogno.
Per il Cobas regionale Roberto Aprile
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LA POLIZIA DI STATO ARRESTA UN PRESUNTO SPACCIATORE
Nell’ambito dell’intensificazione dei controlli disposti dal Questore Annino GARGANO, finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati in materia di stupefacenti, personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Ostuni ha portato a termine mirati servizi di osservazione e controllo con particolare riguardo alle aree notoriamente luogo di aggregazione di giovani. Nei giorni scorsi, personale di quel Commissariato di P.S. notava M.F., classe ’59, persona già nota all’ufficio per i suoi precedenti penali specifici in materia di sostanza stupefacente, che si muoveva con fare sospetto nei pressi della biblioteca comunale con al guinzaglio il suo cane e decideva quindi di fermarlo per un controllo; alla vista dei poliziotti, l’uomo cercava in tutta fretta di disfarsi di un involucro custodito nella tasca del giubbino, gettandolo in terra.
Recuperato l’incarto, a forma di cipollotto, lo stesso conteneva all’interno sostanza stupefacente del tipo cocaina, meglio quantificata in circa gr. 24. Approfondito il controllo presso l’abitazione, si rinvenivano ulteriori 2 dosi a forma di birilli confezionati in una busta in cellophane termosaldata all’estremità di colore giallo-verde per ulteriori gr. 0,50. Verosimilmente, lo stupefacente, se non fosse stato sequestrato, sarebbe stato immesso sul mercato dello spaccio in occasione dei ponti del 25 aprile e del 1° maggio.
Di tutta l’attività espletata veniva notiziato il P.M. di turno il quale, preso atto delle evidenze emerse, disponeva la sottoposizione di M.F. agli arresti domiciliari.
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Il comune di Mesagne liquida ai dipendenti l'indennità di risultato e il salario accessorio 2022
La giunta comunale di Mesagne ha preso atto della valutazione inerente il raggiungimento degli obiettivi da parte dei titolari di Posizione organizzativa, attualmente inquadrati dell’Area delle EQ, secondo il nuovo ordinamento professionale di cui al CCNL 2019-2021, per l'annualità 2022, resa dall’OIV con verbali del 04.04.2023 e 12.04.2023 (verbali prot. n. 12114/2023 e n. 12132 del 13/04/2023); per tale effetto ha deciso di liquidare, secondo il Sistema delle fasce di valutazione, in favore di ciascun dipendente incaricato di P.O. la retribuzione di risultato per l'annualità economica 2022, in misura non superiore al 15% della retribuzione di posizione rapportata alla valutazione conseguita, nei termini di cui al prospetto che segue:
Inoltre il Comune ha liquidato ai suoi dipendenti il "SALARIO ACCESSORIO – PRODUTTIVITA` ANNO 2022". Si tratta dei compensi legati alla performance collettiva relativa all'anno 2022, per un importo pari ad Euro 67.053,90 oltre agli oneri riflessi dovuti per legge a carico dell’Ente.
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IL 28 APRILE AL TEATRO VERDI DI BRINDISI DEBUTTA “SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE”
Debutta il 28 aprile presso il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi alle ore 21.00 il Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare.
La Scuola Talìa, patrocinata dal Teatro Pubblico Pugliese, porta in scena l’eterna commedia di Shakespeare, con un cast di circa 40 giovani e adulti attori talentuosi. Maurizio Ciccolella immagina il Sogno attraverso lo sguardo incantato e fantastico del folle, che nutre una visione fatta di fantasia e realtà, capace di disvelare la natura dell’uomo. Una follia incarnata nello spazio della coscienza, che prende corpo nel bosco incantato dove fate e folletti muovono i fili della storia.
Lo spazio ha pareti leggerissime ed è inondato da immagini multimediali in 3d. Uno spettacolo che promette di intrattenere grandi e piccoli, sfruttando le antiche pratiche del teatro che incontrano la contemporaneità.
Circa due ore che miscelano risata e suspense nell’iconico spazio teatrale della Città di Brindisi grazie anche al patrocinio dell’Amministrazione Comunale.
Lo spettacolo sarà in beneficenza all’Aned. Per info 3466606385 anche tramite Whatsapp o a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
In scena con l’aiuto regia di Marco Sternativo ci sono: Alessia Sturdà Anna Piccinno Antonio Manco Antonio Passiatore Astrid Bursi Barbara Michelini Carla Marinovich Carmela Rita Facecchia Cosimo Carpi Daniele Corsa Gaia Luberto Marco Chirivì Martina Mingolla Mario Taveri Michael Prete Nicole Massaro Paola Savarese Simone Curto Stefano Sergio Valeria Galasso Vincenzo Sciurti e con Alessia Pennetta Arianna Sanapo Claudia Toti Elena Carrino Federico Greco Francesca Conte Giada Roppi Layla Cioffi Pignatelli Francesco Rachele Del prete Sofia Desolda Sophia Greco
La trama in breve: Teseo, duca di Atene, per celebrare le nozze con Ippolita, regina delle amazzoni, proclama giorni di riti e feste. Bottom e altri artigiani, per l’occasione, decidono di mettere in scena la storia di Piramo e Tisbe recandosi nel bosco per le prove. Lì ci sono anche Lisandro ed Ermia, che si amano e stanno fuggendo da Atene perché il padre di lei vorrebbe darla in sposa a Demetrio; quest’ultimo insegue la coppia di amanti rincorso a sua volta da Elena, di lui perdutamente innamorata. Oberon, il re delle fate, e Puck, il folletto che è al suo servizio, si divertono confondendo gli amori dei quattro giovani e spingendo Titania, sposa di Oberon, ad un’arcaica passione. Amanti, artigiani e fantasie mischiano così, nel bosco, i loro mondi. La trama di equivoci, litigi e confusione si scioglie quando il re Oberon riesce a dissipare tutti gli incanti. Dopo aver rintracciato gli innamorati, il duca Teseo ufficializza le unioni secondo i sentimenti.
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