Redazione

Punta del Serrone: partono nuovi lavori per migliorare la visita del parco. Prosegue l’attività di rilancio del Parco Punta Penne - Punta del Serrone con un nuovo cantiere appena partito che prevede opere per migliorare la fruizione complessiva del parco, per i cittadini e per il turismo sostenibile, con diversi interventi per la tutela e la valorizzazione delle aree verdi e costiere.

Il progetto del Comune di Brindisi in partenariato con il Consorzio della Riserva di Torre Guaceto è beneficiario del finanziamento di 55 mila euro da parte del GAL Alto Salento nell’ambito dell’avviso pubblico “Ripristino di habitat naturali costieri e marini”.


Il cantiere prevede la manutenzione dei percorsi di visita e la rimozione di pavimentazioni in asfalto e cemento per migliorare l’accessibilità e la fruizione dei percorsi. Interventi naturalistici di consolidamento della vegetazione autoctona, con la messa a dimora di circa 2.000 piante tipiche della macchia mediterranea, fra queste circa 100 esemplari di Sarcopoterium spinosum, annoverata nella lista rossa delle specie botaniche a rischio e vulnerabili della Puglia, e pertanto considerata di notevole importanza per la sua salvaguardia e tutela.


Verrà inoltre realizzata la nuova segnaletica turistica per facilitare la conoscenza del parco e l’orientamento dei visitatori anche in considerazione del fatto che l’area è attraversata dai percorsi della via Francigena del Sud e dal Cammino Materano.
Sono inoltre previsti la rifunzionalizzazione e il potenziamento del sistema di videosorveglianza dell’area per prevenire e limitare la vandalizzazione. Questo, insieme alla chiusura di varchi di accesso liberi, permetterà di ridurre ulteriormente fenomeni di accesso indiscriminato all’area ai non autorizzati.


“Parco del Serrone è un parco marino costiero con caratteristiche uniche in Puglia, con elevate potenzialità culturali e turistiche. L’area è molto vasta, stiamo gradualmente e concretamente realizzando gli interventi programmati, dagli attrattori culturali all’area verde, con l’obiettivo che diventi un’area sempre più attrattiva per escursioni ed eventi. Oltre questo nuovo intervento, il prossimo passo dell’operazione riguarderà l’avvio dei lavori per il nuovo info point del parco, la Casa dell’Ammiraglio”, racconta l’assessore al Turismo Emma Taveri.


“In questo programma, abbiamo redatto un progetto di ingegneria naturalistica per potenziare il nostro centro recupero fauna selvatica, che inaugureremo a breve a pochi passi dalla torre, e dedicato una parte del piano ad interventi da realizzare presso il parco di Punta del Serrone, come chiesto dal Comune di Brindisi – ha commentato il presidente del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, Rocky Malatesta -, perché riteniamo doveroso, per il bene dell’ambiente e della nostra comunità, mettere al servizio del territorio le competenze tecnico scientifiche che abbiamo sviluppato negli anni”.

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La FPCGIL chiede la stabilizzazione anche dei precari aventi diritto esclusi dalla procedura di contrattualizzazione in essere, assunti da manifestazione d’interesse a pronta disponibilità durante il periodo Covid.

I lavoratori del ruolo sanitario e del ruolo sociosanitario assunti a seguito di “avviso pubblico per manifestazione d’interesse a pronta disponibilità”, hanno pari diritto alla stabilizzazione degli altri colleghi che hanno operato durante il periodo covid.

Tanto è acclarato dalla normativa vigente e dalle illuminate decisioni assunte da Asl Foggia e Asl Bari che hanno già proceduto ad immettere nelle graduatorie anche il personale che sia stato assunto ai sensi dell’art 2 ter del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27(Misure urgenti per l'accesso al Servizio sanitario nazionale).

Inoltre, proprio la normativa richiamata al comma 3 del medesimo articolo, ha previsto che tutto il personale assunto con la procedura semplificata Covid potrà beneficiare di un titolo preferenziale nelle procedure concorsuali (3. Le attività professionali svolte ai sensi dei commi 1 e 2 costituiscono titoli preferenziali nelle procedure concorsuali per l'assunzione presso le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.) Di contro Asl Br non solo non usa preferirli ma li discrimina illegittimamente portandoli ad una immotivata quanto illegittima esclusione.

Pertanto, al fine di evitare discriminazioni fra personale che ha maturato i requisiti per la stabilizzazione, ma viene illegittimamente discriminato da scelte che confliggono con la ratio della normativa e con la normativa stessa che vorrebbe porre i professionisti del periodo Covid in una situazione preferenziale si invita la Asl Brindisi a provvedere senza indugio alla rettifica della graduatoria sul personale da stabilizzare immettendo in elenco anche coloro che hanno raggiunto i requisiti seppur assunti per selezione semplificata durante il periodo Covid.

Infine, per quel personale del ruolo sanitario e del ruolo sociosanitario che ha operato durante la pande

mia e ad oggi non ha raggiunto i requisiti utili alla stabilizzazione, si chiede, la proroga dei contratti e/o il rinnovo al fine di permettere il raggiungimento dei termini per la stabilizzazione. Queste sono le richieste espresse in termini di tutele rappresentate a garanzia delle stabilizzazioni di tutta la platea avente diritto dei lavoratori precari della Asl Brindisina, nessuno escluso! 

            La Segretaria Provinciale        Chiara Cleopazzo

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Termina oggi il progetto di educazione motoria e minibasket“Mens Sana a Scuola” organizzato  dall’Associazione sportiva Mens Sana Mesagne presso il locale secondo Circolo didattico. Sono state coinvolte le prime, le seconde e le terze classi dei plessi “Giovanni XXIII” e “Falcone” per un totale di circa 300 alunni. L’istruttore federale Fabio Mellone e l’assistente Francesca Tortorella, hanno coinvolto bambine e bambini proponendogli il gioco della pallacanestro. Il progetto è stato attuato senza oneri per la Scuola e le famiglie. Un ringraziamento particolare è rivolto alla dirigente scolastica Prof. Ornella Manco e al corpo docente del secondo circolo per la collaborazione.

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Melissa Maci riconfermata alla guida di Cantine Due Palme. Si è riunita ieri, nella consueta cornice della sala Selvarossa, l'assemblea dei soci Due Palme, chiamata all'approvazione del 33mo bilancio d’esercizio e al rinnovo delle cariche sociali.
All'unanimità i presenti hanno riconfermato Melissa Maci come presidente. Una relazione intensa la sua, con chiari riferimenti al suo esordio: «Prendere il timone di un’azienda come la nostra e solcare rotte tracciate da una figura di riferimento come mio padre, non è stata certo un’impresa semplice. Quando mi è stato proposto questo incarico, non vi nascondo di aver nutrito sentimenti contrastanti di paura e felicità, mi sono chiesta più volte se ne fossi stata all’altezza, se fossi stata in grado di coniugare questo prestigioso ruolo alla mia figura di donna e madre». Non sono mancati i ringraziamenti all'operato del Fondatore e vice - presidente Angelo Maci: «Sono cresciuta nell’esempio di mio padre, della sua dedizione, della sua ambizione e, insieme a questo ruolo determinante, sento la responsabilità di dare continuità a questi valori e, soprattutto, di trasmetterli a voi soci, il vero volano di questa azienda. Ho deciso di accettare questa sfida in nome della forza e della determinazione che mi hanno da sempre contraddistinto e a conferma della bontà di questa scelta coraggiosa, ci sono tutti gli attestati di stima e di fiducia che mi avete rivolto, in maniera unanime ed incondizionata».
Passaggi fondamentali sono stati quelli relativi alla crisi mondiale determinata dal covid, prima, e dalla guerra in Ucraina successivamente: «nonostante molte aziende si siano fermate, noi abbiamo continuato in maniera caparbia, e non senza difficoltà, a credere nelle potenzialità di questo settore non interrompendo mai la produzione e salvaguardando così posti di lavoro e remunerazione per i nostri soci».
Due i vice – presidente nominati, alla storica figura del Fondatore Angelo Maci si affianca anche quella dell’avv. Novella Pastorelli, già membro del CdA e Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. Un’altra donna che saprà offrire la propria professionalità e abnegazione alla cooperativa.
Cambiano i mercati e l'interesse dei consumatori verso il mondo del vino; questo si evince dalle relazioni di Antonella Di Fazio e Adriano Sicuro, rispettivamente Italy Sales ed Export Manager. Gli amanti del vino sono sempre più attenti e preparati, obbligando le aziende produttrici ad investire sempre più in sostenibilità e qualità delle bottiglie messe sul mercato.
Uno sguardo rivolto anche al futuro; il neo rieletto presidente Melissa Maci ha ricordato alla platea che, nei primi due anni di mandato, ha raggiunto moltissimi degli obiettivi prefissati. Un successo che è merito di un'azione corale che evidenzia le professionalità presenti in azienda: collaboratori che nel segno della formazione, elemento imprescindibile per il presidente Maci, hanno saputo diventare veri e propri professionisti del settore vinicolo donando la propria esperienza e competenza alla causa aziendale.
Infine, nella relazione del Presidente, è facile scorgere la particolare attenzione che Due Palme rivolge all'evoluzione di sé stessa, guardando all'enoturismo e alle wine experience come elementi fondamentali per la crescita del settore vinicolo. Villa Neviera ne è testimonianza e punto di partenza dal quale l'azione di promozione turistica ed enologica prevista dall'area events e marketing guidata da Antonella Maci, deve partire alla conquista di quei turisti sparsi per il mondo, alla ricerca di una vera e propria esperienza nel nostro territorio, tra le nostre tradizioni, con le nostre produzioni.
Enorme l’entusiasmo manifestato dai tantissimi soci presenti che con i loro interventi si sono detti soddisfatti del lavoro fatto e soprattutto fiduciosi del futuro che attende l’azienda della quale rappresentano la spina dorsale e la risorsa più importante.

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DONNE DEL VINO PUGLIA: RENATA GAROFANO È LA NUOVA DELEGATA. 

 Passaggio del testimone alla guida della delegazione pugliese con l’elezione all’unanimità della produttrice dell'azienda Garofano Vigneti e Cantine di Copertino (Lecce). Vice delegata regionale è Anna Gennari, responsabile pubbliche relazioni, eventi e comunicazioni della cantina “Produttori di Manduria”
 
È Renata Garofano dell'azienda Garofano Vigneti e Cantine di Copertino (Lecce) a guidare le Donne del Vino Puglia per il prossimo triennio 2023-2025. Eletta all’unanimità nel corso del consiglio direttivo tenutosi oggi, 19 gennaio, Renata, che subentra a Marianna Cardone, ha ringraziato le socie per la fiducia, assicurando il massimo impegno nel suo nuovo ruolo: “Emozionata e onorata di poter rappresentare le Donne del Vino pugliesi per il prossimo triennio, consapevole di avere un'eredità importante da custodire grazie ad una delegata che ha guidato la delegazione per sette anni con grande grinta e determinazione, e a un bel lavoro di squadra che è il nostro punto di forza da sempre. Abbiamo già diversi progetti in corso e altri da far nascere, e sono certa saremo in grado di scrivere nuove pagine con la solita armonia e intesa che ci contraddistingue, con l'unico obiettivo di fare insieme e sempre meglio per valorizzare la nostra Puglia del vino.” Renata Garofano è figlia di Severino, famoso enologo irpino, pioniere del rinnovamento e del rilancio del vino di qualità in Puglia. 
A farle da “spalla” nel ruolo di vice delegata la manduriana Anna Gennari, responsabile delle pubbliche relazioni, eventi e comunicazioni della cantina “Produttori di Manduria”, fondata nel 1932 dove, dal 2007, ha implementato l’ormai avviato settore enoturistico in cantina, ne è la Hospitality Manager e responsabile del Museo della Civiltà del vino Primitivo ubicato nelle cisterne ipogee della cantina. “Felice di affiancare Renata in un percorso già condiviso come socia, ora più determinata e onorata di farlo come vice delegata”, ha commentato Gennari. 
La Puglia del vino si distingue, da alcuni anni, per l'impegno delle donne in ruoli chiave del mondo vitivinicolo, avvalendosi con piacere del supporto di enologhe, sommelier, giornaliste ed enotecarie. Tutte unite da un’unica passione, quella per il vino e tutto ciò che vi ruota attorno. L’associazione pugliese, infatti, con progetti, attività ed eventi sta riscuotendo sempre più successo grazie alla promozione del vino che appartiene alla storia della regione, motivo in più per affrontare con ottimismo e determinazione le sfide e le opportunità legate, soprattutto, al turismo enogastronomico. L’obiettivo delle socie è quello, infatti, di far conoscere la Puglia del vino al femminile ad operatori e appassionati e fondamentale, in tal senso, sarà la figura di Marianna Cardone, direttrice dell’azienda Cardone Vini di Locorotondo (Bari), per due mandati delegata dell’associazione pugliese, entrata a far parte di recente del consiglio direttivo nazionale con il ruolo di vice presidente nazionale. “La Puglia mette un altro tassello importante nell’asset della governance nazionale di un’associazione di rilevanza nazionale come Le Donne del Vino – dichiara Marianna Cardone -. Dopo Sabrina Soloperto consigliera per due mandati, divido la carica della vicepresidenza con altre due socie. La Puglia della promozione, che ha mandato avanti progetti di caratura non solo nel settore vitivinicolo ma anche nella charity e nella difesa del gender gap, emerge ancora con un riconoscimento che dà lustro al lavoro fatto in questi anni. Sono felice personalmente ma questo è il risultato del lavoro di un’intera delegazione con socie appassionate e preparate.”
Un calendario ricco di eventi ed iniziative quello del prossimo triennio per la delegazione pugliese costituita a metà degli anni ’90 da Rossella Ricci e che conta oggi 57 socie. 
 

L’area destinata al nuovo Fermi comincia a rinascere grazie allo sport. Il terreno di circa 35 mila metri quadrati, ceduto dall’Amministrazione Comunale alla Provincia di Brindisi per la costruzione del nuovo campus scolastico, su proposta della ASD Imperiali Atletica si è trasformato in un circuito dedicato alla corsa campestre e all’attività fisica all’aria aperta.

Ragazzi e sportivi francavillesi da alcuni giorni hanno a disposizione un percorso da 1 km delimitato da un tracciato in terra battuta lontano da automobili e traffico.

In base all’accordo stipulato con l’Amministrazione Comunale, Imperiali Atletica si occuperà della manutenzione dell’area e potrà utilizzare il terreno sino a quando la Provincia non avrà necessità di entrare in possesso dell’area per gli adempimenti connessi all’avvio del cantiere.WhatsApp_Image_2023-01-17_at_12.29.25_3.jpeg

“La proposta di ASD Imperiali Atletica – dichiara il Sindaco Antonello Denuzzo – ha incontrato subito il nostro interesse. Per tutto il tempo necessario alla Provincia per il reperimento delle risorse e l’avvio dei lavori per la nuova scuola, prende il via di fatto la riqualificazione di una ampia area al momento libera che potrà ospitare giovani, appassionati di corsa e semplici cittadini alla ricerca di un luogo dove passeggiare in sicurezza lontano dai gas di scarico.”

Il circuito ospiterà venerdì 20 gennaio a partire dalle 8.00 le ragazze e i ragazzi delle scuole francavillesi per lo svolgimento della fase comunale dei Campionati studenteschi.

“Finalmente – conclude l’Assessora allo Sport Maria Angelotti – la nostra Città ha uno spazio pubblico dedicato alla corsa campestre. Insieme ad Imperiali Atletica siamo felici di accogliere il 20 gennaio ragazze e ragazzi appassionati di sport che esprimeranno tutto il proprio talento in una giornata dedicata a loro.”

Dopo anni di declino demografico finalmente a Mesagne la popolazione residente è in aumento. Il dato ufficiale, che lo certifica, è dell’Istat che ha messo in evidenza che dal 2020, nonostante gli esiti letali dovuti alla pandemia da Covid, la popolazione mesagnese è in netto aumento. E per il 2022 il trend è in ulteriore crescita. A Mesagne si nasce di più e ci si trasferisce per vivere. Evidentemente le condizioni sociali, politiche e culturali hanno permesso questa inversione di tendenza. Dunque, solo pochi giorni fa l’Istat ha diramato i dati demografici sulla popolazione italiana. E a sorpresa si è scoperto che a Mesagne al 31 dicembre 2021 vi erano 26mila 114 residenti. Basti pensare che al 31 dicembre 2019 i mesagnesi residenti erano 25mila 878, aumentati a 25mila 964 nel 2020 con una crescita di 86 unità. Anno in cui considerando il saldo negativo tra nuovi nati e decessi, 159 nati e 288 deceduti, la popolazione è cresciuta di 86 persone. Ma è nel 2021 che l’incremento dei residenti rispetto all’anno precedente è ancora più significativo.

A certificarlo è sempre l’Istat che al 31 dicembre 2021 ha constatato la presenza di 26mila 114 mesagnesi con un saldo positivo di 150 unità. Il calcolo è derivato sempre dalla differenza tra i nati, 159, e le persone decedute, 324, pertanto complessivamente i residenti nel 2021 sono 26mila 114 con un saldo positivo di 300 persone che hanno deciso di trasferirsi in città. Un trend in controtendenza rispetto al passato quando, sempre l’Istat, aveva certificato il saldo negativo di ben oltre 100 persone l’anno. Nel solo 2018 la popolazione residente aveva avuto un calo preoccupante con meno 863 residenti. Il dato Istat, come ci si immaginava, è stato accolto con favore dal sindaco Toni Matarrelli. “Sono risultati che ci lusingano – ha dichiarato il primo cittadino – anche perché questo trend sembra confermato, anche se al momento solo ufficiosamente, per il 2022. Devo dire che per ottenere questi risultati, in controtendenza confronto agli ultimi 15 anni, abbiamo lavorato intensamente. Evidentemente Mesagne è tornata ad attrarre non solo per quei mesagnesi che ritornano nella loro città, ma anche per altra gente che ha deciso di trasferirsi qui per vivere”. Tuttavia, Matarrelli sa bene che per mantenere questi dati bisogna lavorare sodo. “L’Amministrazione comunale che guido si sente responsabile di questi risultati ed è chiamata a portare a termine diverse opere pubbliche che miglioreranno le condizioni di vita della nostra città rendendola ancora più interessante di come lo è in questo momento storico”. Infine, il sindaco ha concluso: “La crescita demografica è per me motivo di orgoglio e posso assicurare che ogni giorno lavoro e mi impegno affinché questo trend positivo si consolidi nel tempo”.

 


Dati del giorno: 19 gennaio 2023

531
Nuovi casi
7.127
Test giornalieri
9
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 193
Provincia di Bat: 26
Provincia di Brindisi: 46
Provincia di Foggia: 48
Provincia di Lecce: 129
Provincia di Taranto: 84
Residenti fuori regione: 3
Provincia in definizione: 2
16.558
Persone attualmente positive
232
Persone ricoverate in area non critica
10
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.616.988
Casi totali
13.621.745
Test eseguiti
1.590.913
Persone guarite
9.517
Persone decedute
Casi totali per provincia
Provincia di Bari: 517.474
Provincia di Bat: 135.485
Provincia di Brindisi: 154.768
Provincia di Foggia: 225.118
Provincia di Lecce: 343.964
Provincia di Taranto: 217.769
Residenti fuori regione: 17.046
Provincia in definizione: 5.364

Chi vuole analizzare correttamente le cause dell’attuale crisi energetica, non può concentrarsi unicamente sugli effetti della devastante guerra in Ucraina. Nel 2021, ad esempio, abbiamo assistito ad un vero e proprio blocco forzato di grano e mais, stipati in silos per contenere l’offerta mondiale di queste materie prime e tenere alto il loro prezzo. Nel 2021 il prezzo del gas è passato dai 19 €/MWh di gennaio ai 180 €/MWh di dicembre, ben più dei circa 60 €/MWh attuali.

La verità è che la guerra è stata il detonatore di una miscela esplosiva, alla cui base erano responsabilità di istituzioni ed organizzazioni politiche e le speculazioni di chi controlla il mercato delle materie prime e soprattutto del gas ed oggi fa enormi extraprofitti che non si vogliono fermare.

Addirittura c’è chi addebita la causa della crisi energetica e degli alti costi attuali ad una svolta green, mai realmente avviata nel decennio passato e che avrebbe dovuto produrre 8 GW di nuovi impianti da fonti rinnovabili all’anno e non i miseri 0,8 Gw realizzati all’anno.

La responsabilità della crisi è strettamente legata alla scelta rigida di continuare a puntare sui combustibili fossili, fino al punto che il governo Draghi ha voluto potenziare l’esercizio a carbone di centrali termoelettriche da dismettere entro il 2025 e in cui era in corso la bonifica di gruppi non più attivi, facendo ciò perfino in contrasto con la scelta di ENEL di puntare su poli energetici delle rinnovabili.

Altrettanto sbagliata e rigida è stata la politica riguardante lo sviluppo e la fornitura di gas, sottoponendosi alla dipendenza dalla Russia che forniva all’Italia 29 dei 75 mld di metri cubi di gas consumati all’anno. Volendo il governo discutere soltanto di alternative nella fornitura di gas, poteva avere una certa logica il potenziamento senza trasformazione di stato del gas trasportato dal nord Africa, ma non è affatto giustificabile investire sul ben più costoso GNL e su navi rigassificatrici autorizzate senza procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione dei rischi di incidente rilevante.

Attualmente non c’è alcuna emergenza anche perché nel trimestre ottobre/dicembre 2022 si è registrata una diminuzione del consumo di gas di 5,6 mld di mc rispetto all’equivalente trimestre del 2021 e ciò, come ha sottolineato il Sole 24 Ore, non un’organizzazione ambientalista, è dovuto sicuramente al surriscaldamento registrato in Italia, ma anche ad una cresciuta penetrazione delle fonti rinnovabili sulla produzione e sui consumi di energia elettrica.

Più volte Legambiente, unitamente ad altre associazioni, ha presentato analisi e proposte articolate e sorprende che ci sia chi evidenzia impatti sul paesaggio di impianti da fonti rinnovabili e chiuda gli occhi rispetto all’impatto ambientale e sanitario e paesaggistico, in quel caso reale, dei combustibili fossili.

Elettricità Futura, articolazione di Confindustria a cui si richiamano società che operano nel settore delle fonti rinnovabili, ha quantificato in 20 GW all’anno per 3 anni, le potenzialità di realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili con un impegno finanziario in gran parte coperte dalle imprese di 85 mld e con ricadute occupazionali di migliaia di posti di lavoro, annullando in due anni la dipendenza dal gas russo, anche in questo caso in modo reale e non fittizio, con il ricorso al  costosissimo GNL.

Continua però a mancare la volontà effettiva del governo e di gran parte delle forze politiche, di investire sulle fonti rinnovabili, ostacolate da procedure burocratiche lunghe e farraginose e da ritardi ed omissioni che investono la responsabilità in primo luogo dello stesso ministero dell’ambiente.

Per chiarire bene il concetto, basti citare il caso dell’area SIN di Brindisi, nella quale la mancata realizzazione di analisi di rischio prescritte dallo stesso ministero nel 2007 e di bonifiche (siamo al di sotto del 10% su tutte le matrici ambientali) blocca l’iter autorizzativo di molti progetti presentati e perfino di quelli che fanno riferimento al PNRR.

Il paradosso è che mentre per le navi rigassificatrici si crea un così discutibile e pericoloso percorso privilegiato, per impianti eolici offshore il ministero impone un giusto e rigoroso, ma contraddittorio rispetto agli impianti di rigassificazione, percorso autorizzativo che tiene conto delle osservazioni di Legambiente sui progetti di Falk Renewables nel basso Adriatico.

Legambiente ritiene che proprio dalla Puglia possa partire una effettiva transizione energetica attraverso la chiusura entro il 2025 della centrale termoelettrica Brindisi Nord, il no a nuove trivellazioni in Adriatico estremamente pericolose e per di più dai tempi lunghi rispetto ad un eventuale messa in esercizio e soprattutto tecnicamente ingiustificabili (fra  le piattaforme esistenti e quelle ipotizzate al massimo l’Italia avrebbe 110 mld di metri cubi in totale estraibili a costi economici ed ambientali elevatissimi, prosciugati in un anno e mezzo in base ai consumi attuali).

Sono stati presentati vari progetti per la realizzazione nel basso Adriatico di parchi eolici offshore. È evidente è inammissibile pensare di concentrare i sei progetti presentati in un’area a sud del porto di Brindisi, ma sicuramente parchi eolici offshore sono possibili a determinate condizioni. Come già detto le osservazioni di Legambiente ed il parere articolato della commissione ministeriale sui progetti della Falck Renewables consentono di imporre criteri di riferimento e procedure analitiche di estremo rigore, per quello che riguarda l’individuazione ed il monitoraggio in aree idonee, per quello che riguarda lo studio di fattibilità fra più siti ed ipotesi progettuali possibili ed infine per quel che riguarda l’espressione di un giudizio di compatibilità ambientale. Va anche detto che la cantieristica connessa alla realizzazione degli impianti non può che avvenire nei porti vicini e, con riferimento ad un eventuale parco eolico a sud di Brindisi, nel porto della città adriatica laddove verrà realizzato lo stabilimento di produzione di pale eoliche e possono essere costruite le turbine oltre che alle torri eoliche degli aereogeneratori, che potrebbero utilizzare acciaio presso uno stabilimento dell’area industriale brindisina.

Lo stabilimento di produzione di pale eoliche dell’Act blade, prevede un investimento iniziale di 27.000.000 € e 162 posti di lavoro espandibili quando l’attività potrà spostarsi nell’area della ZES destinata.

È questo un primo passo di quel percorso da anni prospettato da Legambiente e che Enel ha individuato all’interno di quel polo energetico delle rinnovabili, che può includere un impianto di produzione di pannelli fotovoltaici, di batteria per l’accumulo di energia prodotta e di quelle colonnine che, con colpevole ritardo e in misura inadeguata sono prospettate, ma non prevedendo oggi una dotazione lungo le autostrade.

Legambiente ha proposto un parco fotovoltaico da 300 Mw nel sito di interesse nazionale (SIN) di Brindisi, ai lati dell’asse attrezzato di trasporto del carbone da dismettere, ed un progetto assimilabile a questo può e deve essere realizzato nel SIN di Taranto, tanto più se si vuole dare sostanza di riconversione industriali annunciati.

Vanno ribadito che i gravissimi limiti nell’esecuzione dei piani di caratterizzazione e bonifica dei SIN (meno del 10% di bonifica sulle matrici ambientali) oggi impediscono di portare avanti l’esame tecnico e l’autorizzazione di tanti progetti presentati.

All’investimento sulle fonti rinnovabili, alla conseguente creazione di porti effettivamente green ed alla creazione di aree industriali green è anche legata la concretizzazione dell’articolata proposta di Legambiente di trasformare le ASI esistenti in aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate (APPEA, così come definite nel PPTR della Regione Puglia), con evidenti vantaggi ambientali, occupazionali ed economici per imprese oggi fortemente energivore e che pagano pesantemente gli effetti del caro energia. È importante la decisione della Regione Puglia di promuovere con un bando la creazione di Hydrogen valley in aree industriali dismesse o degradate ed appunto nelle aree Sin, purché l’obbiettivo sia quello di non stringere la partecipazione alle grandi imprese che dispongano di terreni liberi (e bonificati?) e purché si parli realmente di idrogeno verde e quindi della creazione di una filiera corta che preveda la fornitura ad utenti direttamente raggiungibili e non l’immissione nella rete Snam che snaturerebbe le caratteristiche stesse dell’idrogeno verde.

Legambiente riconferma le ragioni che hanno portato a sottoscrivere accordi e proposte in passato con Wwf e Greenpeace e da ultimo con lo stesso Wwf e con Fai, ricordando che si deve garantire la chiusura delle centrali termoelettriche a carbone entro il 2025 e l’uscita complessiva dai combustibili fossili, anche attraverso un rewamping o la chiusura di vetusti impianti da fonti rinnovabili esistenti spesso realizzati in assenza di programmazione e di procedure valutative ed autorizzative condivisibili. Impianti eolici onshore e impianti agrivoltaici, per nulla assimilabili ai fotovoltaici esistenti e da creare, ovviamente privilegiando tetti di insediamenti rurali, non possono non far parte di una pianificazione diffusa che garantisca quei 20 Gw all’anno di nuovi impianti e le enormi ricadute occupazionali sopra richiamate.

Legambiente ha lavorato intensamente sia sull’attuazione delle norme e dei regolamenti che danno vita alla costituzione di comunità energetiche sia perché si diffondessero tali comunità che, tanto più per quel che riguarda quelle solidali sono occasione di partecipazione larga e dal basso per la costruzione di un modello energetico non più accentrato ma diffuso e sempre più orientato verso la promozione dell’autoconsumo nelle comunità. Infine, va fatto un riferimento alla proposta di nuova direttiva europea su case green che, soprattutto la presidenza semestrale della UE della Svezia intende portare avanti. Due terzi delle case italiane hanno un forte degrado e costi elevatissimi che le famiglie devono sopportare, tanto più in questo periodo nei consumi di energia elettrica e di gas. È giusto chiedere un programma di finanziamento europeo a sostegno della proposta direttiva su case green, ma alle forze politiche italiane che insorgono contro tale direttiva va ricordato che l’obbiettivo principale, che con il superbonus al 110% e gli ecobonus al 50% per abitazioni civili, era l’efficientamento energetico del patrimonio abitativo italiano e la sua riqualificazione. Una cosa è combattere abusi e reati sicuramente riscontrati, ma è del tutto evidente che un uso virtuoso di fondi pubblici e privati avrebbe garantito e garantirebbe l’abbattimento dei costi energetici attuali, case realmente green e un sostegno alle imprese medio-piccole ed alle filiere oggi in crisi del settore edilizio.

                                                                                                                                           

                                                                                                                                           Doretto Marinazzo

                                                                                                                        Responsabile energia Legambiente Puglia

SCUOLA: COLDIRETTI PUGLIA, AL VIA EDUCAZIONE ALIMENTARE PER I BAMBINI IN CLASSE E IN FATTORIA; IN SOVRAPPESO 37% PICCOLI CONSUMATORI. 

Al via l’educazione alimentare a scuola in Puglia con l’agrididattica in classe e in fattoria, frutto della collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale della Puglia. E’ quanto annuncia Coldiretti Puglia, con l’avvio del progetto di educazione alimentare e ambientale proposto a tutte le scuole di ogni ordine e grado in Puglia, con gli alunni che si cimenteranno anche in un concorso di idee sui temi del cibo.

In Puglia il 37% dei bambini è obeso o in sovrappeso – ricorda Coldiretti Puglia -  l’11,1% mangia frutta meno di una volta a settimana o mai e solo il 39,8% dei bambini consuma una merenda adeguata di metà mattina, con un impatto potenzialmente devastante sulla salute delle giovani generazioni, con 1 genitore su 4 che boccia le mense scolastiche, una situazione che impone una nuova cultura del consumo consapevole a tutte le età.

“L’Ufficio Scolastico della Puglia, sensibile ai temi della sana e corretta alimentazione, ha invitato gli istituti scolastici di ogni ordine e grado ad aderire al nostro percorso formativo che consente l’integrazione tra le lezioni di educazione alimentare in classe con attività esperienziali complementari come le visite nelle fattorie didattiche, nei mercati di Campagna Amica e negli orti urbani”, annuncia Maddalena Rignanese Rinaldi, responsabile regionale di Donne Coldiretti.

Per aiutare tutto il sistema scolastico e le famiglie ad alimentare al meglio le giovani generazioni e l’intero nucleo familiare, da anni il Progetto di Educazione alla Campagna Amica ha agevolato l’incontro tra i bambini e i prodotti agricoli ‘fatti’ dagli agricoltori, che riparte anche nell’anno scolastico 2022/2023. In Puglia negli ultimi 10 anni – riferisce Coldiretti Puglia - sono stati coinvolti nel progetto delle masserie didattiche 200mila bambini e 480 scuole, di cui il 70% nella fascia d’età compresa fra i 4 e gli 11 anni, dalla scuola materna alla primaria e il 30% studenti più grandi medie e superiori.

Il progetto per lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare riguarda le lezioni di agridattica a scuola, con la necessità di garantire al contempo che nelle mense scolastiche siano somministrati agli studenti pasti preparati con prodotti agricoli del territorio a Km0, quando più di un pugliese su quattro (28%) ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche dove si stima ne vengano consumati 90 milioni all’anno per 585.000 studenti, nella sola refezione della scuola dell’obbligo.

L’obiettivo è ‘culturale’ e consiste nel tentare di cambiare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse ovunque, formando consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti. “I percorsi virtuosi sull’approvvigionamento delle mense scolastiche con il cibo a Km0 dovranno diventare prioritari alla ripresa dell’attività didattica in presenza. Una netta maggioranza del 71% dei genitori ritiene che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 12 per cento ritiene che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più”, insiste Rignanese Rinaldi.

Necessaria la collaborazione tra Coldiretti Puglia, Campagna Amica ed il Servizio Tutela Consumatori della Regione Puglia per l’istituzione di un Osservatorio regionale che monitori e promuova l'uso di prodotti locali nelle mense scolastiche e nella ristorazione collettiva che incide con le mense scolastiche sulla qualità della vita, dell’alimentazione e di conseguenza sulla salute di migliaia di studenti in età evolutiva.

Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità, ma anche per educare le nuove generazioni, la Coldiretti sollecita a privilegiare negli appalti delle mense scolastiche i cibi locali e a km 0 che valorizzino le realtà produttive locali e riducano i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni, valorizzando i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura.